10 - Demetra
Ripensandoci, avrei dovuto accettare il passaggio di Aidan.
Marzia non ha smesso un secondo di esultare per la fortuna che ha avuto a finire dai Chastain, la sua famiglia ospitante. Ha elogiato l'ampiezza della piscina, la grandezza dello schermo della sala cinema, la morbidezza della pelle della loro Porsche, il lusso del ristorante in cui l'hanno portata a mangiare e persino la sodezza dei pettorali di Duncan, il figlio dei vicini, ma preferisco non domandare come abbia scoperto quest'ultima cosa.
Sono affezionata a Marzia, sarebbe falso sostenere il contrario. Forse è la persona con cui trascorro la maggior parte del mio tempo, tra lezioni, ore di studio, prove in teatro, uscite serali e adesso anche l'Erasmus. A volte però il suo millantare e i continui paragoni tra lei e il resto del mondo sono troppo pesanti da assecondare.
La voce impastata della Professoressa Rota ci annuncia che stiamo per arrivare al campus ma ormai ho imparato la strada e sono pronta per scendere ancora prima che lei parli.
Raggiungiamo la Student Zone ciondolando come zombie affamati, per fare incetta di zuccheri ed energia in previsione della lezione di Mr. Willoughby.
«Demi, tu hai già fatto l'analisi del monologo per Scrittura teatrale?»
Con la lingua lambisco la schiuma del cappuccino dalle labbra e scuoto la testa. Gli occhioni chiari di Isabella sono fissi su di me. «Ancora no, conto di farlo tra oggi e domani. Voi invece?»
«Nemmeno noi.»
Lei e Greta sono sedute al mio stesso tavolo, Marco e Marzia invece sono già fuori a fumare.
«Ma avete già pensato a qualcosa?», domando.
«Io pensavo al monologo di Giulietta, l'ho sempre adorato e dopotutto siamo in Inghilterra!» L'entusiasmo che trabocca nell'espressione di Greta mi smorza.
Non voglio che ci presentiamo entrambe con qualcosa di Shakespeare, ma non posso di certo chiederle di cambiare solo perché avevo una mezza idea di portare Macbeth. Troverò qualcos'altro.
«Secondo me, è perfetto. Un tributo a questo paese!»
«Grazie!»
Ricambio il sorriso che illumina il suo viso allungato e ancora abbronzato e comincio a sfogliare la mia raccolta mentale di opere teatrali in cerca di un nuovo monologo. Ci sto ancora riflettendo mentre raggiungo l'aula. Accanto a me adesso ci sono solo Marzia, Marco e la nuvola di puzzo di fumo che li avvolge. Greta ed Isabella si sono ammutolite con l'arrivo degli altri dal cortile. Se ne stanno isolate, a qualche passo da noi. Hanno smesso di parlare persino con me. Mi volto indietro sperando di attirare la loro attenzione ma senza risultato. Guardano altrove, parlottano tra loro.
L'aula di Storia del teatro sembra ancora più affollata oggi. La gente stipata lì dentro rende l'aria asfissiante. Mi guardo attorno, riscoprendomi a cercare Leo in quella massa fatta di teste assonnate tanto quanto la mia. Non c'è.
Seguo gli altri lungo la scalinata finché non raggiungiamo Valerio e la fila di posti che ha tenuto per noi. Uno dopo l'altro ci sediamo tutti, io al posto più esterno e spazioso. Noto il sedile vuoto davanti a me e decido di occuparlo con la borsa, in caso Leo arrivasse di nuovo in ritardo. Una vibrazione si fa sentire improvvisamente contro la coscia.
Valerio
SMS
oggi, 08:54
Ti avevo tenuto il posto accanto a me... ☹️
Alzo lo sguardo in direzione di Valerio che mi stava già guardando, sporto sopra il banco. C'è della tristezza nella smorfia con cui stringe le labbra, la vedo. Il campanello d'allarme che Marzia ha attivato dentro di me comincia a tintinnare senza sosta.
Oh... Non ci ho fatto caso, Vale. Scusa! 🥺
Non importa, dai! Recuperiamo a fine lezione! 😊
L'arrivo di Mr. Willoughby mi fa metter subito via il cellulare. Apre la sua agenda e, con perfetto tempismo, la porta d'acciaio si apre mostrandomi Leo. Con addosso una maglia blu e una giacchetta di denim si avvicina alle scale, scrutando gli spalti come ho fatto anch'io poco fa.
Agito appena la mano per farmi trovare e il suo volto si modella subito intorno ad un sorriso smagliante.
«Ti stavo proprio cercando, lo sai?», mi confessa sottovoce solcando i gradini a due a due.
«Anche io prima...!» Sorrido e sollevo la mia borsa per liberare il sedile.
Leo si sorprende. «Lo hai tenuto per me?»
«Sì.», sussurro velocemente, poi gli faccio cenno di sedersi prima che Willoughby lo prenda di mira anche oggi.
Le labbra di Leo si curvano di più.
Una gomitata inaspettata mi arriva contro l'avambraccio. Gli occhi spalancati di Marzia mi fissano. «Gli hai davvero tenuto il posto?»
«Sì, perché?»
«Non ci starai provando con lui!», bisbiglia, fortunatamente in italiano.
Aggrotto le sopracciglia. «Da quando essere gentili significa provarci?»
«Be', non mi pare che riservi un posto a chiunque.» Marzia mi canzona sollevando le sopracciglia scure e sottili. «Chissà cosa ne penserebbe Valerio...!» Sghignazza come una iena dispettosa e ringrazio in silenzio Mr. Willoughby che, battendo il palmo sul microfono, dà inizio alla sua lezione.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top