73 - Demetra
Quando arrivo a Crewe, Isabella e Greta sono già lì ad aspettarmi. Le vedo ancora prima che il treno si fermi, sedute sui sedili di metallo della banchina a chiacchierare. Balzo fuori non appena le porte si aprono, andando subito verso di loro.
Mi sorprendo da sola della contentezza che sento addosso, dell'emozione che avere Aidan accanto mi ha lasciato sulla pelle e nel cuore.
«Demi!» Isabella solleva i suoi occhioni chiari con un tempismo perfetto.
«Ciao!» Abbraccio prima lei e poi Greta come se non ci vedessimo da mesi, dondolando da un piede all'altro mentre ancora ci stringiamo.
«Aspettate da tanto?», domando risistemandomi la borsa sulla spalla.
«No, solo qualche minuto.», mi rassicura Greta. «Adesso di corsa a mangiare! Andiamo per di là!»
Scoppio a ridere al braccio che solleva per aria, con talmente tanta enfasi e voce alta da attirare l'attenzione dei passanti.
L'entusiasmo con cui avevamo scovato un Kentucky Fried Chicken su internet comincia presto a vacillare. Per oltre mezz'ora camminiamo in tondo in preda alla confusione. Seguendo il navigatore del cellulare proseguiamo lungo una via dritta e poco verdeggiante, bordata di soli capannoni industriali e piccole fabbriche, prima di vedere finalmente apparire le insegne rosse e bianche del KFC.
Con dei sorrisi giganteschi, sollevati e affamatissimi, ci mettiamo subito in coda alla cassa per studiare il menù. I profumini invitanti che vengono dalla cucina sciolgono un po' il freddo che abbiamo racimolato per strada e fanno brontolare la pancia ancora di più.
«E Valerio come sta?», domando con un po' di titubanza mentre spingo il vassoio sul tavolo che abbiamo scelto. Spero che la musica pop di sottofondo alleggerisca l'argomento che ho preso.
Greta storce le labbra sottili in una smorfia e comincia a scartare il panino con le sue dita affusolate. «In questi giorni mi è sembrato un po' abbattuto...»
«Abbattuto?! Era proprio moscio!», fa Isabella infilandosi in bocca un paio di patatine fritte.
Ricopro di sale la pannocchia e mi lecco le dita mentre osservo entrambe, sedute di fronte a me. «Come mai? È successo qualcosa?»
«Proprio non saprei. Non ha parlato molto.» Greta fa spallucce e dà un morso al suo panino di pollo fritto. «Però mi pare di aver capito che sia stato l'unico a trovare interessante la lezione di Willoughby su Jeremy Collier¹. Se i miei appunti facessero schifo, potresti chiedere anche a lui.»
Mi umetto le labbra salate e scelgo di sorvolare. «Sono certa che i vostri andranno più che bene. Grazie per ciò che state facendo per me, significa tantissimo...»
«Non devi ringraziare, aiutarsi è il minimo! Può capitare a chiunque di noi di prendersi un'influenza!» Isabella mi sorride, poi prende un grande sorso di Pepsi. «Piuttosto, come ti senti per la faccenda dello Spettacolo di Capodanno? Un po' è un peccato, è vero, però mi sa che alla fine anche io tornerò a casa per Natale...»
«Spettacolo di Capodanno?», bofonchio con la bocca mezza piena di chicchi di mais.
«Sì...» Greta aggrotta la fronte, guardandomi un po' stranita. «Quello della Professoressa Lawrence.»
Scuoto appena la testa e sollevo le spalle perché non ho idea di che cosa stiano parlando. Sgranocchio la pannocchia ancora un po', finché gli sguardi confusi che Greta e Isabella si scambiano cominciano a stranire pure me.
«Tu non... sai niente di Otello?»
«So che è molto bello!», replico con un sorriso un po' teso prima di prendere un sorso di tè freddo. «La Lawrence vuole mettere quello in scena? È grandioso!»
Isabella boccheggia e mi fissa come avesse appena visto un fantasma. «Demi, ma...» Deglutisce. «Marzia ha detto di avertene parlato...»
La gola mi si secca all'istante.
«Ha detto di avermi parlato di... cosa?»
Greta sposta di colpo il vassoio per posare gli avambracci sul tavolo. «Del fatto che la Lawrence avesse scelto te per il ruolo di Emilia.»
«È rimasta colpita dalla tua interpretazione sul monologo a sorpresa...» La voce di Isabella si fa più balbettante di fronte al fazzoletto che sto stritolando nella mano. «...e quando ci ha chiesto di avvertirti, visto che eri assente, Marzia si è subito fatta avanti!»
«Sì, abbiamo pensato che le cose tra voi si fossero sistemate...» Gli occhi castani di Greta sono spalancati, le mani piantate sul tavolo quasi ci si stesse aggrappando.
«Non si è sistemato niente...», mormoro con un soffio di voce.
«Ma lei ha detto alla Lawrence di averti chiamata!» Isabella sembra agitata e sconvolta. «Ha detto che hai rifiutato perché per le vacanze di Natale tornerai in Italia!»
«Io non ho deciso niente...» Deglutisco. «Io non sapevo niente...»
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¹Jeremy Collier (23 settembre 1650 - 26 aprile 1726) è un ecclesiastico inglese noto per la sua critica alla moralità del teatro, in particolar modo delle commedie e degli attori teatrali.
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