103 - Aidan
«Magari è uscita di nuovo a pranzo con le sue colleghe, sì.»
L'ultima volta che è successo è andata di merda ma, sempre più inerme, mi limito a sistemare la la fascia attorno alla gamba di Rose per fare un'altra seduta di crioterapia per aiutare il gonfiore e l'infiammazione.
«Può darsi. Mi ha solo inviato un SMS dicendo che restava fuori...»
«Almeno a te ha scritto.»
La rabbia comincia a prendere a pugni la delusione. Non so che cazzo pensare.
Il problema sono io?! Non lo stronzo?
Rose aspira aria sofferente a denti stretti mentre l'aiuto a sistemarsi sul divano. Si aggrappa a me e la sollevo di peso, quanto basta per farla sedere più indietro e farle stendere meglio la gamba. Mi assicuro che sia comoda e che la fascia non sia troppo stretta prima di accendere l'apparecchio e avviare il programma.
I pensieri si ammassano e strattonano, l'uno sull'altro, proprio come ciò che sento dentro: nervoso, timore, confusione che si mischiano al ronzio metallico, ai minuti troppo lenti e allo strattone che dà il giradischi quando la musica finisce. È tutto un caos assordante.
«Sei preoccupato, vero?»
«Hebenton è il migliore che conosco.», la rassicuro, sostituendo il vinile di Tom Jones con quello dei Queen. «Se il gonfiore e il dolore non passano e ci sarà bisogno di una nuova protesi, con lui almeno sono sicuro sarai in ottime mani.»
«Mi riferivo a Demetra.»
Il calore del camino che riempie il salone si fa d'un tratto asfissiante. Serro la mandibola e procrastino, a mollo nella mia confusione. «Non sono solo preoccupato. Sono anche confuso e deluso... e innamorato, credo...» Deglutisco. Lo sguardo basso al disco che comincia a girare. «Vorrei che mi dicesse cosa sta provando, cosa cazzo è successo, cosa la porta a tenere me, te e tutti così lontano...»
Sospiro e apro un po' la finestra perché mi sembra di soffocare. L'aria è troppo calda e densa, i miei pensieri troppo tristi ed incazzati.
Ora è Rose a temporeggiare. Saetta indecisa lo sguardo tra me e le sue mani.
«Vuoi sapere cosa penso?»
«Certo.» Deglutisco, ritrovandomi a stringere il davanzale tra le dita ancora più trepidante e nervoso, come non avessi altro a cui aggrapparmi.
«Io penso che Demetra provi qualcosa di sincero per te. Si vede da come ti guarda, da come sorride quando siete assieme...» Il cuore mi martella in petto. «Qualcosa di sincero ma inaspettato che forse la spaventa...»
Prendo un respiro profondo mentre scosto lo sguardo. Fisso il giardino per un momento, grattandomi il sopracciglio, poi anche la nuca. «E il tizio dell'altra sera cosa c'entra in tutto questo?»
«Dubito ci fosse qualcosa di romantico tra loro, non era mai passato da casa...» Rose solleva le spalle, mettendosi a guardare le fiamme nel camino come avesse ancora qualche peso sul petto. «Una volta mi ha detto di avere il "cuore vuoto". Credevo avesse fatto confusione tra "vuoto" e "libero" in inglese, così l'ho corretta, ma lei ha risposto che "vuoto" era esattamente ciò che intendeva.», mi confessa a voce bassa, «Ha parlato di quanto le relazioni non facciano per lei, della sua convinzione di poter ingabbiare i sentimenti, per poterli evitare e controllare, e di essere destinata a stare da sola perché è meglio così...»
«Perché tutto questo...?», biascico senza voce.
«Per non soffrire più.»
Il cuore crolla.
«Ma mi ha baciato lei!», replico a voce sin troppo alta. «Mi ha baciato, si è aperta di più con me, ha voluto dormissi con lei ed era felice! Stavo riuscendo a renderla felice! Entrambi lo eravamo!»
«Lo so. Ci stavi riuscendo davvero.» Rose stringe le labbra in un sorriso malinconico.
Sospiro di nuovo, passandomi nervosamente la mano tra i capelli. Mi allontano dalla finestra e crollo seduto sullo sgabello di fronte al pianoforte come pesassi quintali. «Tutto questo non ha senso.»
«Forse ha solo bisogno di tempo, Aidan. A volte le cose belle possono far paura.»
Mi stropiccio il viso con le mani, quasi potessi strapparmi con le unghie tutta la tensione e la confusione e il nervosismo che sento addosso.
«Quindi cosa dovrei fare? Starmene semplicemente qui ad aspettare che si degni di rispondermi o anche solo di guardarmi in faccia?», le chiedo. Sono in cerca di consigli anche se il tono esce più antipatico di ciò che avrei voluto. «E intanto non dovrei neanche sentirmi un cazzo di coglione ridicolo, immagino...!»
Gli occhietti verdi e vispi di Rose mi si posano addosso rimproveranti. «Sei ridicolo perché ti sei innamorato? Non lo sei.», fa subito. «Credo Demetra abbia solo paura, e qualsiasi cosa sia successa con quel tipo l'altra sera deve averle fatto pensare che rischierebbe di soffrire anche con te. Forse deve solo capire di potersi fidare di te.»
«Deve ancora capirlo? Dopo avermi baciato?! Dopo ciò che stavamo vivendo assieme?!», replico. «Cos'altro potrei fare per farle capire che voglio solo tenerla con me, proteggerla sempre e vederla sorridere? Cosa?!»
Sento gli occhi bruciare e mi lascio andare indietro, pesante e snervato, crollando con la schiena sui tasti scoperti del piano. Il tonfo sordo riecheggia nella stanza.
Abbasso lo sguardo, adocchiando il legno lucido e quella tastiera bianca e nera.
Forse una cosa c'è.
Ho ancora una promessa da mantenere.
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