Liceo

All'inizio non aveva ancora un'aria minacciosa o i capelli lunghi, rispetto ad altri ragazzi era solo l'altezza a risaltare di più, insieme alle spalle larghe e possenti. Nonostante non avesse mai svolto uno sport in particolare, la sua costituzione era così impostata per natura.
Quando aveva toccato per la prima volta la palla con la mano destra per imparare a schiacciare, aveva sentito il suo braccio perdere per un attimo la sua rigidità, e lasciarsi andare alla forza contraria che aveva impresso. Quando aveva segnato per la prima volta un punto in un torneo, aveva provato una gioia immensa nel ricevere i complimenti dei più grandi.
Più passavano gli anni, più il suo aspetto diveniva maturo e un po' spaventoso per chi non lo conosceva. Quando si iscrisse al liceo Karasuno, il suo desiderio di crescere e migliorarsi era ai massimi livelli. E non appena indossò la sua maglia nera con i fianchi color mandarino, la sensazione che lo avvolse fu piacevole e incredibilmente intensa. Come uno stretto abbraccio che soffoca e allo stesso tempo risana ferite.
Il giorno in cui ricevette il suo primo posto da titolare come ala sinistra nella squadra, si mise ad allenarsi tanto che i professori si preoccuparono dei suoi voti a scuola.

«Azumane, il club di pallavolo va così bene?»

Una sua compagna di classe una volta l'aveva fermato, incuriosita da tutto l'impegno che lui metteva in quello sport.
Le fece un timido sorriso e si portò una mano dietro alla nuca, quasi fosse in imbarazzo per come quella ragazza gli aveva parlato senza essere spaventata dal suo volto.

«Sì,» annuì riportando il braccio alzato lungo il fianco, «è la cosa migliore che io possa avere per ora e su cui io possa contare.»

Il problema, poi, passò in fretta per gli insegnanti. E al suo ultimo anno, nuovi membri del club lo avevano spronato ad andare avanti, e senza che se ne rendesse conto, gli avevano come cambiato... la vita.

«Asahi-san» il suo fedele compagno di squadra Daichi non era tipo da fargli la predica; al massimo lo spronava, ma solo dopo aver in effetti notato che la situazione non diventava estrema, «il tuo silenzio a volte preoccupa chi ti osserva. Ma anche se non dai spiegazioni, tu alla fine sei lì, con noi. Ci stai accanto e sei una rassicurazione per tutti.»

Daichi sospirò, e guardò altrove con un'espressione serena.

«Di solito sei tu a fare questo genere di discorsi, ma vorrei che te ne rendessi conto. Tutto ciò che in questi anni abbiamo vissuto è stato incredibile, quasi fuori dalla nostra portata.»

«E ora che tutto sta finendo,» prese parola Sugawara, che ascoltava Daichi con un sorriso dolce, «mi sa che è arrivato il momento di riconoscere la tua grandezza.»

Sembrava così strano che quei due facessero delle affermazioni simili. Non sembravano i soliti Sugawara e Sawamura, che evitano come la peste sentimentalismi del genere.

In effetti, Asahi si ritrovò all'improvviso nella sua classe, con la testa appoggiata al banco e gli occhi gonfi dal sonno. La lezione era finita, ma non aveva sentito nulla di quella materia.
Ah, ecco; stava sognando. Arrossì per quello a cui aveva per poco creduto, come se si fosse creato da solo una degna fine per la loro amicizia. La verità, però, è che quello non era altro se non un sogno.

E il loro legame, anche dopo il liceo, non si sarebbe spezzato mai.

Parole: 555

// Buonasera. Inizio pubblicando a filo con il primo giorno, prompt "liceo". Sinceramente non sapevo bene come intenderlo, sono andata un po' a sensazione. Il risultato non è granché, ma almeno c'è. Alla prossima. \\

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