Quindici uomini sulla cassa del mortoio-ho-ho, e una bottiglia di rum!
Tortuga: 12 novembre 1715
La luce tremolante di un'unica candela accesa illuminava incerta l'oscura stanza della nave.
James sedeva sull'ampia poltrona dell'angolo più in penombra. I suoi occhi chiari restavano puntati sull'unica vera fonte di luce esistente. Stella. Era lì davanti, ritta sulle gambe sode e fasciate dagli stretti pantaloni in pelle.
Le sue movenze lente e sensuali catturavano il suo avido sguardo.
"Sarebbe il momento migliore per compiere il nostro furto e fuggire", aveva detto con aria piuttosto incerta il giovane mozzo. Deglutì, e il suo pomo d'adamo tremolò mentre le sue dita si aggrappavano convulsamente ai braccioli della poltrona.
"Non adesso, mozzo, abbiamo altro a cui pensare", le labbra scarlatte della donna si incurvarono in un sorriso ferino, mentre la cinghia di pelle che stringeva la sua esile vita scorreva fuori dal suo passante.
"Se tornasse il capitano...", balbettò James senza alcuna volontà.
La piratessa gli si avvicinò con estrema lentezza, spostando una ciocca sudata di capelli biondi dalla sua fronte. Il suo sguardo lascivo percorse la tonicità di qui muscoli forti e perfetti, forgiati dal duro lavoro di mozzo a bordo della nave di uno dei più prestigiosi pirati del suo tempo.
"Garrosh non tornerà prima dell'alba. Se posso avanzare un'ipotesi, è già ubriaco fradicio e circondato da un paio delle puttane più pagate di tutta Tortuga".
Il lampo di fastidio che era emerso da quei due occhi profondi come un abisso, ci mise molto poco a sparire. La donna aveva preso a tirar fuori dai pantaloni di James l'ampia maglia che ne copriva i pettorali. Bramava la sua carne giovane, e sapeva esattamente quanto lui non desiderasse altro che assaporare la sua pelle.
Lei era Stella. La compagna di capitan Garrosh.
Nessuno conosceva il suo vero nome. Era così che si faceva chiamare. Rapita lungo la costa amalfitana da Garrosh, l'unica cosa di cui tutti erano a conoscenza erano le sue origini Italiane.
Malgrado il nome che indicava i luminosi ed eterei corpi celesti, Stella non veniva da un giardino del cielo. Era un'anima dannata, esattamente come l'intera ciurma di pirati al cospetto di Capitan Garrosh.
La meravigliosa piratessa dai capelli lisci e neri come la notte per quella sera aveva deciso di essere libera. Di riprendere in mano la propria vita. E aveva deciso di farlo insieme a James, il ragazzo che sulla nave contava meno di tutti. Il mozzo più attraente che fosse mai stato a servizio del suo capitano.
"Sei sicuro di venire con me?"
James annuì, incantato. "Sì".
Era come attraversare un ponte. C'era una sponda dall'altra parte, eppure bastava fermarsi in mezzo un attimo e guardare giù per essere preda della paura. Ma per loro contava di più la libertà. Per amore avrebbero fatto quel grande salto e il cielo quella notte avrebbe visto una nuova Stella brillare, o forse due. Sarebbero fuggiti insieme, col bottino, finalmente ricchi. Finalmente lontani dalle prepotenze di Garrosh e dall'odiosa vita di mare.
Un miagolio ruppe il silenzio, attirando per un momento la loro attenzione. Il gatto di Garrosh, nero, ritto sulle quattro zampe, li stava osservando entrambi con i suoi caldi occhi ambrati. Un brontolio gutturale proveniva dalla sua gola mentre scrutava James minaccioso.
"Questo gatto mi inquieta", mormorò James sollevando entrambe le braccia per lasciare che Stella lo spogliasse.
La donna abbozzò un sorriso sommesso, poi sganciò il bottone che affermava i propri pantaloni.
"E' solo un gatto... e, oltretutto, penso che potrebbe venire con noi anche lui".
James scosse il capo. "Non possiamo rubare l'anello e portare con noi anche un animale chiassoso".
La piratessa si accigliò. "Barbanera è il mio gatto, prima ancora d'essere il gatto di Garrosh". Il dito indice di Stella scorse lungo l'addome di James. Si sedette a cavalcioni sulle gambe di lui e chiuse gli occhi, godendo della sua stretta vigorosa sulle cosce.
"Per mischiare il tuo mondo col mio devi essere proprio un incosciente", continuò lei ad un suo orecchio, sebbene avesse tutta l'aria di chi non aveva nessuna voglia di impedire alcuna incoscienza.
"Potrei essere dio...", la rimbeccò James con un ghigno, tuffando le labbra avide al collo di lei. "Non necessariamente un pazzo".
Lo scricchiolio del legno giunse alle loro orecchie, lontana eco di un mare tranquillo. La nave, attraccata al porto di Tortuga, dondolava piano, cullata dalle onde. Nessun rumore proveniva dalla coperta, segno che tutti i marinai stavano dormendo.
"Voglio essere tua un'ultima volta, James... poi ruberemo quel dannato anello e se moriremo, lo faremo soltanto per la nostra libertà!"
James non indugiò oltre. Accogliendo di buon grado l'invito della compagna di Capitan Garrosh, la sollevò tra le braccia e la adagiò sull'ampio letto a baldacchino di quella stanza semibuia. Barbanera miagolò e con un balzo andò ad acciambellarsi sulla poltrona dove un attimo prima era seduto James.
La luce della candela tremolò ancora per un po'. Poi si spense anche quella, e nell'oscuro vascello, l'unico suono di quella notte senza luna furono i loro respiri e gemiti sommessi, accompagnati dal dondolare dello scafo sulle onde del mare.
...
"Da questa parte". Stella lo stava incitando a raggiungerla col favore dell'oscurità. James si mosse a passo felpato, attraversando un angusto corridoio fino alla cabina privata del Capitano. La luce tenue di un mozzicone di candela tornò a illuminare la ricca stanza di comando. Garrosh era assente, troppo impegnato nei suoi loschi affari a Tortuga per tenere d'occhio il proprio equipaggio e la compagna irriverente.
"Dove potrebbe tenerlo?"
Stella scosse il capo. "Non ne ho idea. Non si fida neanche di me".
James ridacchiò. "Chissà perché...".
La giovane donna lo fulminò con lo sguardo, chinandosi a rovistare dentro un baule. Calici, coppe, piatti di ceramica. Ma dell'anello che avrebbe permesso loro di accedere alla grotta del tesoro di Garrosh nessuna traccia.
"Non potrebbe averlo portato con sè?"
La piratessa scosse il capo. "Impossibile".
Nello stesso momento in cui terminò di pronunciare quella frase, a James venne sotto gli occhi una grande conchiglia.
Stella, che parve leggerlo nel pensiero, nel momento in cui seguì il suo sguardo, balzò con uno scatto felino davanti a lui e ghermì con le dita la conchiglia.
"Questa la prendo io... mozzo".
James fece una smorfia. "Donna di poca fede".
La piratessa scosse la conchiglia, constatando che al suo interno fosse presente qualcosa di leggero e metallico.
"Non lo senti anche tu il rumore del mare?", ghignò la donna, scorrendo furbescamente la punta della lingua sul labbro superiore.
"Oh sì...", sussurrò James, avvicinandosi pericolosamente alle labbra di lei.
"Non sei ancora contento, James Bingley?"
"Dovrei?"
Quel concitato scambio di battute fu interrotto da un rumore. Qualcuno doveva aver notato la luce.
"Dannazione!", imprecò la piratessa, soffiando svelta sullo stoppino ghermito dal fuoco.
La luce di una torcia illuminò in parte la stanza, anche se la candela era stata spenta. "Chi è là?", gracchiò una voce dall'esterno.
James deglutì trattenendo il respiro. Se li avessero scoperti...
Il fuoco della torcia sfavillò dietro la porta, poi l'uomo spostò il chiavistello per entrare nella stanza.
James strinse le dita sull'elsa del piccolo pugnale nascosto nel suo stivale e, quando la luce della torcia illuminò a giorno la stanza, Stella scattò all'attacco.
"Signora", boccheggiò il marinaio sorpreso.
Non ebbe nemmeno il tempo di dare l'allarme che già Stella gli aveva piantato il pugnale nel petto.
"Dobbiamo squagliarcela, presto tutto l'equipaggio ci si rivolterà contro", mormorò la giovane donna, intascando la conchiglia con l'anello dentro l'ampio cappotto scuro.
"Aspetta...", disse James, immobilizzandola per un braccio.
Stella lo guardò col respiro affannato, indirizzando poi uno sguardo sconcertato alla pozza di sangue che si allargava dal cadavere ai suoi piedi.
"Chi mi garantisce che una volta a terra tu non sparirai con l'anello di Garrosh?"
"Nessuno", proferì lei tagliente.
James scosse il capo infastidito.
"Ho bisogno di te per trovare la grotta del tesoro, ti basta? Non so come aprire il passaggio... e in qualche modo ho intuito che quest'anello non ne è la sola chiave".
"Ah no?", domandò James scettico.
"No", grugnì lei strattonandolo. "Andiamo, dobbiamo passare a prendere Barbanera", terminò dispotica.
"Stai scherzando, vero? Vuoi che mi faccia ammazzare per uno stupido gatto?", protestò il giovane mozzo.
Lei annuì placida. "Sarà un attimo, nessuno si sveglierà e ce la fileremo in un batter d'occhio".
James sospirò spazientito. "Muoviamoci", borbottò con un filo di voce.
Avevano raggiunto la camera di Stella, dove il gatto continuava a dormire tranquillo sulla sua poltrona. Quando Stella lo prese tra le braccia questo protestò con un miagolio sommesso.
"Shhh", gli mormorò la piratessa, rassicurante.
James roteò gli occhi. "Donne e le loro assurde pretese".
Stella lo zittì con un gesto della mano. "Lo reggeresti un momento? Devo prendere la mia spada".
James prese la palla di pelo tra le braccia e questo soffiò pericolosamente. "Non credo proprio di star simpatico a questo coso, fai presto".
"Quel coso è un gatto!", lo rimbeccò lei, tutta intenta a passare la cinghia della guaina nei passanti.
Il brontolio minaccioso della bestia anticipò quello che fu un profondo graffio nella mano di James. Quando Barbanera si liberò scappando verso l'uscita, il giovane mozzo imprecò.
"Il gatto! Diamine!"
Stella si avvicinò rapidamente, contemplando con disapprovazione le sue mani vuote. "L'hai fatto scappare!"
"Io? E' una bestia del demonio, quel gatto!"
Il miagolio proveniente dalla coperta fece raggelare loro il sangue.
"Sveglierà l'intero equipaggio!"
Stella cercò di andare a recuperarlo ma era troppo tardi. Già due uomini erano intenti a riprendere il gatto del capitano, e qualcuno si era accorto del cadavere nella camera di comando.
"Tutti in coperta, cani rognosi! Ammutinamento! Tentativo di ammutinamento!"
"Spariamo!", fu l'unico suggerimento preoccupato della donna. Iniziò a correre verso la scialuppa che aveva programmato come mezzo di fuga, sicura di avere James alle calcagna.
"Dammi una mano a calarla giù!", ordinò la piratessa.
James si affrettò, mancando per un pelo la lama di un pugnale che passò sopra la sua testa. Questa si conficcò nel legno pregno di salsedine della sponda della nave con un suono metallico e inquietante.
"E' il mozzo! Prendetelo!", ordinò una voce.
Le corde scivolarono leste lungo la carrucola e la scialuppa con Stella al suo interno quasi non si capovolse in mare all'impatto.
"Vieni giù!", lo stava incitando la piratessa da dentro il piccolo scafo.
James afferrò una delle cime e prima che uno degli agguerriti marinai gli afferrasse la caviglia si lanciò di sotto. Mollò la presa solo quando i suoi piedi toccarono il rigido fondo della barca.
Remarono nella notte, consapevoli di essere braccati, fino a che non raggiunsero la spiaggia più vicina.
Quando Garrosh avrebbe saputo di quell'atto di ribellione sarebbe diventato furioso.
"Se ci riacciuffano siamo morti" arrancò James sulla spiaggia a fianco di Stella.
La ragazza rise. Rise forte. Una risata di sfogo, mentre entrambi correvano nella notte.
"Non ci riacciufferanno mai. E io, finalmente, sarò la causa della rovina del loro capitano!"
Con sprezzo sputò dietro di sé, in direzione delle lanterne delle numerose barche al loro inseguimento. Poi si perse con James nei vicoli stretti e chiassosi di una notturna Tortuga.
Un miagolio sommesso da sotto il cappotto della piratessa attirò l'attenzione di James. Poi due occhi ambrati fecero capolino dall'ampio colletto della donna.
"Non ci credo! L'hai ripreso".
Stella ghignò compiaciuta volgendo lo sguardo verso il mare lontano. Era calmo, nonostante si apprestasse ad essere inverno. "Vieni, dobbiamo trovare un posto in cui passare il resto della notte", gli disse senza degnare la sua incredulità di alcuna risposta.
James annuì. "Non ho comunque nessuna intenzione di dormire, piratessa. So bene che potresti soffiarmi via tutto in un momento e lasciarmi nei guai".
Stella ghignò. "Come sei perspicace, Bingley!" e detto questo si incamminò lungo le vie affollate di Tortuga, cantando a squarcia gola come un'ubriaca:
"Quindici uomini sulla cassa del morto
io-ho-ho, e una bottiglia di rum!"
James la osservò per un momento. Avanzava con un braccio aperto in quel canto matto e un po' ribelle e con l'altro stretto sul suo animale da compagnia.
Stella era irriverente, Stella era disonesta, Stella era sensuale e straniera. E forse gli piaceva proprio per ognuno di questi dettagli scomodi.
Con una compagna come lei accanto il tesoro, di certo non sarebbe rimasto inutilizzato. E di questo James era più che sicuro.
[Per questa breve OS mi sono ispirata ad alcune mie vecchie conoscenze musicali e letture. Tra i libri è degno di essere citato: "l'isola del tesoro". Per i film invece un'ampia fetta della mia storia spetta a "Pirati dei caraibi". Una canzone, poi, mi ha "suggerito" il tema della piratessa ribelle e del compagno di ventura. Nonostante i cantanti a cui mi sono rifatta siano ritenuti obsoleti, penso che questa loro canzone sia pura poesia :) il titolo è Stella. La conosco perchè la ascoltava spesso mio padre allo stereo e mi è rimasta nella testa. E' emersa magicamente nella mia mente quando si è parlato di avventura.
Ho usato tutte le parole della traccia almeno due volte. All'inizio le ho evidenziate, dopo un massimo di tre volte ho ritenuto che non ce ne fosse stato più bisogno.
Spero la storia della novellina del team sia di vostro gradimento e che un po' l'onnipresenza del gatto rompiballe vi abbia fatto sorridere. A risentirci alla prossima prova ;) Selhene- ]
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