41 - Demetra

Mi risveglio lentamente, in un calore piacevole che non voglio lasciare. La luce filtra attraverso le tende, schiarendo una stanza che non riconosco. Guardo la trama delle coperte, i mobili, persino il colore delle pareti e la confusione mi assale.

Ho solo dei ricordi frammentati ma qualcosa attorno che conosco c'è - anzi, qualcuno.

Aidan sta dormendo su una sedia accanto al comodino, con le braccia incrociate sul petto e le gambe divaricate.

Il mio cuore manca un battito, e una strana sensazione allo stomaco mi fa accovacciare di più sotto le lenzuola.

Per qualche minuto ancora, resto ferma ad ammirarlo nel chiarore offuscato del primo mattino.

È tanto bello immerso nel sonno, così dolce. Il viso pallido, i capelli scombinati e quel velo di barba biondiccia che gli incornicia le labbra. Sembrano così morbide, appena imbronciate...

I respiri di Aidan cominciano a farsi meno pesanti. Scosto la coperta e tento di mettermi a sedere prima che si svegli del tutto e mi scopra lì, a guardarlo dormire.

Sbatte le palpebre un paio di volte prima di puntare il suo sguardo ancora assonnato su di me.

«Finalmente ti sei svegliata.» Quella voce tanto cavernosa per via del sonno è coccolante e attraente al tempo stesso. Si passa una mano sul volto, come per togliersi l'ultimo velo di sonno e torpore di dosso. «Come ti senti?»

Si alza dalla sedia e allunga un braccio verso di me prima ancora che abbia replicato. Posa una mano sulla mia fronte, sistema l'altra sulla sua e rimane immobile, in silenzio, a fissarmi per qualche lunghissimo istante.

Mi perdo a guardare i suoi occhi azzurri, quella macchia castana nell'iride sinistra. Deglutisco e prego che non senta quanto veloce batta adesso il mio cuore.

Perché c'è sempre questo turbinio di emozione e nervosismo dentro di me quando sto vicina ad Aidan?

«Sei ancora calda.» Aidan afferra il termometro dal comodino e lo accende prima di passarmelo. «Potresti metterlo?»

Annuisco e trattengo a fatica lo sguardo che, una volta di più, cade sulle sue labbra. Comincio ad aprire un bottone della camicia, poi un altro e all'improvviso Aidan scosta lo sguardo, grattandosi prima la punta del naso, poi il sopracciglio.

«Vado... a prenderti qualcosa da mangiare.», dice un po' robotico, fissando la porta ancora chiusa della camera. «Torno subito.»

«OK... Grazie.», balbetto.

Seguo le sue spalle larghe, ancora avvolte dal maglione scuro, finché non si perdono al di là della parete. Il metallo della punta del termometro è gelido contro la pelle ma io mi sento avvampare. Prendo un respiro profondo e aspetto. Ho il corpo indolenzito e i brividi mi corrono lungo le braccia e la schiena, ma almeno l'emicrania sembra essere passata.

Un rumore di passi mi fa guardare di nuovo in direzione del corridoio. Il sorriso che trovo sulle labbra sottili di Leo mi sorprende.

«Buongiorno, malata.»

«Ciao.» Riesce a farmi sorridere nonostante mi senta come se fossi appena stata investita da un treno.

«Non ti riaddormenterai in tempo zero, vero? Ieri notte siamo riusciti a stento a tenerti sveglia per darti la medicina...»

Si fa avanti nella stanza, indicando la scatola di compresse sul comodino che noto solo ora. Accanto ci sono anche un bicchiere d'acqua mezzo vuoto e una foto di Greg e Louise al mare.

«Che è successo?»

«Sei svenuta per la febbre alta, a quanto pare.» Leo si siede sul bordo del letto, vestito con gli stessi indumenti della sera prima. «Aidan ti ha trovata sul pavimento del bagno.»

«Svenuta...?!», ripeto sconvolta. Gli occhi sbarrati cominciano a bruciare. «E Aidan mi ha...?»

La voce mi si strozza in gola, così come la frase. Deglutisco anche se ho la bocca secca.

Leo annuisce. «Io avrei preferito portarti all'ospedale ma Greg si è ricordato di un medico che abita nella scala accanto.»

Il trillo del termometro che ha finito la sua misurazione mi distrae solo un momento. Non faccio in tempo a leggere lo schermo ché Leo si allunga verso di me, coprendo la mia mano con la sua.

«Mi hai fatto agitare parecchio, sai?» Una risatina nervosa gli esce dalle labbra. «Hai fatto spaventare tutti.», si corregge.

«Mi dispiace tanto...» Mi sento in colpa per la serata e a disagio mentre fisso le nostre mani.

«Demi!» La voce squillante di Louise riempie d'un tratto la stanza. «Come ti senti? Va meglio?»

Con le mani che profumano di detersivo per stoviglie, mi copre le guance e mi costringe a fissarla.

Abbozzo un sorriso. «Un po' meglio, credo...»

«Oh, come sono felice!»

Lou mi avvolge in un abbraccio caldo ma la tenerezza di quel momento svanisce quando noto la rigidità con cui Aidan è rimasto sulla porta. Tra le mani regge un vassoio. Il suo sguardo scivola su di me, su Louise e sulla mano che Leo mi sta ancora stringendo.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top