26 - Demetra

Nascosta dietro un affascinante separé di legno, Marzia si sta preparando per l'appuntamento con Duncan. I consigli su ciò che dovrei fare con Valerio si sono spenti velocemente, lasciando spazio alla carrellata di vestiti che ha provato e alle chiacchere sul sesso con cui spera si concluda questa serata. Queste ore insieme non sono andate troppo male. C'è stata tutta la leggerezza frivola che ha sempre fatto parte del nostro rapporto, ma sento comunque che tra noi non è più come prima.

Una playlist di musica pop, orecchiabile e ballabile, continua a riempire il silenzio di questa enorme casa vuota.

Seduta sul bordo del letto, ancora sommerso dalle stoffe colorate degli abiti che sono stati scartati, mi guardo attorno. La camera di Marzia è davvero immensa. Ha le pareti madreperlate, la toeletta ricolma di trucchi e profumi, un bellissimo specchio poggiato al pavimento, la testiera del letto imbottita e le tende bianche. Per quanto sia tutto così raffinato, e senza dubbio anche molto bello, qui non riesco a percepire lo stesso calore che c'è in casa di Rose, quella coccola che abbraccia e mi ha fatto sentire al sicuro sin dal primo momento.

Il cellulare comincia a vibrare contro la coscia, a lungo. Il numero sullo schermo è sconosciuto e, dato che quello di Sue l'ho salvato, do per scontato sia suo marito. «Ciao, Tom. State partendo?»

«Non sono Tom.» Percepisco il sorriso che fa dall'altra parte. «E non sto neanche partendo. In realtà, sono appena arrivato!»

Mi sento più emozionata di ciò che dovrei mentre giro attorno al letto per raggiungere la finestra che si affaccia sulla strada. Scosto la tenda e il mio cuore si sorprende. Aidan è là sotto, poggiato ad una moto nera e scintillante come la sua chitarra. Indossa degli anfibi, un paio di jeans scuri e la giacca di pelle aperta, come al solito, su un maglioncino grigio.

«Sono sotto casa della tua amica, o almeno credo...» Titubante, reggendo il telefono contro l'orecchio, Aidan si guarda attorno. «È un quartiere da utopia fantascientifica, pieno di ville che sembrano palazzi?»

Rido, senza smettere di guardarlo. «Sì, sei nel posto giusto!»

È strano immaginarlo lì ad aspettare proprio me...

«Ma non è il biondino della Student Zone?» Marzia compare alle mie spalle all'improvviso. Per un attimo ho scordato di essere ancora nella sua stanza. «È sexy... Molto sexy!» Un ghigno malizioso le curva le labbra mentre bisbiglia. Se lo sta mangiando con gli occhi già da qui e un saporaccio amaro mi sale in gola.

«Be', volevo solo avvertirti che sono qui per riportarti a casa.», continua Aidan al telefono, ancora inconsapevole della nostra presenza alla finestra. Si mette dritto, dandoci le spalle, per aprire il vano sotto il sedile e tirare fuori un secondo casco. «Fai pure le tue cose, senza fretta! Quando poi sei pronta andiamo!»

«Abbiamo finito ormai. Scendo subito!», mi affretto a dire.

Lo sento sorridere, dall'altra parte del telefono, e vorrei tanto poter fermare il tempo. «Ti aspetto qui!»

Mi allontano dalla finestra nella speranza che Marzia faccia altrettanto. «Io vado.», annuncio asciutta, afferrando la mia giacca e la borsa. «Grazie di tutto.»

«Aspetta, aspetta! Scendo insieme a te. Duncan tanto dovrebbe arrivare a momenti.»

Ovviamente.

Prendo un respiro profondo di fronte a quel suo sorrisetto sghembo e prego che non abbia intenzione di fare una replica dello spettacolo alla Student Zone. Una morsa mi attanaglia lo stomaco mentre osservo Marzia ravvivarsi i capelli, abbondare di rossetto rosso sulle labbra e sistemarsi la scollatura dell'abito aderente che indossa. Scendiamo le scale per raggiungere l'ingresso e mi accorgo di solcare i gradini con tanta agitazione. Devo velocizzare il passo per raggiungere Aidan al più presto o devo rallentare per tenere Marzia il più lontano possibile? Al pensiero di avere lui al di là della porta e lei alle spalle mi sento oppressa. Un'ondata di nervosismo, paura e confusione mi si schianta dentro - qualcosa che, in parte, evapora nel momento stesso in cui, uscita di casa, lo sguardo di Aidan si solleva su di me.

Marzia rimane indietro a chiudere la porta della villa e approfitto di quel lieve vantaggio per avvicinarmi a lui.

«Ciao.», mormoro piano.

«Ciao.» Mi sorride sornione, sollevandosi in piedi per guardarmi dall'alto.

«Ti hanno mandato i tuoi?»

«Già! Mia madre si è ritrovata ad aiutare Dana in negozio mentre Tom sta facendo la spesa, quindi sarò io il tuo autista per il viaggio di ritorno.»

«Mi dispiace di aver creato tanto scompiglio oggi...»

«A me invece non dispiace affatto.»

Le guance mi si avvampano. Provo ad ignorare il battito accelerato del mio cuore mentre Aidan, soddisfatto e sorridente, allunga il braccio per mostrarmi il secondo casco che ha portato con sé. È nero, proprio come il suo, ma con degli schizzi di vernice dorata a decorarlo.

«Ciao!» La voce squillante di Marzia si intrufola tra noi. «Noi ci siamo già visti alla...»

«Alla Student Zone, sì.» Aidan l'anticipa, annuendo col casco nero e dorato ancora tra le mani. «Sì, mi ricordo.»

«Oh, ti ricordi di me... Che bello!»

All'entusiasmo di Marzia lui risponde con un sorriso fugace. Ha le spalle dritte sotto le giacca di pelle e una sorprendente morbidezza nell'espressione. Vorrei tanto sapere cosa sta pensando in questo preciso istante.

«Tu e i tuoi amici verrete alla prossima festa universitaria? Dicono tutti che sarà grandiosa!»

Quale festa universitaria?

«A dire il vero, sì. Ci saremo per suonare.» Aidan si porta i capelli indietro la mano libera.

«Suonare? Sul serio?! Ma che figo!» Marzia continua a squittire, un allarme acutissimo. Con gli occhi truccati e sbarrati si volta a fissarmi, e so che si sta chiedendo se ne fossi già al corrente o meno. «Che genere fate?»

«Power Rock, perlopiù...»

«Oh, my... Adesso non vedo l'ora di sentirvi suonare!» Il sorriso larghissimo sulla sua bocca truccata si sciupa quando si rivolge a me. «Verrai anche tu?»

Mi stringo nelle spalle senza sapere cosa rispondere. Fino a due minuti fa neanche sapevo ci fosse una festa universitaria. Un rombo di motore poco distante mi libera dall'incombenza.

Da una Porsche metallizzata emerge un ragazzo atletico con lo sguardo audace e i capelli scuri, lustri di gel. La camicia azzurra che indossa si tende attorno ai pettorali e ai muscoli gonfi delle braccia e i pantaloni neri terminano su un paio di mocassini lucidi.

«Eccoti!» Marzia gli guizza incontro, nonostante i tacchi e il vestito stretto. Si baciano a lungo, con talmente tanta passione da rendere le mani affamate. Scosto lo sguardo in fretta dopo aver visto le dita di Duncan strizzarle il sedere.

«Certo che verrai alla festa.» Anche Aidan s'è girato. La sua voce è roca nonostante stia sussurrando. «Be', sempre che tu lo voglia, s'intende...»

Cerco i suoi occhi mentre si gratta il sopracciglio. «Perché non dovrei volerlo?»

«Non saprei, magari hai band migliori da andare a sentire!» Un sorriso ironico gli curva le labbra.

«No, ormai non esistono altre band afone per me!»

Scoppio a ridere, con una sincerità insolita, perdendomi in quelle iridi azzurre macchiate di marrone che brillano di soddisfazione ed emozione davanti a me.

«Vieni qui...», mormora dopo un po', dimezzando la distanza tra noi.

Con Aidan così vicino, non riesco più a muovermi. Le sue dita mi sfiorano delicatamente le guance mentre mi sistema il casco. Immobile, senza fiato, resto con gli occhi incatenati nei suoi. Mi stringe il cinturino sotto il mento, le sue labbra carnose si schiudono appena mentre infila la mano tra miei capelli per controllare che il casco mi copra la nuca a dovere. Un fremito elettrico mi attraversa il corpo, dalle spalle sino alle cosce.

La brezza del tardo pomeriggio soffia piano tra i suoi capelli biondi e temo che lui, Marzia, il presunto Duncan e l'intero quartiere possano notare quanto molli si siano fatte le mie gambe e quanto veloce batta il mio cuore.

Un profumo intenso di dopobarba misto ad uno floreale preannuncia il ritorno dei piccioncini, costringendomi a tornare in fretta alla realtà. Deglutisco e mi volto verso Marzia avvinghiata al braccio del ragazzo come un koala al suo ramo. «Baby, lei è Demetra, una mia compagna.»

«Oh, è un vero piacere conoscerti, Demetra.» Quando sollevo il braccio per salutare, Duncan si china in avanti per farmi il baciamano. Punta gli occhi scuri su di me mentre le sue labbra mi baciano la pelle, un po' ruffiano.

Abbozzo un sorriso tirato, ma prima che riesca a dire altro una mano si infila tra noi.

«E io sono Aidan.» Gli agguanta le dita di colpo e gli sorride persino, facendo ondeggiare le loro braccia a mezz'aria, per un tempo sin troppo lungo.

Dopo un attimo di smarrimento, Duncan annuisce e ricambia. «Piacere, amico.»

Mi sento impacciata e accalorata, vagamente in soggezione, e non so perché...

«È meglio andare, no?», squittisce subito Marzia. «Tu devi ancora cambiarti! Sennò rischiamo di far tardi per il nostro film.» Si spalma contro quella camicia azzurrina, attirandolo a sé.

«Hai ragione, dolcezza.» Duncan le sorride, poi si rivolge a noi. «Volete unirvi? Il tempo di farmi una doccia e-...»

«No!» Marzia sbotta e ridacchia nervosa il momento dopo.

«No, infatti, dobbiamo andare anche noi.», rincara Aidan, piuttosto perentorio, piantandosi al mio fianco con tutta l'aria di voler chiudere in fretta quella conversazione. «Grazie comunque dell'invito, amico

L'occhiata che Marzia mi lancia prima di spingere Duncan lontano è indecifrabile.

Mi sforzo di voltar loro le spalle e quando sento il cancello della villa accanto chiudersi mi lascio andare ad un sospiro di sollievo, come se il peso dell'ansia e di quell'intero pomeriggio mi fosse appena stato tolto dalle spalle.

In uno strano silenzio, Aidan si infila il casco e sale sulla moto. Col piede destro chiude il cavalletto, poi solleva lo sguardo su di me. Mi osserva a lungo, attraverso la visiera trasparente, e capisco che mi sta aspettando. Deglutisco e, un po' incerta, mi sistemo alle sue spalle. Non so se sentirmi più nervosa per la mia prima volta o per la vicinanza che c'è tra i nostri corpi.

Non sono più abituata al contatto umano, non più. Mi sono talmente abituata all'assenza delle persone che la loro presenza ora mi confonde.

Quasi come avesse sentito i miei pensieri ma se ne fregasse pienamente, Aidan mi afferra le mani per posarsele sull'addome. «Tieniti forte a me.»

Gira la chiave e la moto comincia a tremare sotto di noi. «Ci sei già stata su una di queste, vero?»

«No.», confesso.

«OK. Allora appoggiati a me e prova a rilassarti. Se ti irrigidisci mi rendi difficili le manovre e rischiamo di farci male.»

La gola mi si stringe all'istante. «E questo come dovrebbe aiutare a rilassarmi?!», urlo senza rendermene conto.

Aidan si mette a ridere, e questo già aiuta di più. «Scusami, non aiuta! Hai ragione! Ma ci sono diverse curve lungo il tragitto e ho bisogno che tu stia tranquilla, va bene? Rilassati! Sei con me!»

Il cuore scalpita, stringo subito il suo maglioncino nei pugni e, qualche istante dopo, Aidan dà gas. Il vento forte e tagliente mi sbatte addosso nonostante sia protetta dietro le sue spalle.

C'è il nulla intorno a noi. Ci sono solo il freddo, il paesaggio colorato a linee dritte dalla velocità e le auto che ci sfrecciano talmente vicine da sembrar pronte a travolgerci. La moto romba di più quando acceleriamo ancora per un sorpasso.

Strizzo gli occhi, mi aggrappo forte a lui col rischio di soffocarlo. Sono terrorizzata, ho il cuore in gola.

«Demi, va tutto bene!» Lo sento urlare a dispetto del casco e del fischio del vento. «Ci fermiamo un attimo?», mi domanda senza lasciarmi davvero il tempo di replicare. «Sì, ci fermiamo!»

Aidan frena lentamente e i contorni del mondo attorno a noi si fanno di nuovo netti. Accostiamo lungo il bordo di quella strada che attraversa la campagna e abbassa persino il cavalletto.

«Mi dispiace! Aidan, scusa!», faccio subito, vedendolo sfuggire per mettersi in piedi. «Non ti appesantirò né soffocherò più, lo giuro!»

Forse l'ho esasperato. Mi sento mortificata.

«Tranquilla! Ho un'idea.» Lasciandomi da sola a cavalcioni sulla moto, tira fuori il cellulare e gli auricolari dalla tasca del chiodo. «Metti queste.»

Sono un po' confusa mentre sollevo il casco per infilarmi le cuffie, e lo divento ancora di più quando quegli occhi limpidi si abbassano allo schermo in cerca di qualcosa. Preme un punto indefinito e delle note di chitarra classica cominciano ad invadermi i pensieri. È una canzone che mi sembra di aver già sentito altrove, anche se non proprio così. La voce roca e avvolgente che canta, poi, annebbia ogni cosa.

"Think how many doors we'll open just as many stars will shine,
Yeah, who knows where we're going, who knows what we'll find.¹"

È Aidan. È lui che sta cantando.

Sorride imbarazzato quando capisce che l'ho riconosciuto. «Il volume va bene?»

Annuisco, con un'emozione dentro che non riesco a controllare.

«Non pensare a nulla. Rilassati e non avere paura. Andrà tutto bene finché sei con me.»

Rapita e annebbiata, totalmente immersa in quella canzone e nella sua voce, lascio che Aidan mi prenda le mani per sistemarsele di nuovo addosso dopo essere salito davanti a me.

Riavvia il motore, accelera ma la vibrazione che scuote la moto non ha più molta importanza, e neanche il vento che ci sbatte tagliante addosso. La sua voce che canta mi calma i nervi, seda le mie ansie. L'odore buonissimo dei suoi vestiti dissipa ogni paura, e il mio cuore palpita, caldo e vivo, come non lo sentivo da un po'.

Socchiudo gli occhi e quasi riesco a vederlo. Le dita che bloccano e pizzicano le corde di una chitarra di legno chiaro. Le labbra che si schiudono, le palpebre basse, il collo che si gonfia appena mentre canta mettendoci tutto sé stesso.


━━━━━━━━━
¹"Pensa a quante porte potremo aprire, tante quante sono le stelle che brilleranno / Sì, chissà dove stiamo andando, chissà cosa troveremo" A world with you, canzone di Jason Mraz, 2014

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top