35 - Harry & Chloe - Doubt

Chloe

Lo osservo dormire da almeno dieci minuti: i lineamenti del suo viso sono tesi, non è tranquillo nemmeno mentre riposa, e forse non riposa affatto.

Harry sta attraversando un lungo periodo difficile da quando sua madre è ricomparsa nella sua vita - per poi sparire per sempre - lasciandogli altri pensieri. È entrata a far parte della sua vita Grace, la sorella di cui nessuno era a conoscenza, e per quanto sia una ragazza meravigliosa, è comunque un pensiero che si aggiunge a quelli che già aveva; come si sono aggiunti anche quello di una maggiore responsabilità al lavoro, dopo la promozione che ha avuto, per non parlare del nostro matrimonio, e per ultimo, a completare un quadro già piuttosto carico, è tornata Winter.

Sembrava che fosse riuscito a trovare un equilibrio, un modo per gestire lo stress causato da tutti questi pensieri, ne ero convinta, perché stava bene, stavamo bene. È cambiato qualcosa, oppure è successo qualcosa che lo sta riportando indietro, a quando credeva di poter risolvere tutto da solo.

Non so come fare ad aiutarlo, come alleggerire il carico dei suoi pensieri; è costantemente nervoso e irascibile, dandomi l'impressione che qualsiasi cosa io faccia sia sbagliata. L'unico pensiero che potrei essere in grado di togliergli sarebbe quello di chiedergli di accantonare il progetto di sposarci, almeno fino a quando non si sentirà meglio, ma rischierei solo di peggiorare la situazione, perché potrebbe sentirsi rifiutato, e lo farei solo stare peggio.

Sospiro piano, per non disturbarlo, cercando di trovare un modo per farlo stare meglio, ma per quanto ci provi, niente sembra funzionare.

Sono stata accondiscendente e si è arrabbiato, dicendo che non vuole essere compatito; sono stata sincera e mi ha chiesto un po' di comprensione; sono stata comprensiva e mi ha chiesto più spazio; gli ho lasciato più spazio e mi ha accusata di pensare solo al mio lavoro, e allora sono tornata ad essere accondiscendente, così, il tutto è ricominciato da capo, in un infinito circolo vizioso che non riesco a spezzare.

Al momento ho deciso di dedicarmi ad aiutare mia sorella con i preparativi per le nozze, perché nelle ultime due settimane - da quando l'umore di Harry sembra essersi trasformato radicalmente - ho trascurato ogni cosa, ogni affetto, nel tentativo di aiutarlo, ma forse è il caso che prenda un po' le distanze e magari, cambiando prospettiva, vedrò le cose diversamente, e riuscirò ad aiutarlo davvero.

Mi alzo silenziosamente, per lasciarlo dormire ancora qualche minuto, prima che suoni la sveglia, mi reco in cucina a preparargli la colazione dopo essermi data una rinfrescata in bagno, e quando sto preparando l'impasto dei pancake, la sua voce bassa mi fa quasi saltare per aria dallo spavento.

«Perché non mi hai svegliato?» mi domanda, restando sulla porta, vestito solo di un paio di boxer, mentre si passa con forza una mano tra i capelli.

«Era presto, volevo lasciarti dormire ancora un po'» gli spiego, notando quel cipiglio preoccupato, che sembra essersi insediato sul suo viso.

«Lo sai che detesto svegliarmi da solo, Stewart» afferma infastidito, restando dove si trova, come se gli fosse impossibile avvicinarsi a me, comportamento che tiene spesso ultimamente.

Mi trattengo dal fargli notare che la mia voleva solo essere una gentilezza, che sono venuta in cucina a preparargli la colazione, e che non sono scappata in Perù, abbandonandolo a sé stesso, perché equivarrebbe ad una litigata sicura, e non è quello che voglio.

«Fra due minuti i pancake sono pronti, perché non vai a farti una doccia, nel frattempo?» gli propongo, giusto per fare in modo di avere qualche minuto per sbollire la rabbia che, da giorni, sta tentando di venire fuori.

«Chloe...»

«Due minuti, Harry» dico interrompendolo, perché non sono sicura di voler sentire ciò che ha da dire, per poi voltarmi verso i fornelli «è meglio se ti sbrighi» dico ancora, per poi recuperare la padella da mettere sul fuoco.

Lo sento sospirare sonoramente alle mie spalle, poi il rumore dei suoi piedi nudi sul parquet mentre si allontana, e io mi appoggio con entrambe le mani al bordo del ripiano della cucina, stringendolo con forza, come se, così facendo, potessi scaricare il nervosismo che sento pervadere ogni angolo del mio corpo.

È come se fossimo tornati a qualche mese fa, a quando era convinto di poter risolvere tutto da solo. Si è chiuso in sé stesso e forse non si sta nemmeno rendendo conto di farlo, o almeno spero che lo stia facendo in maniera inconsapevole, perché sapere che mi sta tagliando fuori di proposito sarebbe molto peggio.

Riprendo l'impasto dei pancake, ne cucino alcuni, nel frattempo Harry torna dalla doccia e si siede a tavola senza dire una sola parola, chiuso nel suo mutismo da giorni. Stamattina non voglio fare nulla più del necessario, perciò servo la colazione ad entrambi, per poi sedermi di fronte a lui e consumare il mio pasto a testa bassa, come se lui non ci fosse.

Per diverso tempo gli unici rumori che si sentono nella nostra cucina sono quelli delle posate, o dei bicchieri quando li posiamo sul tavolo dopo aver bevuto, e da un lato mi sta bene così, perché abbiamo trascorso troppi giorni a discutere per cose di nessun conto, e l'indifferenza mi sta bene in questi minuti, ma sembra che per lui non sia lo stesso.

«Si può sapere che ti succede stamattina?» mi domanda, lasciando cadere la forchetta sul piatto vuoto, provocando di proposito un gran rumore.

«Non mi succede niente, Harry» rispondo, continuando a tenere lo sguardo sui miei pancake.

«E puoi dirmelo guardandomi negli occhi?» Non mi piace il suo tono di voce, perché sembra che - come spesso succede nell'ultimo periodo - mi stia sfidando, come se stesse giocando ad un gioco del quale è l'unico a conoscere le regole.

Devo trattenermi a fatica, perciò inspiro lentamente, cercando di non fargli notare la mia irritazione crescente, poi sollevo lo sguardo, tornando a guardare i suoi occhi verdi, che oggi sembrano più spenti del solito, ed è un colpo al cuore.

Il suo sguardo è una chiara richiesta d'aiuto e al tempo stesso riesco a vedere con chiarezza il muro che ha eretto per tenermi lontana da lui, o viceversa. Se dessi retta al cuore correrei da lui, lo bacerei, e finiremmo per fare l'amore nel solito modo degli ultimi giorni, in maniera aggressiva, con lui che riversa la sua rabbia su di me e io che gli permetto di farlo, il tutto senza ottenere nulla, perché poi gli leggerei di nuovo negli occhi quanto si senta colpevole nei miei confronti, e lui fuggirebbe per nascondersi in ufficio, ed è un circolo che voglio spezzare.

«Harry non mi prende niente, davvero...» il mio tono di voce cambia di nuovo, perché vederlo così perso è difficile da affrontare e da gestire.

«Oh, andiamo, Chloe! Perché non lo dici e basta!?» esclama ad alta voce, con un tono palesemente infastidito.

«Non capisco cosa intendi» gli dico, abbassando la mia voce ancora di più, nella speranza che si calmi.

«Non vuoi rimproverarmi, oggi!?» Pronuncia quelle parole con un tono tagliente. «O magari darmi ragione su qualsiasi cosa dica!?» continua, sporgendosi leggermente in avanti.

«Harry smettila». La mia richiesta sembra irritarlo maggiormente, dato che si alza in piedi di scatto, facendo strisciare rumorosamente la sedia sul pavimento, per poi poggiare entrambi i palmi delle mani sul bordo del tavolo e guardarmi con aria minacciosa.

«Già, forse è meglio» stavolta è lui ad abbassare la voce, poi resta fermo per qualche secondo e io alzo lo sguardo, fissandolo nel suo.

È perso, lo è da giorni, e non riesco a ritrovarlo, o forse è lui che continua a nascondersi, magari non vuole farsi trovare. E se avesse solo bisogno di qualche giorno? Se fosse la mia presenza a mettergli pressione? E se, inconsapevolmente, Harry fosse così preoccupato di non coinvolgermi da non accorgersi del disastro che sta combinando?

«Harry...» mi sfugge il suo nome senza un reale motivo; è appena un sussurro, mentre lui sembra essere del tutto assente.

«Devo andare in ufficio» dice poi, rimettendosi dritto, assumendo la solita postura rigida, infine distoglie lo sguardo e si allontana.

«Perché non mi parli?» gli domando all'improvviso, facendolo fermare di colpo.

Resta di spalle, sembra che non stia respirando, con il capo leggermente reclinato verso il basso, le braccia tese lungo i fianchi, e i pugni chiusi. Ho perso il conto di quante volte gli ho posto questa domanda e, tutte le volte, lui rispondeva che non aveva niente da dire, ma stavolta rimane in silenzio, come se stesse meditando quale risposta darmi. Il silenzio dura così a lungo, che non ho altra scelta che alzarmi e raggiungerlo, perché ci sto provando a scuoterlo, ma quando mi rendo conto che si assenta in questo modo non riesco a fare altro che correre da lui e abbracciarlo, proprio come sto facendo ora, che mi stringo alla sua schiena, portando le braccia sui suoi fianchi, appoggiando la testa sulla sua spalla, lasciando che torni a regnare il silenzio.

«Harry possiamo risolverla... Qualsiasi cosa sia possiamo risolverla...» gli dico con un filo di voce, sperando di ottenere qualcosa, ma ovviamente non è così.

«Adesso devo andare in ufficio» risponde lui freddamente, per poi appoggiare le sue mani sulle mie, scostarle dal suo corpo e sfuggire alla mia presa, lasciandomi a guardarlo mentre cammina verso la nostra camera da letto.

Mi sta tagliando fuori da ciò che gli sta succedendo e io non so come fare per tornare indietro.

************

Harry

Non riesco a farlo, non riesco a dirglielo, sono tornato ad essere un vigliacco, ma l'idea di perderla, di mettere a rischio il nostro rapporto, mi sta facendo uscire fuori di testa. So che devo farlo, perché è l'unica scelta possibile, l'unica che dovrei mettere in pratica, è solo che quando la guardo negli occhi e vedo la fiducia sconfinata che ha nei miei confronti, mi sento l'uomo più orribile sulla faccia della terra e perdo il controllo.

L'ho trattata di merda anche stamattina, lo sto facendo da troppi giorni, e se non mi lascerà per ciò che ho fatto, lo farà per come mi sto comportando.

Dio, sta facendo di tutto per avvicinarsi a me, mentre io la sto mandando via a calci.

«Harry?» Alzo lo sguardo di scatto dalla mia scrivania, non appena sento la voce di mio fratello. «La riunione sta per iniziare...» mi dice, restando sulla soglia della porta, poi mi osserva con più attenzione «qualcosa non va?» mi domanda, mentre resto in silenzio a guardarlo, con l'aria colpevole. «No, cazzo! Non gliel'hai ancora detto!?» mi rimprovera, e io non ribatto, perché non ho alcun diritto di farlo. «Stai aspettando che lo scopra da sola?»

L'idea che possa succedere mi ha sfiorato un paio di volte, ma poi l'ho scartata, non credo possa accadere davvero. Se non glielo dico io non potrà venire a saperlo, perché Jordan è l'unico che non mi tradirà di sicuro, e se Chloe non verrà a saperlo, il codardo che è in me è ancora salvo.

«Jordan...» gli dico alzandomi in piedi, ma lui mi interrompe, entrando del tutto nel mio ufficio, chiudendosi la porta alle spalle.

«Sto continuano a mentire a Hazel per pararti il culo e Chloe non merita di certo le nostre menzogne...»

«Se glielo dico è finita!» Stavolta sono io ad interromperlo, perché il terrore che Chloe mi abbandoni prende il sopravvento quando penso all'eventualità di raccontarle la verità.

«Non puoi saperlo, Harry. Chloe è una ragazza intelligente, lo capirà...» dice lui, sembrando sinceramente convinto di ciò che dice, ma io non lo sono affatto.

«Proprio perché è una ragazza intelligente che si renderà conto dello sbaglio che ha fatto con me...»

«Smettila, Harry! Non sottovalutarla e fidati di lei. Parlale, raccontale quello che hai passato nell'ultimo periodo qui al lavoro, nella tua testa e...»

«Niente può giustificare quello che ho fatto, Jordan!» esclamo alzandomi in piedi, perché quel pensiero mi fa sentire come se fossi seduto su una bomba ad orologeria e, quando esploderà, non potrò scappare. 

«Non stavo cercando di giustificarti, Harry...» mio fratello abbassa il tono di voce, mentre leggo la delusione nel suo sguardo «e sono d'accordo con te sul fatto che niente può giustificare quello che hai fatto, ma non puoi andare avanti così per sempre, perché, in un modo o nell'altro, stai distruggendo il tuo rapporto con lei...».

Le parole di mio fratello non sono una novità, lo sapevo anche senza che me lo dicesse, ma sentirlo dire da lui, con lo sguardo che ha adesso, è qualcosa che fa più male di quanto già non facesse prima. Le cose possono soltanto peggiorare, lo so bene, eppure non ci riesco, perché quando sto per parlare con lei è come se le corde vocali entrassero in sciopero, come se la mia testa non fosse più in grado di elaborare una sola frase di senso compiuto, perché lascio che sia la paura a vincere.

«Il fatto è che ho una paura fottuta, Jordan, perché perdere Chloe non è un'opzione...»

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SPAZIO ME

Buonsalve belle persone!

Dovrei commentare il capitolo, ma non posso farlo, non sono in grado.

Spero di riuscire ad aggiornare il più presto possibile, intanto grazie infinite per la vostra pazienza, siete sempre meravigliose.

Eeeee niente, buona lettura, vi aspetto al prossimo aggiornamento 😍

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