13 - Demetra

Affondo nel sedile e chiudo la portiera dell'auto per lasciare fuori il mondo.

Cos'è successo?

Come mi sento?

Che sto facendo?

Non ho neanche la forza di interrogarmi sulla fiducia che sto dando ad Aidan. Leo sembrava tranquillo a lasciarmi con lui quando Greg l'ha chiamato per ricordargli che il laboratorio musicale stava per iniziare, e poi gli occhi di Rose si illuminano quando c'è Aidan vicino: come credenziali, per il momento, credo possano bastare.

«Stai bene?» Aidan me lo chiede di nuovo, la sua voce bassa e calda riempie l'abitacolo. Una mano è ferma sul volante, l'altra ancora appesa al mazzo di chiavi: sembra indeciso sul mettere in moto o meno.

Annuisco, senza riuscire a parlare. Lo sguardo basso alle cuticole che sto torturando.

«OK...», mormora piano, con tono morbido ma tutt'altro che convinto. Con la coda dell'occhio, noto come spinga lo sguardo verso il viale che collega il parcheggio alla Student Zone prima di tornare su di me. «Se ti porto via, c'è la possibilità che il tuo ragazzo se la prenda con te o... che me lo ritrovi addosso io?»

«Non lo è.» Sollevo subito il mento per poterlo guardare. Le due fossette sulle guance sottolineano un sorriso ironico con cui ha posto quella domanda. Aidan non sembra davvero timoroso di quella possibilità. Deglutisco e torno a guardare le mie mani non appena sento l'ansia salirmi in gola, come acido. «Non è il mio ragazzo. Siamo colleghi e basta.»

«Oh.», fa lui, di nuovo titubante. «Credevo la tua amica stesse cercando di farti capire qualcosa, seppur a modo suo... ma a questo punto credo di non aver capito davvero cos'è successo!» Si lascia scappare una risata forzata, un altro tentativo di stemperare l'aria.

Vorrei poter ricambiare il suo sorriso e fargli capire quanto sollievo mi stia dando ciò che lui e Leo hanno fatto in quest'ultimo quarto d'ora, nonostante mi conoscano poco, nonostante ciò che Marzia ha disegnato di me di fronte a loro. Vorrei farlo, però non riesco.

Sto fallendo a tenere in piedi l'apparenza di spensieratezza e distanza che mi sistemo ogni giorno addosso.

Mi stringo nelle spalle, quasi potessi davvero affondare e nascondermi nel sedile.

Senza aggiungere altro, Aidan abbassa il freno a mano e mette in moto. Tento di abbandonare lungo il tragitto tutte le ansie e le inquietudini che, prima per colpa di quell'incubo e ora anche di Marzia, hanno strisciato sempre più a fondo dentro di me.

Quella di oggi non è affatto una giornata semplice da vivere...

Gli occhi di Aidan, di tanto in tanto, mi si posano addosso con un'attenzione sconosciuta. La percepisco, e forse lo fa per assicurarsi che non stia piangendo. Tamburella le dita sul volante, poi si gratta il sopracciglio col pollice continuando a guardare la strada. Il mio silenzio deve renderlo piuttosto nervoso. Credo si senta a disagio più o meno quanto me.

Il tempo passa, Crewe si fa sempre più lontana ma non è parlare ciò che riesco a fare. Smetto di maciullarmi le pellicine attorno alle unghie e apro la cerniera della borsa per recuperare il cellulare e aprire la chat con Marzia. Ci vuole meno di un minuto per ricevere una risposta. Probabilmente si aspettava che le scrivessi...

Marzia
SMS
oggi, 13:08

Adesso mi spieghi che cazzo ti è preso...

Ho già detto ciò che avevo da dire. Spero
serva a farti capire quanto sei stronza.

Stronza?! Io?!

Sì, tu! Mi sono rotta le palle di farti da
cazzo di candela!

Ma sei seria?

Hai lasciato l'aula assieme a quell'idiota
senza cagarci minimamente! Hai preso e
te ne sei andata al bar senza aspettarci
né dire una parola! Ovviamente Valerio ha
cominciato a rompere le palle e io lì, a
sopportare i suoi cazzo di lamenti mentre
tu che fai, Demetra? Fai gli occhioni dolci a
mezzo campus! Che atteggiamento di merda!
Tu non eri quella che soffre perché, poverina,
non ricambia Valerio e non sa che farsene
della sua cotta? "Non mi interessano le
relazioni e non voglio più affezionarmi a
nessuno!", quante stronzate! Ci hai messo
tre giorni a trovarti altri amichetti!
Complimenti!

Mi sento annichilita mentre fisso lo schermo. Marzia è maestra nel riversare tutto il marcio addosso agli altri, una parte di me però comincia a domandarsi se mi sia comportata davvero così male come sostiene.

Rileggo i messaggi, ancora e ancora, e tanto basta per decidere di non rispondere. Scriverle è stata una pessima idea. Spengo tutto e getto il cellulare nella borsa con un fuoco di rabbia, vergogna e delusione a divamparmi dentro.

Aidan deve averlo notato perché si schiarisce la voce, allungando una mano verso lo stereo dell'auto. «Vuoi sentire un po' di musica?», mi chiede, alternando lo sguardo tra me e la strada.

Sono tutt'altro che presente in quel momento ma annuisco comunque. «Per me va bene, sì.»

Preme un pulsante e subito intorno a noi si diffonde un'orecchiabile musica punk.

Non mi è capitato spesso di litigare con Marzia e quelle poche volte che è successo ho sempre lasciato che tutto mi scivolasse addosso perché so com'è fatta. Ho capito presto quali fossero i lati migliori e quali i peggiori del suo carattere, e se le mie esperienze di vita mi hanno insegnato qualcosa è che le persone difficilmente cambiano la propria natura. Se ci riescono è solo perché sono loro stessi a volerlo, nel profondo, altrimenti nessuno può cambiare nessuno.

C'è chi, ingenuo e buono, crede ancora che le persone possano essere influenzate e aiutate a migliorare. Io stessa fatico ad accettare di essere tanto inutile, però sono anche convinta che ci sia una sorta di limite d'azione, una barriera oltre la quale non si può andare e che vanifica gli sforzi, rendendoli sciocchi. Spesso è difficile vincere le proprie di battaglie, figuriamoci quelle degli altri.

Intreccio le braccia per stringermi in un calore di cui sento di aver bisogno. La brughiera che costeggia la tangenziale è ancora rigogliosa, le cime degli alberi e l'erba alta ondeggiano sotto il soffio del vento. I raggi del sole filtrano dai banchi di nuvole sopra di noi dando un'aura fantastica a questo angolo di mondo.

Il cartello stradale indica Lotford ad un miglio soltanto e mi sorprendo a sentire un mormorio risuonare nella mia testa: "Finalmente a casa".

Inspiegabile come un semplice villaggio nel Cheshire possa competere con il luogo in cui sono nata, che mi ha vista crescere e in cui potrei anche ritrovarmi a vivere il resto della mia vita. C'è sempre stato qualcosa tra le vie di Bergamo però, in quegli scorci e in quei volti che, per quanto belli, non parlavano davvero di me, non sembravano il vero sfondo dei miei giorni.

Qui, in Inghilterra, ci sono capitata quasi per caso, con un concatenarsi di eventi che, a guardarli adesso, sembravano volti solo a questo. È inspiegabile, davvero, ma mi sento a casa.

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