40 - Dana

«Merda! È chiusa.» Brett sbatte una mano sul volante e rimette in moto l'auto diretto verso il centro di Warrington.

Stringo le labbra e mi trattengo dal sottolineare che l'avevo detto, solo perché il maledetto profumo che ha addosso suscita fin troppi ricordi. Fa così male pensare che con queste stesse labbra un tempo ci baciavamo.

«Avevi ragione.», ammette.

«Così pare...», dico con un soffio di voce, guardando la strada di fronte a noi.

Brett si gira verso di me solo per un istante prima di tornare a fissare il semaforo. I capelli più corti e la barba più lunga lo fanno sembrare più adulto, più maturo. Quegli occhi blu invece guardano ancora il mondo con la stessa curiosità di un tempo.

Le sue dita lunghe tamburellano sul cambio e so che sta per dire qualcosa che lo rende incerto e nervoso. «Era da tanto tempo che non rimanevamo... soli.»

«Già.»

«Forse è per questo che è così difficile adesso. Non fai che evitarmi e scappare ormai...»

«Non scappo da niente.» Deglutisco, a spalle irrigidite. «Prendo solo le distanze da ciò che mi fa male.»

«Io ti faccio male?»

«Me ne hai fatto, sì.»

Stavolta deglutisce lui. Mi fissa a lungo, e per un momento boccheggia. «Dana, io volevo rimediare, e lo avrei fatto se me l'avessi concesso. Non volevo altro che una possibilità di dimostrarti che non ho mai, mai voluto una vita senza di te...»

Le sue parole mi travolgono, come onde burrascose contro il cuore. Ho persino l'affanno, il fiato corto, nonostante sia seduta. Serro le labbra e mi volto verso il finestrino non appena sento gli occhi bruciare.

«Non credo sia il caso di parlarne. Troviamo la farmacia e rientriamo.»

Brett sospira pesantemente. «Non voglio parlarne, Dana. Vorrei solo poter parlare di nuovo con te e basta, ma ormai hai deciso di chiuderti e odiarmi e tenermi lontano, giusto?»

Quanto vorrei dirgli che non lo odio affatto... Ho sperato tanto di riuscirci, qualche giorno ci sono anche andata vicina, ma non posso odiarlo...

«Per favore...», lo prego, sforzarmi di fissare fuori dal finestrino.

«Le volte che ho chiesto io "per favore" non sono mai stato ascoltato...»

Lo stomaco mi si è annodato in una morsa dolorosa. Trattengo le lacrime a stento al ricordo della sua voce al telefono. Piangeva e mi chiedeva di non lasciarlo, di dargli la possibilità di fare meglio, di provare a sistemare le cose insieme invece di buttare tutti quegli anni per aria.

Mi fiondo fuori dall'auto non appena accostiamo di fronte alla farmacia. Cammino a passo svelto sul marciapiede e solo una volta entrata, al sicuro dal suo sguardo, trovo la forza di asciugarmi le lacrime. Tiro su col naso un paio di volte mentre allungo la ricetta del Dottor Harlow alla farmacista. Quando torno in macchina, Brett avvia il motore e non dice più una sola parola. Il silenzio dell'abitacolo si interrompe solamente sotto casa di Greg e Louise, con le portiere che vengono aperte e richiuse.

«L'avete trovata?»

«Sì.»

Lascio la busta della farmacia a Leo mentre Brett mi passa accanto. La sciarpa e la giacca ancora addosso per andare direttamente in balcone a fumare. Un peso mi opprime, quasi mi toglie il respiro. I nostri ricordi più belli mi strisciano sottopelle, lontani e ormai freddi. Ormai siamo soltanto estranei con qualche ora d'amore in comune.

«Dov'è Aidan?», domando affacciandomi in camera da letto.

«Qui.» La sua voce profonda mi arriva alle spalle. Esce dal bagno con le maniche del maglione nero tirate sino ai gomiti e lo sguardo attento. «Che è successo?», fa subito.

Mi stringo nelle spalle, vorrei dire qualcosa e invece mi limito ad aggrapparmi ai suoi occhi. Il mondo comincia a farsi annacquato per le lacrime che cerco di trattenere il più possibile, in silenzio. Non piangere... Dana, smettila. Non puoi attirare l'attenzione. Smettila. Smettila...

Aidan mi viene incontro alla svelta, un braccio subito mi avvolge per tenermi vicina a sé mentre ci barrichiamo in bagno.

«Credevo ci sarei riuscita. Credevo che...» Non riesco a continuare.

Osservo mio fratello richiudere la porta dietro di noi. Si piazza davanti a me, con quegli occhi che mi leggono dentro. «Dana, dimmi che è successo... Che vi siete detti?»

A fatica, prendo respiro. «Siamo stati in silenzio all'inizio, poi... ha cominciato a dire che non faccio che fuggire da lui, che lo tengo a distanza, che non ho mai ascoltato le sue suppliche...» Un singhiozzo mi scuote, mi fa annaspare. Quanto tempo occorrerà ancora per riuscire a dimenticare, ad avere Brett intorno e non starci più male?

Crollo seduta sul bordo della vasca e cerco di spingere indietro le lacrime che non voglio far uscire. «Non poteva più durare tra noi...»

«Avevi già smesso di amarlo quando siamo tornati?»

«No!» Cerco di non urlare, consapevole che ci sia solo una porta a separarmi da Brett.

«E allora perché non poteva durare?», mi domanda piano. La fronte aggrottata, le labbra dritte in una smorfia malinconica e colpevole. «Le sue intenzioni non erano cattive. Non ti avrebbe mai fatto volontariamente del male, e neanche io...»

«Però tu gli hai promesso che non mi avresti detto niente! Sei stato zitto ed egoista, proprio come lui. Avete pensato solo a voi stessi e alla vostra cazzo di audizione!»

Un altro singhiozzo sconquassa ciò che provo. Rabbia, delusione, tristezza e frustrazione.

«Abbiamo chiesto scusa, in ogni modo possibile.» Le spalle di Aidan si irrigidiscono. So che gli ho fatto male con quelle parole. «Brett era disposto a trasferirsi a Lotford, solo per stare con te, e tu gli hai detto di no.» Serra la mandibola e incrocia le braccia contro il petto, come sempre quando è in disaccordo con qualcosa. «Sii sincera almeno con te stessa e ammetti che se lo avessi saputo avresti sabotato ogni nostro progetto.»

«Certo che lo avrei fatto!» Gli occhi mi si riempiono di lacrime. Non riesco neanche più a distinguere i lineamenti di mio fratello. «Andare a studiare musica in America?», incalzo. «È questa la vostra idea di responsabilità e maturità? C'era bisogno di voi qui. Io avevo bisogno di voi qui!»

«E gli egoisti saremmo noi, giusto?»

Aidan si appoggia col sedere al lavandino, fissandomi dall'alto, con quell'espressione boriosa e poco convinta che mi infastidisce ogni volta.

«Non osare dare a me dell'egoista. Non metterei mai la mia famiglia da parte.»

«Perché io sì, Dana?!» La sua voce si fa più roca, lo sguardo più duro. «Non hai mai smesso di farmi sentire una merda, sin da quel giorno, e solo per aver vinto una fottutissima borsa di studio! Chiunque sarebbe stato orgoglioso, ma tu no. Tu dovevi farla pagare a me, dovevi farla pagare a Brett, dovevi farla pagare a tutti!»

Deglutisco, sentendo il naso pizzicare ancora di più adesso.

«Mi sono pure iscritto all'università che volevi tu, dannazione! Ti ho ascoltato!» Aidan sbuffa una risata nervosa e io mi sento morire dentro. «Continua a fare così, Dana! Continua a farmi convincere sempre di più che tu non abbia davvero a cuore né me né Brett!»

Quelle parole sono una coltellata in pieno petto. Mi riecheggiano in testa in un loop devastante.

Non ho a cuore né lui né Brett...

«Perché... Perché mi dici queste cose? Come puoi...?», balbetto.

Mi nascondo tra le mie stesse mani quando non trattengo più le lacrime. Piango, e attorno a me vedo solo il nero della desolazione. Fa male, fa tutto troppo male... Non so dove ho sbagliato, non so dove sbaglio e non so come uscirne...

Nel silenzio interrotto solo dai miei singhiozzi, Aidan sospira profondamente. Sento i suoi passi avvicinarsi e fermarsi proprio di fronte a me. Si inginocchia, avvolgendomi i polsi con entrambe le mani. Sono sempre così calde, così delicate mentre mi fa aprire un piccolo spiraglio. Con ancora le lacrime, guardo dentro quei suoi occhi limpidi e sinceri, tanto buoni.

«Non ho mai voluto ferirti.», mormora sottovoce. «Sei mia sorella, la mia grossissima spina nel fianco...!»

Il suo sorriso riesce a strapparne uno anche a me, nonostante tutto. Sento i suoi pollici asciugarmi le guance.

«Non siamo riusciti a dirtelo perché temevano la tua reazione, non volevamo farti del male. Ti saresti agitata ancora prima dell'audizione, senza neanche sapere come sarebbe andata. Lo sai anche tu che sarebbe stato così... E so anche che non sei d'accordo, proprio come non lo eri allora, ma per noi era giusto tentare.»

Tiro su col naso e abbasso lo sguardo. «I sogni possono essere pericolosi, Aidan... Potrebbero essere fantasie che finisci a rincorrere per tutta la vita, e alla fine non ti resta niente in mano.»

«Ne sono consapevole.», soffia, umettandosi le labbra piene. «I sogni sono un azzardo, così come i sentimenti. Ma come si fa a vivere senza? Che esistenza sarebbe?»

Mi passo le mani sul viso e cerco di alzarmi in piedi, per non fargli notare quanti brividi quelle sue parole mi hanno dato e quanti battiti ha mancato il mio cuore. Si solleva anche lui, continuando a guardarmi.

«Sarebbe un'esistenza placida e sicura.»

«E vuota.», aggiunge. «Credo che i sogni e l'amore richiedano sacrificio ed impegno, e se non sei disposta a sacrificarti ed impegnarti allora forse Brett non è quello giusto. O forse stai facendo l'errore più grande della tua vita.» Aidan termina la sua sentenza con un guizzo di sopracciglia tanto saccente quanto rammaricato, infilando entrambe le mani dentro le tasche dei jeans. Una parte di me vorrebbe ricominciare ad urlare ma il tono con cui mi parla è sin troppo calmo. Mi spiazza.

«Tu dovresti stare dalla mia parte...»

Si lascia scappare un sorriso esasperato. «Non sono schierato da nessuna parte. Vorrei solo che fossi felice, Dana! Vorrei che lo fosse anche Brett, e magari che lo foste assieme. Perché no?!»

«Non si forza il destino.», sentenzio, tirando su col naso una volta di più. «Le cose capitano oppure non capitano, e se non funzionano è perché non sono destinate a funzionare.»

«Qualche volta anche il destino ha bisogno di una spinta.» Si stringe nelle spalle e la luce ambrata del bagno riempie i suoi capelli e la sua barba di riflessi più chiari. «È troppo facile credere di essere totalmente passivi a ciò che ci succede. Quella di cui parli è sopravvivenza, non vita...»

Sospiro, senza più fiato né forza. Sarà la milionesima volta che affrontiamo questa discussione, ed entrambi restiamo arroccati sulle nostre convinzioni. Sarà anche la milionesima volta, ma fa sempre male come fosse la prima. Piango ancora, senza riuscire a frenare le lacrime. Gli occhi mi bruciano per il mascara ormai sciolto.

Aidan sospira dopo di me. Le sue mani scivolano fuori dalle tasche e, nonostante tutto il disappunto che prova, mi viene incontro ancora per attirarmi a sé. Mi abbraccia forte, tanto forte, e i miei pezzi si ricompongono.

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