Capitolo 5 •Souvenirs
"Si scioglie nel pianto quel dolce ricordo sbiadito dal tempo"
(Anonimo)
POV Alexis
Uscito da quel tunnel di spensieratezza, decisi di allontanarmi, trovando rifugio in un piccolo bosco lì vicino.
Mi addentrai nella natura selvaggia, con l'intento di abbandonarmi al suo splendore, ma a causa del sonno represso della notte passata, mi appoggiai desideroso ad una quercia, e chiusi gli occhi piacevolmente.
"1,2,3 ti vengo a cercare!" Esclamó divertita
"Dove sei? Frère!" Si appoggiò, giocherellando con il filo della sua gonna.
"Ma ti sei arresa?" Mi avvicinai di soppiatto, esaminando la sua esile figura, dai candidi capelli color del grano.
"Eccoti!" Annunciò gioiosa.
"Il sole sta tramontando: è meglio se ritornassimo all'interno all'istituto" Le accarezzai una guancia teneramente.
"Ma-ma io non voglio, li-li mi fanno male!" Dichiarò lacrimando.
Le circondai le spalle, sussurando dolcemente:"Ricordati, che ti proteggerò sempre, ovunque sarai, io ci sarò, sappilo Chiot!"
(Il ricordo si interruppe, presentandone un altro).
"Perché a lui? Perché!?" Urló straziata.
"Non ho altra scelta: è l'unico che ti possa dare una vita dignitosa, e soprattutto una famiglia!" Conclusi freddamente.
"Ma io voglio rimanere con te, mi avevi fatto quella promessa!" Gridò ansimante.
"Lo so!".
(In quell'ultimo attimo)
"No!"
Il coltello cadde, producendo un suono metallico e il suo cuore smise di battere, affogando nell'oblio.
Mi svegliai all'improvviso, senza fiato...di nuovo, com'è possibile!
Corsi senza una meta, con il sole già svanito e la luna ad inseguirmi, non mi fermai, se non quando sbattei contro qualcosa...anzi qualcuno.
Mi alzai frettoloso, con la testa pulsante, affinché non posai l'attenzione sulla vittima, mettendo nel mentre a fuoco la vista.
Quella faccia, così familiare, mi fece arretrare all'instante, non riuscendoci in tempo.
Bruce! Quel bastardo di mio cugino!
"Alexis mon cousinn!"
Quanto alcol assunse? E cosa voleva di nuovo?!
"Ma dov'è Claire!" Calmati, calmati...
"Dai avvicinati, beviamo cousinn!"
Il tono della voce oltre a simboleggiare l'evidente stato di ubriachezza, trapelava un tono di perfidia.
Ma cercai di non darle importanza...
Fin quando non pronunciò, quelle fatidiche parole...
"Ah e vero è...MORTA!".
La vista venne annebbiata dalla collera impellente.
Come osó parlare di lei, dopo averle tolto la vita dinanzi alle mie suppliche, averla tenuta prigioniera delle sue violenze, non aver ricevuto nessun arresto e rovinato la mia intera esistenza.
COME HA POTUTO!
Gli andai addosso colpendolo senza pietà...senza rancore! Vidi sangue, sentii gemiti, ma non mi fermai, se non quando, non fui strattonato da qualcuno e intimato di allontanarmi.
Finché non guardai lui, stravolto a terra e con una ferita gocciolante alla testa.
Scappai il più veloce possibile.
Cosa avevo fatto!?
Bussai alla sua porta, e quando si aprì, le andai incontro.
Piansi come nella vita non mi accadde di provare, gustando quelle lacrime amare, e abbondandomi a lei.
Caddi nell'oscurità!
Smisi di vivere...probabilmente
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