55 - Aidan
OK. Lo ammetto. Forse non ho dato il meglio di me ma non potevo reggere oltre.
Quella tipa, qualsiasi sia il suo nome, non perde occasione per dimostrare quanto sia capace di essere odiosa e insopportabile, particolarmente interessata a mortificare Demetra non appena possibile. Mi ha stancato. Davvero non so cosa sia successo tra loro, che genere di attrito le abbia portare a questo, però non potevo tacere ancora di fronte a quel suo cazzo di atteggiamento.
Mi distraggo da quei pensieri e dal nervoso che ancora sento addosso solo quando arriviamo all'auto. La mano di Connie stringe più forte la mia e prova a trascinarmi in basso, facendosi più vicina al mio orecchio. «Raggiungimi vicino alla macchina...» È un sussurro suadente e bollente sulla pelle.
Ci vuole molto del mio autocontrollo per limitarmi ad annuire e prepararmi psicologicamente alla scintilla d'eccitazione che brilla nei suoi occhi.
Stringo i denti e distolgo l'attenzione da quello sguardo malizioso per inquadrare Leo e Demi a qualche passo di distanza da noi, più indietro.
«Capolinea per stasera!», fa Connie con vivacità, aprendo le braccia verso di loro. «È stato un piacere conoscerti, Demetra. Ti auguro tanta fortuna per i tuoi progetti futuri, sono bellissimi, proprio come te!»
Sotto le luci smorte dei lampioni, quell'abbraccio che riesce a rubarle pare quasi assurdo. Nonostante si sia irrigidita, piuttosto imbarazzata, Demetra ricambia, la ringrazia e le sorride quando si separano.
Connie saluta anche Leo, poi torna a rivolgersi a me. «Noi ci salutiamo tra poco!» Ride e sventola la mano per aria un'ultima volta prima di controllare che non passino auto e attraversare a passi ampi la strada.
Demetra si aggrappa alla sua borsa, rimanendo immobile e in silenzio. Se ne sta tutta intirizzita, vicino al muro, col viso nascosto dietro la sciarpa e le mani affondate nelle tasche della giacca. Sente freddo, lo so.
Mi affretto a togliere la sicura della macchina e aprire la portiera per lei dal lato del passeggero. «Vi lascio un momento qui. Vado a salutare Constance e torno.», spiego, restando in piedi e in attesa che Demetra si avvicini.
I suoi occhi scuri cercano i miei. Sono stanchi, un poco lucidi, terribilmente dolci.
«Grazie...», mormora.
Le sorrido e, con la mano bollente e un po' tremante contro la carrozzeria, aspetto che si sia seduta prima di chiudere la portiera.
«Hai fatto aggiustare il riscaldamento, vero, Dannie? O dobbiamo ricorrere alle coperte anche stasera?» Leo si sistema nei sedili posteriori, strofinando le mani e alitandoci sopra.
Mi chiama Dannie apposta, con accento perculante, perché lo sa che è Constance a chiamarmi così. Fa anche scattare le sopracciglia, sbuffando un ghigno sornione che spero venga ignorato da Demetra.
Lo fulmino, serro i denti e all'improvviso mi sento ancora più agitato.
«Tutto fatto.» Apro il bagagliaio, sistemo la custodia della chitarra e poi prendo una delle coperte per lanciargliela addosso. «Per ogni evenienza però, tieni qua!»
La risata bassa di Demi è piacevole, sufficiente a placarmi.
«Torno subito.», concludo, chiudendo il cofano per attraversare la strada buia e vuota.
Poggiata alla fiancata dell'auto, Connie si gira verso di me non appena la raggiungo. Già sorride.
«Eccoti...», mormora con fare seducente. Le sue braccia esili mi si stringono attorno al collo. «È stata davvero una bella serata. Mi sono divertita tanto, e quell'impulso aggressivo che hai avuto prima... è stato così... eccitante...» Sento le sue labbra marchiarmi il collo con un bacio, uno umido e lento.
Le sue unghie smaltate di nero affondano lente sulla mia nuca. Mi si struscia di più addosso, succhia la pelle sulla mia clavicola. Il suo respiro caldo mi si infila sotto la camicia, rendendo più complicato qualsiasi pensiero logico.
«Connie...», biascico provando a frenarla.
«Devi accompagnare gli altri, lo so. Posso seguirti con la macchina fino a Lotford, se vuoi...»
Prendo un respiro profondo, cercando di avvolgere le sue mani con le mie per allontanarla piano da me. «No...», mormoro ai suoi occhi verdi che mi fissano con confusione. «Non stasera. Non in questo periodo. Non sarebbe giusto...»
Constance rimane immobile, con le dita ancora strette tra le mie. Non so come sentirmi di fronte a quell'espressione interdetta. Deglutisco, abbozzo un sorriso e mi convinco che sto facendo la cosa più giusta.
Non posso andare a letto con lei.
Farei sesso col suo corpo mentre la mia mente sogna un'altra persona. Non intendo fare una cosa del genere.
Le sue labbra che si curvano in un sorriso ampio mi sorprendono. Una luce diversa le sfarfalla adesso nello sguardo, sembra sorpresa, sembra fiera. «Se ti piace così tanto dovresti dirglielo, no?»
Anche senza soggetto, quella frase ha più che senso per entrambi. Sfiato aria divertita e imbarazzata dal naso, con una certa rassegnazione. «Sì, dovrei...»
Lei mi ha letto, e pure in fretta.
Il suo viso si fa più bello e più luminoso con quel sorriso beffardo che mi rifila all'improvviso. «Vieni qui...» Constance mi attira in un nuovo abbraccio, più confortante ancora. «Penso proprio di volerti ancora più bene adesso, sai?»
Senza fiato, avvolgo la sua vita stretta con maggiore forza. Lei è davvero la migliore amica che io abbia mai avuto.
Si allontana da me dopo un po', guardandomi dritto negli occhi con le mani posate sulle mie guance. «Ci sentiamo presto, Dannie...» Mi bacia sulla bocca, uno schiocco rapido prima di infilarsi in auto.
«Buonanotte, e fai attenzione per strada...» L'aiuto a chiudere la portiera e resto a guardarla, sorridente dall'altra parte del vetro, mentre se ne va. Dà persino una strombazzata di clacson quando passa accanto alla mia macchina, lì dove sono Leo e Demetra.
Prendo respiro, mi passo una mano tra i capelli e torno da loro pregando che il buio abbia mascherato ciò che è successo.
Non posso rischiare che Leo dica o faccia capire a Demetra ciò che non voglio venga esposto – o meglio, sì, ma a tempo debito e non così. Se deve sapere cosa c'è stato tra me e Constance fino ad ora, allora sarò io a dirglielo. Non voglio che si faccia un'impressione sbagliata di me, e non voglio che smetta di guardarmi con quel sorriso timido che mi fa impazzire, lo stesso che ha anche adesso mentre mi sistemo al volante.
Infilo la chiave per accendere il motore, e il dolcissimo profumo al cocco che ha inondato l'abitacolo è così buono. Mi sorprendo di quanto possa essere persistente, di quanto possa piacermi.
«Sta funzionando. Va benissimo così, Aidan. Grazie.», mormora un po' impacciata, anche intenerita sembrerebbe, quando mi vede controllare le bocchette del riscaldamento. Ho una paranoia in proposito ormai, e non lo nego. Mi guarda a lungo, poi si volta verso la strada, accavallando le gambe per spingere e scaldarsi le mani tra le cosce in un gesto che pare consueto.
Gli occhi mi cadono sulla gonna del suo miniabito nero. Seguo il profilo pieno del fianco, la curva della coscia sino al polpaccio e a quegli stivaletti da biker che adoro. È così sexy con quel vestito aderente e la camicia di flanella addosso. Demetra si accovaccia di più contro il sedile e subito mi distraggo, cercando di bloccare qualsiasi immagine si stesse materializzando nella mia testa. Avrei tanto voluto sentirla stringersi contro di me invece che contro il sedile...
Quando prendiamo l'uscita per Lotford è piuttosto tardi ormai e la stanchezza e la confusione mentale cominciano a pesarmi. Dovrò chiedere a Leo di dormire a casa mia. Per la prima volta dopo anni, sento qualcosa tra noi che non quadra. Stringo più forte il volante tra le dita, per sfogarmi, anche se Riot dei Three Days Grace che passa alla radio non aiuta affatto.
La via di casa di Rose è silenziosissima e illuminata a chiazze dai lampioni. Tiro il freno a mano proprio di fronte al vialetto e slaccio la cintura di sicurezza.
«Ti accompagno alla porta.», faccio spontaneo verso Demetra.
Lei però scuote la testa. «No, non c'è bisogno, Aidan. Fa freddo...» Mi sorride, un po' assonnata, e i suoi occhi brillano nella penombra dell'abitacolo. «Grazie del passaggio e... di tutto il resto.»
Guardo il suo viso dolce, quelle labbra che ho una voglia matta di baciare da tutta la sera, e mi perdo. Mi perdo nel suo sguardo così profondo, nelle espressioni che non capisco mai davvero, nei dettagli che voglio conoscere meglio. Mi perdo per lei.
«Buonanotte, babygirl!» La voce arrochita di Leo distrugge tutto con due sole parole. Dai sedili posteriori, allunga le braccia verso Demetra. Le circonda le spalle, infilando il naso tra i suoi capelli.
Quando vedo Demi lasciarsi stringere in quel modo, non posso fare a meno di distogliere lo sguardo e aggrapparmi di nuovo al volante. Nervoso, geloso, deluso, incazzato...
Come un terremoto, Leo si lascia ricadere indietro facendo sobbalzare l'auto. Respiro pesantemente, ricordando a me stesso che sono una persona paziente anche se stasera ogni cosa mi sta mettendo a dura prova. Solo dopo che lui s'è tolto di mezzo torno a guardare Demetra. Apre la portiera, il vento gelido si infila dentro la macchina ma lei temporeggia un momento. Punta i suoi occhi nocciola su di me che non sono ancora pronto a salutarla.
«Buonanotte.»
«Notte...», balbetto, un attimo prima di vederla alzarsi e dirigersi verso casa.
Perché non mi ha salutato come ha fatto con Leo...?
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