33 - Demetra
Saluto Benjamin con la mano finché l'auto di Leo non si allontana, poi mi incammino verso casa. Le gambe sembrano macigni e, intirizzita come sono, quasi non riesco a muovere le dita per cercare le chiavi. Metto sottosopra la borsa prima di decidermi a suonare al citofono.
Mi accuccio tutta mentre già sento i passi di Rose avvicinarsi. La serratura scatta e sollevo lentamente lo sguardo dai piedi che ormai non sento più.
Il mio cuore manca un battito.
Dall'altra parte dell'ingresso, immerso nel calore e nella luce ambrata del corridoio, Aidan ha spalancato la porta. Non conto i secondi che passiamo a guardarci senza dire niente, senza neanche sbattere le palpebre. Uno di fronte all'altra, proprio lì dove ci eravamo salutati.
È stata solo una settimana, lo so, ma mi sembra passato un secolo dall'ultima volta che ho potuto guardare dentro quegli occhi che non smetteranno mai di essere tanto affascinanti. È così bello rivederlo...
Gli sorrido non appena sento il viso avvampare. «Ciao...»
«Ciao.», replica piano, un po' rigido forse, spalancando di più la porta per farmi entrare. Il profumo del camino acceso che proviene dal salone è avvolgente ma quello di Aidan lo è di più. Intanto che gli passo accanto lo respiro a pieni polmoni, quasi di nascosto. «Rose era preoccupata. Stavamo per chiamarti.»
«Mi dispiace.», mormoro con rammarico, togliendomi la borsa dalla spalla. «Il pomeriggio è davvero volato...»
Appendo la sciarpa e comincio a sbottonare la giacca ma, bottone dopo bottone, mi accorgo di aspettare un abbraccio che formalizzi il suo ritorno. Qualcosa, qualsiasi cosa... Un po' come accadde per la partenza. Mi spoglio, aspetto e nulla arriva.
«Come stai?», gli faccio alla fine, dopo essermi voltata verso di lui.
«Bene, ma ero preoccupato anche io. Non hai visualizzato i messaggi e non sapevamo dove fossi.»
«Mi... hai scritto?!» Un'ondata di sensi di colpa improvvisi e paranoie mi si riversa addosso. Subito mi metto a cercare il cellulare nella borsa.
«Sì, te l'avevo promesso.» Il sorriso luminoso e spontaneo di Aidan ormai sono diventati parte del mio viaggio in Inghilterra, stasera però sembra diverso, teso e distante.
Le notifiche di quei tre messaggi riempiono lo schermo. Deglutisco e alzo lo sguardo su di lui, sentendomi mortificata. «Aidan, scusami, non l'ho proprio sentito.»
«Non è successo niente. L'importante è che tu adesso sia qui.»
Annuisco a labbra strette, getto un'ultima occhiata al cellulare e non mi spiego la delusione che sento addosso. Sono più delusa dell'impressione di incuranza che posso avergli dato o dell'abbraccio mancato?
Dopo un ultimo sorriso, fugace e imbarazzato, lascio andare di nuovo telefono nella borsa per asciugarmi i palmi sudaticci sulla stoffa del vestito e seguire Aidan in salone. Riconosco subito Somebody to love dei Queen risuonare dal giradischi nell'angolo sotto la finestra. Rose è seduta sul divano, a tamburellarsi il mento con le dita mentre fissa il tabellone di Scarabeo davanti a lei. Non devono aver cominciato da molto viste le poche parole sistemate.
«Finalmente sei tornata, sweetheart. Eravamo un po' in pensiero!»
«Scusa se non mi sono fatta sentire...» Le bacio la guancia non appena la raggiungo. «Sono stata con Leo e Benjamin tutto il pomeriggio.»
«Con Leo e il piccolo Ben?», ripete Rose, con espressione meravigliata. «Dove?»
«Siamo andati a prenderlo a scuola e poi al parco giochi qui a Lotford, quello vicino al fiume.»
«Con questo vento?!»
«Voleva giocare...» Mi stringo nelle spalle, consapevole di quanto sembri tutto poco coscienzioso.
Rose sospira. «Su, avvicinati al fuoco. Avrai preso molto freddo.»
«Vado a fare del tè.» Aidan si intromette nella conversazione solo in quel momento.
Esce dalla stanza con un'espressione che non riesco a tradurre. Ha la fronte aggrottata, la mandibola serrata, lo sguardo sfuggente. Sembra crucciato, pensieroso.
Forse l'ho deluso io, per la faccenda dei messaggi. Avrei anche voluto abbracciarlo, ma...
Sfilo gli stivali e ordino a me stessa di smettere di interrogarsi sul perché Aidan si comporti in maniera tanto strana, seria e meccanica.
Mi siedo sul tappeto a gambe incrociate, poco distante dal camino. Dopo aver assorbito tutto quel vento, finalmente percepisco il calore del fuoco entrarmi nelle ossa, mi accarezza la pelle. I ciocchi di legno scricchiolano e scoppiettano di fronte a me. È così piacevole che persino la mente sembra spegnersi.
Nel buio delle mie palpebre socchiuse, lo vedo. Intravedo i suoi braccialetti di cuoio e legno che si scuotono mentre accende il fuoco, le sue mani che sfogliano bustine di tè e quel viso, ricoperto di lieve barba bionda, guardare la teiera e attendere che tutto sia pronto.
Un sorriso mi curva le labbra ancor prima che me ne accorga. Quasi non m'importa più della banalità di cui mi sto nutrendo o di ciò che ho ordinato a me stessa solo qualche attimo fa.
«Credi abbia bisogno di aiuto?» Mi giro verso Rose, con le mani ancora protese verso il camino.
«Chi, Aidan? No, tranquilla, conosce bene questa casa.», replica tutta concentrata a sistemare la sua parola sul tabellone. Lo sguardo sornione che schiocca in mia direzione basta a farmi avvampare. «Se vuoi andare ad aiutarlo lo stesso però, vai pure!»
Stringo il labbro inferiore tra i denti, sfuggendole per tornare ad ammirare il fuoco. «Credo resterò un altro po' qui, vicino al camino...»
Alle mie spalle, Rose sbuffa una risatina maliziosa. Qualche minuto più tardi, i passi di Aidan sul parquet del corridoio si fanno sentire. Con addosso quella camicia di denim sopra una T-shirt bianca e i jeans scuri, torna con un vassoio tra le mani. Le ceramiche smettono di tintinnare quando si ferma accanto a me.
«Per te...» Mi allunga una tazza, reggendola con i soli polpastrelli per permettermi di prenderla. Sollevo lo sguardo per ringraziarlo e mi lascio coccolare dal sorriso che mi regala. Finalmente.
Si muove verso Rose poi, passandole il suo tè mentre adocchia il tabellone. «Hai aggiunto "Gioia"?! E ti ci sono voluti tre quarti d'ora per trovarla?» Aidan ride e io, ancora una volta, mi perdo. I suoi capelli sembrano del colore del miele sotto la luce calda del fuoco e quella screziatura scura nei suoi occhi azzurri si fa più viva quando sorride.
Prendo un sorso di tè, lo guardo e penso che quel sorriso gli sta davvero bene addosso.
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