EPILOGO


𝐃𝐈𝐂𝐄𝐌𝐁𝐑𝐄

«OK. Siediti qui e preparati.»

«A cosa?»

Demetra ride lasciandosi trascinare dalle mani di Aidan verso il divano. La fa sedere lì, tra i cuscini, coi i piedi sommersi nel mare di carte stropicciate, fiocchi e nastrini colorati dei pacchi che sono stati aperti a mezzanotte.

«Al tuo regalo.», mormora lui, con un sorriso sghembo ed emozionato sulle labbra carnose.

«Credevo di averlo già ricevuto...!» La voce si fa più divertita e timida mentre apre le braccia per mostrare ciò che ha addosso. È una di quelle coperte indossabili, con maniche e cappuccio, perfette per coccolare le persone freddolose come lei. Questo è il regalo che Aidan, Leo, Greg, Brett, Lou e anche Dana le hanno fatto, e dalla maniera in cui Demetra continua ad accarezzare quella stoffa soffice è evidente quanto lei lo stia adorando.

«Ne hai ricevuto uno, sì, ma ce n'è un altro...»

Da dietro una delle tende del salone, nascosta all'angolo del davanzale, Aidan tira fuori una scatola rossa con un fiocchetto bianco e brillante. Scortato dal calore del fuoco acceso nel camino, le si avvicina per lasciargliela tra le dita già tremanti d'emozione.

«Questo è il mio regalo per te.»

«Aidan, ma...», balbetta un po'.

Senza alcun preavviso, si china verso di lei per rubarle un bacio e zittirla teneramente. Sullo sgabello del pianoforte, sotto le luci dell'albero decorato e sistemato proprio lì accanto, ancora ci sono i regali che lei gli ha fatto: una camicia nera per le sue esibizioni e una piccola box di legno intagliato a forma di chitarra. Dentro, tre plettri intarsiati che recitano: ᴇxᴛʀᴀ ᴍɪʟᴇ ʀᴏᴄᴋs, ɪ ʙᴇʟɪᴇᴠᴇ ɪɴ ʏᴏᴜ, ʏᴏᴜ ᴀʀᴇ ᴛʜᴇ ᴍᴜsɪᴄ ᴀʙᴏᴠᴇ ᴍʏ ɴᴏɪsᴇ¹. Sperava di potergli confessare così, una volta di più, ciò che davvero sente per lui.

«Aprilo, dai!»

Aidan insiste e, con il suo sapore ancora sulle labbra, Demetra apre finalmente la scatolina. L'argento di un braccialetto riluce nei bagliori della stanza, parole in inglese che si susseguono incise lungo la fascia, tutt'attorno e persino all'interno.

𝐿𝑒𝑡 𝑚𝑒 𝑛𝑜𝑡 𝑡𝑜 𝑡ℎ𝑒 𝑚𝑎𝑟𝑟𝑖𝑎𝑔𝑒 𝑜𝑓 𝑡𝑟𝑢𝑒 𝑚𝑖𝑛𝑑𝑠 𝑎𝑑𝑚𝑖𝑡 𝑖𝑚𝑝𝑒𝑑𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑠...²

Il suo cuore manca un battito. Conosce quelle parole, sa benissimo a cosa appartengono. Sonetto 116.

Quegli occhi castani e lucidi all'improvviso si sollevano sulla figura di Aidan che, sorridendo ancora, muove un passo indietro mentre estrae un bigliettino dalla tasca posteriore dei jeans. Si schiarisce anche la voce, un poco buffo in quei suoi modi di fare.

«"Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento...³"», comincia a recitare, ancora prima di aprire il foglio, quasi come quelle parole gli siano rimaste particolarmente impresse. «"...né tende a svanire quando l'altro s'allontana. Amore è un faro sempre fisso che sovrasta la tempesta e non vacilla mai; è la stella-guida di ogni sperduta barca...³"»

Immobile sul divano, con quella caldissima coperta con le maniche a coprirla fino alle punte dei piedi, Demetra ascolta la sua voce roca e avvolgente leggere quel sonetto che tanto ama. Non sbatte neanche le palpebre, per non rischiare di perdersi un solo istante.

«"Amore non muta in poche ore o settimane ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio: se questo è errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato.³"», conclude.

Gli occhi azzurri e screziati di castano di Aidan si sollevano dal foglio verso di lei. È emozionato, con un ciuffo crollato sulla fronte, le spalle larghe sotto il maglione rosso e le gambe fasciate da jeans scuri.

Sono proprio quelle le parole incise nel braccialetto. Senza riuscire a resistere oltre, Demetra si alza subito dal divano per andargli incontro. Si solleva sulle punte dei piedi per gettargli le braccia al collo e baciarlo, perché nessuna parola pronunciata varrebbe abbastanza.


𝐆𝐄𝐍𝐍𝐀𝐈𝐎

La neve ovatta i passi che continua a muovere avanti e indietro. Con le mani affossate nelle tasche del montgomery e il berretto calato sulla testa, Demetra attende. Il tempo sembra non scorrere mai.

È andato tutto bene, giusto? Se sì, perché ci sta volendo tanto?, continua a domandarsi. Il sospiro ansioso che si lascia scappare si cristallizza in una nuvola evanescente che le appanna la vista delle auto che, al di là del cortile, continuano a solcare le strade di Crewe.

Qualche minuto più tardi, finalmente, delle voci familiari si fanno sentire nel silenzio del cortile.

«Come ci si sente ad essere bionica e quasi nuova di zecca?»

«Non ero bionica già prima?»

«Sì, ma non più nuova di zecca. Devo ricordarti quanti anni hai, sorella?»

«La stessa tua, sorella.»

Le risate di tutti e tre le arrivano dritte al cuore. Demetra si volta indietro all'istante, il naso le pizzica un poco. Aidan sta spingendo la sedia a rotelle con Rose sopra oltre le porte automatiche della clinica in cui è stata operata. Accanto a loro, c'è Jessamine che tiene una mano sulla spalla della gemella.

«Sweetheart!»

Quel nomignolo con cui Rose la chiama, anche adesso, le fa sbuffare un sorriso gigante e felice al punto da farle avvampare le guance.

«Rose, finalmente!» Gli occhi lucidi di Demetra si aggrappano a quelli verdi e vispi che ormai un po' sanno di casa. Corre subito loro incontro, frenando proprio di fronte alla sedia a rotelle per poterla abbracciare. «Mi sei mancata così tanto, così tanto...!», mugola contro la sciarpa che Rose indossa. L'accento italiano si fa sentire di più, marcato dal turbinare di forti emozioni. Serenità, contentezza, sollievo, affetto.

Aidan si gode la scena ad un passo di distanza da loro. Sorride anche lui mentre si avvicina alla sua auto e aprire già la portiera dei sedili posteriori.

Le mani fredde di Rose stringono le guance di Demetra, schioccandole poi anche un bacio sulla fronte. «Grazie di esserti presa cura di me tutto il tempo, sweetheart... anche della casa in mia assenza e... di lui.» Un'occhiata sfugge rapida verso Aidan intento a recuperare dal bagagliaio un cuscino morbido e la coperta patchwork che conserva sempre lì, per ogni evenienza. È un ragazzo dall'indole ansiosa e questi ultimi giorni, quelli immediatamente precedenti e successivi all'operazione per la sostituzione della protesi incrinata, sono stati tutt'altro che semplici.

«Sono io che devo ringraziare voi per essere entrati nella mia vita...» Demetra arriccia il naso per trattenere le lacrime intenerite. Ricambia il bacio, premendoglielo sulla guancia prima di rimettersi dritta. Ancora le stringe la mano mentre Jessamine spinge la sedia a rotelle verso la macchina.


𝐅𝐄𝐁𝐁𝐑𝐀𝐈𝐎

«E quello è il nostro palco, la vostra nuova casa.» Il sorriso soddisfatto del direttore artistico si percepisce anche se dà loro le spalle. Con addosso un completo formale grigio e una T-shirt gialla, li sta scortando lungo le file dei posti di quel piccolo teatro a Manchester. «Qui è dove verranno sempre fatte le prove preliminari prima di partire per la tournée.»

Dietro di lui, i quattro ragazzi continuano a guardarsi attorno incuriositi e tesi, come ancora non riuscissero davvero a credere a ciò che stanno osservando e ascoltando. Silenziosi, gli camminano dietro fagocitando ogni parola e ogni anfratto di ciò che hanno attorno. Non avevano mai pensato che il loro sogno potesse realizzarsi in questi termini, eppure è la realizzazione migliore che sarebbe mai potuta capitare, la sorpresa più entusiasmante che si potevano aspettare.

«Gli spettacoli per voi musicisti non saranno mai uguali. Qualcuno richiede la vostra presenza dietro la scenografia, altri invece prevederanno che vi vestiate come vere e proprie comparse assieme ai vostri strumenti. Per altri lavori ancora, invece, potrebbe essere necessario lavorare dietro le quinte, componendo registrando brani originali per mandarli in scena assieme agli attori. In ogni caso, avrete molto da fare e vi assicuro che sarà sempre elettrizzante!»

Con un sorriso gigantesco, Greg tira un pugno sul braccio a Brett, poi ad Aidan e Leo. Scoppiano a ridere, ancora totalmente rapiti e assorti dal fatto che la compagnia teatrale che aveva mandato il talent scout in avanscoperta al Jamboree, a loro insaputa, alla fine li ha scelti. Hanno creduto in loro. È reale, tutto fottutamente bello e reale.

 «Seb, puoi venire un momento? C'è il commercialista.» La giovane donna che prima si è presentata loro come la segretaria richiama la loro attenzione dall'ingresso del teatro.

«Certo.», fa subito l'uomo, voltandosi verso i quattro. «My boys, torno subito. Voi familiarizzate col posto! Tra poco comincerà anche ad arrivare il resto della compagnia!»

Ad ampie falcate, Sebastian si allontana. Da soli, proprio sotto il palco, si scambiano un'ultima occhiata prima di ridere ancora.

«Ha parlato di tournée, ragazzi. Tournée!» Greg esulta cercando di tenere la voce più bassa che può mentre impreca. «Porca puttana, siamo davvero qui!»

«Ce l'abbiamo fatta. Ce l'abbiamo fatta, cazzo!» Brett solleva le braccia per appendersi con un braccio alle spalle di Aidan e con l'altro a quelle di Leo.

«Ragazzi, venite qua!» Greg si sporge per avvolgere tutti e tre contemporaneamente, come riesce. «Vi voglio bene, cazzo! Vi adoro! Anzi no, io vi amo!»

Scoppiano tutti a ridere, separandosi con lentezza.

«Ce l'abbiamo fatta perché siamo rimasti insieme. Siamo fratelli.» Gli occhi grigiazzurri di Leo scivolano su tutti loro, fermandosi su Aidan qualche momento di più. «Lo saremo sempre, e niente potrà mai cambiarlo.»


𝐌𝐀𝐑𝐙𝐎

Il pelo lungo di Shar le scivola tra le dita mentre le fusa riecheggiano in quel soggiorno dalle pareti tinteggiate di verde tenue. Il ritmo dei passi che si avvicinano sul parquet chiaro lo riconosce all'istante.

«Tom sta per arrivare. Tieniti pronta per fiondarti a tavola!» Le mani grandi e calde di Aidan si posano sulle spalle di Demetra, ancora inginocchiata davanti alla gatta per poterla accarezzare un po'.

«Tua madre ha bisogno di una mano?», chiede girando la testa indietro quanto basta per poter incrociare il suo viso.

Aidan scuote la testa. «C'è Dana di là.»

Con le dita si tira un po' più su i jeans, all'altezza delle cosce, per inginocchiarsi a sua volta proprio dietro di lei. L'avvolge tra le braccia, se la preme addosso. La barba corta le tira un po' i capelli quando spinge le labbra e il mento più vicini al suo orecchio. Forse è colpa del respiro bollente, o forse delle parole che sussurra, ma Demetra avvampa e si distrae al punto da scoppiare a ridere e rischiare di cadere col sedere a terra.

Ridono entrambi, insieme, con un'emozione sincera a rendere più brillanti i loro occhi.

«Demi, mamma vuole sapere se hai già assaggiato i cavolfiori con la crema al formaggio...» La figura di Dana si staglia sotto l'arco che unisce il corridoio al soggiorno.

Col sorriso ancora sulle labbra, entrambi si voltano verso di lei in quella buffa posizione rannicchiata, una contro l'altro.

«No, mai mangiati ancora...!», replica subito agli occhi azzurri dell'altra, con un pizzico di curiosità nella voce.

«Perfetto, allora vado a riferire.» Dana gira i tacchi pronta a tornare verso la cucina ma, prima di allontanarsi davvero, frena i proprio passi. «Ah, Demi...?», la chiama ancora.

«Sì...?» Demetra si rimette lentamente in piedi, con Aidan che le porge le mani per aiutarla. La fronte aggrottata di chi non sa se essere più curioso o più intimorito.

«Volevo solo dire che... farà strano non averti più a Lotford. Anche se dovesse essere solo finché non finirai l'accademia, sappi che non mancherai solamente a lui.» Con un gesto della mano, indica il fratello. Le sopracciglia di Aidan si sollevano in un moto di sorpresa e commozione, gli angoli della bocca carnosa che si curvano in un sorriso impressionato. Le sue dita stringono più forte quelle di Demetra. «Con Lou abbiamo anche detto che potresti venire a lavorare con noi, quando tornerai. Sai, per... fare un po' di esperienza intanto che cerchi i tuoi impegni, tra provini o altro che non s-...!»

Senza neanche farle terminare la frase, Demetra si fionda ad abbracciarla. Lei, che tanto ha sempre temuto il contatto, sta abbracciando l'altra, che tanto invece è sempre sembrata tutt'altro che propensa ad accettarla nella vita del fratello.

Gli occhi azzurri di Aidan si fanno più sorridenti e vividi quando vede le braccia della sorella ricambiare l'abbraccio.


𝐀𝐏𝐑𝐈𝐋𝐄
Demetra

Il cielo è splendido, la primavera ormai è arrivata. La campagna attorno al Winding River adesso è piena di colori e fiori di cui mi sembra di riuscire a sentire il profumo da qui.

Osservo quel limpidissimo e terso frammento di mondo dalla veneziana chiusa per metà, standomene sdraiata e immersa nel tepore ancora piacevole delle coperte più sottili. Sembra un sogno senza tempo, senza nuvole o preoccupazioni. Sospiro piano, socchiudendo gli occhi per godermi qualche altro istante di tutto questo.

Il fruscio delle lenzuola riempie la stanza quando le braccia di Aidan mi avvolgono per trascinare il mio corpo più vicino al suo. Percepisco il calore del suo torace contro la schiena nuda. La barba mi punge la pelle quando si nasconde tra i miei capelli.

«Buongiorno, bellissima.», mormora con voce arrochita, stringendomi forte.

«Buongiorno, bellissimo.» Sorrido, il sapore dei nostri baci ancora sulle labbra. Intreccio le nostre dita sul mio seno, più serrate che posso, perché non ci restano che poche ore ormai.

«Come ti senti?»

«Già nostalgica. Tu?»

«Già felice, perché tra due settimane verrò a Bergamo da te.»

Una per una, Aidan comincia a baciare quelle cicatrici che, più di qualsiasi altra cosa, mi rendono davvero chi sono. Bacia il peggio di me, e solo adesso inizio a capire.

Sarei dove sono senza tutto il male che ho patito? Sarei questa stessa me? Me lo sono chiesta spesso ultimamente.

I miei errori mi hanno portata qui. Sono sopravvissuta alle mie scelte peggiori, ai miei pensieri più brutti. Ho superato ogni mia notte disperata. Sono andata oltre ognuno dei dolori che credevo insuperabili. Più volte ho creduto di non potercela fare, di essere troppo stanca, ormai senza alcuna forza.

Eppure, sono qui. Sono ancora qui, con una vita ancora da comprendere e vivere.

Forse funziona come per la musica e per l'arte più in generale: senza esperienze vissute, senza sentimenti affini o logorii conosciuti, le parole di una canzone o le pennellate di un quadro potrebbero non avere alcun significato.

E se il dolore fosse qualcosa di imprescindibile e necessario? Se fosse la tristezza la chiave di lettura per cogliere ed apprezzare ogni sfumatura di ciò che la vita può riservare?

Senza la notte d'altronde, il giorno non avrebbe lo stesso senso.

Senza il buio, la luce non sarebbe così importante.

Senza tristezza, forse la felicità non sarebbe che un'abitudine superficiale.

Allo stesso modo, l'amore sarebbe ancora tanto prezioso senza conoscere il dolore di un cuore spezzato?

Forse no.



𝐅𝐈𝐍𝐄


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¹ Gli Extra Mile spaccano, Io credo in te, Tu sei la musica sopra il mio rumore

² "Non sia mai ch'io ponga impedimenti all'unione di anime fedeli...", primo verso in lingua originale del Sonetto 116, poesia di William Shakespeare, 1609

³ Sonetto 116, poesia di William Shakespeare, 1609

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