Capitolo 3 •Souffrance

"Si vive di illusione per non morire di realtà"
(Emanuela Berta)

"Tutto ebbe inizio nel momento in cui Damien scoprì il mio talento per l'arte", si fermò, e a stento riprese a parlare.

"In quel periodo vivevamo nella povertà assoluta e per racimolare qualche franco, decisi di vendere alcune delle mie opere.

Da quel momento ebbi un successo inimmaginabile e riuscimmo a ricondurre una vita agiata.

Fui sempre più gioiosa, ma tutto variò quando mio fratello incominciò ad obbligarmi a non firmarmi e a rimanere a casa, con il fine di concentrarmi al meglio.

Ogni qualvolta che gli chiedevo del perché di tale decisione, mi urlava contro sbattendo la porta, senza far ritorno per dei giorni.

Le ricchezze aumentarono, dovendo lavorare sempre di più, finché non arrivai al tal punto di addormentarmi sulla pittura ancora fresca.

Passarono dei mesi e venne assunto un ragazzo delle pulizie di nome Thierry.

Con lui stabilí una relazione occulta alla realtà, vivendo attimi di piacere e momenti spensierati, abbelliti dai suoi teneri sussurri.

Ma in una sera d'estate, lui lo scoprì, cacciando all'instante il mio amato.

Quest'ultimo non mi dimenticò, pregandomi di fuggire e coronare il nostro amore.

Ma non potei sceglierei, allontanandolo dalla mia vita e cessando dunque di vivere.

Ad oggi mi pento di ogni singolo errore, dall'essere stata soggiogata dal mio maligno fratello, sino ad aver finto la mia morte, eliminando la fragile libertà.

Se solo avessi ascoltato la razionalità, in tal momento avrei potuto realizzare una famiglia con Thierry e avviare una carriera da pittrice, ma non andò così!".

Concluse quel racconto velata dalla tristezza.

Non so se rimasi più sconvolto o allibito, ma l'unico gesto che compii, fu quello di abbracciarla, accorgendomi nel mentre di una cicatrice lungo il suo collo arrossato, lambendola con il respiro.

"Perché questa confidenza?" Dichiarò leggermente imbarazzata.

Non le risposi, analizzando ancora quel segno, distogliendo successivamente lo sguardo, ma esponendo i miei più famelici dubbi: "Voi siete l'autrice di quei quadri?"

"Si certo, non si era capito?"

"Perché non siete fuggita, da quel momento di costrizione?"

"Perché sono caritatevole, amante dell'altruismo e se solo avessi avuto un briciolo di astuzia, non sarei qui ad esternare le mie sofferenze".

"E la vostra morte? Perché si firma lui?"

"Solo per dimostrare alla società di possedere dei talenti e apparire il fondatore della mia rendita!"

"Ma allora svanite durante la notte!" Lo affermai con tale ingenuità, che la risposta si rivelò più che negativa.

"Lui mi ritroverebbe, costringendomi a ritornare, con il fine di aumentare i suoi guadagni e logorare la mia resistenza, a questo servo e a nient'altro."

Mi grattai il mento a corto di domande.

"Da quanto tempo siete rinchiusi qui?"

"Volete saperlo veramente? Da due anni precisi".

Come lei imprigionata in quella casa, Basta!

"Sono..."

"Molti lo so! Ma non posso farci nulla, sono condannata!" Lo disse quasi ridendo.

"I vostri quadri dove sono?"

Mi indicò una porta.

"In quella stanza, ma prima che vi ci porti, bramo di sapere qualcosa su di voi".

No! Quella richiesta...Alexis pensa!

"Ecco cosa volete sapere?"

"Tutto, io vi ho raccontato della mia disperata storia esistenziale, ora narratemi della vostra e il significato di quella macchia scarlatta sulla camicia!"

Quel sorriso così familiare e come ha visto la macchia!?

"Intanto per cominciare questa è vernice"

Credici! Allez.

"Non importa, ditemi di voi, dai su!" Battè allegramente le mani.

"Sono nato a Parigi e i miei genitori morirono al compimento del mio quinto anno, venni mandato in un orfanotrofio e successivamente decisi di scappare e di riassaporare la libertà, tutto qua!" Mi provocò dolore tralasciare dei particolari!

"Non avete fratelli o sorelle?"

Il cuore batté forte, ma non seppi formulare una risposta veritiera.

"Non c'è l'ho!" L'anima si crepò

"Siete in difficoltà è accaduto qualcosa?"

"No! Ma mostratemi quella stanza per piacere!" Sorrisi, un sorriso ingannevole pur di concludere quell'intervista oppressiva.

"Va bene, ma prima preferisco darvi un'indumento pulito e senza macchie visibili".

Sospirai affranto...

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