81 - Aidan

Mi ha baciato.

Mi sta baciando.

Non riesco a pensare a nient'altro se non a lei.

Demetra resta appesa a me con le braccia, le sue dita mi accarezzano i capelli. Stringo il suo corpo morbido contro il mio mentre le nostre lingue si cercano, poco timide, come si conoscessero da sempre.

Ho desiderato di averla tutta per me, ho immaginato questo momento per settimane. Adesso che lei è tra le mie braccia, tutto il resto è come cancellato e mai esistito.

Con un po' di incertezza, il suo viso comincia ad indietreggiare. Lo fa piano lentamente, quasi volesse ritardare la fine di quel bacio che avrei voluto durasse di più.

«Prego!» Sorrido, cercando subito i suoi occhi scuri. Sono bellissimi, pieni di una luce che mi incanta. Assaporo coi denti ciò che di lei mi è rimasto sulla labbra. «Vuoi che vada a comprarti altri biglietti?»

Demetra scoppia a ridere, abbassando la testa per nascondersi contro la mia spalla. Credo questo sia il secondo momento, da quando la conosco, in cui si lascia andare a ciò che prova.

Le circondo meglio la vita con le braccia per tenerla vicina me. Le lascio un bacio tra i capelli e spero capisca che sia il mio ringraziamento per aver avuto la fiducia, e il coraggio, di abbassare le sue difese con me stasera. Prima al ponte sul Winding River, ora qui. Ad occhi socchiusi, resto fermo col naso tra quelle ciocche castane e profumate. Quell'aroma di cocco che Demetra emana mi inebria terribilmente. Vorrei davvero non lasciarla andare mai più.

Un colpo di tosse rimproverante che riecheggia nella sala mi costringe a drizzare il collo. Anche Demetra solleva lo sguardo, e accanto a noi troviamo la figura severa del vigilante.

«Stiamo chiudendo i piani e le gallerie. Rimangono aperte solo le sale degli spettacoli. Non avete sentito l'annuncio?»

Mi sento troppo appagato e felice in questo momento per smettere di sorridere, anche davanti alla faccia seria della guardia. «Dobbiamo essercelo perso! Andiamo via subito.»

Con la mano di Demetra nella mia, e una risata che non riusciamo a trattenere,  scendiamo di corsa le scale e lasciamo il Lowry Theatre. Portarla a Manchester è stata davvero l'idea migliore che potessi mai avere...

Attraversiamo di nuovo il Millenium Bridge per tornare verso il furgone – lei godendosi, incantata, il panorama notturno; io godendomi le emozioni più leggere e felici che la rendono tanto radiosa.

La brezza gelida della baia ci soffia addosso. Demetra si fa più piccola sotto il mio braccio, i capelli le ondeggiano attorno al viso e mi ritrovo a pensare che oggi sia ancora più bella del solito. Bella come la luna che illumina le notti del mondo intero. Sta illuminando la mia di certo...

Ho capito che dovevo comprarle quei biglietti nel momento stesso in cui ho visto il suo sguardo sbrilluccicare davanti al manifesto. Volevo farlo. Ho finto di andare in bagno e, mentre pagavo, immaginavo un abbraccio impacciato e qualche parola di ringraziamento sussurrata a fatica.

Il bacio inaspettato è stato meglio. Molto meglio.

«Stai bene?», le sussurro.

Demetra annuisce subito, alzando lo sguardo su di me. «Sì... Grazie a te.»

«Volevo renderti felice.», confesso con la voce più spezzata di ciò che volessi. «Vorrei non vederti piangere mai più...»

Il castano dei suoi occhi sembra illuminarsi e non capisco se sia emozionata o stia per rimettersi a piangere. Un magone mi chiude all'improvviso la gola.

Freno i nostri passi, e il tempo stesso pare fermarsi. Nel mezzo del Millenium Bridge, l'attiro più vicina a me. Le sistemo una ciocca di capelli dietro l'orecchio, poi con il pollice le accarezzo una guancia per provare a farla sentire al sicuro qui con me. Demetra socchiude gli occhi e si spinge di più contro la mia mano. Sembra cercare quella coccola, come avesse bisogno proprio di questo. Voglio esserci per lei. Voglio che lo sappia. Lentamente, mi chino per baciarla. Vorrei baciare le sue labbra ancora e ancora, senza smettere mai.

Voglio anch'io un altro po' di questo, un altro po' di noi.

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