38 - Dana

«Oh, Cristo...»

«Che è successo?»

«Oh, mio Dio!» Louise sbuca alle mie spalle, portandosi subito le mani sulla bocca.

Demetra svenuta e inerte sul pavimento del bagno mi blocca il respiro. I battiti del cuore mi rimbombano nelle tempie mentre Aidan le solleva la testa delicatamente, per chiamarla, accarezzarla e controllare che non ci sia sangue da nessuna parte.

«Che cazzo è successo?! Ha sbattuto da qualche parte? La testa? La schiena?» Le domande a raffica di Leo lo investono.

«Non... Non credo... Non lo so! Non c'è sangue. L'ho trovata già a terra!», farfuglia Aidan. Serra la mandibola e deglutisce, sfiorando le guance di Demetra con i pollici. «È bollente.» Irrigidito e preoccupato, la prende tra le braccia. «Credo abbia la febbre alta. Portiamola in camera.»

Saetta lo sguardo da quel corpo debole contro di sé a noi che non sappiamo essergli d'aiuto.

Mi sento bloccata, immobilizzata dal panico. Le mani tremano, non riesco a ragionare. Fisso i lineamenti di Aidan farsi più duri, attimo dopo attimo.

«Portarla in camera?! Dobbiamo chiamare l'ambulanza!» Leo tira subito fuori il cellulare. Con gesti nevrotici, comincia a battere sullo schermo quando la voce di Brett ci toglie il respiro.

«Aspettate! Si sta riprendendo!»

Le ciglia di Demetra sussultano, le sue palpebre si aprono appena.

«Demi...?», la chiamo.

Risponde con un mugolio affaticato, senza riuscire a dire parole né nulla di comprensibile. Sembra esausta, affaticata.

Solo quando muovo il primo passo lungo il corridoio mi rendo conto di essere stata ferma e in disparte per tutto il tempo. Le sfioro la fronte, il viso di Demetra scotta sotto le mie dita. Non appena ritiro la mano, si raggomitola contro Aidan e lui la stringe più forte a sé.

«Dobbiamo portarla subito in ospedale!», insiste Leo, nervoso.

Aidan sospira. La fissa dall'alto e deglutisce, con le spalle tese, la mandibola sempre più stretta. «Ha la febbre alta, non sono sicuro sia una buona idea farle prendere altro freddo...»

«E cosa vorresti fare allora, tenerla qui e basta?! Ha bisogno di un medico!»

«Lo so anche io che ha bisogno di un medico!»

«Calmatevi!» Brett si pianta tra Aidan e Leo, zittendo con facilità il loro bisticciare. «Teniamola al caldo, nel frattempo chiamiamo la Guardia medica. Magari davvero non è il caso di farla uscire.»

Leo alza gli occhi al cielo. «Ma cosa volete che faccia la Guardia medica, la cura per telefono?!»

«C'è un dottore nella scala accanto!», fa d'un tratto Greg.

Come burattini mossi dall'adrenalina, tutti ci attiviamo per fare qualcosa di utile mentre Louise e Aidan sistemano Demetra nella camera da letto.

Qualche minuto dopo Greg fa ritorno assieme al Dottor Harlow, un uomo di circa cinquant'anni con foltissimi baffi scuri, una valigetta di pelle in mano e il pigiama che spunta da sotto il giaccone. Si avvicina al letto e ci chiede cos'è successo mentre tira fuori lo stetoscopio. Ausculta i polmoni di Demetra, le misura la febbre, la pressione anche e Aidan gli racconta dell'emicrania e dell'antidolorifico che le ha dato. Chiede se possa essere stato il ketoprofene a farle male, se sia colpa sua, con la voce che trema.

Sollevo lo sguardo su di lui e scorgo tutta l'ansia che gli rende più lucidi gli occhi azzurri, più pesanti i passi che muove su e giù per la stanza. Non riesce a posare lo sguardo su null'altro che Demetra e il Dottor Harlow. Non si gira neanche verso me e gli altri che facciamo campanello in corridoio per dare il meno fastidio possibile.

«La febbre molto alta ha accelerato il battito cardiaco e abbassato la pressione, ed è quasi certamente questa la causa dello svenimento. Il ketoprofene non le ha fatto alcun male, si rassicuri.», gli spiega, rimettendo lo stetoscopio nella sua valigetta. «È uno stato febbrile aggressivo ma, se trattato, non dovrebbe dare motivo d'allarmarsi oltre.»

Attraverso la cornice della porta, osservo il dottore piegarsi sul comodino per scrivere degli scarabocchi su un foglio intestato. Leo si sporge di più, scuro in viso e ancora silenzioso. Greg si tiene Louise accanto e Brett si stropiccia gli occhi, lasciandosi andare ad un sospiro.

«Più tardi provate a svegliarla e datele una compressa già stanotte. Le prossime andranno somministrate ogni otto ore, finché la temperatura non sarà scesa attorno ai 36 gradi.»

Aidan annuisce e scioglie l'intreccio delle braccia solo per recuperare il foglietto del medico. Ci butta uno sguardo, e mi chiedo se riesca a tradurre ciò che c'è scritto.

«A quel punto un altro paio di giorni di cura, scandite in dodici ore e non più otto?»

«Esatto.» Il Dottor Harlow sorride, facendo scattare la chiusura ottonata della sua valigetta.

Con le spalle ancora rigide e le labbra strette in una linea tesa, Aidan gli porge la mano. «Dottore, grazie per essere venuto a visitarla a quest'ora. Le sono molto, molto grato.»

I suoi occhi, subito, tornano a Demetra.

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