La Mutaforma
Imbarazzante.
Era questa l'unica parola che mi volteggiava sempre nella mente e che mi descriveva.
Frequentare la S.G.H. era per quelli come me un onore, un privilegio ma io non la vedevo del tutto così, soprattutto se avevi un ridicolo potere come il mio.
E dire potere era davvero un grande eufemismo.
Più che altro era stato un ridicolo scherzo del destino che si era preso gioco di me per qualche torto che avevo commesso, cioè forse quello di aver ammazzato per puro sbaglio un ragno, ma avevo dovuto farlo poiché nelle mie sembianze quel piccolo animaletto in realtà era un gigantesco mostro pronto a papparmi.
Feci un profondo respiro cercando di non pensare anche solo per un nanosecondo alla sfortuna che mi era capitata e sconsolata ormai deposi nella mia valigetta da erborista alcune bacche di belladonna sempre stando attenta a non provocare qualche danno prima ancora di averle messe al sicuro.
Quando alla S.G.H. i corsi saltavano per qualche problema, amavo andarmene con la mia valigetta alla serra della scuola perché lì c'erano piante di ogni tipo con diverse proprietà e io adoravo tutti i tipi di erbe, e con il mio grande libro "La piccola erborista", riuscivo a scoprire anche il più piccolo dettaglio, individuando cose che forse a primo occhio non si riuscivano a vedere.
Posai la valigetta rossa e di plastica sulla scrivania, dove Salem, il mio gatto nero se ne stava a poltrire, ma appena sentì gli odori provenienti da quel contenitore con un miagolio sbarrò i suoi occhietti e sbuffando scese dalla scrivania rifugiandosi velocemente sul mio letto e sorrisi con sguardo divertito.
Afferrai in fretta e furia la mia tracolla scolorita appoggiata alla sedia e agguantai con forza la maniglia della porta della mia camera staccandola quasi e a passi svelti mi diressi fuori dal dormitorio Ovest, avviandomi purtroppo al campus centrale dove si tenevano le lezioni.
La S.G.H. ovvero la Special Guys High, aveva una struttura a triangolo con alla base il campus e gli uffici degli insegnanti più quello del preside mentre in alto, sulla punta alloggiavano i dormitori. Ovest erano quelli femminili ed Est maschili, insomma una scuola con i fiocchi, una scuola dove i genitori riuscivano a sbarazzarsi dei propri figli proprio come era accaduto a me perché sapevo perfettamente di essere la vergogna dell'intera famiglia.
Il campus era collegato ai dormitori da un corridoio centrale che si allungava per tutta la pianta a triangolo quindi non fu difficile arrivare a destinazione, anche se iniziavo già a percepire gli sguardi sprezzanti su di me, ma era del tutto normale, anzi sarebbe stato strano il contrario.
Per fortuna arrivai al mio armadietto senza essere disintegrata e lasciai andare un profondo sospiro di sollievo mentre raschiavo dalla mia anta dei residui di gomma che sicuramente qualche scagnozzo dell'Innominata, come la chiamava la mia migliore amica, aveva avuto la gentilezza di appiccicare.
Del tutto indifferente a cosa stava accadendo alle mie spalle, aprii stranamente l'armadietto, pronta a trovarmi qualche scherzetto ma fu sbalorditivo non vedere niente e con mia grande sorpresa, spalancai gli occhi, facendo scivolare ancora di più sul naso i miei occhiali viola alla Buddy Holly che alzai prontamente con il mio indice sinistro mentre fissavo ancora estasiata l'armadietto intatto.
Oh per Giove!
Qui c'era da fare una festa, tuttavia sapevo che qualcosa non andava, riuscivo ad avvertirlo, il mio sesto senso alias le proprietà del mio imbarazzante potere, mi dicevano di stare comunque attenta poiché c'era qualcosa che mi stava sfuggendo e avevo paura di scoprirlo.
-Ma Buongiorno per tutto il giorno!- mi urlò letteralmente all'orecchio Adele, la mia migliore amica, spaventandomi totalmente, facendo precipitare verso il suolo il libro di magi-scienza, ma con una grazia che solo lei possedeva, riuscì a prendere il libro prima dello schianto, restituendomelo.
-'Giorno anche a te, Lele- apostrofai guardando di sottecchi la mia amica lentigginosa che socchiuse gli occhi mentre io sogghignai.
-Odio quando mi chiami così, Porcellina- questa volta fu il turno di Adele di punzecchiarmi.
Chiusi l'armadietto di scatto, girandomi velocemente verso di lei, che aveva socchiuso la bocca.
Sapeva che non riuscivo a contenere bene le mie emozioni poiché l'altro mio istinto non si sarebbe fatto scrupoli a prendere il sopravvento, ma io non volevo, non potevo lasciarmi andare, era una cosa che non potevo fare soprattutto per me stessa.
-Ehi tesoro tranquilla. Tu sai che io scherzo. Ora fa un profondo respiro- corse subito in mio aiuto la mia amica invogliandomi a mantenere la calma.
Era facile per lei.
Non era costretta tutte le volte a ricorrere ad un grande autocontrollo per non prendere altre sembianze.
Non era sempre presa di mira dal gregge dell'Innominata come lo ero io ripetutamente.
Non era la vergogna dell'intera famiglia.
Non si sentiva imbarazzante e insignificante alla vista del suo potere.
Nessuno riusciva davvero a capire cosa provavo ogni volta, quante difficoltà avevo nel fare qualsiasi cosa, con la paura di compiere qualche passo falso, tuttavia non volevo essere giustificata, era una cosa che non tolleravo.
Spesso durante le lezioni, beccavo qualche professore guardarmi con quegli occhioni comprensibili e così umani che mi facevano venire il voltastomaco perché mi compativano e io non potevo accettarlo.
Ero uguale a tutti gli altri e allo stesso tempo diversa come tutti e non mi meritavo un trattamento diverso solo perché avevo un ridicolo potere, perché ammettiamolo, era così.
Alla fine nessuno riusciva a capirmi, forse l'unico era stato quel ragno prima di essere spiaccicato. Almeno aveva capito che ero una creatura succulente, degna di essere il piatto portante del suo banchetto.
-Tutto apposto. Sto bene- dissi ad Adele cacciando fuori il sorriso più falso.
Mi dispiaceva prendere in giro la mia migliore amica, ma sapeva perfettamente che tipo ero e credetemi il mio concetto di "tipo" lasciava molto a desiderare.
Volevo bene alla mia dolce Adele, eppure sapevo che perfino lei non riusciva a comprendermi del tutto e confermarlo ogni volta era come una pugnalata al cuore.
-Ti ho visto da lontana con le orbite di fuori. Stavo quasi per chiederti di posare per me ricreando un nuovo Urlo di Munch- parlottò la mia amica, agitando furiosamente la sua coda bionda in tutte le direzioni, mentre i suoi occhi nocciola spiccavano tra tutte quelle lentiggini.
Alzai gli occhi al cielo scuotendo il mio caschetto divertita, e feci per parlare quando le parole mi morirono in gola vedendo Adele con gli occhi sbarrati e la bocca che disegnava una perfetta O.
Oh oh, guai in vista.
Non c'era neanche bisogno di girarsi e vedere cos'è che aveva attirato l'attenzione della mia amica.
Il corridoio degli armadietti si riempì di un'intera boccetta di profumo Dior, e il rumore di tacchi che battevano freneticamente a terra, mi fece temere il peggio.
Strinsi forte il mio libro di testo e roteai sui talloni in modo da farla subito finita.
Mancavano solo dei ventilatori per far muovere i capelli per l'entrata in scena dell'Innominata&Co.
L'ape regina ovvero l'Innominata, se ne stava al centro del suo alveare e sfilava come se il corridoio fosse diventato una passerella a mia insaputa, e nei suoi tacchi a spillo stile Barbie affrontava la mattinata con un'eleganza di una pantera ed io non potei far a meno di sentirmi un elefante alle prese con i monopattini.
Sparpagliati alla sua destra e sinistra, come un ventaglio, c'erano le sue tre migliori amiche, le sorelle Twig, nel vero senso della parola, che erano più che altro delle plebee ai suoi ordini, mentre i veri scagnozzi del gruppo erano i Tremor, o almeno così si facevano chiamare. Erano quattro ragazzi dal fascino pericoloso e insopportabile; insomma il sogno proibito di ogni ragazza peccato però che il capo banda avesse una storia con l'Innominata, anche se tutti sapevano che lei aveva un debole per Axel O'Casey.
Chi non aveva un debole per quel ragazzo?
Il capo gregge sfilava per il corridoio come se fosse il suo territorio, soprattutto se c'ero io nelle vicinanze, e allora quel territorio si sarebbe trasformato in un'arena da caccia.
Adele cercò di convincermi ad andarmene prima che lei si avvicinasse a noi, ma sapevo che già mi aveva adocchiato e scappando con la coda tra le gambe sarei risultata solo un'ipocrita e non volevo esserlo.
Appena lo sguardo dell'Innominata si posò un attimo sulla mia figura, iniziò a sogghignare e disse qualcosa alle sue amiche e al suo ragazzo vicino che scoppiarono a ridere come se non sapessi chi era il loro argomento.
Tutta la S.G.H. mi conosceva, ovvero tutti conoscevano cosa diventavo e questo all'inizio fu un problema, per paura di non essere accettata, ma alla fine capii che comunque di veri amici ne avrei trovati pochi e per me non fu un vero e proprio scandalo, tuttavia essere vista male o essere derisa da tutta la scuola, non era quello che avevo sempre desiderato.
Non nego di esserci rimasta male all'inizio.
Ogni giorno appena finite le lezioni, correvo con le lacrime agli occhi in camera mia, sotto lo sguardo divertito di ogni studente che m'indicava come se fossi un fenomeno da baraccone ed io piangevo, perché forse era davvero l'unica cosa che mi era rimasta da fare.
Credevo di non essere pronta a tutto questo, di non poter sopportare tutte le prese in giro dei miei compagni, eppure con mia grande sorpresa alla fine ci ero riuscita. Ero riuscita nonostante tutto a camminare a testa alta sebbene fossi la prima a vergognarsi ancora di quello che era, tuttavia ero consapevole di non poter cambiare le carte.
La pelliccia leopardata che avvolgeva le spalle dell'Innominata sembrò ringhiarmi contro, tant'è che sussultai come se mi avessero punto con uno spillo.
Sapevo che ora stavo invadendo tutto il suo campo visivo e quando ormai fu a poca distanza da me, lei e il suo gruppetto rallentarono pronti a cacciare.
-Oh, ma guarda chi si vede!- esclamò il capo banda dei Tremor, nonché fidanzato dell'Innominata, che teneva il suo braccio posato sulle spalle della sua ragazza mentre sghignazzava come una iena in calore con il resto del gruppo. -Ti è piaciuta la gomma, Maialina?-
Strinsi ancora di più al petto il libro di magi-scienza sapendo che non avrei resistito ancora per molto.
Con il tempo avevo imparato a contenere molto il mio istinto, ma comunque sembrava non essere abbastanza poiché era sempre pronto a manifestarsi.
Mentre il gregge se la rideva di gusto, sentii il cuore salirmi in gola e pulsare forte nelle mie orecchie tanto da farmi venire il mal di testa.
Iniziai a sudare freddo e questo non era un buon segno, anzi era pessimo.
Chiusi forte gli occhi sperando in una sparizione improvvisa del gruppo di fronte a me, ma evidentemente non funzionò e li riaprii di scatto con il risultato di avere i miei occhiali alla fine del naso, pronti a collassare.
-Sì, davvero molto buona- risposi con la voce tremolante mentre dietro di me Adele mi stringeva forte il braccio sinistro senza farsi vedere. -Peccato che ne era rimasta poca. Forse qualcuno avrà avuto già l'onore di assaggiarla- continuai, facendo calare il silenzio nel gregge che a uno a uno presero a fissarmi intensamente.
L'ape regina tossì leggermente, togliendosi il braccio del ragazzo con una smorfia di disappunto che non mi sfuggì, ma mentre mi stavo complimentando mentalmente con me stessa per averli fatti zittire, l'Innominata si girò completamente dalla mia parte e potei giurare di vedere i suoi occhi cambiare e diventare per una frazione di secondo gialli.
Aia, pessimo segno.
-Lasciali stare. Sai come sono fatti loro, amano divertirsi- sospirò la ragazza, scrollando da una spalla all'altra la sua chioma caramello perfettamente ordinata.
Per un momento pensai che per una santissima volta stesse dalla mia parte, cosa davvero assai strana, ma quando sul suo dolce visino che avrei letteralmente investito con un trattore, comparve un ghigno sinistro, capii perfettamente che stava per buttare una bomba molto più grande del suo ragazzo, dopo tutto era lei la migliore a detta sua.
-Non è vero, Circe?- mi domandò con tutta l'innocenza del mondo, mentre pronunciava il mio nome scandendo lentamente ogni singola lettera.
Feci per risponderle ma lei mi bloccò alzando una mano fresca di manicure. -Sapevi che Circe era una maga molto stimata no?- chiese innocentemente, analizzandosi attentamente le unghie come se non le avesse ancora viste, tuttavia non mi diede il tempo di rispondere perché proseguì incurante. -Dopo che Ulisse sconfisse i Lestrigoni, approdò nell'isola della maga e mandò in ricognizione i suoi uomini, ma ahimè!- fece una pausa e un sospiro teatrale, mentre quelli del suo gruppo pendevano dalla sue labbra e io invece avrei preferito prendermi a capocciate. -La maga trasformò gli uomini dell'eroe in animali, soprattutto in maiali. Forse è per questo che i tuoi ti hanno chiamata così. Tu e quei maiali trasformati avrete qualche parentela in comune, Maialina- concluse con un sorriso soddisfatto mentre i miei occhi si spalancarano.
Le voci alla S.G.H. correvano come la luce, e tutti sapevano che non avevo buoni rapporti con nessuno della mia famiglia. L'unica persona che davvero mi accettava era nonna Beverly. Non amavo parlare dei miei parenti, soprattutto perché mi ritenevano come un dannato scherzo della natura e sapere di non poter contare su di loro era sempre stata dura da accettare, ma nessuno si poteva permettere di parlare dei miei problemi. Quelle erano cose private, di cui nessuno poteva parlarne almeno per rispetto, ma evidentemente mi sbagliavo, e questo mi fece capire come in realtà possano essere le persone.
-Credo che tu abbia esagerato, Afrodite. Questi non sono affari tuoi- le ringhiò la mia amica Adele prendendo le mie difese, mentre l'Innominata che portava il nome di Afrodite la guardava con ribrezzo sotto le risate del suo gruppo.
-Come mi sei calata in basso- sputò fuori la ragazza mentre squadrava con un'ultima occhiata la mia migliore amica e invece a me si limitò a darmi una spallata senza neanche guardarmi, come se fossi un rifiuto.
Per quanto fossi abituata a subirmi trattamenti del genere, ogni volta era come se strappassero un pezzo del mio cuore e alla fine finivo col domandarmi quanto ancora sarebbe durato tutto questo, perché sapevo che prima o poi sarei crollata e lì davvero mi sarei resa conto quanto sarei stata sola.
La campanella esplose nel corridoio e con uno scatto strinsi ancora di più il mio libro mentre Adele mi dava un'occhiata apprensiva.
-Non ci pensare tesoro. E per la cronaca io adoro il tuo nome- dichiarò la mia migliore amica e questa volta riuscì a farmi scappare davvero un sorriso.
Forse non ero da sola dopotutto, o forse si.
***
Nonostante adorassi magi-scienze, questa volta non diedi ascolto alla professoressa Spisto che se ne stava entusiasta in piedi vicino alla cattedra a spiegare qualcosa che io non avevo minimamente sentito.
Anche se ero sempre presa di mira dal gregge, finendo per essere sempre la loro vittima come dichiarava Adele, questa volta l'Innominata o meglio conosciuta come Afrodite e il suo gruppo mi aveva letteralmente spiazzato.
Non era tanto per la battuta di pessimo gusto sulla maga Circe, da cui avevo ripreso il nome, ma per aver tirato in ballo i miei genitori, la mia famiglia che per me era un argomento tabù ed era sempre stata la mia vera debolezza. Crescere senza l'affetto della mamma e papà sembra una cosa impossibile, insomma chi non adorerebbe una neonata dagli occhi dolci? Nessuno. Tuttavia per i miei genitori era un altro discorso, soprattutto se la figlia in questione aveva avuto la sfortuna di ereditare qualcosa di orribile e imbarazzante, qualcosa che avrebbe rovinato la propria reputazione e proprio per questo riuscivo a dare una risposta. Si riusciva benissimo a sopravvivere senza l'affetto dei propri genitori, dopo tutto io ne ero la prova.
Per quanto ne sapevo, io non avevo genitori, cioè li avevo, ma loro non hanno mai tentato di avere rapporti con me quindi li ho sempre ritenuti delle ombre del mio passato, anche se ora oscuravano il mio presente. La mia unica famiglia, la mia unica casa era nonna Beverly.
Prima di ritornare al mio armadietto passai per il cortile della scuola, attrezzato con tavolini da pic-nic affollati di studenti che scherzavano e confabulavano tra di loro.
Sotto diverse occhiate attraversai il cortile in fretta e furia godendomi l'aria primaverile che mi faceva il solletico sulle braccia, pregando in nessuna apparizione di Afrodite e il suo gruppetto.
Per fortuna prima ero riuscita a controllare i miei stinti a detta di Adele, ma lei non sapeva che in realtà quando l'Innominata aveva fatto quella pessima battuta sui miei genitori, uno strato di pelo marroncino mi era apparso sulla mano e questo stava a significare che se la conversazione fosse durata solo un secondo in più, sarei stata spacciata e avrei dato sicuramente spettacolo.
Sospirando rassicurante alla vista di nessun guaio, uscii dal cortile dirigendomi in uno dei corridoi stranamente deserto.
Il rumore dei passi mi rimbombava nelle orecchie, eppure non fu quello a distogliermi dai miei pensieri.
Improvvisamente i capelli mi si rizzarono, come se avessi preso una scossa elettrica. Un lungo brivido attraversò tutto il mio corpo facendomi venire la pelle d'oca e una fitta lancinante alla testa mi mandò quasi al tappeto.
Era come se un giocatore di wrestling stesse picchiando più volte con un mega martello sulla mia testa, e il dolore era così insopportabile che artigliai il muro vicino, facendo cadere a terra il libro di magi-scienza.
Non riuscivo a capire cosa mi stava succedendo, cos'era quel dolore improvviso, tuttavia quando iniziai a vedere in modo diverso e a notare del pelo marroncino su entrambe le mani, entrai letteralmente nel panico.
Il mio corpo umano sembrava non riuscire a contenere quel dolore improvviso, mentre l'altro mio istinto minacciava di uscire.
Un'altra fitta alla testa mi fece gemere, facendo rizzare in alto le mie orecchie che avvertirono qualcosa.
All'inizio non capii bene cosa fosse, ma concentrandomi di più su quel rumore, attinsi a una delle proprietà che comprendeva quell'istinto che cercavo di seppellire.
Tutto intorno a me si accentuò ancora di più: riuscii a sentire le risate degli studenti vicini e alcuni pezzi delle loro conversazioni; sentivo lo sbruffare del professor Crico che se ne stava seduto sulla sua cattedra a sfogliare chi sa quale rivista e alla fine proprio dietro di me, prima di imboccare il mio corridoio sentii qualcosa strisciare, come se una delle inservienti stesse lavando a terra, ma quello era più un rumore animale, come uno strisciare di un serpente e non potendolo più controllare, il mio istinto prese il sopravvento, sovrastandomi.
Sentii la pelle lacerarsi per fare spazio a una massa di pelo marroncino che mi percorse fino agli avambracci. Gli occhiali viola caddero per terra con un fragoroso sbam, sentii le orecchie rimpicciolirsi eppure percepire ogni singolo suono e gli occhi vedere meglio che con gli occhiali.
Se il mio istinto prendeva il sopravvento, non era solo perché non ero riuscita a controllarlo, ma anche perché aveva fiutato qualcosa.
E quel qualcosa era pericolo. Quello che poco prima avevo sentito non era normale.
-Tutto bene?- una voce profonda e maschile mi fece spalancare gli occhi.
Oh no, nono. Oh per gli Dei!
In quel momento avrei solo voluto nascondere la testa come uno struzzo, ma evidentemente non era così.
Saltai completamente in aria stile Superman sotto lo sguardo di colui che aveva parlato e che non riuscivo a cogliere senza i miei occhiali.
Avevo paura di trovarmi una reazione negativa da parte dello sconosciuto, una volta avermi visto tasformata in una palla di pelo, eppure notai che la grande ombra di fronte a me non accennava ad andarsene.
Solo poco dopo mi resi conto di essere tornata alla normalità.
Quel dolore alla testa se ne era andato, non percepivo più la mia seconda pelle fino agli avambracci e le mie orecchie si erano tappate, come se avessi fatto un viaggio in aereo, mentre i miei occhi tornarono come prima e senza gli occhiali a malapena riuscivo a vedere dove mettevo piede.
Dopo avrei pensato e cercato una spiegazione a tutto questo, ora dovevo salvare solo la mia dignità, così mi abbassai e tastai a terra alla ricerca dei miei occhiali come una disperata, sperando di vedere il volto dello sconosciuto.
Due mani grandi e calde m'incorniciarono il viso, posandomi sulla punta del naso i miei occhiali fino a tirarli sempre più su e così finalmente lo vidi.
I miei occhi catturarono subito le sue mani forti, coperte da dei guanti da motociclista con le nocche di ferro e il mio volto prese fuoco come una melanzana abbrustolita.
Di fronte a me avevo Axel O'Casey.
Scattai immediatamente in piedi e sentii la sua risatina seguirmi ed io mi sentii sempre più in imbarazzo, non riuscivo a credere che mi stessi per trasformare davanti a lui.
Il mio sguardo dalle sue mani andò sempre più su, sorpassando quelle spalle larghe fasciate dal giubbino di pelle e soffermandosi poi sul suo viso.
Per qualche oscuro motivo non riuscivo a capire come tutti quei capelli riuscissero a stare dritti, forse con qualche forza di gravità e quelle poche ciocche che erano colorate alla fine di un rosa non troppo forte, invece di svalorizzarlo lo rendevano ancora più attraente, facendo risaltare i suoi occhi grigio ghiaccio e quelle labbra carnose che in quel momento s'incurvarono all'insù.
Oh per la barba di Merlino!
Solo dopo averlo radiografato attentamente, mi resi conto che cosa sarebbe successo se questo incontro avesse preso un'altra piega, con me trasformata in un... porcellino d'India.
Arrossii ancora di più mentre Axel s'infilava subito le mani, coperte da guanti placcati in ferro, nelle tasche dei suoi jeans.
Tutti conoscevano Axel O'Casey non solo per la sua bellezza divina, ma anche perché era l'ultimo della sua famiglia a essere un Dominatore del fuoco, solo che i Dominatori come lui dovevano indossare delle precauzioni, soprattutto per quelli che conservavano un enorme potere, infatti era per questo che lui fin dal primo giorno di scuola indossava i guanti da motociclista placcati in ferro. Poiché qualunque cosa avrebbe toccato, questa si sarebbe carbonizzata.
Nonostante questo piccolo problemino, Axel era l'orgoglio della sua famiglia, tutto il contrario di me.
-Allora?- mi chiese inclinando leggermente la testa e osservandomi attentamente, mentre io stringevo ancora di più i miei occhiali.
-Allora cosa?- replicai brusca e immediatamente me ne pentii ma lui sorrise, illuminando i suoi bellissimi occhi.
-Ti senti bene? Qualche minuto fa non avevi affatto una bella cera- osservò Axel continuando a scrutarmi con quei capelli colorati.
-Io....-
Io cosa? Avevo avvertito qualcosa e il mio istinto da porcellino d'India si era manifestato avvertendo il pericolo? Avevo sentito qualcosa strisciare che le mie orecchie super bioniche avevano percepito? Io cosa?
-Sto bene- risposi a voce bassa con la testa abbassata.
-Sei pensierosa- osservò lui senza smettere di scrutarmi. -Comunque ho saputo cosa Afrodite e il gruppetto ti hanno fatto prima, mi dispiace, Circe-continuò stringendosi nelle spalle e guardandomi davvero con aria affranta.
Annuii comprensiva e sorrisi divertita. -Beh, le voci alla S.G.H. corrono in fretta eh?-
Tuttavia vedendo che lui non mi rispondeva, subito continuai. -Tu sei Axel O'Casey?- chiesi con non chance, come se fosse una cosa del tutto normale incontrarlo.
Insomma lui sapeva il mio nome, quindi anch'io potevo conoscere il suo, no?
I suoi occhi s'illuminarono e potei giurare di vedere del fuoco in quel grigio.
-Immagino di sì. E tu sei Circe Richardson, la Mutaforma, giusto?- chiese sorridendo di rimando.
Circe la Mutaforma, era così che tutti mi soprannominavano, che mi distinguevano e sentirselo dire da praticamente una leggenda della S.G.H. ma al tempo stesso anche da uno sconosciuto, era come ricevere una padella in piena faccia.
In qualche modo Axel capì di avermi ferita, e immediatamente tirò fuori le mani e dalla punta delle sue dita partirono delle fiammelle, lo stesso per quei pochi capelli colorati di rosa alla fine. Era uno spettacolo sensazionale.
-Scusa non intende...-
-Oh tranquillo, capisco. Dopo tutto mi avrebbe sorpreso il contrario. Insomma sono la mascotte della scuola!- esclamai alzando le spalle e con gli occhi inumiditi.
Sorpassai Axel O'Casey a testa bassa e quando fui vicino a lui, un calore m'investì, come una scossa elettrica, e quando i suoi occhi incontrarono i miei, ebbi la percezione che lui stesse capendo cos'è che stavo provando.
Aspettai del tutto pensierosa Adele vicino al suo armadietto, continuando a tornare con la mente sempre a poco fa, non solo alla conversazione con Axel, ma anche a quello che avevo sentito prima e quello strisciare mi fece di nuovo rabbrividire letteralmente. C'era qualcosa che non andava e non mi ero immaginata assolutamente niente, ne ero convinta.
-Dimmi che è vero! Ti prego dimmi che è VERO!- mi fece prendere un colpo Adele afferrandomi per le spalle e scuotendomi come una bambola di pezza.
-Cosa è vero?- domandai a mia volta stringendomi gli occhiali.
-Hai parlato con lui! Con Axel O'Casey!- esclamò attirando l'attenzione di alcuni studenti vicini mentre lei si limitava a guardarmi con aria sognante. -E dimmi è bello come dicono tutti?-
Porca paletta. Le voci correvano davvero in fretta.
-Beh....- arrossii come un peperone e la mia amica cacciò un urlo elettrizzato. -Le voci dicono bene-
-Lo sapevo!- esclamò saltellando come un canguro. -E dimmi lui com'è stato?-
-Stavo venendo agli armadietti e all'improvviso ho sentito delle fitte alla testa, mi stavo per trasformare quando lui è sbucato fuori e immediatamente il mio istinto si è placato, non ti pare strano? Comunque mi ha chiesto se stessi bene e si è dispiaciuto per quello che era successo con l'Innominata e poi le sue dita e capelli hanno preso fuoco e...- parlottai velocemente quando la mia amica mi fermò.
-Aspetta un attimo- socchiuse gli occhi con sguardo da detective. -E' andato a fuoco? Porca puzzola! Perché non sei scappata?! Che cosa volevi diventare un prosciutto affumicato per caso?!- mi rimproverò proprio come nonna Beverly, tralasciando quasi tutto il mio discorso.
Alzai automaticamente gli occhi al cielo e feci per guardarla di nuovo quando qualcosa attirò la mia attenzione. Sul polso destro Adele aveva un bracciale e lei odiava qualunque cosa la stringesse, compresi i bracciali e vederglielo uno indossare fu davvero strano.
Non era solo quello ad avermi spiazzata, ma anche il fatto che questa mattina poco prima della lezione di magi-scienza, ero convinta che la mia amica non lo avesse, quindi solo prima di venire da me avrebbe potuto indossarlo.
-Da quando indossi un bracciale?- chiesi alzando leggermente un sopracciglio e osservando attentamente il gioiello.
Il bracciale era in oro e la chiusura era in bella vista e terminava con due piccoli puntini rosso brillante, forse Rubini. Fatto sta che mi sembrarono due occhi che mi stessero osservando e rabbrividii letteralmente, avvertendo di nuovo una di quelle fitte.
-Chi ti ha dato quel bracciale, Adele?- chiesi preoccupata osservando la mia amica che sembrava rapita da quell'oggetto, poiché continuava a girarselo tra le mani.
-Adesso basta, Circe!-
Sbarrai gli occhi dalla durezza con cui la mia amica mi stava guardando, non era da Adele.
-Sono stufa di dirti sempre tutto. Che dici saranno affari miei su chi me l'ha dato e perché?! Non devo mica dirti sempre tutto! E poi ho cambiato idea. Adoro questo bracciale- esclamò con voce tagliente e ghignando leggermente mentre continuava a guardare rapita quel bracciale.
Adele non cambiava mai idea. Se diceva una cosa, era quella punto e basta.
C'era qualcosa che non andava, riuscivo a percepirlo e quando i miei occhi si posarono di nuovo su quel bracciale, un'altra fitta mi attraversò.
-Adele devi darmi quel bracciale- ordinai allungando una mano per prendere il gioiello.
Vidi la mia amica esitare e fui convinta di averla persuasa, quando si tirò indietro con sguardo inferocito.
-Tu non sei nessuno. Hai capito, piccola Maialina?-
I miei occhi si spalancarono e il mio cuore perse un battito quando la mia amica mi voltò le spalle.
Ero davvero rimasta sola.
***
La notte calò sulla Special Guys High ed io rifugiata nella mia camera, fissavo il soffitto pensando a tutto quello che era successo mentre Salem mi faceva le fusa alla ricerca di qualche coccola.
Ero arrivata a due o forse tre conclusioni: la prima era che forse stavo letteralmente impazzendo per via del mio bisogno di prendere le altre sembianze da Mutaforma, la seconda era che davvero avevo sentito quello strano strisciare e avevo avvertito una sensazione piuttosto ambigua, stando vicina al nuovo bracciale di Adele e terzo che qualcuno tipo Afrodite, si stava prendendo gioco di me e devo dire che ci stava riuscendo perfettamente.
Sapevo che c'era qualcosa che non andava, perfino ora ero avvolta da una strana sensazione, solo che non riuscivo a trovare la fonte o almeno il perché.
Salem sbadigliò miagolando e lo seguii a ruota e stringendomi a lui spensi l'abat-jour cercando anche se per poco di riposare la mia mente, anche se il mio corpo era rigido per questo imminente pericolo e i miei pensieri correvano sempre sulla mia migliore amica Adele.
Mi svegliai di soprassalto completamente sudata.
Il mio respiro era affannoso e ansimavo come se avessi appena finito una maratona.
Una nuova fitta alla testa mi fece gemere e osservando le mani, notai che erano completamente ricoperte di pelo marroncino. Questa volta non avrei potuto bloccare la trasformazione.
Soffocai un gemito di dolore quando sentii le ossa frantumarsi come se mi avessero schiacciato. Il pelo dalle mani corse in tutte le direzioni del mio corpo mentre cercavo di trattenere quel dolore che mi si stava accumulando. All'improvviso tutto il mio corpo iniziò a rimpicciolire, partendo dalle mani fino a quando il pigiama che indossavo non divenne troppo grande per me. Le orecchie man mano si fecero più piccole, mentre la vista, l'udito e l'olfatto si facevano più acute e quando la trasformazione fu completata, mi trovai inghiottita dalla mia divisa di notte.
Sbuffai mentalmente, strizzando i miei occhi del tutto neri.
Dopo aver resistito per tutta la giornata, alla fine Circe Rachel Richardson si era trasformata in un porcellino d'India.
Fantastico, se ci fosse stata Afrodite con il suo gruppetto, si sarebbero fatti due risate, ma non era il momento per farlo.
Sgusciai dalla mia vestaglia e grugnii vedendo il mio gattino ancora appisolato vicino al mio letto e in un certo senso era meglio così, senno avrebbe cominciato a rincorrermi e non avevo voglia di fare una maratona a quattro zampe.
Arricciai il mio nasino avvertendo uno strano odore che proveniva fuori dalla mia porta e facendo attenzione a non rompermi qualche ossa, mi arrampicai sul comodino e feci l'errore di guardare in giù. Noi porcellini d'India non amavamo l'altezza e, infatti, soffrivo di vertigini.
Usando il filo dell'abat-jour come una corda, iniziai a scendere, sentendomi una mini Tarzan con le liane, fino a quando le mie piccole zampe non toccarono il pavimento freddo della mia camera.
Soffocai un gemito di paura pregando di non incontrare qualche brutto insetto e avendo preso in considerazione l'opzione di una trasformazione notturna, tirai la corda che era appesa alla maniglia della porta e finalmente si aprì uno spiraglio che mi fece sgattaiolare nel corridoio del dormitorio femminile.
Fuori l'odore e la sensazione di pericolo era ancora più forte, e stringendomi nel mio pelo marroncino, camminai a filo raso lungo il muro sinistro del corridoio semi illuminato da alcune torce appese in alto. Un silenzio inquietante mi avvolse come un mantello, perfetto per qualche film sui posseduti che adorava tanto Adele e solo a pensare alla mia amica mi venne una fitta al cuore.
Nessuno a quell'ora usciva per andarsene a fare una passeggiata; l'unica idiota che sgattaiolava a quell'ora di notte con l'iniziativa di morire, potevo essere solo io.
Osservai attentamente tutte le porte delle stanze delle studentesse chiuse e continuai a camminare lentamente quando il pelo all'improvviso si rizzò come quello di un riccio.
Abbassai il mio muso per terra e arricciai il naso avvertendo qualcosa, così sempre sull'attenti, mi diressi verso quello strano odore che m'investiva totalmente.
Superai tre o quattro porte e alla fine lo vidi.
Anche se avrebbe dovuto essere trasparente e impossibile da notare, i miei occhi fecero risaltare quella strana macchia che si allungava verso l'ultima porta. Mi avvicinai titubante e in quel momento avrei preferito portarmi una molletta per tapparmi il naso piuttosto che sentire quell'odore ripugnante. Squittii leggermente e con zampe esitanti mi avvicinai a quella strana macchia fino a quando non fui abbastanza vicina da capire cos'era: non era proprio una vera macchia, più che altro era una specie di scia giallognola che si allungava lungo il muro e quando avvicinai una delle mie zampe, grugnii vedendo quanto era appiccicosa e all'improvviso qualcosa mi si accese; quella non era una scia qualunque, quella era la bava di qualche animale che si muoveva strisciando.
Non era possibile, alla S.G.H. non girava nulla del genere e quando seguii la scia con gli occhi mi sorpresi del fatto che si fosse fermata vicino a una porta di una studentessa, non una qualunque dato che era la stanza dell'Innominata alias Afrodite, e per un momento spazzai via tutte quelle supposizioni.
Sicuramente Afrodite aveva creato qualche maschera per il viso con chi sa quale ingredienti e sbadata come lo era lei, il contenuto forse era scivolato per terra eppure quella scia tutto mi sembrava tranne che frullato di cetrioli e uova per l'incarnato.
Sentivo che c'era qualcosa che non andava da quella parte, così evitando quell'appiccicume, mi diressi verso la porta dell'Innominata quando un fascio di luce accecò l'intero corridoio e anche me.
-C'è qualcuno?- chiese una voce profonda, indirizzando la sua torcia lungo tutto il corridoio.
Squittii immediatamente ricordandomi solo ora del custode dei dormitori Dracula, che aveva dovuto avvertire anche lui qualcosa.
Tornai subito sui miei passi, cercando di non essere beccata da quel fascio di luce e mentre sentivo dietro di me i passi del custode seguirmi, corsi verso la mia stanza così velocemente da far invidia a Speedy Gonzales in persona.
Pregando gli Dei affinché mi aiutassero, riuscii a entrare nel piccolo spiraglio della mia porta che avevo lasciato socchiusa e poco prima che Dracula mi puntasse la sua torcia, mi chiusi nella mia stanza con il cuore in gola.
Sospirai rassicurata quando sentii i passi dell'uomo allontanarsi, tuttavia tutti i miei nervi erano ancora tesi a mille. C'era qualcosa che non andava alla Special Guys High ed io dovevo scoprirlo.
***
Un agghiacciante urlo, da far rompere l'intera cristalliera della nonna, mi fece letteralmente sfuggire dalle mani le Centauree, dei fiori rarissimi e curativi da aggiungere alla mia valigetta da erborista.
Perfino il pelo nero di Salem si rizzò ed io scattai in piedi uscendo subito dalla mia camera per dirigermi poi verso dei brusii che provenivano poco più avanti di me.
Rimasi di sasso quando vidi una piccola folla radunata intorno alla camera di Afrodite che era aperta. Molte ragazze, perfino ragazzi si spingevano cercando di scorgere qualcosa dentro la stanza e rabbrividii letteralmente quando pensai a stanotte. Non era possibile.
Mi feci largo tra la piccola folla che si stava ingrandendo a furia di gomitate e una volta essermi sistemata in prima fila, sbarrai gli occhi nel vedere una delle sorelle Twig piangere alla vista di Afrodite completamente immobile su una barella trascinata dagli uomini della sezione infermeria, seguiti dal preside Selva che non staccava gli occhi dal corpo della ragazza che sembrava in fin di vita.
Il mio cuore sussultò alla vista di Afrodite bianca e immobile su quel lettino seguita dai singhiozzi di tutte e tre le sorelle Twig che furono raggiunte dal preside che cercò di confortarle nella maniera più cortese. -Suvvia ragazze. Non c'è bisogno di piangere. La vostra amica starà bene, ha solo bisogno di cure e molto riposo- disse guardando con gli occhi pieni di preoccupazione le ragazze ma anche il resto della folla.
Sospirai dal sollievo sentendo che per fortuna Afrodite stesse bene. Certo, io e lei ci odiavamo e ci evitavamo come la peste, tuttavia non avrei mai augurato una sorte del genere a nessuno. La ragazza sembrava un vero cadavere e oltre a non muoversi, aveva delle profonde occhiaie di un viola scuro, mentre le palpebre tendevano al grigio e le labbra tirate erano di un rosa innaturale.
Sotto i pianti disperati e i brusii degli studenti che facevano supposizioni, il corpo della mia nemica personale fu trasportato via e prima di uscire dalla folla, i miei occhi corsero alla base del suo collo che scorsero un arrossamento che spiccava completamente dal resto dell'incarnato e mettendo a fuoco quell'irritazione notai due piccoli fori poco distanziati, come se fosse stata morsa o marchiata e improvvisamente il peggio si fece largo nei miei pensieri.
E se fosse stata avvelenata?
Più ci pensavo e più sapevo che era così, ma prima di raggiungere il preside ed esporgli le mie supposizioni, arrivò Dracula il custode che fece sgomberare la folla, intimando a tutti i ragazzi di andare a lezione senno sarebbero stati il suo spuntino e nessuno aveva intenzione di essere la portata personale di quell'uomo. Che andasse al bancone del sangue; io volevo ancora vivere.
Me ne andai anch'io con lo sguardo delle sorelle Twig puntato su di me, come se la colpa fosse stata la mia e con un mucchio di pensieri in testa da chiarire, tuttavia appena mi separai da quella folla notai qualcosa che forse mi spaventò ancora di più: Adele non c'era.
Per fortuna per me però anche sfortunatamente la S.G.H. ora aveva altro di cui parlare, come ad esempio l'incidente di Afrodite.
A quanto avevo capito il suo corpo era stato trovato dalle sue tre migliori amiche che si erano iniziate a preoccupare non vedendola presentarsi. Molte voci dicevano che aveva assunto qualcosa di nocivo, ma la voce che m'interessava di più, ovviamente riguardava me, poiché la maggior parte della scuola riteneva che la colpevole fossi io.
Non dissi niente in merito e neanche me ne preoccupai, ero piuttosto concentrata su altro, tipo come mai la mia amica Adele ancora non si era fatta vedere e cos'era quella scia che stanotte avevo trovato e che andava proprio dritta nella camera di Afrodite. Avevo bisogno di fare una cosa.
Dopo una lunga e noiosa lezione di Storia dove il professor Crico forse era più addormentato e angosciato di noi, andai dritta all'armadietto della mia amica e mi sorpresi nel vederla arrivare dopo ben dieci minuti di ritardo, ma non fu questo a sbalordirmi.
-Che diamine hai fatto al viso?- esclamai furibonda alla vista di quel lungo graffio arrossato che rigava in due la guancia sinistra di Adele.
La mia amica non sembrò darmi ascolto e come se non esistessi, aprì il suo armadietto per prendere il materiale per la prossima ora.
Milioni di domande affollarono la mia mente come la cassa di un supermercato e la prima fu come accidenti si era procurato quel taglio?
-Ade...-
-Ho detto che devi lasciarmi in pace, Circe! O meglio dire Maialina. Su avanti vai a piangere come una sfigata dalla tua nonnina dato che non hai più nessuno- sputò fuori Adele con gli occhi nocciola ancora più scuri.
Rimasi senza parole e strizzai gli occhi.
Quella era davvero la mia migliore amica?
Strinsi forte le mai in pugni non volendole dare quella piccola soddisfazione e la guardai con ribrezzo.
-Quando ti girerà di nuovo bene, fammi un fischio- dissi girandomi di spalle non prima di aver nuovamente guardato il bracciale d'oro di Adele che stranamente aveva un Rubino in meno.
La mia amica si limitò ad alzare le spalle ed io me ne andai non rivolgendole più la parola, sapendo già cosa fare.
***
Cercando di non dare nell'occhio, arrivai il prima possibile nel reparto dove era ricoverata Afrodite per dare conferma a tutte quelle supposizioni che da giorni mi tenevano sveglia.
L'infermeria si trovava vicino agli alloggi degli insegnanti, così non fu difficile attraversarli, poiché tutti erano a lezione e quando finalmente entrai nel reparto dove l'Innominata si trovava, fui investita da un forte odore di disinfettante che mi fece arricciare il naso.
Senza farmi beccare dall'infermiera di turno che se ne stava nell'ambulatorio a mescolare chi sa quale pozione, sgattaiolai nella stanza dove si trovava Afrodite e con passi titubanti mi avvicinai a lei. Da vicino sembrava ancora di più messa male e aveva davvero un aspetto da morta, ma scacciai quei pensieri, sapendo che in realtà era viva, solo che non stava reagendo come un normale paziente non in pericolo di vita.
Analizzai attentamente ogni piccolo centimetro del corpo visibile di Afrodite e mi avvicinai ancora di più per osservare meglio quei due puntini che come avevo già intuito, non erano altro che morsi, come quello di un serpente e inoltre tutti i sintomi che mostrava, si riferivano solo a una possibile diagnosi, cioè che era stata avvelenata e senza l'antidodo Afrodite non ce l'avrebbe fatta.
Scattai sugli attenti quando sentii delle voci avvicinarsi e mi guardai intorno alla ricerca di un nascondiglio.
Andai letteralmente nel panico e l'unica cosa che potevo fare era trasformarmi, così assunsi di nuovo le sembianze di un porcellino d'India.
La porta della stanza si spalancò ed io feci appena in tempo a nascondermi vicino al comodino. Potevano prendermi per fare la controfigura di James Bond. Certo, non nelle sembianze di un porcellino anche se avrei potuto dare un nuovo volto alla spia.
-Allora, come sta?- chiese con voce preoccupata il preside Selva a qualcun altro che doveva essere entrato con lui.
-Non si è ancora ripresa. E senza il giusto antidodo non potrebbe farcela- sussurrò la voce di una donna, forse l'infermiera di poco fa. -Sarebbe orribile se accadesse, dopo tutto ha cercato di lottare contro il suo aggressore-
Lottare?
-Lottare?- mi lesse nella mente l'uomo.
-Sì, io e le mie colleghe abbiamo trovato alcuni capelli biondi nella sua mano destra e forse avrà ferito colui o colei che l'ha aggredita-
Non ci volle altro per confermare.
Prima che qualcuno si accorgesse della mia presenza, poiché sarebbe stato anche piuttosto imbarazzante, sgusciai fuori dal reparto riprendendo man mano le mie sembianze umane.
I miei pensieri corsero di nuovo alla mia amica.
Adele che all'improvviso si dimostrava piuttosto tagliente nei miei confronti.
Adele che indossava un bracciale, che lei aveva sempre odiato.
Adele che aveva uno strano taglio sulla guancia e immediatamente pensai alla conversazione di poco fa, a cui avevo assistito.
Afrodite aveva lottato ed era riuscita a strappare ciocche di capelli biondi e anche se sapevo che nella S.G.H. in molti lo erano, sapevo o meglio sentivo che erano di Adele.
***
Arrivai appena in tempo per la lezione di Magia Nera, quando trovai il banco vuoto.
All'inizio pensai che fosse strano ma poi mi ricordai che la mia vicina di banco, Eloïse alias la Regina degli Iglù, aveva avuto uno spiacevole episodio al laboratorio della scuola. Era sempre stata una ragazza piuttosto taciturna e con il viso sempre imbronciato. Indossava perennemente un lungo giubbino azzurro che la proteggeva dal mondo esterno e dei manicotti bianchi che prevenivano il congelamento di qualsiasi cosa. Ogni volta che la vedevo durante la lezione, rabbrividiva sempre come una foglia, e nonostante fossimo in piena estate, lei indossava lo stesso cappotto e guanti. Sfortunatamente il laboratorio era una sala che non le era mai piaciuta, faceva troppo caldo in effetti, ma per lei era troppo freddolosa, così durante un test era letteralmente impazzita e distruggendo quasi tutto il laboratorio, il preside aveva deciso di mandarla per qualche mese alle Creature Anonime, delle terapie di gruppo.
Mi sedetti al mio posto, posando le braccia sul banco freddo e pensando a cosa avrei dovuto fare.
Sorrisi mentalmente. Insomma io ero Circe Rachel Richardson, la sfigata conosciuta in tutta la S.G.H.
Ero la ragazza Mutaforma imbarazzante con l'abilità di trasformarsi in un porcellino d'India. Perfino un bambino si sarebbe messo a ridere perché in fin dei conti sembrava proprio una ridicola barzelletta per nulla sarcastica, tuttavia non potevo starmene senza fare niente. Adele era la mia migliore e forse unica vera amica, colei che mi faceva sopportare quest'inferno e dovevo fare qualcosa per lei. Inoltre avrei dovuto anche preparare un infuso con il fiore di Centaurea per Afrodite, e anche se eravamo super nemiche, non si meritava questa sorte, nessuno se la meritava.
Non mi accorsi che la campanella era suonata e che il professor Zaccaria era entrato posando il suo enorme borsone sulla cattedra e che qualcuno aveva occupato il posto di fianco a me, fino a quando non parlò.
-Ieri sei scappata- osservò Axel facendomi completamente schizzare dalla sedia.
Lo fissai allibita mentre lui continuava a guardare davanti a sé con espressione dura e le braccia incrociate al petto strette in una t-shirt azzurra, mentre le mani ricoperte dai guanti da motociclista, erano strette in pugni.
Sperai vivamente che non volesse prendermi a cazzotti, perché il mio spirito combattivo si fermava ai pizzicotti e solletico e l'unico incontro che avevo vinto, era stato con quel ragnetto.
-Io... avevo da fare- sussurrai guardandomi le mani e notando il pollice sinistro leggermente coperto dal pelo marroncino che immediatamente coprii.
-Non è vero- dichiarò lui, facendomi spalancare leggermente gli occhi. -Mi sono espresso male ieri. Quando ti ho classificato come Mutaforma, non intendevo quello. E per la cronaca adoro i porcellini d'India, sono degli animali estremamente adorabili- sorrise guardandomi finalmente negli occhi e vedendo un luccichio in quel grigio.
Arrossii letteralmente perché per la prima volta qualcuno mi aveva fatto un complimento per quella che ero, e non intendevo solo la mia parte umana, ma anche l'altra e in un certo senso mi sentii accettata da qualcuno finalmente, per quella che ero davvero. Non solo per una parte di Circe, ma tutta.
Dopo questo sarei andata in giro con una t-shirt che avrebbe detto: "Ehi sono un porcellino d'India e sono migliore di te!"
Sorrisi pronta a ringraziarlo, ma dei gemiti di disgusto provenienti da tutta la classe, mi fecero girare automaticamente la testa verso il professore che stava agitando un barattolo pieno di contenuto giallognolo con all'interno qualcosa che sicuramente era disgustoso.
-Questa che state vedendo è una Larva appartenente alla sezione dei Mutaforma Oscuri-
Il professore fu interrotto dagli studenti che si limitarono a imitare dei conati di vomito mentre io guardai quel barattolo del tutto rapita. La Larva era grande quanto una mano ed era di un grigio cenere, e in effetti, non era proprio un bello spettacolo.
-Non fatevi ingannare da questa creatura. E' molto pericolosa. Produce una bava giallognola su cui è in grado di strisciare ed essendo per tutti noi un parassita ha bisogno di un corpo in cui riprodursi-
Altri conati di vomito.
-Ma la parte interessante di questa adorabile creatura- disse il prof, toccando con l'indice il barattolo in vetro come se quell'essere abbastanza schifoso fosse davvero un tenero Orso Yoghi da coccolare. -E come può riuscire a occupare i nostri corpi? Non entra, come pensate voi, nel nostro corpo attraverso la bocca. No! La cosa straordinaria di queste creature è che prendono le sembianze di qualcosa che ci affascina e ci intimorisce allo stesso tempo. Qualcosa che comunque stia a contatto con la nostra pelle, tipo un indumento o un bracciale-
Il professore s'interruppe quando scattai in piedi come una molla.
Nella classe calò il silenzio più assoluto, a eccezione di Axel che m'invogliava a sedermi chiamandomi delicatamente, ma io non potevo e così sotto lo sguardo confuso e divertito di alcuni, uscii dalla classe correndo, sotto lo sguardo perplesso del professor Zaccaria che teneva ancora tra le mani la Larva che sembrava stesse facendo acquagym all'interno di quel liquido.
Sentii gli altri studenti scoppiare a ridere e darmi del poco di buono e della pazza maniaca e in fin dei conti c'erano quasi, ma ormai avevo capito tutto.
Sapevo che durante quest'ora Adele aveva il corso libero per assenza della professoressa, così uscii fuori in cortile dove di solito si univa agli altri studenti ma non vedendola corsi subito da una ragazza del suo corso afferrandola per le spalle.
-Dov'è Adele?!- chiesi con il panico negli occhi, contenendo a stento le emozioni.
La ragazza mi guardò perplessa ma alla fine rispose. -Ha detto che si sentiva poco bene così...-
La scossi ancora come una bambola e allora lei si lamentò, però capì di dovere andare dritta al sodo.
-Ha detto che se ne tornava in camera sua-
Borbottai un grazie e corsi come una velocista alle Olimpiadi, verso il dormitorio femminile, quando mi accorsi di essere inseguita da Axel.
-Circe! Dove diavoli pensi di andare?!- Mi urlò raggiungendomi in due rapide falcate e bloccandomi.
Addio medaglia d'oro per la mia corsa.
Io non gli risposi ma lo presi per mano e una scossa elettrica mi attraversò tutta quando vidi i suoi occhi dilatarsi, ma non avevo tempo.
Percorsi con lui tutto il corridoio delle stanze fino a fermarmi quando finalmente arrivai alla mia.
Salem saltò quando mi vide, ma purtroppo non era il momento delle coccole. Corsi subito a prendere la mia valigetta da erborista e l'aprii sotto lo sguardo attento di Axel che mi seguiva ad ogni mossa come un cagnolino.
Presi subito il fiore di Centaurea che era di un magnifico viola, stando attenta a non prenderla per i petali perché anche se delicati e ciliate, erano comunque spinose.
La posi delicatamente sui guantoni di Axel mentre lui faceva vagare lo sguardo da me al fiore, leggermente perplesso.
-Devi assolutamente andare in infermeria e far ingerire questo fiore ad Afrodite. E' una pianta che elimina il veleno ingerito, un fiore dovrebbe bastare. Ricorda che dovete trovare un modo per farglielo ingerire. Il fiore dovrebbe far vomitare tutto il veleno che ha acquisito. Se funziona e spero di sì, Afrodite rimarrà debole per uno o tre giorni. Potrà muoversi solo con grande difficoltà e sarà totalmente incapace di compiere azioni utili. Ma starà bene- dissi tutto d'un fiato avviandomi verso la porta con alcune bacche di belladonna che avevo fatto essiccare da un giorno.
I passi di Axel rimbombarono per tutta la camera come il mio cuore e neanche ci pensai su molto quando vidi le mie mani pelose.
-Dove stai andando?! Sai chi ha avvelenato Afrodite, vero?- domandò con il fiore sempre sui suoi guanti.
Annuii in risposta strizzando gli occhi e uscendo dalla mia camera insieme a lui.
-Poco fa sono andata a trovarla e ho riconosciuto tutti i sintomi di avvelenamento. Inoltre è da un paio di giorni che Adele si comporta in modo strano e aveva uno strano bracciale al polso ed io dovevo...-
-Perché diamine non me lo hai detto?! Cosa devi fare? Tu da sola non fai proprio niente- m'intimorì Axel indurendo lo sguardo e facendomi man mano sciogliere come un Calippo su una spiaggia.
-Axel, Adele ha la Larva- confessai.
Bastò quello per far scattare il ragazzo che alla fine mi mostrò il Rubino mancate del bracciale di Adele che aveva trovato vicino alla porta di Afrodite poco prima che si formasse quella gran folla.
Dentro di me feci una giravolta con tanto di inchino poiché sapevo di non essermi immaginata niente e di avere ragione e in un certo senso lo dovevo al mio istinto di porcellino se ero arrivata fin lì.
Convinsi Axel ad andare da solo in infermeria con l'antidoto, mentre io promisi di correre dal preside per informarlo su quanto accaduto.
Con un'ultima occhiata significativa e che mi fece rabbrividire, Axel si avviò verso l'infermeria e l'ultima cosa che vidi furono i suoi strambi capelli rosa.
C'era solo una cosa che lui non aveva ancora capito. Per quanto ci tenessi ad andare dal preside Selva per raccontargli tutto, quello non era il posto giusto da andare. Così stringendo le bacche nella mia tasca e dando un'ottima occhiata al corridoio che aveva imboccato Axel, mi diressi a grandi passi verso la stanza di Adele, sapendo che l'avrei trovata lì.
La porta della camera della mia amica era semichiusa, così non feci fatica a entrare e una semioscurità mi avvolse completamente.
Non ero un amante del buio, tuttavia dovevo farmi coraggio.
Attinsi alle proprietà di porcellino e la mia vista divenne ancora più acuta e una volta analizzato tutta la camera, trovai Adele seduta sul letto che mi dava le spalle.
-Adele?- chiesi titubante, vedendo che lei non accennava a muoversi.
Un silenzio tombale ci avvolse e dopo pochi minuti la mia amica si girò verso di me, con un ghigno inquietante sul volto e gli occhi totalmente neri da mettere i brividi.
Il mio sguardo cadde sul bracciale in oro che sembrò muoversi e illuminarsi e pensando che fosse una Larva, mi venne il voltastomaco.
-Bene bene- pronunciò la mia amica, anche se la voce non era la sua. Sembrava più una voce metallica, come quella di un robot. -Finalmente sei arrivata Circe. Ti stavo aspettando- pronunciò allargando le braccia e ghignando come una iena.
Inghiottii un enorme groppo in gola con la tentazione di andarmene a gambe levate, ma io non ero così. Quella che avevo davanti era la mia migliore amica ed io non potevo abbandonarla e anche se sapevo come ci si sentiva, io non sarei mai stata come i miei genitori.
Feci un passo avanti verso di lei che mi guardava con un luccichio in quegli occhi vuoti.
Tesi la mano tremante e deglutii rumorosamente. -Adele, devi darmi il bracciale. Sei stata contaminata da una Larva Oscura e adesso si è trasformata sotto forma di bracciale-
La mia amica scoppiò letteralmente a ridere, cosa che in effetti avrei fatto anche io se fossi stata contaminata o posseduta.
Adele scattò in piedi con una rapidità impossibile e fu subito di fronte a me, con il bracciale che luccicava sotto il suo sguardo ammaliato.
-Questo bracciale intendi?- chiese con aria innocente e toccando il gioiello. -Stai solo farneticando Maialina. Sei solo gelosa del mio bracciale-
Per poco non scoppiai a ridere. Faceva sul serio?
-Oh credimi non ho la minima intenzione di prendere quel tuo bracciale da quattro soldi- sputai fuori vedendo di aver attirato l'attenzione di Adele.
-Come osi?!- Urlò con la voce metallica mentre i suoi occhi si indurivano ancora di più.
Sentii la mia pelle fremere quando notai comparire delle piume bianche sul viso della mia amica. La trasformazione stava avvenendo.
Adele inclinò la testa all'indietro quando i suoi vestiti si strapparono e il suo corpo fu ricoperto da delle bellissime piume color neve e alla fine la mia amica spiccò in volo, trasformata in una meravigliosa civetta delle nevi.
I miei sensi si fecero acuti quando sentii anche la mia pelle iniziare a lacerarsi. Era un processo che non potevo bloccare.
Mentre Adele mi guardava dall'alto con i suoi occhi da civetta, io la osservavo minacciosa dal basso con gli occhi da porcellina. La scena sarebbe potuta sembrare molto buffa soprattutto se c'ero io, ma in quel momento non ci pensai, poiché sapevo che la mia amica trasformata in un volatile aveva molti più vantaggi di me.
Adocchiai nella tasca dei miei pantaloni grandi quanto me le bacche di belladonna e senza farmi vedere le accostai dietro di me. Il mio obiettivo era di avvicinarla per poi farle ingerire uno di quei piccoli frutti.
Sperai che Axel almeno fosse arrivato in infermeria con l'antidoto e con uno squittio agguerrito, da far invidia a tutti gli eserciti di Giulio Cesare, zampettai verso Adele che con un grugnito scese in picchiata verso di me, puntandomi i suoi artigli e su uno di loro notai il bracciale che ora sembrava un anello.
Sapevo che giocava in vantaggio, poiché i porcellini d'India non possedevano le ali, ma ero abbastanza veloce da schivare i colpi e sapevo che Adele con i suoi artigli avrebbe puntato ai miei occhi.
Le ali della civetta sbatterono furiosamente mentre mi veniva incontro con gli artigli tesi, ma prima che mi potesse in qualche modo ferirmi gli occhi, schivai il colpo grazie ai miei riflessi e riuscii a morderle una zampa facendola gemere dal dolore, ma solo per poco, poiché i suoi occhi si indurirono ancora di più e il bracciale si illuminò.
Dovevo trovare un modo per farla di nuovo avvicinare, ma prima di provarci, lei mi prese per il pelo con i suoi artigli, scaraventandomi al muro e sentii perfettamente uno scricchiolio alle mie ossa.
Malferma mi rimisi comunque a quattro zampe mentre Adele troneggiava su di me in tutta la sua maestosità. Scattai verso di lei anche se dolorante per la botta e lei con una piroetta fece volteggiare le sue graziose ali che la fecero atterrare prontamente per terra e sapendo che avrei perso sicuramente qualche arto o occhio, mi buttai su di lei. Come avevo previsto, il volatile prese il volo immediatamente con me che squittivo e mi reggevo alla sua zampa destra. Non dovevo assolutamente guardare in giù, anche se sapevo di essere comunque abbastanza alta e mentre Adele sbatteva ancora di più le ali, io artigliai il bracciale che sembrò scottare al mio contatto. Anche la civetta si accorse di quello che stavo facendo e iniziò a battere furiosamente anche le sue zampe. Fui sballottata in tutte le direzioni, sentendo le sue unghie lacerarmi e temetti di cadere, ma grazie alle mie fidate zampe non successe nulla del genere e in un certo senso mi aiutò a facilitare l'operazione e finalmente dopo squittii e gemiti, riuscii a staccare il bracciale sotto l'urlo acuto della civetta.
Io e il bracciale atterrammo per terra frantumandoci quasi, ed io a malapena riuscivo a reggermi in piedi. Avevo il pelo rovinato e in alcuni punti era graffiata e mentre Adele sembrava impazzire, notai il bracciale illuminarsi e trasformarsi di nuovo in Larva e arricciai il naso alla vista di quell'embrione grigio che somigliava molto a un bruco. Dovevo in qualche modo bloccarla, ma non avevo più forze e la mia vista iniziò a sfumare.
Adele si schiantò per terra e soffocò un gemito. Avrei voluto correre da lei, tuttavia qualcosa mi bloccava. Non avevo più le forze per fare niente.
Un bagliore al lato attirò la mia attenzione e rimasi sbalordita nel vedere la Larva che era arrivata vicino alla porta prendere fuoco.
I miei occhi ormai leggermente inumiditi scattarono verso l'alto e in quel momento sarei voluta scoppiare a piangere alla vista dei capelli rosa di Axel.
Il ragazzo venne verso di noi correndo e anche se non avevo le forze per fare niente, non avevo intenzione di farmi vedere così.
-Ora basta nascondersi, Circe- pronunciò a voce alta Axel facendomi rabbrividire.
Basta nascondersi.
Non riuscii a pensare ad altro poiché sentii un lungo gemito e vidi Adele avanzare verso di me con il becco aperto.
Chiusi gli occhi perché ormai ero all'estremo delle forze e le uniche cose che vidi furono il corpo della civetta disteso a terra che man mano si allungava per prendere le sembianze umane in Adele che aveva gli occhi chiusi per via delle bacche che qualcuno, sicuramente non io, aveva dovuto darle, e i capelli rosa di Axel O'Casey che mi facevano il solletico.
Buio.
Silenzio.
***
Il sole era alto nel cielo e tutti noi studenti ci stavamo rilassando nel cortile della scuola.
C'era chi se ne stava disteso sul prato a rilassarsi e chiacchierare, chi invece era seduto ai tavoli da pic-nic a godere l'aria estiva che si affacciava pigra su tutta la S.G.H.
Adele indossava un grazioso prendisole giallo con gli occhiali da sole e il suo viso era rivolto verso l'alto alla ricerca di qualche raggio di sole che secondo lei l'avrebbe trasformata in una brasiliana piuttosto sexy.
-Ho vinto di nuovo, Maghetta- dichiarò Axel con aria trionfante mentre metteva in ordine le carte e vedendo che avevo assunto l'aria imbronciata ridacchiò, dandomi un leggero bacio sulla punta del naso, cosa che mi fece arrossire.
-Bada a te, Arrostitore- l'avvertì Adele seduta all'atra panchina del tavolo, di fronte a me e Axel. -Dopo quello che è successo ora è diventata la seconda ragazza più temuta della scuola- asserì infine, alzando leggermente un sopracciglio biondo.
Alzai gli occhi al cielo sbuffando mentre Axel faceva vagare i suoi occhi da me alla mia amica piuttosto interessato alla faccenda. -La seconda?- domandò ghignando.
Adele si mise dritta e si avvicinò leggermente, in modo da farsi sentire solo da noi due. Abbassò leggermente i suoi occhiali e ci guardò con aria divertita.
-Beh, ricordiamoci che la prima rimarrà sempre Melissa Puffer. La sola e l'unica. Mi dispiace deluderti ragazzone- esclamò a bassa voce e immediatamente i nostri sguardi corsero all'altro tavolo da pic-nic di fronte a noi.
Melissa Puffer era una ragazza abbastanza robusta e amava lo stile punk e gotico.
Nonostante avesse anche lei un problemino come il mio, poiché era una Mutaforma come me e il suo istinto era quello di un pesce palla, c'era da chiedersi perché non la prendessero di mira.
La risposta era molto semplice: Melissa Puffer con quell'aria da dura riusciva a spaventare perfino il custode Dracula che appena la vedeva, se la dava a gambe. Di solito indossava sempre gonne stile gotico con t-shirt dei Nirvana o Green Day e al suo collo non mancava mai il cinturino borchiato, accompagnato da delle spesse righe di eyeliner e da un rossetto nero che risaltava dalla sua pelle pallida.
Quando si accorse di essere osservata, Melissa si girò verso di noi e sogghignò, mostrando i suoi denti aguzzi e tutti e tre rabbrividimmo, tornando al nostro discorso.
-Brr. Quella ragazza farebbe paura anche a un intero branco di pitbull inferociti. E poi pensa quando si arrabbia sul serio- sghignazzò Adele del tutto presa dall'argomento. -La faccia si gonfia e le diventa tutta rossa e PUF! Si Trasforma in un pesce palla. Forse è per questo che si porta sempre quella borraccia. Caso mai accade una cosa del genere, finisce lì dentro. Però con le spine che si ritrova, il contenitore potrebbe bucarsi-
-Adele!- la rimproverai dandole uno schiaffetto sul braccio mentre lei si limitava a guardarmi con aria innocente.
-Che c'è?! E' la pura verità!- esclamò, alzando leggermente le spalle. -Sai, sto seriamente prendendo in considerazione di comprarmi un porcellino d'India- confessò, guardandomi di sottecchi.
Fui tentata ti darmi varie capocciate con il tavolino mentre Axel di fianco a me si limitava a ridacchiare di gusto.
-Potreste fare amicizia! Comprerò una ruota per tutti e due così potrete fare anche ginnastica- affermò con enfasi la mia amica. Gli occhi che le brillavano.
-Noi porcellini d'India non possiamo andare sulla ruota- dichiarai con voce dispiaciuta.
In effetti quella della ruota era una bella idea, ma quelli come me non erano molto portati per quell'aggeggio.
Le speranze di Adele si frantumarono come un vetro rotto di una finestra.
-Noi porcellini siamo deboli di schiena- alzai le spalle guardando di sottecchi Axel che si limitò ad alzare un sopracciglio.
-Ehi! Per quanto voglia diventare zia, questo non è né il momento né il luogo per moltiplicarvi- esclamò ad alta voce la mia amica, facendomi morire dall'imbarazzo. -Però se ci pensate, verrebbe fuori un bel mix. Tu così viola e lui così rosa. Sì, insomma...-
-Okay! Basta così Adele abbiamo afferrato- sbuffai mollando un pugno sul braccio del mio ragazzo anche se finii col farmi del male io.
Mentre la mia graziosa amica ci illustrava i progetti che io e Axel avremmo dovuto realizzare senza tralasciare nessun dettaglio, il suo discorso fu interrotto da un'altra voce.
-Circe-
Io e Adele ci bloccammo di colpo e come delle statue ci girammo verso Afrodite che mi stava guardando con uno sguardo stranamente innocuo.
Per fortuna l'antidoto che avevo consegnato ad Axel era risultato efficace e Afrodite subito si era ripresa, purtroppo però aveva ancora diverse contusioni e il polso sinistro slogato che teneva infatti legato con una benda.
Il viso dell'Innominata sembrava aver ripreso colore dall'ultima volta che l'avevo vista, tuttavia sembrava davvero molto provata.
Il mio sguardo corse ad Adele che ora guardava dritta davanti a sé ansimante e con il viso paonazzo e nonostante io e Axel l'avessimo assicurata molte volte sul fatto che lei non centrava assolutamente nulla con quello che le era successo, la mia amica continuava a sentirsi in colpa poiché anche se era stata contaminata da quel parassita comunque era stata lei ad aggredire la ragazza.
-Afrodite- cercai di pronunciare il suo nome senza troppa acidità e in un certo senso non ci riuscii e la ragazza se ne accorse, tanto che arrossì.
-Volevo solo ringraziarti per avermi salvato. Spero che accetterai anche le mie scuse. Per tutto quanto- disse con voce tremante la mia forse ex nemica, stringendosi il polso che doveva farle ancora male.
Non riuscivo a pronunciare niente, tuttavia quando sentii la mano calda di Axel posarsi delicatamente sulla mia coscia per poi stringerla delicatamente, qualcosa scattò in me dopo che l'Innominata mi voltò le spalle, dirigendosi a passi malfermi verso il suo gruppetto.
-Non voglio il tuo riconoscimento e non accetto le tue scuse- dichiarai alzando leggermente il tono della voce.
Tutti gli studenti presenti si zittirono mentre Afrodite si bloccò girandosi verso di me con gli occhi leggermente spalancati.
-Fin da quando sono in questa scuola, tu e il tuo gruppetto avete reso la mia vita un inferno. Già prima che arrivassi qui lo era, ma a te evidentemente non ti è mai interessato e non te ne faccio una colpa. Non voglio accettare le tue scuse perché in un certo senso sono io a ringraziarti-
L'Innominata spalancò la bocca del tutto sorpresa, come del resto anche gli altri.
-Sì, sono io a ringraziarti. Senza di te forse non avrei mai affrontato l'altra mia metà e tu sai perfettamente a cosa mi riferisco. Purtroppo non sono mai andata fiera del mio essere. Mi sono sempre sentita insignificante e tu insieme agli altri avete contribuito a farmi sentire così. Devo ringraziarti perché per tutte le volte che mi hai fatto piangere deridendomi come se fossi un fenomeno da circo, ho trovato la forza di camminare a testa alta, incurante di quanto ogni volta riuscivi a farmi ricordare cos'è che stavo cercando di nascondere ed è proprio per questo che ti ringrazio. Non mi hai mai fatto dimenticare quella che ero davvero e forse sei stata una delle uniche a vedere la vera Circe. Una ridicola Mutaforma con l'abilità di trasformarsi in un porcellino d'India, buffo vero? Inizialmente ero la prima a vergognarsi di quella che ero, solo pensando a cosa per colpa di questo potere avevo perso e soltanto ora mi accorgo invece di quante persone ho che mi amano e mi accettano per quella che sono. Non sono ancora del tutto fiera di trasformarmi in un maialino, ma sono fiera di quella che sono. Quindi ti ringrazio Afrodite. Per avermi reso la vita qui a scuola un incubo ma anche per avermi sempre aperto gli occhi-
Buttai giù un enorme respiro e sorrisi nel sentire un enorme peso man mano abbandonarmi e andarsene con l'Innominata che allibita era indietreggiata e con gli occhi lucidi se ne era andata senza voltarsi indietro.
Avevo finalmente affrontato il mio demone e questa volta pensai davvero che fossi arrivata alla vera conclusione e dopo tanto tempo, mi sentii orgogliosa di me stessa.
Non avevo ancora accettato del tutto quella che ero, ma sapevo di poter contare sempre su qualcuno e sapere che, anche se ero leggermente diversa dagli altri, il mio potere era qualcosa di speciale.
Mi girai per tornare al mio tavolino e vidi il mio ragazzo Axel sorridermi e farmi l'occhiolino con quei capelli rosa. Vidi Adele guardarmi con gli occhiali calati e gli occhi lucidi che mi sorrideva orgogliosa e vidi perfino Melissa Puffer annuire e sghignazzare leggermente quando incontrò i miei occhi e forse per la prima vera volta mi trovai d'accordo con loro e alla fine sorrisi anche io.
Ma ciaooo bella gente!
Sono sopravvissuta a questa prova e anche se è stata alquanto bizzarra, mi sono divertita davvero tanto!
Credo che anche io seguirò l'idea di Adele, ovvero quella di comprare un porcellino d'India.
Ho fatto delle ricerche per scrivere questa OS e posso dire di essermi davvero sbizzarrita nel cercare informazioni su questi adorabili animaletti.
I porcellini d'India sono animali molto timidi che non sanno trattenere bene le proprie emozioni e quando incontrano un bel fustacchione, le femmine sono solite saltare e questo viene chiamato popcorning poiché si riferisce allo scoppiettare dei popcorn, quindi è per questo che la nostra Circe saltella un bel po'.
In passato si riteneva che i porcellini avessero il potere di far uscire spiriti maligni e su questa informazione ho un po' giocato, e inoltre è vero che non possono andare sulla ruota poiché la loro schiena non glielo permette.
Spero di avervi fatto almeno spuntare un sorriso sulle labbra e di avervi fatto capire che anche se vi reputate nessuno in realtà siete più grandi di certe persone che ogni giorno dimostrano il falso sotto una maschera fatta di apparenze.
Spero anche di aver reso giustizia alla mia piccola Circe Rachel Richardson.
Bisogna sempre andare fieri di se stessi perché se siamo stati fatti così, un motivo ci sarà.
Ringrazio le mie coach per avermi sopportata e per avermi dato questa nuova possibilità!
Faccio anche imbocca al lupo alla mia avversaria!
Tantii baciii,
By Moonline.
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