Alesteir
Alesteir si svegliò alle undici di notte in punto, sentendo la sua sveglia.
Era il primo giorno di vera vacanza e finalmente non sarebbe stato più costretto ad accompagnare il padre nella ricerca di nuove vittime.
I periodi di freddo erano passati e, con l'avvicinarsi dell'estate, le giornate si erano prolungate e la popolazione del villaggio era aumentata a dismisura. Così, Alesteir Hyde non aveva più l'obbligo di svegliarsi presto e assistere a ciò che gli incuteva maggior terrore: i prelievi del sangue.
Il solo pensar a quel miscuglio di globuli e piastrine lo fece rabbrividire.
Si alzò dal letto stropicciandosi gli occhi e si avviò verso la cucina per fare colazione.
Vi trovò sua madre, impegnata nel sistemare le provviste.
I capelli neri come la pece, lunghi fino alla vita e lucenti la seguivano nei suoi movimenti. Si voltò udendo i passi felpati del figlio, i riflessi e l'udito allenati dagli anni trascorsi a introdursi nelle case altrui per nutrirsi.
Rivolse ad Alesteir un gran sorriso, mostrando i canini diafani.
《Ben svegliato, Esteir》, disse riprendendo immediatamente a spartire sacche e contenitori nei vari mobili e cassetti della cucina.
《Ieri mi sono fatta dare dalla vicina umana qualche bustina di tè ai frutti rossi. Sai, per cambiare e non farti bere i soliti frullati di fragole. 》 continuò, sempre rivolto al figlio.
Lui levò gli occhi al cielo.
《Mamma, la nostra vicina è pazza. Non so tu, ma io ho pessima fiducia in lei》.
La vampira gli rivolse un rapido sguardo sconsolato, che divenne subito deciso e risoluto.
《Rachel si è sempre comportata caninamente con me!》 disse in difesa della vecchietta bassotta e rachitica, che da anni abitava di fianco a loro.
La famiglia Hyde aveva deciso di lasciarla in vita, essendo l'unica umana nelle vicinanze. Inoltre Rachel era talmente anziana da non poter essere considerata una minaccia e, nelle giornate dalla temperatura troppo bassa per percorrere lunghe distanze, poteva rivelarsi un'eccellente dispensa umana.
《Dici così perché tu non hai mai assaggiato i suoi intrugli. Sono quasi certo che nell'ultimo ci avesse messo dell'aglio. E poi che aggettivo è 'caninamente'?》, domandò divertito il vampiro alla madre.
Lei scosse la testa e agitò la mano in maniera sbrigativa.
《Non dire sciocchezze. E comunque》, continuò, sollevando le sopracciglia nel tentativo di assumere un'espressione convincente.
《'caninamente' è l'aggettivo più utilizzato tra noi vampiri. Dovresti conoscer ...》
La vampira interruppe il proprio discorso, non appena vide fare ingresso suo marito.
Gli sorrise e riprese a stipare i contenitori rimanenti,
con nonchalance.
《Cosa mi sono perso?》, domandò l'uomo corpulento e fin troppo alto.
《Oh niente, niente Damion caro. Della vicina... 》
Alesteir scosse la testa divertito nel sentir parlare la madre.
Damion si avvicinò al ragazzino e gli scompigliò i capelli scuri, già intricati.
《Alla buon ora figliolo. Ti vedo più pallido del solito stanotte》, gli disse in tono scherzoso.
Il figlio, abituato alle solite battute del genitore, levò gli occhi al cielo e si avviò verso il mobile, dove erano conservati i bicchieri e le tazze per la colazione.
Ne prese una e, dopo aver notato alcune bustine da tè ammucchiate in un angolo, osservò di sottecchi la madre.
《Sappi che se morirò di avvelenamento, sarà tutta colpa tua. 》, la avvertì.
La vampira, in risposta, annuì allegra.
Poche ore dopo, sopravvissuto alla colazione, Alesteir affrontò il pranzo cucinato dalla madre.
L'orologio, a forma di goccia e di un rosso sangue, segnava mezzanotte e mezzo e il tavolo era già stato apparecchiato.
Davanti ai genitori del vampiro vi erano due piatti fumanti di grumi di sangue alla sanguinaria, mentre il piatto dinanzi a lui conteneva della zuppa di pomodoro.
《Come ti sembrano, tesoro?》, chiese la vampira al marito.
《Mi sembrano leggermente asciutti》disse lui, portando alla bocca un secondo grumo di sangue.
Lei aggrottò le sopracciglia scure e sottili.
《Li ho cucinati al canino, Damion. E' normale che siano un po' asciutti》, disse in sua difesa.
Damion ridacchiò. 《Si dice al dente, non al canino, Delilah》 disse, versando nel suo bicchiere e in quello della moglie del sangue.
Alesteir, nello stesso tempo, consumava il suo pasto tranquillamente.
《E la tua zuppa?》, constatò Delilah con curiosità.
《Sa di pomodoro》, rispose il vampiro, facendo spallucce.
Delilah sospirò sconsolata.
《Siete due viziati! Non date una goccia di soddisfazione》
I due interessati, sorrisero divertiti senza però proferire parola in loro difesa.
Il resto del pranzo fu molto tranquillo, e la zuppa di Alesteir fu presto sostituita dai suoi frutti preferiti: le fragole.
Il vampiro ne andava ghiotto e la madre si preoccupava spesso quando lo vedeva mangiarne in grande quantità e tutte di fila.
Eppure Alesteir sembrava incurante dei turbamenti di Delilah, ed era felice di essere forse l'unico vampiro a essere intollerante al sangue e di nutrirsi di tutto ciò
che avesse lo stesso colore, ma non lo stesso sapore.
Perso nei suoi pensieri, si alzò da tavola e si diresse verso la sua stanza.
Si distese sul letto sfatto canticchiando Moon over Bourbon Street e, distratto com'era, non si accorse del pipistrello che una volta passato dalla finestra si era posato sulla scrivania del vampiro.
《Ma quanto sei tonato, Alesteir?》, domandò il pipistrello con voce ironica e femminile.
Il vampiro s'irrigidì e scattò seduto, levando lo sguardo in direzione della scrivania.
Ora, al posto del pipistrello, vi era una ragazza. Era seduta sulla sedia reclinabile poco distante dallo scrittoio; i capelli mori corti e scalati contrastavano la pelle chiara, insieme al completo che indossava. Gli occhi castani tendenti al nero e le labbra rosee sottostanti al naso a patata che, come le guance, era screziato di lentiggini.
《Valerie...》Sul viso di Alesteir si fece strada un accenno di sorriso, non appena l'ebbe riconosciuta.
La vampira in questione sollevò un sopracciglio
mostrandosi fintamente stupita.
《Oh, adesso mi vedi? Pensavo di essere invisibile per te. Ti stavi solo allenando per il provino a X Factor?》.
Il vampiro arricciò il naso. 《Oh stai zitta, Ruggine. Com'è che segui i programmi degli umani?》
《Com'è che mi chiami con quell'orribile soprannome, per un accenno di lentiggini?》, rispose lei imitando il tono utilizzato da Alesteir.
《Un accenno, dici? Con tutti quei puntini che hai sulla faccia, mi viene da chiedere che figura uscirebbe se li unissi》 disse il vampiro, facendo susseguire le parole da un sorriso malizioso.
Valerie Barlow lo guardò storto e Alesteir riprese parola.
《Allora, che ci fai qui?》, le chiese.
Lei sembrò ricordarsi la ragione per cui quella notte era entrata dalla finestra dell'amico.
《Hai presente quel locale per vampiri, fuori città?》
Lui aggrottò le sopracciglia, ma annuì.《Certo, il Lackadalsical》
《Proprio quello》, disse la vampira, avvicinando la sedia nella quale sedeva al letto di Alesteir.
《Apre al sorgere del sole, e ho sentito dire che questa mattina ci sarà una festa indimenticabile!》
Nella voce di Valerie si poteva scorgere l'esaltazione, che l'aveva già invasa nel sentir parlare di quell'occasione dall'amica.
Alesteir ci fece caso e assottigliò lo sguardo, intuendo subito le intenzioni della vampira.
《Non vorrai andarci...?》 indagò lui.
Valerie ci rimase male davanti alla reazione dell'amico e, quando parlò di nuovo, non vi era più traccia di emozioni forti, ma solo di turbamento e insicurezza.
《Questa era l'intenzione dei nostri amici... stare in giro fino a quando non inizierà a fare giorno e... a quel punto rintanarci al Lackadalsical》
Alesteir scoppiò in una fragorosa risata e alzatosi dal letto, si diresse verso la porta della stanza.
《Come no! Uscire nelle ore vicine all'alba, con il rischio di morire ustionati e infiltrarci nell'unico locale per vampiri... che bella idea!》.
Si appoggiò allo stipite della porta e si voltò a guardare Valerie, sconcertata.
《Grazie dell'invito ma ci tengo alla mia vita, anche se sono un morto vivente》 e detto questo, uscì dalla stanza lasciando la vampira senza parole.
Non aveva percorso tutto il corridoio, che si sentì tirare i capelli. Fu sollevato da terra direttamente dalla testa mentre si dimenava. Maledisse il pipistrello, che con le zampe si teneva ben stretto ai capelli del vampiro, e contro la sua volontà fu ricondotto nella sua stanza.
Infine, stanco di ribellarsi, Alesteir decise di prendere forma di pipistrello come l'amica.
Valerie, spiazzata, abbandonò la presa ed entrambi volarono per la stanza fino a riprendere equilibrio e trasformarsi nuovamente. Si guardarono, entrambi visibilmente esausti dalla sorta di lotta
che avevano appena compiuto tra loro.
Fu Alesteir il primo a prendere parola. 《Si può sapere che ti è preso? Hai bevuto sangue avariato, per caso?》
La vampira gli sorrise, le guance ancora paonazze per lo sforzo nel sollevare l'amico.
《Sei tu che mi hai ignorata, Fragolino》
《Non ti ho ignorata》, disse il divoratore di fragole, 《Ho solo preso la mia decisione》.
《Ti prego... ti offrirò un giro di sangue》rispose lei, in tono supplichevole.
Lui la guardò storto. 《Io non lo bevo, il sangue》
《E allora di Bloody Mary!》, convenne lei.
Scosse la testa, ignorandola.
《Oh, andiamo Alesteir! Non fare il vampiro egocentrico...》 insistette lei, determinata a convincerlo.
Non proferirono parola per qualche secondo, finche il silenzio non fu rotto dal cigolio della porta.
Entrambi si voltarono in direzione di essa e sulla
soglia fece capolino la figura di Delilah.
《Esteir caro, mi sono appena ricordata che, l'altra sera, la vicina ci ha portato del budino di peperoni che ha cucinato lei stessa. E' stata così canina, lo vuoi per cena?》
Nel sentir nominare la vicina Alesteir, se possibile, impallidì ancora di più.
Si voltò quindi in direzione dell'amica, terrorizzato.
Spostò lo sguardo nuovamente sulla madre, tentando di rimanere impassibile.
《Non posso, devo uscire con Valerie》.
Valerie trattenne un sorriso e pensò a quanto dovesse essere terribile la cucina della vecchietta per spingere l'amico ad accettare l'invito.
《Oh... se è così, allora d'accordo. Ma ricordati che il coprifuoco è a mezzogiorno!》detto questo, sparì chiudendo dietro di sé la porta.
Con un sospiro, Alesteir si buttò sul letto. 《Allora, a che ora dobbiamo uscire?》 chiese annoiato.
《Adesso!》 tagliò corto la vampira. 《Ma devo ancora
cambiarmi》, si lamentò lui.
Lei alzò gli occhi al cielo e lo afferrò per il braccio, trascinandolo verso l'armadio.
Pochi minuti dopo erano già in volo verso il punto d'incontro che si davano solitamente con gli amici, i quali in seguito sarebbero stati stupiti nel veder arrivare Alesteir, certi che non sarebbe venuto.
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