What If
La consapevolezza di non aver trovato una soluzione per quella veloce così folle non preoccupava soltanto il duo formato da Kageyama e Hinata, ma anche il resto della squadra e il coach Ukai.
Per loro vincere contro il liceo Seijo non era solo necessario per andare in finale contro il team della Shiratorizawa, era fondamentale quasi fosse questione di vita o di morte, che poi riguardasse vita o morte del proprio orgoglio da giocatori era un altro discorso.
Il punto era quello: la partita stava per iniziare, lo scontro con Oikawa non avrebbe tardato ad arrivare, e Hinata e Kageyama sembravano essere tornati alla prima volta in cui si erano incontrati nella palestra del liceo Karasuno. Si parlavano a malapena e quando lo facevano non riuscivano a trovare nessun compromesso in nessuna delle strategie che pensavano da soli.
«Se cercherai di schiacciare in quel modo, guardando la palla, allora non te la alzerò mai più. Soprattutto in questa partita.»
In quella circostanza, l'azione più estrema sarebbe stata sostituire il piccolo centrale per assicurare almeno qualche punto alla squadra; ma allora, cosa potevano vantare di avere rispetto agli avversari? Era la loro veloce stramba a causare problemi; senza, non erano che un normale team di pallavolo come un altro.
Daichi sentiva la pressione di giocare il suo ultimo torneo, insieme a Suga e Asahi; e per la prima volta come capitano non aveva idea di come mantenere unito il gruppo, primi fra tutti Kageyama e Hinata.
«Noya-san,» Tanaka si avvicinò preoccupato al libero, mentre si riscaldava, «dovremmo dirgli qualcosa? Insomma, così non andranno da nessuna parte...»
Anche lui nello stesso modo dei ragazzi del terzo anno si ritrovava in quella nuova situazione e, in quanto senpai delle matricole, stava cercando di trovare una soluzione. Eppure non faceva che sembrare tutto così difficile, oltre la sua portata.
«Meglio non intromettersi per ora. L'importante è che siano concentrati per la partita.» rispose Nishinoya, allungando la schiena fino a toccarsi con una mano il piede destro.
Nel frattempo, Hinata aveva ignorato l'avvertimento dell'alzatore non rispondendogli, e si era avvicinato con passo deciso al coach. Forse prima non aveva avuto la faccia di farlo, e si era limitato a migliorare le sue schiacciate giocando con altre persone diverse da Kageyama, sotto anche i consigli dell'Ukai più maturo; rimaneva comunque il fatto che tutto ciò non bastasse.
«Non posso continuare a eseguire quella veloce. Finirebbe come l'ultima volta.» abbassò lo sguardo, ricordando il terribile momento in cui era stato murato e, senza nemmeno rendersene conto, era stato sconfitto. La palla dietro di sé era caduta colpendo per terra, segnando così il punto vincente per il Seijo. Non avrebbe mai dimenticato quella sensazione di impotenza e frustrazione, e stava temendo potesse riaccadere.
«Per ora dovrete sforzarvi a non usarla. Avete imparato molte cose durante il ritiro, possedete ottime capacità individuali e non sarà una veloce impossibile a limitarvi.»
Il piccolo centrale annuì senza esitazione e tornò a riscaldarsi.
Poi, la partita cominciò.
Il primo set non fu difficile da conquistare; alla fine tutti quanti i membri della squadra Karasuno avevano lavorato tanto nel migliorare le proprie strategie, ed erano riusciti a incastrarle fra loro dopo non troppo tempo. I servizi di Asahi si erano fatti potenti, tanto da conquistare degli ace; l'attacco sincronizzato degli schiacciatori con Suga aveva funzionato, anche se non perfettamente. E infine, il muro di Tsukishima non faceva che migliorare sempre di più con l'avanzare dei punti.
Eppure quel 26-24, per quanto non troppo complicato da aggiudicarsi, era stato a suo modo faticoso a causa della scarsa possibilità di usare attacchi veloci efficaci con Hinata.
Mentre cambiavano campo, Kageyama stette a osservare il piccolo centrale, come se si aspettasse una lamentela da parte sua, che però non arrivò. Gli si avvicinò invece l'altro centrale, Tsukishima.
«Hey Re,» lo sguardo dietro i suoi occhiali era freddo, ma in qualche maniera l'alzatore colse anche una voglia di non importunarlo e lo ascoltò, «vedi che il piccoletto sta aspettando te, lo sai?»
Kageyama rimase per qualche attimo sorpreso per quelle parole, come se non potesse rispondergli in maniera sgarbata perché gli aveva solo dato un consiglio indiretto. Certo, non era stato gentile né piacevole da sentire, ma quando Tsukishima se ne andò senza aggiungere altro, l'alzatore riprese a fissare Hinata e cominciò a pensare. Era sicuro che Oikawa si fosse accorto che qualcosa non andasse, ed era certo che nel secondo set, con l'arrivo del nuovo giocatore, la differenza fra le squadre si sarebbe fatta sentire sempre di più. Gli venne alla mente l'allenamento che aveva fatto in solitario durante il ritiro. Aveva aspettato il momento giusto per provare la nuova veloce che stava preparando, ma i giorni erano pochi e alla fine erano tornati a casa senza averla nemmeno abbozzata. Si erano allenati tanto, entrambi, ne erano in grado. Kageyama avrebbe solo dovuto trovare il tempismo giusto senza far cogliere agli avversari la sua imperfezione.
Al secondo set, con grande sorpresa degli esaltati spettatori, la squadra di Oikawa aveva quasi distrutto il liceo Karasuno.
17-24.
Set point.
Ukai fece entrare Yamaguchi, sperando che potesse in qualche modo fermare l'avanzata del Seijo. Ma era ovvio che in una situazione del genere, entrare al servizio per far punti era ancora più difficile. Ne riuscì a recuperare un paio. Ma non fu abbastanza.
19-25.
Un set pari. Adesso dovevano giocarsi tutto ciò che avevano nell'ultimo match.
L'aria che si respirava era pesante da entrambi i lati. Ma la tensione tra Kageyama e Hinata si era stabilizzata, avevano come raggiunto un equilibrio; e fu allora che l'alzatore decise. Stava studiando da tantissimo tempo come fare, Hinata si era allenato intensamente con ogni tipo di alzata possibile e in quel momento, proprio a metà dell'ultimo set, la sua rincorsa fu come un richiamo per Kageyama.
Facciamolo.
Il palleggiatore gli mandò un'occhiata per assicurarsi che il suo presentimento non fosse solo suo; però lo vide, lo sguardo di Hinata assetato di gioco, desideroso di vincere.
Accennò un sorriso e poi la indirizzò nel punto migliore per il centrale. La palla si fermò per pochi millesimi di secondi in aria davanti a lui; Hinata la osservò e, finalmente, ci riuscì. Notò la zona libera oltre la rete, e la colpì. Il silenzio che seguì il rumore della palla che colpiva il campo fu come sospeso. Il coach Ukai non fece a meno di stringere i pugni in un gesto di soddisfazione, mentre la coppia di strambi non credeva nemmeno a ciò che aveva appena fatto. Poi il boato del loro piccolo tifo e i compagni esultanti li avvolsero in un abbraccio tenero e potente. Hinata e Kageyama si guardarono per la prima volta dopo il loro litigio e gridarono insieme per la gioia; agli occhi degli avversari, quel punto invece era stato spiazzante e inaspettato. Eppure, la calma di Oikawa la si poteva percepire intorno a loro come una presenza pericolosa. La sua squadra era in piena forma, e soltanto a metà del terzo set quella del liceo Karasuno stava cominciando a ingranare.
14-16.
Il coach Ukai chiamò il time-out solo per calmare i ragazzi e farli concentrare sul loro obiettivo. Sì, è vero, erano stati in grado di realizzare la loro veloce evoluta; ma si trovavano comunque in svantaggio e quella poteva essere stata banale fortuna. Non aggiunse che pensava non lo fosse stata, solo per non distrarre i ragazzi, che tornarono tutti in gioco più carichi di prima.
25-26.
«Hinata!»
Kageyama richiamò lo schiacciatore; con un movimento fluido, di nuovo gli mandò la palla e Hinata la vide fermarsi per un attimo davanti a lui. Fu un momento, in cui notò il muro alzarsi di fronte a sé e uno spiraglio in cui passare; la palla colpì le dita degli avversarsi, e la sua traiettoria cambiò, finendo però dritta sul bagher di Oikawa, che aveva previsto l'attacco.
Fu veloce, nello stesso modo della prima volta. Ma adesso, la loro sconfitta era stata una difesa non diretta come un muro.
Iwaizumi guadagnò il punto decisivo.
La loro corsa era finita, di nuovo.
«La mia alzata...» Kageyama parlò a denti stretti.
«... era perfetta.» lo anticipò Hinata, concludendo lì ogni possibile argomentazione.
Le loro espressioni non potevano essere commentate molto, parlavano da sole. Gli sguardi della squadra del liceo Karasuno sembravano vuoti. Daichi strinse un pugno, e andò incontro a Suga che fece lo stesso; li raggiunse poi Asahi, che si sciolse del tutto i capelli e diede due pacche sulle spalle ai suoi compagni da tre anni. Si morse le labbra con rabbia, poi insieme a tutti gli altri si mise in fila. Fuori dal loro dolore li osservava Oikawa con sguardo irremovibile; nemmeno Kageyama aveva avuto la forza di rivolgergli un ultimo sguardo d'odio, era solo l'alzatore della Seijo che scrutava gli occhi degli avversari e nel rispetto della loro sconfitta rimaneva in silenzio.
Erano stati distrutti, alla fine, perché avevano trovato la soluzione troppo tardi. La speranza che vincessero era rimasta accesa fino alla fine e come la fiamma di una candela era stata spenta con un soffio.
Non c'era niente da dire. Avevano cancellato ogni possibilità di andare tutti insieme al torneo nazionale per sempre, almeno con quella formazione.
«Prometto che ci andremo,» Hinata l'aveva impresso nella mente dei suoi compagni, alla riunione finale, «diventeremo così bravi che le capacità di Daichi-san, Sugawara-san e Asahi-san saranno parte di noi, al punto da pensare che loro siano lì a sostenerci in campo!»
Man mano che pronunciava quelle frasi, la sua voce si faceva colma di lacrime. E con lui, anche tutti gli altri lo seguirono.
«Lo prometto!»
Parole: 1606.
// what if: Hinata e Kageyama non trovano il modo di cambiare la loro folle veloce, riuscendoci solo alla partita contro la Seijo. La Seijo vince grazie alla previsione di Oikawa sull'attacco di Hinata.
A domani. \\
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