11 - Harry & Chloe - Today (pt 3)

Dedicato a ele-00 perché il suo nome è sempre uno dei primi a spuntare nelle notifiche. Grazie!

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Chloe's POV

L'aeroporto è affollato di gente in partenza, gente che aspetta, gente che arriva e di gente che ci lavora. Trascino il mio bagaglio fino al check-in mentre cammino dietro a Harry che non dà l'impressione di essere particolarmente teso.

Sono passati tre giorni da quando ha deciso che sarebbe partito per Londra, tre giorni in cui non abbiamo più toccato l'argomento. Ha passato molto tempo al lavoro e con suo fratello, e io sono stata paziente. Ho fatto in modo che a casa regnasse la serenità e l'ho fatto rilassare in ogni modo possibile.

Voglio che sia tranquillo, e che possa affrontare questa situazione con la calma di cui ha bisogno. Ha la possibilità di mettere la parola fine al suo tormento e voglio che lo faccia con la lucidità necessaria per non prendere decisioni affrettate o impulsive. Non può più rimandare, e restare con dei rimpianti non gli farebbe bene.

Ci avviciniamo al bancone per imbarcare la valigia e porgiamo alla hostess i biglietti e i documenti. Mi spunta un sorriso al ricordo del nostro primo viaggio insieme in aereo. C'era l'ansia dell'aspettativa di quei giorni che avremmo trascorso a Madrid, c'era il sogno che ho fatto in aereo, i momenti che abbiamo passato per le vie della città, la nostra prima volta, e la nostra prima lite. Sembrano così lontani quei giorni, eppure sono passati solo pochi mesi. Pochi, ma intensi e pieni di novità per entrambi. Pochi, è vero, ma i più belli di sempre.

Sono tornata ad avere fiducia nel futuro, in un futuro dove non mi vedo più da sola, ed è un'idea che mi accompagna quotidianamente e che mi provoca sempre un po' più di gioia.

«Per che cos'è quel sorriso Stewart?» mi domanda non appena abbiamo finito le pratiche al check-in mentre ci dirigiamo al controllo doganale.

«Pensavo a Madrid» ammetto guardandolo di sfuggita e notare le sue sopracciglia alzate nel sentire la mia risposta.

«Madrid? Non starai mica considerando l'invito di Hernandez, vero?» Sorrido scuotendo la testa nel sentire il suo tono di voce infastidito.

Una decina di giorni fa il signor Hernandez era a Boston per un viaggio di piacere ed è passato alla HS Financial Services per passare a trovare Harry. Lui dice che in realtà è passato per incontrare me, ma è solo la gelosia che lo fa parlare così. Era presente l'altra traduttrice al loro incontro, e quando è tornato a casa mi ha riferito che Hernandez ha invitato lui e me a trascorrere qualche giorno a Madrid perché gli avrebbe fatto piacere rivederci.

«No Harry, ma non sarebbe così male tornare a Madrid.» Mi piacerebbe rivivere quella città con una migliore consapevolezza di me stessa e del nostro rapporto.

«Forse no, mi basterebbe non tornare nell'albergo dove abbiamo alloggiato l'altra volta» dice mettendo il suo bagaglio a mano sul nastro trasportatore.

«Perché? Era un bell'albergo e anche comodo al centro. Si mangiava bene e...»

«Ernesto!» dice con uno sguardo minaccioso dopo essersi tolto la cintura e averla posata con il cellulare nel contenitore di plastica.

«Ernesto?» gli domando posando a mia volta il bagaglio a mano sul nastro trasportatore per il controllo a raggi X.

«Sì, quello che fingeva di non conoscere l'inglese per poter parlare solo con te!» Sorrido della sua gelosia, e del suo continuo sbagliare i nomi.

«Non si chiamava Ernesto... ah non importa. Va bene anche un altro albergo se dovessimo andare, ma non era proprio a quello a cui stavo pensando...» ritiriamo i nostri bagagli ed effetti personali dopo i controlli doganali, e ci fermiamo un attimo per permettergli di infilarsi di nuovo la cintura nei passanti dei jeans.

«E a cosa stavi pensando?» mi domanda infilando la cinta nella fibbia per poi sistemarla nell'ultimo passante.

«Non te l'ho mai detto, ma durante il volo dell'andata ti ho sognato.» I suoi occhi si accendono di interesse. Infila il suo I-Phone nella tasca posteriore, poi mi si avvicina con un sorriso furbo sulle labbra.

«Continua piccola Stewart, mi interessa...» Lo guardo mentre mi tengo stretto tra i denti il labbro inferiore, nel vano tentativo di trattenere un sorriso che però, alla fine, fa comunque la sua comparsa.

«Ricordi quando mi hai svegliato pensando che stessi avendo un incubo?» Anche il suo sorriso è ampio adesso, e so che non vede l'ora di scoprire quello che sto per dirgli.

«Me lo ricordo. Ti ho svegliata perché pensavo stessi avendo un altro incubo, avevi il respiro accelerato e...» Sbarra gli occhi nel vedere la mia espressione colpevole mentre parla. «Merda! Voglio sentirtelo dire!»

«Cosa?» rispondo con l'aria da finta tonta.

«Stavamo scopando, voglio che mi racconti quel sogno nei dettagli» dice a bassa voce guardandomi dritto negli occhi.

«Come sei romantico Styles!» gli dico leggermente imbarazzata. In realtà non m'importa del suo linguaggio, perché sa essere anche dolce e romantico, e il mio scopo principale al momento, è di distrarlo.

«Ti ho desiderata per mesi, me l'hai fatta sudare come mai mi è successo in vita mia, e ora che scopro che anche tu mi sognavi non voglio essere affatto romantico, voglio solo sapere.» Sento l'eccitazione nella sua voce, la leggo nel suo sguardo, e il fatto che lui si accenda così facilmente quando si tratta di me non può che aumentare la mia autostima. Mi vuole, me l'ha dimostrato da sempre, e non smette di farlo mai.

«Ok! Ma possiamo toglierci da qui?» Le persone continuano a passarci accanto e sicuramente non prestano attenzione al nostro discorso, ma io mi sento a disagio a parlarne qui.

«Non tralasciare niente» dice ancora iniziando a camminare verso il gate.

«Va bene!» Lui ride, e non importa quanto sarà imbarazzante raccontargli quel momento perché quando lo sento ridere posso affrontare qualsiasi cosa. «Ero nel bagno dell'aereo...»

«Cazzo sì!» mi interrompe parlando ad alta voce, attirando gli sguardi delle persone che ci sono vicine.

«Vuoi sapere il resto o no?» gli chiedo sedendoci sulle poltroncine, in attesa che chiamino il nostro volo.

«Sì, scusa, non parlo più» dice girando il busto verso di me per guardarmi meglio.

«Dicevo... ero nel bagno dell'aereo per darmi una rinfrescata, e mentre mi stavo asciugando qualcuno ha bussato...»

«Ero io?» chiede interrompendomi di nuovo. La curiosità lo sta divorando.

«Harry smettila, è già difficile così...» Finge di chiudersi a chiave le labbra, poi prende la mia mano e vi ripone quella piccola chiave invisibile, e infine richiude su di essa le mie dita. «Eri tu a bussare, io ho aperto e invece di farmi uscire sei entrato con me. Hai iniziato a baciarmi, ad accarezzarmi, e io non ho capito più niente. Non m'importava di essere nel bagno di un aereo, a dire il vero me ne rendevo conto a malapena. Mi hai tirato su per farmi sedere sul lavandino e non hai smesso di baciarmi nemmeno per un attimo. Stavo letteralmente impazzendo, e ad un tratto volevo aprire gli occhi per guardarti, ma quando l'ho fatto la tua mano era tra i miei capelli. Mi stavi svegliando e io volevo sparire per la vergogna.»

«Mmmm mmmm mmmmm» mugola con le labbra chiuse, poi indica la mia mano.

Sorrido per questa cosa così dolce che sta facendo. Apro la mano, prendo la chiave invisibile e lo libero dalla serratura immaginaria.

«Non devi vergognarti. Tu non immagini nemmeno quante volte e in quanti modi ho sognato di fare l'amore con te...» la sua mano torna tra i miei capelli e i suoi occhi si incastrano alla perfezione nei miei. «... qualcuno l'ho realizzato, qualcun altro ancora no, ma questa nel bagno dell'aereo mi mancava.»

«Ti amo così tanto Harry» le parole mi escono da sole, mi è bastato guardarlo negli occhi e non ho potuto trattenere quello che una sua sola carezza mi provoca.

«Ti amo anche io piccola Stewart... ti amo così tanto...»

«Signore e Signori buonasera. Iniziamo l'imbarco del volo American Airlines 6164 con partenza per Londra...»

Sono assolutamente sicura che stesse per dire qualcos'altro, ma l'annuncio dell'imbarco l'ha interrotto. Mi guarda ancora per un attimo, forse incerto se continuare o meno, ma mentre la hostess continua a parlare, decide di richiudere la bocca poco dopo aver sospirato, poi si alza in piedi invitandomi a fare lo stesso.

Lo seguo in silenzio, lo prendo per mano, lui stringe la mia, la stinge con decisione come se stesse tentando di aggrapparsi a me, come se fossi la sua salvezza. Stiamo partendo per Londra e forse anche il suo tormento troverà pace.

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L'aereo è atterrato da poco meno di mezz'ora, ma l'umore di Harry è cambiato non appena abbiamo toccato suolo inglese. Durante il viaggio era sereno, abbiamo sonnecchiato, abbiamo chiacchierato, abbiamo anche guardato un film, e mi ha chiesto un paio di volte se non volessi andare in bagno così avrebbe potuto far diventare il mio sogno realtà, insomma è stato tutto tranquillo, ma l'aria di Londra ha fatto riaffiorare in lui il malessere che lo accompagna da alcuni giorni.

Abbiamo ritirato i bagagli dal nastro trasportatore, abbiamo poi preso un taxi che ci portasse al nostro albergo, tutto nel quasi totale silenzio. Non ha nemmeno voluto avvisare suo padre del nostro arrivo, ha detto che lo chiamerà più tardi. In tutto questo io non so come comportarmi, se non standogli vicino e tenerlo per mano, sperando di essere abbastanza per lui.

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Harry's POV

Siamo arrivati.

Siamo a Londra.

E io non ho la più pallida idea di cosa devo fare.

Ho rimandato ogni discorso con Chloe, ho rimandato la telefonata a mio padre per avvisarlo che sono qui, ho rimandato ogni pensiero su di lei nella speranza che il mio cervello riprendesse a funzionare, ma non è servito a niente. È arrivato il momento di affrontare tutto, e non so cosa cazzo fare.

«Harry?» La voce di Chloe mi fa alzare lo sguardo nella sua direzione.

È appena uscita dalla doccia, il suo corpo è avvolto da un asciugamano striminzito, e qualcuno là sotto dovrebbe darsi una svegliata, ma ogni neurone, ogni sinapsi, ogni minima particella che compone il mio inutile cervello, è completamente impallata, e io non posso fare altro che guardarla con la mia espressione da idiota.

«Stai bene?» mi domanda camminando verso di me, che sono rimasto per tutto il tempo seduto ai piedi del letto.

«No» rispondo sincero, poi allungo le braccia verso di lei. «Vieni qui» le dico.

Chloe mi raggiunge, mi stringo a lei che ha già infilato le dita tra i miei capelli. Inspiro a pieni polmoni il suo profumo e chiudo gli occhi. Vorrei poter vivere questo momento con un altro stato d'animo, vorrei distenderla sul letto e farla mia per tutto il resto del giorno, e invece non riesco a far altro che sentire il cuore martellarmi nel petto a causa della sempre più crescente ansia che ho al pensiero di rivedere i miei genitori.

«Vengo con te» dice lei interrompendo i miei pensieri, ed è esattamente quello che voglio.

So come si sente nel vedermi in questo stato, perché è lo stesso modo in cui mi sentivo io quando eravamo a Montreal e lei non trovava il coraggio di andare sulla tomba del suo ex, ma con me ci è riuscita. La voglio al mio fianco, voglio essere sicuro di potermi affidare a lei se non dovessi reggere.

«Va bene» rispondo con il viso quasi affondato sul suo ventre.

«Davvero? Solo va bene?» Alzo lo sguardo per osservare la sua espressione meravigliata. «Mi aspettavo un po' più di energia da parte tua, non so qualche lamento inutile, o qualche protesta che non avrei ascoltato...» Basta parlare, penso. «Ah!» Lancia un urlo quando si ritrova con la schiena sul materasso, l'asciugamano quasi del tutto scivolato via dal suo corpo nudo, e me in ginocchio sopra di lei, con le braccia ai lati dei suoi fianchi.

Ho respirato troppo di Chloe per continuare a restare indifferente. «Tu sei una continua provocazione.» Non so dove posare gli occhi con tanta pelle scoperta.

«Volevo solo essere sicura che stessi bene» dice con un sorriso malizioso sulle labbra.

«Oh andiamo Stewart, chi vuoi prendere in giro? Sai bene quanto cedo facilmente se non hai niente addosso, e se volevi distrarmi ci sei riuscita...» Il mio corpo sembra non averne mai abbastanza di lei.

«Felice di saperlo» dice posando le sue mani sul mio viso per poi attirarmi a sé in un bacio che mi travolge con tutta la sua potenza.

Mi sorreggo con una mano, l'altra prende a spostare l'ultimo lembo di asciugamano che copre il suo corpo, mentre la mia bocca è incollata alla sua. Le sue mani scendono sul mio petto, afferrano la maglietta dal fondo e mi allontano quei due secondi netti che mi servono per aiutarla a sfilarmi la t-shirt, poi passa al bottone dei miei jeans, il quale salta in un attimo. Anche stavolta la aiuto a sfilarmi quell'indumento che faccio scendere lungo le gambe insieme ai boxer, poi c'è solo lei, solo noi, quel noi in cui ho imparato a perdermi e a ritrovarmi, quel noi che mi tiene insieme, facendo in modo che io non cada a pezzi.

Quel noi che è la mia salvezza.

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Mi piace il silenzio e la tranquillità che regna dentro di me dopo aver fatto l'amore con Chloe. Mi piace stare con lei sotto le lenzuola, perché sembra andare tutto a posto quando la tengo tra le mie braccia, quando la sua mano scivola lentamente sul mio torace a contornare i tatuaggi sulla mia pelle. Mi piace sentire il mio cuore battere allo stesso ritmo del suo, il suono del suo respiro, e il suo calore. Mi fa sentire libero, la mia anima è in pace e il mio cuore pazzamente innamorato. Averla conosciuta mi ha cambiato, e sono cambiato in meglio. Ho imparato a vedere la vita e le persone in modo diverso, ho imparato ad amare, amare davvero, ed è solo grazie a questo sentimento che ho deciso di darmi una possibilità con lei, e ora con i miei.

«Stavolta sono i tuoi, di ingranaggi, a fare un casino infernale...» la sua voce divertita interrompe il silenzio, e le sue parole provocano in me, una piccola risata. Alza lo sguardo su di me, poggia il mento sul mio petto e sorride.

«La tua malattia del pensiero deve avermi contagiato» le passo una mano tra i capelli, poi ripeto lo stesso movimento, ancora e ancora.

«Dovresti chiamarlo» so che si sta riferendo a mio padre, e so che ha ragione.

Qui a Londra è quasi ora di pranzo, per noi sarebbe ora di prepararsi per andare in ufficio, credo proprio che mio padre sia sveglio e sia già da lei. Sospiro e mi allungo verso il comodino per afferrare il cellulare. Tengo Chloe ancora tra le mie braccia, e con la mano libera faccio partire la chiamata.

«Harry!» non ci mette molto a rispondere, e io lascio andare l'aria che non mi ero accorto di stare trattenendo.

«Ciao Papà» dico con un filo di voce.

«Siete arrivati?» mi domanda carico di speranza.

«Sì» Sento qualcosa stringermi alla gola, vorrei poter dire di più, ma escono solo frasi spezzate.

«Pranziamo insieme?» Non potrei dirgli di no nemmeno se volessi.

«Certo, dove ci vediamo?» gli chiedo mentre rafforzo la presa sulla schiena di Chloe. Ho bisogno di lei più che mai e lei ricambia la mia stretta, facendomi sentire che è con me.

«Conosco un buon posto, si chiama Zafferano e fanno cucina italiana. Ti mando l'indirizzo tramite messaggio. Va bene tra un'ora?» La sua voce è sempre più carica di speranza.

«Va bene, ci vediamo lì.» Chiudo la chiamata, lascio cadere l'I-Phone da qualche parte sul letto, poi mi metto su un fianco per poterla guardare ancora, e ancora, e ancora.

«Che c'è Styles?» mi domanda con quel sorriso che ho continuamente voglia di mangiare.

«C'è che sei bellissima anche da qui...»

La amo? Da morire!

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SPAZIO ME

Buonsalve belle persone!

Allora, ci siamo! Dopo il viaggio da Boston a Londra durante il quale Harry e Chloe ci fanno vivere qualche momento carino, sta per arrivare il momento della verità.

Harry ammette con sé stesso di avere bisogno di Chloe, lo ammette anche con lei che ne rimane colpita. Chloe non l'avrebbe lasciato comunque solo, sa che è in un momento delicato della sua vita, ed è un ragazzo molto fragile, che ha bisogno di un sostegno che lei ha tutte le intenzioni di dargli.

Quindiiiiiii... nel prossimo capitolo Harry incontrerà suo padre, e anche sua madre.

Grazie ancora sempre per essere qui.

Eeeee niente, buona lettura

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