Sono in una situazione fastidiosa
Sono nato in una famiglia di Purosangue, cresciuto in un ambiente da sempre attratto da lato Oscuro e con il concetto che la purezza di sangue sia fondamentale per la vita di un mago.
Figlio unico, viziato, discendente da due delle famiglie più importanti del mondo magico, i Malfoy ed i Black, ed imparentato coi Lestrange.
Sono stato abituato ad ottenere sempre ciò che voglio, i no non sono ammessi.
Al primo anno ad Hogwarts imparai quanto fa male non essere considerati, e che sfidare Potter sarebbe sempre stato un fallimento per me. Ho iniziato a circondarmi di persone che mi seguivano solo per il mio nome, ma non mi importava, almeno facevo vedere che c'era qualcuno pronto a considerarmi.
Al secondo anno mio padre comprò la mia ammissione per entrare a far parte della squadra di Quidditch di Serpverde, regalando a tutti una Nimbus 2001. Fu un modo per marcare il terreno, per far vedere che valevo. Ho sempre avuto la mania di dover dimostrare qualcosa alla gente, probabilmente perché ero insicuro, anche se non l'ho mai ammesso.
Al terzo anno feci vedere che se eri qualcuno, potevi anche far espellere un professore. Quell'Ippogrifo non mi aveva nemmeno sfiorato, ma io sono un attore nato, e recitai abbastanza bene la parte di quello che stava per morire, qualsiasi cosa per dare fastidio a Potter ed i suoi amichetti.
Al quarto ho capito che la gelosia ti corrode dentro, ti oscura la vista e ti toglie ogni lume di lucidità.
Al quinto che la sete di potere é qualcosa di cui non potevo fare a meno, e fare parte della Squadra di Inquisizione voleva dire: hey sono Malfoy e voi non siete nulla.
Al sesto anno mi sono spaccato facendomi male da solo, ed una volta rotti, certi pezzi non possono più venire incollati. E' stato il mio tracollo, il biglietto di benvenuto in un mondo che facevo fatica a comprendere ma che tutti si aspettavano che io accettassi. Mi ci sono buttato a capofitto facendomi male, le ferite sono ancora aperte dentro di me, e spesso riprendono a sanguinare.
Ora, in mezzo a quella che deve essere una cucina, mi sento gli occhi di tutti puntati addosso. Occhi ostili, fulminii, non uno sguardo di conforto, di solidarietà.
Mi stavano ricambiando del disprezzo che avevo serbato per loro in tutti quegli anni.
La Mezzosangue, lo Sfigato, la Lenticchia, il gemello rimasto solo, quello che sta con i Draghi, quello che ha sposato la Veela, i due vecchi, Lunatica, Paciock, due Grifondoro di cui non ricordo il nome...
Mi guardano tutti, sputandomi addosso il loro odio più sincero.
"Harry caro, cosa ci fa lui qui?"
Mi volto verso Potter ignorando la cicciona madre dei Weasley, come sarebbe a dire cosa ci faccio qui?! Lui mi ha voluto qui.
"Sedetevi tutti, é una storia lunga..."
"Ti é andato di volta il cervello?!Lui qui? Malfoy a Grimmauld Place?! Doveva essere ad Azkaban!"
Potter mi fulmina con lo sguardo intimandomi di non azzardare ad aprire bocca. Il fatto che sappia che stavo per sputargli addosso le peggio parole mi sconvolge un po'.
Mando giù il rospo e rimango zitto.
"Malfoy sarà processato a fine mese,il Wizengamot deciderà della sua sorte, nel frattempo rimarrà qui sotto stretta sorveglianza..."
"Ma..."
So-tutto-io Granger sta per ribadire, ma Potter non glielo permette.
"Così é deciso Hermione, discorso chiuso."
Oh avanti tranquilli, continuate a parlare come se io non ci fossi, come se fossi trasparente.
E così Potter non li ha avvertiti del mio arrivo, saggia decisione, si sarebbe sorbito tormenti inutili.
So per certo che non appena rimarranno da soli avranno da discutere parecchio.
Sono in una situazione fastidiosa,nella casa di vecchi parenti con persone che non desiderano altro che vedermi morto.
Rimango in un angolo osservandoli.
La Granger riprende la lettura del suo libro ignorandomi, mentre lo Sfigato non fa altro che lanciarmi sguardi pieni di minacce.
Quella Luntica sta leggendo delle rune sulla nuova edizione del Cavillo insieme a Paciock che evita palesemente il mio sguardo.
Il gemello se n'é andato, insieme a quello che sta con la francese. Non sono riuscito a guardarlo in faccia, in fondo é anche colpa mia se l'altro é morto.
E' colpa mia se sono morte anche altre persone.
Il buio sta tornando a prendermi, le tenebre iniziano a calarmi davanti agli occhi, ritorno alla realtà solo perché vengo spintonato malamente.
Vedo il rosso che lavora coi draghi raggiungere Potter e stringerlo in un abbraccio.
I loro corpi sembrano calamite create apposta per combaciare, sprigionano un'energia elettrizzante quasi palpabile.
Si guardano come se nella stanza ci fossero solo loro, ed i loro occhi dicono tutto.
C'é qualcosa tra Potter e quel Weasley, lo percepisco, i loro movimenti sono sincronizzati come se fossero davanti ad uno specchio, sembrano uniti da un legame molto forte.
"Andiamo!"
Potter mi fa cenno di seguirlo verso le scale che portano ai piani superiori.
Lancio un'occhiata a quello che capisco si chiama Charlie, quello che ho appena visto mi ha sconvolto.
"Questa é camera tua."
La stanza é piccola, con un letto arrangiato ed un piccola finestra che da sulla strada.
"Domani mattina sistemiamo i mobili,sono al piano di sotto in un'altra stanza, poi faremo una riunione, ci sono delle regole da rispettare qui."
Bla, bla, bla.
Perché era sempre così noioso?
Annuisco per farlo contento e mi siedo sul letto.
"Stai con quel Weasley?"
Mi mordo la lingua, maledetta mia curiosità.
Come prevedibile Potter mi fulmina con lo sguardo.
"Non sono affari tuoi."
"Pensavo stessi con la femmina, niente di male comunque, sei rimasto in famiglia..."
Esce sbattendo la porta.
Non riesco a dormire, il materasso é talmente duro che sembra di dormire sui sassi, e le mie tenebre sono tornate a prendermi.
Il buio mi fa questo effetto.
Mi ranicchio nel letto piantandomi le unghie nelle braccia graffiandomi.
Il dolore mi risolleva, mi fa sentire vivo.
E' inutile che faccio la vittima, mi merito tutto questo.
Mi alzo senza infilarmi le ciabatte, ho bisogno di aria, a piedi nudi posso scendere senza farmi sentire da nessuno.
Il contatto col pavimento freddo mi fa tremare.
La casa é silenziosa e buia, questo mi agita di più.
Trovo la cucina ed accendo l'interruttore.
Luce.
Mi sento meglio ma sono tutto sudato, mi siedo al tavolo e tiro fuori la fiaschetta di whisky che ho nei pantaloni.
Sono uno schifo, non ho più nulla a cui aggrapparmi, nessun pensiero felice che possa risollevarmi dalla melma che mi sta intrappolando.
E' inutile dimenarmi, tentare di non andare giù, c'é una mano invisibile sopra di me che mi spinge sempre più a fondo.
Apro la fiaschetta e bevo un sorso del mio veleno che subito mi corrode lo stomaco.
Non vedo l'ora che inizi a fare effetto come un incantesimo obliviatore.
Qualcuno sta scendendo le scale, mi tremano le gambe, non riesco a mettermi in piedi.
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