70 - Demetra
Sentire i discorsi tra Aidan e Rose, ancora e ancora, in merito al ginocchio che non fa che peggiorare, è bastato a convincermi a prendere una decisione. Mi sono inventata una nuova ricaduta d'influenza e con oggi sono cinque giorni di lezione persi. Non mi pento affatto però.
Il Dottor Hebenton, lo specialista di Manchester che ha operato Rose, aveva programmato una visita urgente per l'altro ieri e ho deciso di unirmi ad Aidan per accompagnarla. Sarebbe stato più familiare con Jessamine o Sue, e so che la mia presenza è piuttosto irrilevante, ma volevo rendermi utile anch'io, fare qualcosa per la donna che mi ha accolta in casa sua con dolcezza sin dal primo momento, fosse anche solo aiutarla a scendere dall'auto.
Sono rimasta nella sala d'attesa della clinica per circa mezz'ora prima di sentire le loro voci arrivare dal fondo del corridoio. Lo sguardo cupo di Aidan mentre reggeva Rose contro il fianco dubito lo scorderò mai. Non è stato rassicurante, così come ciò che è emerso dalla visita una volta tornati in macchina. La protesi al ginocchio sembrerebbe essersi consumata, se non addirittura spaccata, e il corpo di Rose sta facendo il possibile per resistere a quelli che il medico ritiene chiari sintomi da rigetto. È necessario che si sottoponga ad esami approfonditi adesso, ma se il problema fosse davvero la protesi rovinata bisognerebbe considerare l'idea di una seconda operazione.
Il Dottor Hebenton e Aidan sembrano concordi sul fatto che Rose abbia una buona costituzione, eppure, mentre tornavamo verso Lotford, la sua voce calda e roca l'ho sentita tremare e fingere una rassicurazione per lei che nemmeno aveva per sé stesso.
La risonanza magnetica è stata prenotata, e tutto ciò che si può fare adesso è continuare con gli antinfiammatori, gli antidolorifici e aggiungere anche sessioni di crioterapia fatte con uno strano macchinario. Non sono sicura di aver mai sentito questo termine e di certo non avevo idea esistesse una cosa simile da fare a casa. Si tratta di una fascia termica che va avvolta dove serve e poi collegata al centralino elettronico affinché comprima e al tempo stesso raffreddi la zona del corpo compromessa. Sembra essere abbastanza di sollievo per Rose, e così, come ogni giorno ormai, anche stamattina Aidan è venuto qui molto presto.
Sono nella lavanderia al piano di sopra, a piegare gli asciugamani e i vestiti con cui avevo caricato l'asciugatrice, quando sento la sua voce chiamare il mio nome.
«Arrivo!»
Scendo le scale in fretta per raggiungerli, lo sguardo un po' agitato già rivolto alle porte vetrate del salone. Il ronzio leggero del macchinario riecheggia anche in corridoio.
«Che succede?» Mi fiondo dentro e inquadro la scena.
Rose è seduta sul divano, con la gamba distesa, a riposo e già stretta da quella sorta di guaina collegata al dispositivo. Aidan è in piedi alle sue spalle, con una maglia bianca a maniche lunghe, un jeans nero scolorito sulle cosce e le mani, grandi e arrossate, lucide dell'olio essenziale di menta che sta usando per massaggiarle le tempie e la nuca per farla rilassare.
«Credo ti stiano chiamando!», fa subito lui, indicando con un cenno del mento il cellulare che vibra sul tavolino. «Non ho potuto portartelo, mi dispiace...!»
Aidan sbuffa un sorriso divertito, facendo ondeggiare le dita unte a mezz'aria come ci fosse un pianoforte invisibile. Un ciuffo biondo gli scivola sulla fronte mentre ride.
Vorrei poter passare la mano tra i suoi capelli, pettinarglieli indietro e godermi ancora quel sorriso che...
«Oh, no! Fa niente! Grazie lo stesso!», squittisco all'improvviso, un po' robotica, sentendomi arrossire sulle guance. Deglutisco il mio impaccio e mi affretto a rispondere prima che stacchino la telefonata. «Pronto?»
«Demi, ciao! Ti disturbo?» Ascoltare la voce dolce di Isabella dall'altra parte mi sorprende e mi calma all'istante.
«No, affatto, mi fa piacere sentirti!» Cammino verso la finestra che s'affaccia sul giardino del retro. «Come stai? Greta sta bene?»
«Sì, sì, noi stiamo bene. In realtà, volevamo sapere come ti sentissi tu!»
«Oh...» Mi gratto la testa, ricollegando tutto alla menzogna che mi ha permesso di saltare l'università per tutta la settimana. Scosto appena la tenda, adocchiando il nocciolo che perde foglie ad ogni colpo di vento. «Sto meglio, grazie. Avevo solo bisogno di prendermi un po' di tempo...»
Anche una mezza verità è comunque una bugia?
Mi accorgo della curiosità che spinge sia Rose che Aidan ad osservarmi mentre parlo in italiano. Ricambio i loro sorrisi intrigati e mi sistemo una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Le guance avvampano di nuovo. «Siete al campus adesso?»
«No, siamo a Crewe. Oggi rimaniamo un po' qui, andiamo all'esplorazione!»
«Chiedile se vuole che le passiamo gli appunti.», suggerisce ancora Greta in sottofondo.
Schiudo le labbra, un po' emozionata. «Lo fareste davvero?»
«Certo!» Entrambe parlano nello stesso momento, e scoppiamo a ridere assieme tutte e tre.
«Potrei raggiungervi a Crewe, se volete...», propongo.
«A noi piacerebbe tantissimo, Demi! Sarebbe fantastico passare un pomeriggio insieme!» Isabella è un vulcano d'entusiasmo e simpatia. «Se te la senti davvero, potremmo anche pranzare assieme!»
Getto uno sguardo veloce all'orologio che sovrasta il camino. Segna le 12:35.
«Sì, sarebbe bello, tanto ormai sto meglio...!», recito un po'. «Controllo gli orari del treno e vi faccio sapere.»
Saluto entrambe e una volta riagganciata la telefonata, mi metto a cercare su internet i tabulati orari dei treni che passano per Lotford.
Parlare la mia lingua per qualche ora non farà che bene e la sola idea di passare del tempo insieme ad Isabella e Greta mi rasserena. Il nostro rapporto è sempre stato amichevole e collaborativo, solo non è mai decollato e forse è stata tutta colpa della presenta acida e costante di Marzia accanto a me. Ora però, lei non è più un problema.
«Chi era, sweetheart? I tuoi genitori?»
Alzo lo sguardo dallo schermo del cellulare appena sento Rose pormi quella domanda.
«No, erano due mie colleghe di accademia.» Muovo qualche passo per tornare nei pressi del camino che fronteggia il divano. «Le devo raggiungere a Crewe per pranzo.»
«Per pranzo?» Aidan rallenta i suoi movimenti capaci e fluidi sulle spalle di Rose per cercare l'orologio come avevo fatto anch'io. «Quindi adesso...»
«Sì, il prossimo treno è tra mezz'ora. Dovrei farcela ad arrivare in stazione in tempo, giusto?»
Rose si sistema meglio sul divano per voltarsi verso Aidan, ancora alle sue spalle. «Potresti accompagnarla tu, così non va in treno da sola...»
«Certo.» Senza esitazione, quegli occhi azzurri macchiati di castano si sollevano su di me. «Passiamo a prendere la macchina a casa mia e...»
«No, no, non c'è bisogno.», rassicuro. «È giusto che tu rimanga qui con lei. Il treno andrà benissimo, tanto l'ho già preso una volta!»
«Permettimi almeno di accompagnarti in stazione...» Sembra quasi una supplica, la sua.
«Ma conosco già la strada, e non voglio che smetta di fare ciò che serve a Rose solo per me...»
Aidan resta immobile a fissarmi per istanti che sembrano lunghissimi. Deglutisco e glielo leggo sul viso che la mia ostinazione lo sta mettendo in difficoltà. Sospira profondamente, recupera l'asciugamano piegato che stava sullo schienale del divano e si pulisce le mani, indirizzando i suoi passi verso di me. Mi punta, con quel suo sguardo intenso, premuroso e intransigente al tempo stesso.
Il cuore batte più veloce, il fiato mi si mozza in gola quando si ferma proprio di fronte a me. Il profumo balsamico che emanano le sue mani bollenti mi annebbia.
«Permettimi di accompagnarti, Demi. Per favore.»
Il tono è quello profondo e roco di chi non accetterà altre obiezioni, il sorriso è quello sornione e soddisfatto di chi sa che vincerà.
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