Rubiamo anelli alle professoresse, tanto non ci sospenderanno.
Cammino per i corridoi dell'orfanotrofio, affiancata da mio fratello. Gli ho ridato l'anello scrauso e ora è lì che lo ammira felice. Comincio a sospettare di aver unito anche lui a quel mentalmente instabile di Aniel.
Oggi mi sono vestita il meglio possibile, ovviamente quanto può permetterlo il guardaroba monotono di ogni orfano come me. Esco con Joel. Non so se sia davvero una buona idea. Perché chiaramente quella maledetta cotta non mi è ancora passata, nonostante l'albero.
-Nope.-
È Johnny. Chissà perché è qui. Beh, ovviamente non ha più i genitori. Ma mi chiedo come sia successo.
-Dimmi Johnny.-
-Mi mostri la scuola?-
Quasi mi ero dimenticata. Prima andava nella stessa scuola di quando non ero ancora orfana, e quindi ora è stato spostato anche lui in quella...roba. È la stessa cosa che è successa a me anni fa.
-Va bene. Alla fine con Ed?-
-Non ho dormito sul suo letto, che è quello in basso.-
-Sei davvero malvagio.-
Questo tipo ragiona come me. Lo stimo.
Sorride mostrando i denti al mio commento. È uno psicopatico. Adoro la sua psicopatia. Altro che Aniel.
-Sentì Johnny, ma Ed non poteva accompagnarti a scuola?-
-Si è rifiutato quando gliel'ho chiesto. Ma fa niente. È divertente parlare con lui.-
-Si, si, immagino la tua definizione di divertimento.-
-Sentì Nope, chi è quel tipo che ti saluta?-
Joel mi sta salutando dall'ingresso dell'atrio scolastico.
-È un mio...amico.-
-Sei arrossita?-
-MA COME PUOI DIRLO SCUSA?-
E quello, ovviamente ride. Stronzo.
-Quindi, quand'è che vi mettete insieme?-
Questo si droga, è ufficiale.
-Mai.-
Ridacchia ancora sotto i baffi e poi continua a camminare in silenzio, con il suo sorrisetto beffardo.
Oggi ha una sciarpa verde scuro, quasi nera, avvolta intorno al collo. Mi sembra strano che non l'abbia ancora tolta nonostante siamo già entrati nella struttura.
-Bene Johnny, questa è la segreteria, poi più avanti puoi trovare la presidenza e l'aula professori, mentre avrai notato le macchinette in ogni atrio, dato che le guardi come se volessi mangiartele intere. I bagni sono posizionati ogni dieci aule, divisi per maschi e femmine, mentre quelli nell'atrio principale sono uniti. Vuoi sapere altro?-
-La mia aula? Sono nella classe 1C, se non sbaglio.-
-Allora primo corridoio a destra, la terza aula sul lato sinistro. Io sono nella quinta, se hai bisogno.-
È meglio che mi sbrighi. Per oggi ho un piano per pregustare la mia vendetta sulla prof di matematica.
Mi siedo al mio posto,vicino a Pauline, che mi saluta con un piccolo cenno della mano, e tiro fuori il materiale di oggi.
-Buongiorno ragazzi, spero che le mie adorate espressioni vi abbiano fatto compagnia ieri sera, mentre io correggevo le vostre meravigliose prime verifiche.-
Aniel potrebbe competere in sanità mentale con questa donna. Chissà perché è di buon umore...
-Vi riconsegnerò le verifiche in base al voto, partendo da quello più basso. Vediamo...Gold!-
E ti pareva.
-Signorina Gold, lei in questa materia non è proprio una cima vero?-
Ma io ti ammazzo.
Meraviglioso, un quattro. Mi farò aiutare da Maria, lei è brava in matematica.
Dopo aver passato tutti i miei compagni, come ultima chiama Pauline.
-Bergenneux, hai preso nove! Sono fiera di te! Puoi farmi un favore?-
-S-si professoressa!-
-Dai ripetizioni alla tua simpatica compagna di banco.-
Però donna, così non fai altro che attirare su di te la sciagura di una mano magica come la mia! Porella.
Pauline probabilmente ha paura di me. Mi dispiace, in fondo potevamo essere anche delle ottime compagne di banco. Probabilmente è colpa della mia piccola reputazione da 'unica persona che può tenere testa a Derek'.
Fortunatamente l'arpia ha usato quasi tutta l'ora per riconsegnare le verifiche, quindi quando la campanella suona mentre inizia a spiegare non mi stupisco più di tanto.
-Pauline, saresti davvero disposta a darmi ripetizioni di matematica?-
Pauline è saltata sulla sedia e ora mi guarda terrorizzata.
-Guarda che non ti faccio male.-
Tento di fare un sorriso rassicurante, ma probabilmente sembra più un ghigno malvagio. Che ci posso fare, è la mia faccia.
-E-ehm, p-potrebbe andarti b-bene d-domani?-
-Certo, grazie Pauline!-
Mi alzo e vado nell'atrio, devo prendere qualcosa da mangiare o potrei iniziare ad uccidere. E poi devo prepararmi per il piano.
La prof è proprio dietro di me in coda per il caffè, mai stata così semplice.
Quando il caffè è pronto, mi giro fingendomi distratta e la prof si ritrova coperta di caffè.
-Ommiodio mi scusi prof! Venga, la aiuto a pulire la camicia...-
-Nope Gold, sei un vero disastro.-
Si, vedremo quando potrò di nuovo scrivere, vedremo.
Accompagno l'anziana da assistere in bagno, per notare che il mio piano ha avuto successo.
Anche le sue mani sono piene di caffè.
Si sfila l'anello e lo appoggia al bordo del lavandino, per poi iniziare a lavarsi le mani.
Con piccolo e veloce gesto afferro l'anello e lo infilo in tasca, proprio mentre la vecchia si è tolta gli occhiali spessi quanto un elefante per pulirli.
Prendo dei fazzoletti e li bagno iniziando a far finta di pulire la camicia giallo canarino mentre in realtà sto solo peggiorando il tutto.
Sono troppo malvagia.
Poi la lascio da sola, nella sua disperazione, andandomene noncurante appena suona la campana.
È andato tutto alla perfezione! Non vedo l'ora della mia vera vendetta.
Dopo le lezioni, al suono della campana, realizzo che devo fare una cosa importante prima di uscire con Joel.
Entro in un bagno semiabbandonato, quello del settimo corridoio.
-Aniel.-
-Dimmi Nope.-
Lo psicotico è magicamente apparso di nuovo, quale meraviglia.
-Qui ci sono due anelli. C'è un elemento?-
Gli mostro lo spinoso di Derek e quello dorato della prof.
-Quello dorato...mi sembra che lo sia. Si, è il terzo.-
Me li riprendo e li infilo nella tasca dei jeans.
-Bene, ora puoi sparire.-
Non mi guarda male come al solito. Poi scompare.
Corro fuori dai bagni e raggiungo Joel che mi sta aspettando ai cancelli. Derek è appoggiato al muro della struttura, ma non accenna a muoversi. Appoggio il suo anello per terra prima di andare via.
-Ti porto in un bar? Ci vado spesso...-
-Va bene Joel.-
Sorride. Maledetto te e il tuo sorriso.
Il bar è un po' lontano, ma è davvero un posto carino. Ci sono tavolini bianchi con sedie bianche in ferro battuto, ed è pieno di piante e fiori colorati. Il bancone è pieno di paste e cioccolatini, torte e ogni altro dolce possibile e immaginabile. Praticamente un paradiso.
Mi invita a sedermi a un piccolo tavolino appoggiato a una parete, bianca anche quella.
Ordiniamo due fette di torta, e sorprendendomi ne sceglie una al cioccolato e kiwi. Neanche pensavo ne esistessero di questo tipo, sembrano troppo finte.
-Nope, come è andata la giornata?-
Bene, iniziamo con la conversazione imbarazzante da primo appuntamento. Aspetta, questo è il nostro primo appuntamento? Probabilmente anche l'ultimo.
-Bene, anche se ho preso un brutto voto in matematica. Ti invece?-
Okay, da quando sono così gentile e non inserisco qualche parolaccia a caso in una frase?
-Oh, bene, ma la prof di italiano mi ha solo dato sette, di solito prendo nove.-
Oh merda, non sapevo che fosse uno di quelli. I tipi che si rovinano la media con un sette.
Il sette a me la alza di tantissimo, e vado male in italiano solo perché a quella stronza non piace il mio stile.
-Comunque questo è un posto molto bello, come l'hai scoperto?-
Okay, sto diventando un'altra persona. Nope dice no.
-Stavo passeggiando in cerca di qualche bello scorcio da schizzare e ho trovato questo. Beh, non fa mai male passeggiare.-
-Mh, già.-
Eccolo che arriva, il silenzio imbarazzante. Abbiamo perso anche abbastanza tempo in chiacchiere inutili, è ora di arrivare al punto.
-Quindi, Joel, spiegami di quella notte. Dimmi tutto. Nei minimi particolari.-
Appoggia la forchetta e prende un bel respiro, preparandosi al discorso convincitore immagino.
-Allora. Innanzitutto sono stato costretto. Non era una cosa che avrei fatto perché mi andava di farla. Un tipo con una cicatrice enorme sulla faccia mi ha minacciato e tipo rapito insieme a qualche altro ragazzo, per poi costringerci a bruciare il più possibile. L'ho sentito borbotta qualcosa come "Troverò quello stronzo che è avanzato, e altro che paga dimezzata.", per poi iniziare ad insultare un tale "M. Torn". Giuro che non so altro.-
-Non hai pensato di dire nulla alla polizia?-
-No, il tipo con la cicatrice ha minacciato le famiglie di ognuno di noi. E non so neanche chi siano gli altri. Non ci ha permesso di parlare.-
Cazzo, che sfigato. Chissà come deve essersi sentito.
-Allora non è colpa tua...sarebbe bello sapere chi è quel tipo con la cicatrice però.-
Cazzo. Cazzo cazzo cazzo. Non bastava Aniel, no. Non bastava scrivere di un coglione strambo anello-feticista. Non ne bastava uno solo vero? Dovevo descrivere anche il suo nemico. Ovviamente. Non ha un nome, dato che non avevo voglia di darglielo. Ma ha dei precedenti con Aniel e la cosa inizia a farsi esasperante. Mi ero anche dimenticata di quello stronzo.
Per fortuna il mio cellulare squilla nel momento giusto. Ed è mio fratello, scappatoia assicurata.
-Nope, sono chiuso fuori dalla stanza e ho dimenticato le chiavi. Però devo andare a fare i compiti da Johnny che mi aiuta con matematica. Vieni ad aprirmi?-
-Sam, da quando Johnny di da ripetizioni?-
Quel ragazzo è fumato. Ma soprattutto, io non gli ho presentato quell'idiota di mio fratello. Come cazzo...
-Da oggi. Puoi sbrigarti?-
-Uff, sì, dammi un quarto d'ora.-
Chiudo la telefonata e ringrazio mentalmente mio fratello, a volte la sua demenza è utile.
-Scusa Joel, ora devo andare. Mio fratello è rimasto chiuso fuori di casa.-
-Non c'è problema, a domani allora.-
-A domani.-
Lascio il conto a Joel perché sono una scroccona cronica e inizio a camminare a velocità paranormale verso l'orfanotrofio, che fortunatamente non è troppo distante.
Entro nel cortile di camere e trovo facilmente la 19, dove abitiamo noi Gold.
Sam è lì davanti che aspetta, e Johnny è appoggiato al muro con il suo solito sorriso malato.
-Johnny, cosa, come e perché.-
-Nope, darò ripetizioni a tuo fratello, l'ho conosciuto oggi quando sono tornato da scuola, perché è messo peggio di te.-
Dice lui, contando le risposte sulle dita della mano.
-Wow, sei davvero esaustivo. Spero che tu sia davvero utile.-
Apro velocemente la porta e lascio entrare Sam a prendere le sue cose, per poi ficcargli a forza le chiavi della stanza in tasca.
Poi lo sbatto fuori dalla stanza e mi butto sul letto, infilando le cuffie e pensando a tutta la faccenda di quel tipo cicatroso e Aniel, e di M. Torn.
Quando mi risveglio dallo stato di catalessi devono essere passate anche due ore. Aniel mi fissa dal letto di mio fratello, in attesa. Fermo la musica e tolgo le cuffie scocciata.
-Cazzo vuoi tu ora?-
-Ho sentito i tuoi pensieri. È riapparso?-
-Yep. Ritieniti fortunato che non ti ha beccato quando ha ispezionato l'orfanotrofio mentre i burattini incendiavano l'albero.-
-Ma se neanche c'ero...-
-Devo ricordarti chi è apparso a fare il finto galantuomo con quella storia della giacca? Devo farlo per davvero?-
-...capisco.-
-Eh.-
-Devo capire cosa vuole fare è tenerlo lontano da te.-
-Ti preoccupi per me?-
-Gli anelli.-
-Ah, già, giusto, io ti ho SOLO scritto dopotutto.-
-A proposito. Niente anelli nuovi?-
-Nope.-
Mi sta guardando male. E so anche perché. Ma mi diverto troppo. Qualcuno mi faccia fuori.
La porta si spalanca di colpo, e un Johnny selvatico appare.
Capperi.
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