Woods
Era una normale giornata. Niente di strano sarebbe successo, niente sarebbe cambiato. La sveglia era silenziosa sul comodino, le coperte aggrovigliate alla mia gamba sinistra...niente di strano. Dopotutto Agosto è il mese più pigro dell'anno. Passare le giornate sul divano a guardare la televisione, seduti a pochi centimetri dal ventilatore al livello massimo, oppure seduti davanti alla scrivania a cazzeggiare su YouTube e robe varie. Davvero, niente di strano. Se non che mi annoiavo. Non trovo più niente di interessante da fare, anche passare la giornata a oziare non aveva più il suo fascino. Quindi ho deciso di fare una passeggiata nei boschi. E perché no? Ci abito vicino, e per fare qualcosa di costruttivo mi ero anche preso un libro sulle piante. Non mi aspettavo di trovare effettivamente qualcosa. Però quando ho visto un sentiero contornato da Clematide e Belladonna... Beh, l'ho seguito. E come non farlo? La curiosità umana è sorprendente.
Era un bel sentiero, in realtà. Era inondato dalla luce, ma coperto dai rami, così l'afa estiva rimaneva fuori da quella galleria naturale. L'unica cosa erano gli insetti vari, ma ero in mezzo a un bosco, cosa pretendevo?
Dopo un po' che camminavo lungo a questo sentiero delizioso, mi sono imbattuto in una piccola casetta di legno. Non penso di averla mai vista prima, in realtà. Una cosa strana era che sembrava vuota. Abitata, ma vuota. E già lì mi sarei dovuto allontanare. Oh, avrei davvero dovuto farlo. Ma no, ovviamente non l'ho fatto. Al massimo, mi dicevo, uscirà un contadino infastidito.
Magari.
E invece no. Non ne era uscito niente. Ma entrando, avevo notato che era arredata davvero in modo strano. Tavoli pieni di fogli e barattoli di vetro, candele sciolte che si fondevano al legno, piante appese al soffitto a seccare e ancora libri. Un armadio, rigorosamente in legno, era socchiuso, e dall'interno provenivano piccoli suoni attuttiti, come se qualcosa lì dentro si stesse muovendo. Mi sono avvicinato lentamente. I rumori si erano fermati, e uno strano silenzio si era insinuato della casetta. L'anta si è aperta lentamente.
Un gatto. Un bellissimo gatto dal pelo marroncino e giallo. Io amo i gatti. Mi ero aspettato di peggio, sinceramente. Mi sono seduto sul pavimento, facendo scricchiolare le assi, prendendo ad accarezzare il micio. La pace regnava in quella stanza. Il vento accarezzava lento le foglie, che frusciavano delicatamente fuori dall'abitazione.
Ehilà!
Mi sembrava di aver sentito una voce. Probabilmente me la ero immaginata.
Vedo che Giovanni ti sta simpatico.
Questa l'avevo sentita fin troppo chiaramente. La voce però non veniva dall'esterno.
-Sono qui, coso. Alla porta.-
Una ragazza sui vent'anni mi osservava. Aveva dei capelli lunghissimi, con varie treccine che terminavano con un ciondolo metallico ciascuna. Capelli castano molto scuro, quasi nero, e un verde scuro. Probabilmente erano tinti.
Indossava indumenti strani, sicuramente non di questa epoca. Aveva dei pantaloni verdi un po' larghi fino all'inizio del polpaccio, dove scomparivano sotto a delle bende gialle che scendevano fino ai piedi, scalzi. I fianchi erano coperti da delle strisce di stoffa marroncina consumata, che cadevano scomposte dal bordo inferiore di una specie di corpetto, dal cui bordo superiore partivano una striscia di stoffa per lato, che però non restavano sulle spalle ma cadevano oltre, fermandosi all'inizio dell'avambraccio.
E ci crederete o meno, aveva quattro braccia. Erano quattro per davvero: con quattro mani e venti dita. La matematica doveva essere molto più facile per lei.
-Chi sei tu?-
Cosa fare? Mi dovevo presentare normalmente a una persona con quattro braccia, come se niente fosse? No, ovviamente.
-Ma quindi hai quattro ascelle o..?-
Per un momento l'atmosfera si era congelata, ma poi lei si era messa a ridere.
-Beh, sì. Qualche altra curiosità?-
-No, per ora. Comunque piacere, Michele.-
-Ah, già. Je suis Luvia.-
-Multilingua, pure. Dimmi che non hai quattro lingue o una roba del genere.-
-Nah, magari. Tienimi un attimo Giovanni, devo sistemare questi appunti e ho solo quattro mani. Quello è davvero un gatto malefico.-
"Ho solo quattro mani."
Ma la sentite? Non ho parole. Davvero assurda. Prendo Giovanni e la osservo riordinare il tavolo. Maledetta, ci mette qualcosa come la metà del tempo che ci vuole a me per anche solo trovare la convinzione necessaria. Nonostante le quattro braccia, non sembra per niente strano. Come si muove, come sposta le mani velocemente da un angolo all'altro, è qualcosa che mi fa un attimo incantare. Se avessi io quelle due braccia in più, sarei il doppio goffo e romperei casa. Meno male che non ho quattro braccia.
-Luvia, ma esattamente cosa ci fai in questa casetta?-
-Ci vivo.-
E cosa cavolo fa tutto il giorno? Chissà che noia. Voglio vedere se sente i miei pensieri. Magari devo pensare alla frase come se le stessi parlando.
Ma cosa fai tutto il giorno?
-Generalmente studio la natura, e sto cercando un modo per nascondere le braccia in più per poter andare nella società umana. Te lo chiedevi, ora lo sai.-
Sei telepatica?
-Già! Potrei anche farti fare quello che mi pare! Non che con gli uomini serva davvero la telepatia, in realtà...-
-Sono asessuale.-
-È per qualche religione?-
-No, no. L'asessualità è un orientamento sessuale. Significa che sono sono fisicamente attratto da nessuno. Semplice semplice.-
-Ah, allora finalmente la telepatia si rivelerà davvero utile. Sei una delle poche persone che ho visto fin'ora.-
-Quindi anche altre persone ti hanno scoperto. Meno male, pensavo che fossi una specie di eremita.-
-Oh, ma quelli che mi hanno vista prima di te sono morti.-
Mi si era gelato il sangue nelle vene. Aveva ucciso qualcuno? Probabilmente avrebbe ucciso anche me.
-Erano stati un vecchio ubriacone e un uomo sui quaranta che sono scappati via. Non volevo che si sapesse di me. Comunque non è che io lo abbia uccisi. Hanno solo deciso di mangiare bacche di tasso. Ed essendo una pianta altamente velenosa...-
-Mi hai letto nel pensiero?-
-No, questo si chiama intuito.-
Ha detto che i due morti hanno mangiato piante velenose,mentre stavano scappando, così, all'improvviso. E ha anche detto che è telepatica. Un uomo che scappa non si mette a mangiare delle bacche.
Ma non voglio chiederglielo a voce.
Li hai costretti a mangiare bacche di tasso con la telepatia?
-Devo anche risponderti?-
-Quindi sei un'assassina?-
-No, sono una creatura sovrannaturale che non ci tiene a essere usata come cavia per esperimenti genetici.-
-Morirò.-
-No, se non dirai niente a nessuno. E se saprò che l'hai detto a qualcuno, perché lo saprò, allora buona degustazione.-
Luvia, te lo giuro.
-Spero proprio di sì, ahah.-
Incredibile. È passata da una faccia inquietante, con gli occhi verdi che emanavano malvagità, alla faccia di una ragazza spensierata, con il sorriso di una bambina.
Questa tipa è qualcosa di davvero inquietante.
-Bene. Quindi ora che si fa?-
-Intendi quando la smetterai di pensare che io sia inquietante? Potresti provare a darmi una mano a trovare un modo per nascondere le braccia.-
Cavolo. Troppo intuito.
-Hai mai pensato a un poncho?-
-Pensavo che i mantelli fossero ormai fuori moda.-
-Non è...sì ma questo tipo di mantello va ancora. Basta che tieni le braccia inferiori attaccate al corpo e muovi solo quelle sopra, penso.-
Luvia mi fissava immobile.
-Fa troppo caldo per i mantelli. E dire che mi sembravi intelligente...-
-Ops.-
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Era una normale giornata. Niente di strano sarebbe successo, niente sarebbe accaduto. Fuori nevicava, come se il cielo non si fosse stancato di coprire il mondo con coperte bianche.
Luvia mi aspetta nella sua casetta oggi, sarà la prima volta che camminerà tra gli umani. Pian piano le ho portato degli abiti di questa epoca, e oggi avrà il suo poncho. Poi la accompagnerò a vedere la mia città, sperando che nessuno che conosco mi veda. Potrebbero iniziare i sospetti, anche se la copro. Ha comunque degli occhi di un verde innaturale, e non penso che ne esistano davvero di quel colore.
-Luvia, sono vivo e SANT'IGNAZIO COSA STAI FACENDO????-
-Nascondo un cadavere.-
-PERCHÉ HAI UN CADAVERE???-
-Questo è morto...-
-L'ho notato anche io, ma PERCHÉ HAI UN CADAVERE???-
-Sai perché. Era uno di quegli impresari che vogliono disboscare e costruire.-
-Va bene, va bene. Ho smesso di chiedermi cose tempo fa.-
Non giudicatemi, lettori. Ho scritto questa cosa come piccolo memoriale, e presto lascerò questo posto. Ma Luvia non aveva qualche strano piano malefico come in tutti i film soprannaturali. Voleva solo difendere un piccolo bosco dalla distruzione. Quanto può fare male un centro commerciale in meno? Tanto, con la tua pratica automobile in meno di mezz'ora puoi arrivare a quello più vicino a te. Ormai esiste la spedizione a casa, con internet, e gli acquisti online sono più comodi e a prezzi più accessibili. O almeno, questi erano i miei pensieri al tempo. Lei non poteva creare magiche barriere che tenevano gli umani alla larga, e difendeva la sua casa come poteva. Che questo implicasse due o tre sparizioni all'anno, non era un mio problema. Almeno, finché non mi trovo cadaveri in casa a me va anche bene.
Fatto sta che Luvia ha visto, poco più tardi, il mondo in cui abitate tutti voi. Non le è piaciuto molto. Trovava tutta la mancanza di colore e di verde desolante. Arrivati in centro a una piazza, ha detto che sentiva il lamento delle querce. Quando me ne sono andato, sono rimasto fuori dalla porta ad ascoltare. Si è messa a cantare una canzone, in una strana lingua, ed era nostalgica. Mentre la ascoltavo cantare con voce rotta, ho ricordato i Natali in famiglia, il mio primo amico, la mia prima pagina di una storia, le luci delle feste popolari. Era una melodia di quelle che fanno vibrare la tua anima come la corda di un arco, che ti spezza lo spirito come un albero abbattuto, che riempie la tua gola di lacrime, che ti toglie il fiato e lo rimpiazza con una forte, prorompente, nostalgia. Pian piano, la sua voce si spezzava sempre di più, così ho deciso di lasciarla davvero sola, incamminandosi nel bosco innevato.
Quando il giorno dopo sono tornato, la casa era vuota. Non come la prima volta che l'ho vista. Sapevo che si era spostata. Che non abitava più lì.
A tutte le persone che hanno perso qualche familiare o amico nei boschi, mi dispiace. Luvia è scomparsa, ma la sua rabbia è rimasta in qualche modo, aleggiante, in mezzo alle fronde. Non ho mai capito da dove derivasse, ma spero di capirlo presto. Sento anche io una voce aleggiare nella mia mente, in questi giorni, e mi pare anche di conoscerla. Potrebbe essere uno scherzo della vecchiaia, ma io so che lei è da qualche parte, e aspetta solo di potersi mostrare nella sua immortalità e grandezza, per potersi sentire realizzata.
Ho già scritto il mio testamento, penso che sia ora di fare un'ultima passeggiata nell'ultimo bosco rimasto al mondo.
-Michele, mangiatore di Tasso
Uno spazio.
Sinceramente, se qualcuno sta seguendo ancora questa storia o il mio account in generale, me lo faccia sapere. Sto valutando l'idea di rifare un account nuovo e scrivere cose nuove, cercando di non avere troppi blocchi, o per lo meno di superarli. Non penso che continuerò le storie con trame complesse, ma andrò avanti a storie brevi con finali strani.
Ah, spero che questa cosa sia abbastanza decente da essere letta. L'avevo nelle bozze da cinque mesi, ma non riuscivo a costringermi a finirla. Ops.
P.s. Michele ora è della specie di Luvia. Sono dell'idea che in qualche modo, aver vissuto tutta la sua vita in contatto con lei lo abbia un po' modificato, e dopo essere morto abbia lottato insieme a Luvia per espandere il bosco che è sopravvissuto al mondo ad una foresta enorme. Me li immagino, a squartare allegramente i capi di stato che hanno permesso la morte del verde. Sono un duo potente, i miei bimbi.
Tra l'altro, ho omesso un sacco di cose che avevo in testa, ma avrei dovuto fare un altro capitolo e non penso che ci riuscirei. Perdono.
Catliss
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