22 - Aidan

Tamburello le dita contro il volante nonostante la radio sia spenta e non ci sia alcuna musica da seguire. Mi sento irrequieto stasera, stranamente agitato.

Sposto lo sguardo sullo specchietto centrale, per la millesima volta ormai, cercando il suo volto. Il respiro pesante e regolare, le labbra appena schiuse e una ciocca dei suoi capelli scuri l'è caduta davanti agli occhi. Demetra dorme più o meno da mezz'ora, accucciata sotto la coperta e con la testa contro il finestrino.

Sto guidando verso casa dei Morgan e, nonostante tenga l'attenzione sulla strada, la mia mente vaga altrove.

È tutta la sera che mi ritrovo a cercarla. Cerco il suo viso, la sua voce, le sue opinioni, i suoi pensieri. Persino quando ero sul palco non riuscivo a trattenere la voglia di scorgere le sue emozioni. Speravo di scovare il suo sorriso timido nel buio, di poter condividere con lei questa parte di me, forse perché la dannazione delle passioni e dei sogni impossibili è qualcosa che abbiamo in comune.

Dovevo solo assicurarmi che il suo entusiasmo non venisse intaccato, deluso o smorzato...

La fila di cipressi che separa la proprietà dei Morgan dalle altre ci svetta accanto. Sul ciglio della strada silenziosa, io e Dana salutiamo Leo con un cenno, senza parlare, per non svegliare Demetra. Ripartiamo solo dopo aver visto Benjamin sgusciare fuori dalla porta d'ingresso per stringergli le gambe e ondeggiare la manina verso di noi. Non dovrebbe essere ancora alzato, ma suppongo volesse aspettarlo. Un quarto d'ora più tardi, anche Dana si addormenta.

Nonostante il silenzio, ci pensano l'aria frizzante e i fanali dalle auto a tenermi sveglio. Questo, e il viso di Demetra che, come fosse un magnete, continua ad attrarre i miei occhi. Mi incuriosisce. C'è qualcosa di particolare in lei, qualcosa che la rende diversa. Riesce a spiazzarmi, a confondermi totalmente. È capace di sembrare una persona cordiale e affabile, a suo agio anche in mezzo alla gente che non conosce, eppure ci sono momenti in cui mi sembra terribilmente vulnerabile. Quella volta alla Student Zone con la sua amica, ad esempio, e anche oggi mentre recitava da sola in mezzo alla campagna. Nella sua voce, nel suo sguardo, nella maniera in cui si è irrigidita all'improvviso mi è apparso di scorgere qualcosa, come uno sfarfallare d'apparenza, là dove forse c'è una parte di Demetra più delicata, più intimidita.

Non so neanche se tutto questo abbia un senso...

È che c'è davvero qualcosa di imperscrutabile dentro i suoi occhi, un'ombra che non riesco a comprendere ma che voglio scoprire. Ho come la sensazione che ci si possa smarrire lì dentro, in lei e in quest'abisso buio ed intricato che non esprime mai.

Dana si arriccia di più sotto la coperta e Lotford ormai è vicina. Provo ancora una volta a far partire il riscaldamento e continuo ad imprecare a denti stretti, in ordine alfabetico per rimanere attivo, finché non arriviamo ad Abbott Road.

Parcheggio proprio accanto al vialetto e faccio il giro dell'auto per aprire la portiera sul lato opposto rispetto a quello dove sta Demetra. Il sedile cede sotto il mio ginocchio mentre mi avvicino di più a lei. Il suo profumo fruttato mi inebria. È così assorta, così tranquilla che mi sento in colpa a doverla svegliare.

«Demi... Ehy, Demetra...» Le sue ciglia sbattono lente. Prende un respiro profondo, si accoccola contro lo schienale, poi quello sguardo assonnato e confuso, dolcissimo, si posa su di me. Le sorrido. «Sei a casa.»

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