107 - Demetra
Omettere, mentire, nascondere, recitare: è tutta la vita che vado avanti così. È sfiancante sforzarsi d'apparire agli occhi del mondo come una persona diversa, come potessi davvero cambiare animo e passato. Ho bisogno di farlo però, perché ho paura di appesantire chi mi circonda, di allontanarli e ritrovarmi di nuovo da sola.
Circondarmi di persone che restano accanto a me per qualcuno che non sono non è così confortante, eppure mi è sempre sembrata la soluzione migliore per tutti – o quantomeno, quella meno spaventosa per me. Quanto egoismo in una sola intenzione, e alla fine nemmeno ha mai funzionato.
Lorenzo non era felice neanche con la versione migliorata e lucidata di me, questa è la realtà. Speravo le cose potessero andare diversamente, per questo ho mentito e nascosto la mia verità con lui, ma adesso lo so che a sbagliare per prima sono stata proprio io. Ho fatto male a me e ne ho fatto anche a lui, e per quanto scoprire del suo tradimento mi abbia spezzata e ferita, sdegnata e fatta sentire disperata, oggi non riesco ad odiarlo. Parte di quel dolore è colpa mia.
Non posso essere così ipocrita da pretendere sincerità e trasparenza. I bugiardi non possono pretendere onestà. Chi di arma ferisce di arma perisce, non è così che si dice?
I fantasmi del mio passato sono sempre stati troppo ingombranti e adesso sta succedendo tutto di nuovo, nonostante i miei sforzi per evitarlo.
Sono tre giorni che non vedo né sento Aidan. Non ho più risposto ai suoi messaggi e lui ha smesso di tentare di raggiungermi. I baci scambiati a labbra timide e desiderose sono diventati uno schermo nero senza notifiche; i sorrisi e le confessioni nient'altro che silenzio. Tre giorni merdosi in cui non ho smesso un solo istante di patire questo vuoto che sento attorno e nel profondo perché lui non è con me.
Un soffio di vento frizzante mi si scaglia addosso quando scendo dal pulmino della MMU. Sollevo debolmente la mano per salutare Isabella e Greta dall'altra parte del finestrino. Il verbale del richiamo disciplinare ancora tra le dita, le lacrime agli occhi che ormai si sono asciugate.
Non sono più così sicura che questo viaggio sia stato l'occasione che tanto desideravo. Forse dovrei semplicemente tornarmene in Italia. Se lo faccio starò a casa per qualche settimana, farò felici i miei parenti, potrei riuscire a rivedere Samuel... e deluderò e ferirò Aidan ancor più di quanto già non stia facendo.
Lui non merita tutto questo. Mi sto comportando così male...
Non è semplice costringersi in camera, nel silenzio, quando ciò che vorrei davvero sarebbe urlare e corrergli incontro, abbandonarmi totalmente a lui e non chiedermi che sarà domani.
Non è semplice essere innamorati e non lo è neanche provare a non esserlo. Fa male, tutto, dalle ossa ai pensieri. Forse però, se Aidan dovesse finire ad odiarmi, almeno per uno dei due sarebbe più facile lasciarsi indietro ogni cosa.
Una pugnalata al cuore mi fa trasalire. Le forze sembrano venir meno mentre infilo la chiave nella toppa della porta blu.
Cosa sto facendo? Provo a scappare da un dolore possibile provocandone un altro più reale. Ecco il riassunto della mia fottutissima esistenza.
Deglutisco amaro, il naso pizzica e muovo il primo passo dentro casa. Mi sento così pesante.
«Rose, sono tornata.», annuncio, percependo subito il calore del camino avvolgermi assieme al profumo del tè. Lascio la borsa all'ingresso, mi sfilo la sciarpa ma ancora non ricevo risposta. «Rose...?»
Oltre allo scoppiettio dei ciocchi di legno nel camino, un altro suono comincia dolcemente a riempire l'aria. È musica. Una ballata lenta, di pianoforte. Con le braccia crollate lungo i fianchi e il montgomery ancora addosso, mi muovo piano verso il salone. Il cigolio del parquet sotto i miei piedi screzia le parole che una voce calda ha iniziato a cantare.
«Falling, falling, falling in unfamiliar space 'cause I was drenched in you before I even knew your name...¹» Seduto davanti al pianoforte, Aidan sta cantando. La schiena dritta sotto una felpa nera, la suola del suo stivale sul pedale e le dita che si muovono morbide e fluide sui tasti. Il timbro della sua voce mentre canta è ancora più avvolgente, più graffiata e roco. «Fading, fading, fading with the breath you take... See your southern heart hiding behind a city face...¹»
Con la bocca schiusa per prender aria, seguo rapita i movimenti delle dita di Aidan, la maniera in cui le sue labbra si muovono mentre canta quelle parole che mi si schiantano dritte sul cuore. Le palpebre socchiuse e la testa che segue le note di quella melodia. Le fiamme nel camino serpeggiano alle sue spalle dipingendo il salone di ombre e luci che sembrano parlare di me, e di noi, come quella canzone mai sentita prima.
Quando solleva lo sguardo nella mia direzione, in quell'espressione tanto speranzosa e dolce, la vista mi si appanna per le lacrime.
Il cuore mi martella nelle tempie adesso. Come con le persone che mi circondano, ho costretto anche lui ad un'esistenza di strazi e menzogne, inseguendo una parvenza di protezione che non era che una gabbia dentro un castello di carta. Batte forte come se urlasse e, attraverso le lacrime, racconta di quanto anche io mi senta esausta di tutto questo. È una condanna il desiderio di provare nuovamente un'emozione che non sia solo dolore? Cosa devo fare?
Dovrei scappare, andarmene ora che Aidan ha gli occhi bassi ai tasti bianchi e neri del pianoforte. Dovrei correre di sopra, chiudermi in camera adesso che neanche Rose è in casa, senza lasciargli alcun motivo per restare e continuare ad avere fiducia in me. Dovrei, eppure non riesco a muovere un solo passo. Le gambe tremano ma i piedi non si muovono. Le mani sudano ma le braccia sono troppo deboli per sperare di difendermi. Mi sento sopraffatta, travolta dalla maniera in cui suona, da quella in cui la sua voce s'arrochisce quando canta le frasi più struggenti.
"Mi sei mancato!", vorrebbe gridare il cuore.
"È irrisolvibile.", impreca il cervello.
Un uragano di emozioni contrastanti, tutte vere, tutte bastarde, mi toglie il fiato e qualsiasi raziocinio. Qualcosa dentro di me si crepa e si frantuma in schegge troppo taglienti e troppo piccole per poter essere risistemate.
Non posso essere sistemata. Sono rotta. Sono troppo sbagliata.
━━━━━━━━━
¹"Mi sto innamorando, innamorando, innamorando in uno spazio sconosciuto perché ero impregnato di te ancora prima di conoscere il tuo nome / Scomparendo, scomparendo, scomparendo con il respiro che prendi, vedo il tuo cuore del sud nascondersi dietro un volto di città" – Slip away, canzone di Luke Hemmings, 2021
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top