6 - Dylan - Boston

Guardo fuori dal finestrino mentre l'aereo atterra. La mia città è sempre la stessa, io non lo sono più. Sono cambiato sotto diversi punti di vista, spero solo che le persone a cui voglio bene continueranno a volermene.

Kurt mi ha detto che sarà così, che se mi vogliono bene davvero accetteranno Dylan Evans con pregi e difetti, a prescindere dalla mia religione, dal mio credo politico, o dalla mia sessualità, perché io sono questo ed è giusto che possa esprimere me stesso per essere felice.

Ho parlato a lungo con lui e ho compreso fino in fondo tutto ciò che mi ha detto, ma ora, metterlo in pratica è tutta un'altra storia, soprattutto per il fatto che ero assolutamente convinto che allontanarmi da lui fosse la scelta migliore che potessi fare per potermi chiarire le idee, invece adesso, mentre scendo dall'aereo appena atterrato e calpesto suolo americano, mi sembra che non sia stata proprio l'idea dell'anno.

Non ho fatto che pensare a lui, il pensiero di mio padre è passato in secondo piano rispetto a quello che mi sta passando per la testa da quando ho baciato Kurt. Non rimpiango di averlo fatto, anzi, adesso che siamo così lontani mi pento di non averlo fatto prima, ma è proprio questo, adesso, l'ostacolo che mi fa paura: la distanza.

E se mi fossi appoggiato a lui per il dolore che provavo in quel momento? Se stessi cercando solamente un po' di conforto? Se non fosse davvero Kurt quello che voglio?

Mi sento sottosopra, con lo stomaco in gola, il cuore nella pancia e i pensieri confusi. Spero solo che tornare a Boston mi aiuti a fare chiarezza su me stesso.

Dopo aver recuperato il mio bagaglio, mi dirigo all'uscita dove dovrebbe esserci mia madre ad aspettarmi. Una volta varcate le porte scorrevoli, la prima cosa che vedo è il volto emozionato di mamma, e io non trattengo il sorriso che nasce spontaneo sulle mie labbra quando la vedo venirmi incontro.

«Tesoro!» esclama con gioia lei abbracciandomi stretto.

«Ciao mamma.» Lascio andare la valigia sul pavimento e la stringo forte a me. Non avevo realizzato quanto mi fosse mancata fino a questo momento.

Siamo sempre stati molto uniti, io e lei contro il mondo, e venire a scoprire che aveva tradito la mia fiducia aveva messo in discussione tutte le mie certezze, ma ora, grazie anche ai mille ragionamenti che ho potuto affrontare con Kurt, vedo tutto in maniera diversa.

«Stai bene?» mi domanda allontanandosi quel poco che basta per guardarmi in faccia.

«Sto bene mamma...» Lei mi sorride, mi prende il viso tra le mani e mi guarda come se fossi quanto di più prezioso al mondo. «Mi dispiace di essere andato via in quel modo.» Mi sono già scusato per questo durante una delle nostre telefonate, ma ho creduto fosse giusto dirglielo guardandola negli occhi.

«Non dirlo più. Non voglio più parlare della parte brutta di questa storia, ok? D'ora in poi affronteremo questo argomento in maniera serena... Sono così felice che tu sia di nuovo a casa!» Mi abbraccia di nuovo, mi stringe più forte, poi piange, non posso vederla, ma lo sento da come respira, così la stringo anch'io e le dico l'unica cosa che non le ho detto in tutti questi giorni.

«Ti voglio bene mamma.»

*********

«Mamma non voglio niente.» L'ho già detto almeno tre volte, ma sembra non volermi dare retta.

Da quando siamo entrati a casa è impegnata a fare qualcosa senza fermarsi, che sia svuotare la mia valigia, o offrirmi qualcosa da mangiare, o ancora prepararmi un tè caldo, e forse lo sta facendo perché in macchina sono stato fin troppo silenzioso. Sono certo che abbia capito che ci sia qualcosa che non va e credo abbia il timore di una nuova discussione con me.

«E se ti preparassi...»

«Mamma!» La richiamo perché si fermi un momento. Non riesco più a tenere il suo ritmo e poi voglio tirar fuori quello che mi opprime. «Vieni un attimo qui...» le chiedo di venire a sedersi vicino a me perché voglio parlare con lei adesso.

«Che succede?» Sul suo viso si legge chiaramente il timore che io stia per dire qualcosa di terribile e forse potrebbe esserlo, dipende da come lei prenderà la notizia.

«Nei giorni che ho passato a Montreal ho riflettuto molto su me stesso, su come è cambiata la mia vita e su quello che voglio davvero...» Mi ascolta in silenzio, quasi senza respirare. «... e non voglio più bugie mamma, non voglio che ci siano più segreti tra di noi perché sei l'unica famiglia sulla quale posso contare...» Gli occhi le si riempiono di lacrime, ma non posso fermarmi adesso. «Con lui ho chiuso, non voglio sentirne più parlare. Quello che considero mio padre è quell'uomo di cui mi hai sempre parlato tu... Mio padre è morto e...» Lei sorride e piange nello stesso momento mentre io prendo una grande quantità d'aria prima di rivelare la cosa di cui mi importa maggiormente. «... e io non sono etero...» Lascio la frase in sospeso e resto ad osservarla in attesa della sua reazione. Lei mi guarda seria, si strofina le mani sugli occhi, poi mi sorride.

«Ne sei sicuro?» mi domanda con un'espressione fin troppo tranquilla.

«Certo che ne sono sicuro! Mi piace in ragazzo...» Sto per spiegarle meglio, ma lei mi interrompe.

«Non quello... Io mi riferivo a tuo padre. Sei davvero sicuro di voler gettare tutto? Insomma... Per quanto io detesti quell'uomo avresti la possibilità di avere un rapporto con lui, magari...»

«Sì mamma! Sono sicuro!» interrompo il suo monologo perché sono assolutamente certo di non voler avere più niente a che fare con lui, e anche perché le ho appena rivelato una cosa importante e lei non ha battuto ciglio. Non è che non ha capito quello che ho detto? «Mamma hai capito quello che ti ho detto?» Le domando con aria confusa.

«Certo che ho capito tesoro, credi che sia così rimbambita?» Sembra divertita, mentre io mi sento quasi stupido.

«E che cos'è che hai capito?» le chiedo ancora per accertarmi che abbia afferrato il concetto.

Mi sorride di nuovo, stavolta come se stesse per combinare qualcosa di divertente. «Ho capito che non ci saranno più segreti, che io e te saremo di nuovo una famiglia, che tuo padre è morto da eroe e che ti piace un ragazzo. Ho detto tutto giusto?» mi domanda con un enorme sorriso.

«Sì, ma...» vorrei parlare ancora, invece lei mi interrompe di nuovo.

«C'è una cosa che non ho capito...» La guardo in silenzio, incapace di dire nulla perché la sua reazione mi ha completamente preso alla sprovvista. «Quel ragazzo si chiama Kurt?» mi osserva come se sapesse esattamente quello di cui sta parlando e io resto senza parole per quello che ha appena detto.

«Mamma, ma... Come...?» Sono sorpreso e anche stranito.

Lei allunga le mani sul tavolo fino ad afferrare le mie e io mi sento subito meglio. «Non è che tu abbia portato a casa chissà quante ragazze, e non dimenticare quanti pomeriggi hai passato a casa di Harry con la scusa di studiare in compagnia, ma quando tornavi a casa parlavi sempre di Jordan...» Sono meravigliato nel constatare come lei si ricordi questo particolare. In effetti c'è stato un periodo in cui non facevo altro che parlare di Jordan. A quel tempo credevo di provare una sorta di amministrazione per il fratello maggiore del mio migliore amico, ora so che era una normalissima cotta.

«Perché non mi hai detto niente?» le domando sentendo alternarsi batticuore e serenità.

«Che cosa sarebbe successo se io fossi venuta da te e ti avessi fatto notare quello che tu non avevi ancora capito, o che non eri ancora pronto per capire?» Non rispondo, perché non ho una risposta. « Te lo dico io cosa sarebbe successo: ti saresti chiuso in te stesso e mi avresti tagliato fuori dalla tua vita. Non ero io a dovertelo dire, eri tu a doverlo capire, ad essere pronto per accettare te stesso...» Mi guarda, forse si aspetta che io dica qualcosa, ma sono senza parole per ciò che ha detto.

«Mamma...» Non riesco a dire altro, ma lei sembra sapere perfettamente ciò di cui ho bisogno. Si alza e fa il giro del tavolo per venire da me. Io mi alzo e mi lascio abbracciare, riuscendo a trovare il conforto necessario per affrontare tutto il resto.

*****

Mi sento strano.

Loro sono sempre gli stessi, io no.

Sono tornato a Boston con la scusa della festa di compleanno a sorpresa per Harry, e so che l'ho usata come scusa per scappare da quello che stava succedendo a Montreal, ma adesso che sono qui so che è stata tutta una cazzata.

Sono felice di partecipare a questo momento con tutti i miei amici, ma so cosa ho lasciato indietro.

Mi sento diviso a metà: da una parte vorrei poter nascondere la testa sotto la sabbia e far finta di niente - sarebbe tutto molto più facile -, ma l'altra parte di me è in totale disaccordo perché mi sta spingendo a tornare in aeroporto e volare fino a Montreal.

La parte di me che vuole essere felice osserva Harry ridere spensierato come non lo vedevo da tempo, e anche Zayn che sembrava dovesse restare single a vita, e ora sorride con la tipica espressione di chi è felice davvero, o ancora Louis che aveva detto di volersi divertire per i prossimi trent'anni, ma sembra proprio non potersi allontanare per troppo tempo da El...

«Ehi, ce l'hai fatta alla fine...» La voce di Chloe interrompe il filo dei miei pensieri e io la guardo con aria confusa perché mi ha colto di sorpresa e non sono sicuro di cosa stesse parlando. «Ad essere qui per la festa a sorpresa di Harry» mi spiega quando si rende conto che necessito di un chiarimento.

«Ah... Sì, alla fine ci sono riuscito.» Mi sono tenuto a distanza da tutti perché non mi sento pronto ad affrontare nessun discorso, che si tratti di mio padre o della riscoperta di me stesso, e lo sguardo di Chloe è fin troppo indagatore.

«Come stai?» mi domanda evidentemente insoddisfatta della mia risposta.

«Sono stato meglio.» Parlare di me non è facile, e a malincuore, dopo averle fatto capire che non mi sento di raccontarle niente, vado ad unirmi al fracasso che stanno facendo i ragazzi in salotto, perché è di questo che ho bisogno adesso, di allontanare ogni pensiero per allentare un po' la tensione che mi stringe la gola.

Alla fine ci riesco, per qualche ora torno ad essere il solito Dylan Evans: rido alle stupide battute di Harry, discuto con Liam su chi sia più idiota tra Zayn che non smette di stappare bottiglie di birra, o Niall che sta finendo la torta dicendo che non c'è abbastanza spazio in frigo per conservarla.

Mi mancava da morire tutto questo e adesso che ho ritrovato il mio posto, quello che ho avuto da sempre con loro, sono ancora più destabilizzato.

Rivoglio la mia vecchia vita, ma voglio anche essere felice.

*****

La quotidianità si sta rivelando un'arma a doppio taglio: se da una parte rende la mia vita comoda, dall'altra risulta essere un ulteriore freno.

Svegliarmi nel mio letto, venire al lavoro, passare del tempo con mia madre e con i miei amici, rende tutto familiare, ma mi manca qualcosa, anzi qualcuno. L'ho chiamato tutte le sere nonostante ogni volta gli promettessi di prendermi del tempo per arrivare ad una decisione, ma poi mi mancava così tanto parlare con lui, sentire la sua voce, che non riuscivo a non telefonargli.

So quello che voglio, l'ho capito benissimo, ma ho bisogno di quell'ultima spinta per prendere definitivamente coraggio.

Preso da questi pensieri sposto i fogli che ho sulla scrivania per recuperare il cellulare sommerso sotto tutta questa carta. Forse potrei mandargli un messaggio...

«Si può?» Una voce femminile interrompe le mie paranoie, alzo lo sguardo e non posso che sorridere nel vedere il suo viso felice. Lascio il cellulare sulla scrivania e mi alzo per andarle incontro.

«Ciao, come stai?» Non la vedo e non la sento dalla sera della festa a casa di Harry. È stato fondamentale per me parlare con lei prima della mia partenza per Montreal e so che abbiamo un legame speciale: mio fratello.

«Bene. Tu come stai?» mi chiede con lo stesso sorriso restando sulla porta.

«Bene... Meglio... Sei qui per Harry?» Non ho ancora risolto niente, ma sto davvero meglio, mi manca solo un piccolo tassello per stare veramente bene.

«Anche... In realtà non sono qui da sola» afferma con l'aria di chi ha appena combinato qualcosa.

La guardo con aria interrogativa, e quando sto per chiederle spiegazioni lei fa un passo indietro, in un invito implicito a seguirla in corridoio, ed è proprio quello che faccio. Poi, mi si ferma il fiato quando mi rendo conto della presenza di due persone, soprattutto di una delle due.

Kurt è qui.

Kurt è seriamente qui, non lo sto immaginando. È ancora più bello dell'ultima volta in cui l'ho visto. Ha un sorriso splendido che sembra illuminare l'intero corridoio e Chloe sta dicendo qualcosa - o almeno mi pare che sia la sua voce quella che sto sentendo -, ma non riesco a fare altro che guardare lui e respirare per lui.

«Ciao...» È la sua voce che sento dopo un tempo che non saprei calcolare.

«Ciao...» rispondo sapendo che è ciò che si dice quando qualcuno ti saluta, ma non sono certo di essere in grado di portare avanti una intera conversazione con lui in questo momento, perché essermelo ritrovato di fronte dopo aver desiderato che fosse qui è stato abbastanza sconvolgente.

«Stai benissimo» mi dice ancora lui. «È la prima volta che ti vedo con un completo elegante.» Mi sento un idiota totale, incapace di dire qualcosa di sensato.

«Grazie.» È l'unica parola che sono riuscito a pronunciare mentre siamo ancora in piedi in mezzo al corridoio.

«Senti... Ti va se andiamo a pranzo?» mi domanda con tono incerto, e finalmente mi riprendo perché non voglio che si senta a disagio.

«Subito... Lascio solo un messaggio a Harry e andiamo.» Torno alla mia scrivania, Kurt mi segue restando sulla porta senza perdersi i miei movimenti, prendo il mio cellulare e gli scrivo un messaggio dicendo che sto uscendo.

Non può dirmi che non posso allontanarmi prima della fine dell'orario di lavoro, gli ho parato il culo così tante volte che me lo deve.

«Possiamo andare» gli dico alzando lo sguardo su di lui con le mani che tremano e il cuore che batte in fretta.

È arrivato il momento di ricambiare tutto quello che lui ha fatto per me.

*****

Sistemiamo sul tavolo i contenitori con il cibo cinese da asporto che abbiamo comprato prima di venire a casa mia, e poi mi prendo qualche secondo a guardare lui che a sua volta si perde a guardare me che sono dalla parte opposta al tavolo.

Adesso che è qui, davanti a me, ho l'ennesima conferma che non c'è più nulla che possa fermarmi dal prendermi quello che voglio. Non c'è motivo di aspettare, di rimandare oltre, sono pronto, lui lo è da molto prima di me. Mi è mancato da morire, mi è mancata da morire la sensazione che provo quando mi bacia...

Forse il cibo cinese può aspettare...

Faccio il giro del tavolo, Kurt resta fermo lasciandomi la possibilità di scegliere, e io ho scelto. Con una mano sul suo viso lo attiro a me, chiudo gli occhi, lo bacio di nuovo e finalmente torno a respirare. Sento di essere giusto con le sue labbra sulle mie, sento il sangue fluire in ogni capillare, e sento le sue mani sui miei fianchi attirarmi a lui, ed è in quel momento che un gemito strozzato si riversa dalla mia bocca alla sua. Kurt si allontana improvvisamente.

«È meglio se ci andiamo piano...» Credo di aver capito a cosa si riferisce. «Adesso mangiamo...» La sua voce bassa ed eccitata, però, non mi dà modo di allontanarmi troppo da lui.

«Kurt...» Non voglio separarmi da lui, non so quanto tempo resterà qui e mi è mancato così tanto che la parte opposta del tavolo mi sembra lontana.

«Dylan... Io ho pensato a te per tutto il tempo e non immagini nemmeno i pensieri che ho fatto... Vacci piano, e ti prometto che andrà tutto alla grande... Fidati di me...» Mi guarda dritto negli occhi e adesso sono in grado di leggere quello che prova.

«Ok... Mi lascerò guidare da te, ma prima devo fare questo...» Non gli do modo di fare domande che lo bacio di nuovo.

Posso anche andarci piano, ma ho talmente bisogno di avere le sue labbra tutte per me che non sono ancora disposto ad andare a sedermi a tavola per consumare il pranzo.

Adesso mi va di consumare lui.










SPAZIO ME

Buonsalve belle persone! Un grande saluto anche da Dylan e Kurt.

Ed eccoci qui alla fine della prima parte di Their Stories. Dylan ci ha raccontato il suo percorso, le sue gioie e le sue sofferenze, adesso è arrivato il momento di lasciare loro un po' di privacy.

Dylan ha acquistato una piena consapevolezza di sé, e della sua vita. Ha deciso di essere felice e io non posso che abbracciarlo forte.

Kurt è stato indispensabile per lui, come lo è sempre stato anche per Chloe, è un personaggio che adoro.

Spero vi sia piaciuto e vi ringrazio infinitamente per essere qui. Molte di voi saltellano anche sulle altre mie storie e non posso che esserne felice. Non immaginate nemmeno cosa vuol dire per me rivedere i vostri nick qui e altrove, GRAZIE 😍

Detto questo vi anticipo che nel prossimo capitolo torneranno Harry e Chloe.

Eeeeee niente, buona lettura 😍


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