90 - Aidan

Demetra è felice. Lo è, lo è davvero...

I suoi occhi non si sono staccati dal palco neanche per un attimo. Sono lì sin da quando ogni luce si è spenta per l'inizio del primo atto.

Per quanto mi riguarda, invece, temo di guardare più Demetra che lo spettacolo. Rido quando ride lei, deglutisco quando deglutisce lei, incrocio le sopracciglia quando lei si fa più contrariata.

Da quel mio posto al suo fianco, in prima fila, seguo lo sguardo lucido d'emozione che fa rimbalzare su ogni elemento che compone la scenografia, su ogni attore, su ogni gesto che compiono. Ho persino notato le sue labbra pronunciare alcune delle battute che recitano. Avere l'occasione di starle accanto e vivere la sua passione insieme a lei è inestimabile.

Una vibrazione contro la coscia mi costringe a lasciare la mano di Demetra. Lei si volta un momento verso di me, a cercare forse il motivo per cui mi sia staccato, e quando sfilo il cellulare dalla tasca torna subito attenta allo spettacolo.

Leo
SMS
oggi, 19:04

Non è successo niente di particolare, te l'ho
già detto. Semplicemente credo che l'affetto
che sono sicuro lei provi per me abbia un
limite. Forse con te è diverso, e se è così
allora non dovresti lasciartela scappare...

Sempre confuso? Preoccupato lo stesso? Un po' più leggero? Come dovrei sentirmi adesso?

Un applauso fragoroso mi coglie alla sprovvista, alzandosi dalle gallerie e dalla platea. Le luci si accendono lentamente. La gente comincia a liberare la sala, facendomi intuire una pausa abbastanza lunga da potersi allontanare. Mi sto guardando attorno, tutto frastornato, con il cellulare in mano, quando la voce di Demetra arriva curiosa e pimpante.

«Allora, che ne pensi? Ti è piaciuto fin qui?»

«Temo di essermi perso l'ultimo pezzo...», ammetto.

«La gente del villaggio si sta adoperando per mettere in scena uno spettacolo in onore delle nozze di Teseo e Ippolita.»

«Chi? Bottone, Cotogna e Flauto?» Sghignazzo alla ridicolezza di quei nomi e metto via il cellulare. A Leo risponderò più tardi.

I suoi occhi castani mi lanciano addosso uno degli sguardi più minacciosi e comici che abbia mai visto. «Non provare a ridere di Shakespeare!»

«No, no, per carità! Shakespeare non si tocca!» Rido e mi porto il ciuffo indietro per l'ennesima volta prima di recuperare la giacca dallo schienale della poltroncina e alzarmi in piedi. «Andiamo a vedere se troviamo qualcosa di buono da sgranocchiare, e speriamo che Fior di Pisello e Seme di Senape non si siano già spazzolate tutto...!»

Scoppio a ridere più forte quando Demetra mi colpisce con la borsa. «Smettila! Non osare!» Gli occhi sbarrati e il sorriso di chi vorrebbe odiare senza farcela davvero. Intanto, io l'adoro.

«Violenta! Sei una violenta!» Fingo di volerle sfuggire gettandomi in corridoio, oltre quella pesante tenda scura. All'improvviso mi ritrovo nel mezzo di una fiumana di persone inaspettata. Sentire la sua mano cercare la mia, una volta uscita fuori dalla sala, mi sorprende. Intreccio le nostre dita, restando vicini mentre raggiungiamo il bar.

La coda alla cassa è infinita ma sembra ridursi rapidamente. Demetra mi si aggrappa addosso e si sporge oltre le spalle della coppia davanti a noi per provare a capire cosa vendano. A parte i popcorn e i soliti snack confezionati, sul bancone c'è anche un'alzatina di dolci freschi che è proprio ciò che sta adocchiando. Si mette in punta di piedi, nonostante i tacchi, e strizza persino gli occhi per riuscire a vedere da lontano. Rido cercando di non darlo troppo a vedere.

«Prima che tocchi a noi, temo sarà tutto finito. Che tristezza...»

Storce la bocca in una smorfia scontenta e subito l'attiro più stretta a me. «Sicura di voler essere triste? Proprio oggi? Proprio adesso?»

Demetra mi guarda a lungo, con quei suoi occhioni scuri e intensi, poi fa di no con la testa. Si morde il labbro inferiore con un imbarazzo e una timidezza che trovo... terribilmente eccitanti.

Fisso la sua bocca carnosa finché non decido di volerla tutta per me. Chino la testa verso di lei e la bacio, nutrendomi del mugolio di sorpresa che si lascia scappare. Una bomba mi scoppia dentro. Le arpiono i fianchi, serro le dita attorno al suo abito. Un poco lo strattono, già avido e disperato. Neanche mi ricordo più dove siamo e perché.

Le nostre labbra si assaggiano, le nostre lingue si cercano. Il suo profumo mi inebria. Potrei starmene così per sempre, col suo corpo contro il mio e lei stretta tra le braccia.

Mi costringo ad allentare la presa sul suo vestito solo quando la fila riprende a muoversi davanti a noi. Facciamo un passo avanti e di nuovo ci fermiamo ad aspettare.

«Cosa pensi di prendere?», mi chiede dolcissima, strusciando la testa sulla mia spalla mentre torna a guardare in direzione del bancone.

Abbasso lo sguardo per poter godere un altro po' dell'immagine di lei spalmata contro il mio fianco. «A parte te?»

Demetra arrossisce all'istante. Scoppia a ridere tutta impacciata, con gli occhi luminosi che fingono di puntare altrove. Si gratta il collo e non posso fare a meno di compiacermi dell'effetto che le faccio.

«OK, riformulo. Credo prenderò un caffè e magari un tramezzino, se ce ne saranno ancora. Tu?»

«Un succo di frutta e magari un tramezzino, se ce ne saranno ancora.» Tutta paonazza, scoppia a ridere mentre mi copia e tenta di imitare il mio accento.

Qualche minuto più tardi, riusciamo finalmente a raggiungere il bancone del bar. Il barista versa il succo di frutta di Demetra in bicchiere satinato e poi mi allunga una tazza di caffè fumante. Niente tramezzini per noi, perché gli spettatori teatrali sono delle locuste.

«Sappi che considero ciò che hai appena fatto un enorme sacrilegio...»

Quasi mi strozzo. «Cosa?»

«Ordinare un caffè americano invece che un espresso. In mia presenza, per giunta!», precisa con ovvietà, tanto seria quanto buffa. «In quanto italiana, mi sento profondamente ferita. Potrei anche decidere di non parlarti più...!»

«Addirittura?» Lei annuisce, tutta solenne. «Anche tu non metti il latte nel tè, eppure non mi sono mai lamentato!»

Prendo un altro sorso di caffè, risucchiandolo proprio a sfregio, prima di trascinarmi Demetra addosso. Non voglio trascorrere un solo minuto con lei troppo lontana da me.

La sua risata si mischia alla voce impostata dell'altoparlante che informa che il nostro spettacolo sta per ricominciare. Trangugio il mio caffè sacrilego in tutta fretta e arriviamo in sala giusto in tempo per l'inizio del prossimo atto.

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