27 - Demetra

«Questa settimana non sarò a Lotford.», dice Aidan con voce strana. La gamba tesa giù dalla moto per reggere entrambi mentre siamo fermi al semaforo.

Infilo le dita sotto il casco, sfilando l'auricolare per sentirlo meglio. «Come mai?»

«Vado a Londra con i ragazzi per un paio di audizioni. Mio padre ci ha procurato degli agganci con l'ultima esibizione all'Institute.»

Un brivido d'entusiasmo mi fa sobbalzare sul sedile all'istante. «Ma è una notizia grandiosa, Aidan! È fantastico!»

«Già.» Lui non sembra affatto euforico.

Il verde scatta e, senza aggiungere altro, riprendiamo a macinare strada. Serro le labbra un po' spiazzata, non sapendo cosa dire, cos'altro aggiungere. Mi tornano alla mente le vicende di cui mi ha raccontato Rose: la lontananza da casa per due anni, la morte del fratello di Leo, la decisione presa col cuore che comunque non ha reso meno doloroso l'abbandono del loro sogno. Vorrei chiedergli quale tra questi eventi smorza tanto l'idea di partecipare alle audizioni, però non lo faccio. Non riesco.

Quando arriviamo a Lotford il cielo ormai si è fatto buio. Qualche stella riesce persino a scorgersi, in lontananza, a brillare solitaria. L'odore di legna e camino che si sente per la strada preannuncia un'altra fredda serata autunnale.

Aidan parcheggia la moto lungo il vialetto ed entra in casa di Rose dopo di me. Un quarto d'ora più tardi, loro due sono seduti al tavolo a parlare mentre io maneggio tra fornelli e stoviglie per preparare la cena. Cerco di dar loro la schiena il più possibile, concedendo una privacy che mi sembra doverosa. Le orecchie però non possono fare a meno di ascoltare.

«E allora perché questo muso lungo?» Rose mi ha tolto le parole di bocca. «Devi partecipare ad un'audizione, mica andare al patibolo!»

«Lo so.»

«Qual è il problema? Sei preoccupato? Agitato?»

«Un po', come ogni volta, ma non è solo quello...»

«Cos'altro c'è?»

Aidan sospira profondamente. «Stiamo parlando di Londra, è a più di tre ore da qui.»

«Appunto. Stiamo parlando di Londra e del tuo futuro, e chi se ne frega se è a più di tre ore da qui!», lo incalza lei. «Se sei venuto qui in cerca di qualcuno che ti convinca che Dana ha ragione, sappi che non lo troverai.» La voce di Rose è talmente severa da farmi stringere il cuore.

Davvero Aidan pensa che le sue capacità non valgano neanche il tentativo?

«Pensare a sé stessi non significa essere egoisti, significa desiderare di vivere la propria vita. Devi imparare a pensare a te stesso, Aidan: te l'ho già detto, milioni di volte.», continua. «Pensa a ciò che credi sia meglio per te, a ciò che senti tuo e ti fa star bene: e semplicemente fallo.»

Deglutisco mentre rimesto il riso nel tegame. Quelle parole mi colpiscono in pieno.

Rose poi prosegue ancora, nonostante Aidan non abbia ancora detto nulla: «Non voglio dire che devi ignorare le preoccupazioni di tua sorella o delle persone attorno a te. Ascoltale, tienile in considerazione, ma non permettere alle paure degli altri, a quello che loro vorrebbero, di farti perdere le occasioni che ti si parano davanti. Un giorno potrebbero non essercene più, e tu rimpiangeresti tutto per sempre.»

Aidan sospira profondamente. «Hai ragione, come al solito.»

«Certo che ho ragione!» Rose si lascia andare ad una risata pronta a sollevarlo, ma non smorza davvero lo sconforto in cui sembra essere sprofondata l'intera cucina.

Il riso ribolle nella pentola, intanto faccio saltare i funghi champignon, tagliati a fettine sottile, nell'olio piccante della salsiccia. Non appena i funghi sono morbidi e i pezzetti di salsiccia ben cotti, scolo il riso e manteco tutto nella padella. Recupero i piatti e mi accorgo di non essere affatto sorpresa che ci sia l'ostinazione di Dana dietro la preoccupazione di Aidan.

Non vuole proprio che suo fratello realizzi il suo sogno, che faccia ciò che adora di più?

Perché non è contenta per lui?

«Tesoro, ci sono meno problemi di ciò che credi tu, o che crede Dana.», riprende Rose, caparbia e dolce come solo lei sa essere. «E poi non sappiamo neanche come andranno, queste audizioni! Prima vediamo come vanno, poi penseremo ad eventuali soluzioni.»

Solo adesso mi volto indietro, verso entrambi. La mano di Aidan è stretta in quelle di Rose. Cerco quel suo viso sporco di barba bionda ed ispida, quei suoi occhi opachi d'ansia. Riesco a capire quanto la scontentezza di Dana e le sue aspettative possano frenarlo. So cosa si prova a sentire gli altri reputare la tua passione inutile, e tu, che non potresti mai davvero fare né essere niente di diverso, sei solo un inconcludente ai loro occhi. Non è facile credere in sé stessi quando nessun altro sembra farlo.

«Lo sai che ti voglio bene, vero?»

Aidan le sorride. «Anche io te ne voglio, Rose.»

«Sarò fiera di te in qualunque caso. Mi basta saperti felice.»

Si alza per abbracciarla e sbaciucchiarla e mi rallegro all'istante anch'io. «Preparo un piatto anche per te?», domando, infilandomi nel loro discorso e riscoprendomi speranzosa.

«Dipende.», mormora lui sornione, venendo più vicino a me. «Quanto è buono ciò che hai preparato?»

Il braccio tatuato di Aidan si allunga per recuperare un cucchiaio e immergerlo direttamente nella pentola. Si porta un boccone di risotto alla bocca, senza staccare lo sguardo dal mio.

«Com'è?»

Sento le guance avvampare di fronte all'espressione goduriosa che tira fuori. Socchiude le palpebre, getta la testa indietro facendo emergere di più il pomo d'Adamo e continua a masticare. Rose scoppia persino a ridere.

«OK. Resto!»

Ruba un'altra cucchiaiata di risotto, poi si lecca le labbra, tenendo quegli occhi azzurri fissi su di me. Mi accorgo di essere rimasta in apnea, senza respiro, solo quando, con quel suo sorriso compiaciuto e dolce, Aidan si allontana per cominciare ad apparecchiare il tavolo.

Durante la cena, la sua presenza mi fa stare bene. Non so che collegamento faccia il mio cervello poi, ma ricordo di avere ancora la sua coperta in camera solo dopo aver caricato tutti i piatti in lavastoviglie. Quando torno di sotto, ritrovo Aidan già vicino alla porta. Ha la giacca di pelle di nuovo addosso, la testa china e le dita impegnate a scrivere un messaggio al cellulare. Il ciuffo biondo caduto sulla fronte, a nascondergli in parte gli occhi. Solleva lo sguardo verso di me non appena percepisce il cigolio dei gradini di legno.

«Leo vuole sapere se puoi prendere appunti anche per lui in questi giorni.», fa, muovendo appena il cellulare per aria.

«Certo. Nessun problema.»

Gli porgo il plaid che tenevo ben piegato contro il petto e, con un sorriso a labbra strette, Aidan se lo riprende. Lo osservo spalancare la porta blu con un'insolita lentezza. L'aria della sera ci sferza addosso, frizzante e odorosa di camino. Incrocio subito le braccia sotto il seno, cercando di trattenere più calore possibile, intanto che lui si ferma con gli anfibi sullo zerbino. Sembra indolente, irrequieto. Guardo dritto nei suoi occhi, bellissimi con quella macchia castana, per poterli fotografare e ricordare nei prossimi giorni.

«Allora... Buon viaggio e salutami Londra!» Gli sorrido.

La mano di Aidan mi afferra il polso e d'un tratto mi ritrovo stretta nel suo abbraccio. Il mio cuore smette di battere in quell'istante.

Mi stringe così forte a sé... Il suo corpo è così caldo...

Rimango impietrita, avvolta nel profumo e nel calore dei suoi vestiti. Il mio cervello non riesce neanche a comunicare alle braccia di sciogliersi per cingerlo a loro volta. Le dita di Aidan si serrano intorno al mio cardigan, lo sento. Mi stringe, e qualcosa si scioglie dentro di me mentre sono tanto vicina a lui.

Non ho idea di quanto duri quell'abbraccio. Mi sembra di aver ascoltato un'infinità di battiti provenire dal suo cuore prima di sentirlo scostarsi da me.

«Ci vediamo presto, Demi.»

«S-sì, presto.», balbetto, sentendomi avvampare.

Senza voltarsi indietro, Aidan sale sulla moto, si infila il casco e con un rombo si perde nel buio in fondo alla strada. Mi sento frastornata, confusa. È bastato un attimo, un solo attimo.

Mi stringeva così forte...

Deglutisco e mi avvio verso la cucina, a passi tardi e lenti, imponendomi di smetterla di pensarci su. È stato solo un abbraccio, solo un saluto affettuoso, e nulla di più.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top