Capitolo 1

Clarke Eliza Jane Griffin, lei è condannata a morte.
La sentenza era stata pronunciata.

...qualcuno cade a terra.Urla.Singhiozzi.

Tutto si ferma.

10 Ottobre 2017:
L'avvocato Jake Griffin viene brutalmente picchiato fuori dal tribunale di Los Angeles, viene a mancare durante il trasporto in ospedale.

17 Dicembre 2018:
Jake Griffin: omicidio premeditato?

10 mesi prima
   

Clarke spense con stizza la tv, posando i giornali,accumulati nel corso degli ultimi quattro anni, sul comodino; prese il libro di medicina, fonte di parole lungo più di qualche migliaia di pagine,lo sfoglió annoiata appoggiando la testa sul cuscino, non aveva voglia di studiare, era Aprile, il sole era alto nel cielo e lei aveva ancora più di tre esami da dare prima di potersi finalmente rilassare e per ora, non sapeva assolutamente niente.

Guardò l'orologio, affisso al triste e  grigio muro della loro camera nel dormitorio, erano le 14:57, Octavia e Raven sarebbero tornate tra più di un'ora, aveva tempo. Si alzó balzando giù dal letto, non era giusto, lo sapeva, ma da quando suo padre era morto, Lexa si era trasferita a Londra, sua madre non le parlava più, lei aveva trovato finalmente un modo per stare bene, in pace con se stessa anche se per brevi attimi. Andò in bagno, prendendo da dentro la tasca sinistra della felpa una piccola bustina trasparente, con della polverina bianca all'interno. Prima che la sua vita andasse a rotoli, non aveva mai fatto uso di sostanze stupefacenti, non aveva mai fumato una canna, né una sigaretta; era stata la figlia perfetta, la studentessa modello, ora, però, era cambiata.

Si mise seduta sul ripiano del lavandino sparse un po' della polverina nella bustina sulle liscie mattonelle di marmo nere, prese la carta della biblioteca, cominciando a creare sottili file, tutte parallele tra loro e a distanza omogenea.
Poggió la guancia reprimendo un brivido al contatto con la fredda mattonella, cominciò a tirare su sporcandosi di bianco il lato sinistro del naso, chiuse gli occhi assaporando quella dolce sensazione, seppur lieve, di pura frenesia, si passò la manica della felpa sul viso cercando di pulirsi quando sentì dei passi corti e veloci venire verso di lei.

-Cosa cazzo stai facendo!?!- si congeló sul posto, mentre veniva strattonata lontano dal ripiano e si scontrava con gli occhi fiammeggianti della sua migliore amica.
-R-Rae, non é come pensi..i-io posso spiegare- "diamine Griffin, smettila di balbettare" si sgridó mentalmente.
La ragazza rise amaramente.
-Dimmi Clarke, cosa penso?- vide la ragazza castana prendere la carta di plastica poggiata sul lavandino, raccogliere la polverina mettendola nel sacchetto per poi svuotare tutto nel water, poggiando la mano sullo sciacquone senza premerlo.
-Raven fermati- Clarke la guardò terrorizzata, quella dose le serviva, soprattutto ora.
Vide la ragazza spingere lo sciacquone, per poi prenderle con forza il braccio facendola sedere sul suo letto dopo aver chiuso la porta del bagno.
-Cosa diamine ti é passato per la testa Griffin?- gli occhi lucidi furono la prima cosa che vide Clarke, alzando la testa, fino ad allora abbassata, per poter guardare in faccia Raven.
-Rae- si avvicinò alla ragazza accarezzandole il braccio -sto bene- sentì la guancia bruciarle segno che Raven le aveva appena dato uno schiaffo.
-Tu non stai bene Clarke, tu non stai affatto bene cazzo- vide la sua amica guardarla delusa- ne hai altra?- scosse la testa, non ne aveva altra e avrebbe dovuto spendere altri soldi i prossimi giorni per averne ancora.
-Ragazze, sono tornata!- sentirono la voce di Octavia urlare, guardò Raven, supplicandola, con lo sguardo,  di non dirle niente.
La ragazza più piccola entrò nel soggiorno, con il sorriso stampato sul viso, che ben presto scomparve notando il segno rosso a forma di mano sulla guancia sinistra di Clarke.
-Mi sono persa qualcosa?-guardò entrambe, cercando di decifrare un qualsiasi motivo di litigio ma non ne trovò nessuno.
Raven sospirò, Clarke serró gli occhi, pronta all'estrema condanna.
-Clarke si droga- Raven era sempre stata una persona schietta, ma questa volta non aveva davvero avuto tatto.
Octavia fece cadere la borsa, facendo rovesciare tutti i libri mentre, tastando intorno a sé, cercava il bracciolo del divano per non cadere.
-O'..- Clarke sussurró, con gli occhi lucidi, guardando la sua migliore amica, per la quale,da qualche tempo, provava più di un semplice sentimento di amicizia.
-No Clarke- Octavia scosse la testa, la voce spezzata, con le lacrime che le rigavano il volto.
-Mi dispiace io...non volevo farvi star male- si morse il labbro nascondendo le mani nelle tasche per non far notare il forte tremore che aveva preso possesso delle sue mani.
-Non dovevi farlo allora!- Octavia la guardò, la collera impressa sull'incantevole volto mentre, avvicinandosi pericolosamente, la guardava negli occhi.
-Potevi parlare con noi invece di farti Clarke, volevi farti trovare da una delle due stesa sul pavimento in overdose?!- la guardó con gli occhi lucidi, fiancheggiata da Raven.
-I-io..- le guardó, sapeva di aver sbagliato ma sapeva anche che lo avrebbe rifatto, ancora e ancora, fin quando non sarebbe stata meglio.
Si diresse verso la porta prendendo la giacca di pelle, pronta a fare l'unica cosa che la nuova Clarke sapeva fare: scappare.
Poggiò la mano sulla maniglia, ma prima che potesse aprire la porta, due mani si erano posate sul suo braccio e l'avevano strattonata via con rabbia.

-Non abbiamo finito di parlare Griffin- ringhió Raven contro l'amica -vuoi andare in un centro di riabilitazione Clarke? Perché é dove ti manderemo a meno che tu non ci dia un buon motivo per non farlo- Clarke tremò appena, non sarebbe mai andata in uno di quei centri, sapeva che una volta entrata non ne sarebbe più uscita, non da viva almeno.
-Clarke?- la voce preoccupata di Octavia la ridestò velocemente dai suoi pensieri, si portò la mano alla tempia, colta da un'improvviso mal di testa.
-Clarke??- questa volta anche la voce di Raven si unì a quella di Octavia.
-Sto bene- si rimise dritta, raddrizzando la schiena tenendosi stretta al braccio di Octavia per non cadere. Strinse le dita della mano, sentendola intorpidita. Si schiarì la voce sbattendo le palpebre più volte.
-N-non chiamate ambulanza- i suoi occhi si rovesciarono paurosamente all'indietro mentre il suo corpo cadeva a terra e i suoi muscoli di muovevano in modo convulso.

-Clarke!- Raven e Octavia urlarono terrorizzate mentre, velocemente, si chinavano a terra vicino alla ragazza bionda
-Cos'ha?!- Octavia urlò, gli occhi lucidi, mentre guardava la ragazza che amava avere quelle che sembravano essere delle convulsioni.
Raven scosse la testa, girando la bionda di lato, aspettando che la ragazza si fermasse...sperando lo facesse.

Dopo quelli che sembravano interminabili minuti, la bionda cessò di muoversi, le due ragazze sospirarono sollevate mentre aspettavano impazienti che si svegliasse.

Clarke aprì gli occhi, la confusione regnava sovrana nella sua testa, guardò sopra di sé, allungando di poco il collo, notando un'incantevole ragazza castana, occhi verdi, che la guardava preoccupata mentre le accarezzava i capelli...Octavia, ecco come si chiamava, le era così familiare..gli occhi di Clarke si spalancarono mentre alzando la mano le accarezzava il viso dolcemente.
-Cosa..cosa é successo?- Clarke chiese mentre, ignorando le proteste delle due ragazze, si metteva seduta.
-Hai avuto le convulsioni- Raven le prese una mano della ragazza tra le sue, guardandola preoccupata -dobbiamo portarti in ospedale Clarke- Clarke scosse la testa alzandosi dalla scomoda posizione per poi mettersi seduta sul divano.
-É solo stata tagliata male- disse, sapendo che le due ragazze avrebbero capito.
-Andiamo in ospedale ugualmente Clarke- Raven la guardò, uno sguardo che non ammetteva repliche, ma lei scosse nuovamente la testa.
-Non posso, non discutiamo ora, vi prego- strinse gli occhi massaggiandosi la tempia.
Poteva sentire i loro sospiri nel silenzio cupo che regnava nell'appartamento.

Molto tempo prima, se qualcuno le avesse detto che si sarebbe trovata in quella situazione, avrebbe riso, ma riso così tanto che sarebbe soffocata dalle risate; ora, però, tutto ciò era reale.
-Raven,Octavia, io...smetterò ve lo prometto ma non voglio andare in ospedale né tantomeno in un centro di riabilitazione, sapete come finiscono quelli che vanno lì dentro- Clarke guardò entrambe, poi, senza aggiungere altro, lasciò l'appartamento.


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