Il cappello parla, non gli piaccio...e nemmeno al professore di pozioni
Percy's pov
- Mh...io non ho letto la lettera, ma immagino che ha mentito al mezzo gigante - dissi dopo la domanda della Preside.
Era così, una vaga sensazione. Era sbiancata, aveva detto quella cosa della scuola americana senza guardare il gigante e mi aveva chiesto se ero un semidio.
- Non tutti...anzi, ormai nessuno sa dell'esistenza di dei e semidei. Per noi, qui, sono pura leggenda - mi spiegò - Quindi visto che...la dea della caccia mi ha chiesto discrezione ho pensato che la cosa migliore da fare sarebbe quella di non divulgare la tua vera identità. Non mi hai risposto ma la mia è una sensazione. In qualche modo, anche se non siamo come voi, riusciamo a percepire l'aura che vi circonda...che ti anzi -
Dopo quelle parole indietreggiò visibilmente, imbarazzata. Mi grattai la nuca e mi dondolai sui talloni. La colpa non era mia! Sospirai, cercando di controllare la mia aura ma era paradossalmente impossibile.
- La mia...mh...la percepiscono anche i mortali, non è una cosa che sono in grado di controllare - spiegai - Comunque si, sono un semidio -
La preside sospirò.
- Ti aiuterò per quanto mi sarà possibile - disse - Sai...cosa devi fare? -
Mi strinsi nelle spalle.
- Mi hanno solo chiesto di tenere d'occhio e proteggere, in caso di necessità, un certo Draco. Non ho idea nè da chi, nè da cosa - spiegai alzando gli occhi al cielo - Non so, Artemide conterà sul fatto che magari mi viene l'illuminazione divina...nemmeno fossi Rachel. Ma in ogni caso so gestire qualunque situazione. Non parlo per farmi bello, non serve, è un dato di fatto -
- Che sai farlo o che sei bello? - mi chiese perplessa.
- So farlo. La seconda cosa decida pure lei - dissi non riuscendo a trattenermi.
Lei trattenne il fiato imbarazzata.
- Tu...sei portatore di guai vero? - mi chiese.
- No...sono i guai che di solito mi seguono -
Sospirò. Riuscivo a vederlo, che stavi cercando in tutti i modi di mantenere la calma e un minimo di contegno.
- Comunque sono la professoressa McGranitt e di solito dividiamo in nostri studenti in quattro case dopo che sono stati valutati dal cappello... -
- NON OSARE! - urlò una voce interrompendola - L'energia di questo tizio è devastante! Se avessi le gambe sarei già fuggito. Se mi mettete sulla sua testa come minimo prendo fuoco! -
Individuai la fonte della voce e notai che a parlare era stato un cappello marrone.
Ora se non avessi visto le cose più assurdo e i luoghi più impensabili sarei rimasto anche sotto shock ma...naaa! La cosa non mi toccava per niente.
Guardai la professoressa.
- Stavo dicendo che non ci sarà lo smistamento perchè non sei un mago e perchè sei qui per il signor Malfoy, quindi la cosa migliore è inserirti nella Casa del Serpeverde e...vediamo se riesco a metterti in stanza con lui - continuò la professoressa ignorando il cappello - Il professore responsabile dei Serpeverde è attualmente il professor Lumacorno. Ti darò la divisa e ti porto da lui, tra poco dovrebbe iniziare una sua lezione proprio con la classe del signor Malfoy e...quanti anni hai? -
- 18 - risposi.
- Sei...più grande, quindi devo metterti all'ultimo anno, fortunatamente con chi devi proteggere, almeno non dobbiamo falsificare troppo i tuoi dati - riflette - Ti iscrivo subito e andiamo e...perchè hai un nome inglese se sei americano? -
- Percy dice? - chiesi e lei annuì - Quello è un'abbreviazione del mio nome ma è meglio che mette quello sull'iscrizione non quello per intero -
- Perchè? -
- Perchè il mio è un nome greco in realtà. Mi chiamo Perseus Jackson -
Mi guardò sbalordita.
- Ma come il Perseo della leggenda? Il figlio di Zeus? - chiese e notai che si era irrigidita.
- No non sono lui, è solo il mio omonimo e si rilassi. Non sono figlio di Zeus - dissi per tranquillizzarla.
- Ah ok allora - si rilassò.
Ma niente, era più forte di me.
- Di Poseidone in realtà, è lui mio padre -
La professoressa spalancò la bocca, scioccata e ci mise un pò a ricomporsi.
- Non sono sicura che sia meglio -
- No infatti - confermai e sorrisi - Ma cercherò di trattenermi -
***
La professoressa bussò alla porta di una classe e borbottò qualcosa sul fatto che il professore aveva anticipato la lezione. Quando sentimmo la risposta entrò.
Avevamo perso un pò di tempo perchè mi aveva dato la divisa scolastica, il programma, i libri e mi aveva spiegato le regole della scuola. Avevo poi indossato la divisa e mi aveva detto che qualche cambio sarebbe stato messo direttamente nella mia nuova stanza e aveva aggiunto che mi avrebbe procurato qualche vestito visto che Artemide mi aveva spedito in Inghilterra (già, l'avevo scoperto da poco) solo con quello che avevo addosso.
- Professor Lumacorno, scusi se interrompo la lezione ma vorrei presentarvi un nuovo studente che sarà con noi per qualche tempo - disse facendomi cenno d'entrare.
Mentre mi avvicinavo alla cattedra passando in mezzo ai banchi dovetti trattenermi dal ridere. Ma che razza di nome...stava per venirmi su una battuta proprio antipatica.
Notai che gli studenti trattenevano il fiato al mio passaggio ma ignorai la cosa. Anche il professore mi fissò sbalordito mentre la McGranitt spiegava per sommi capi chi ero, da dove venivo e che il cappello (grossa bugia) mi aveva messo in Serpeverde.
- Lui è il signor Jackson quindi e vi chiedo di comportarvi in modo decente, sarà nostro ospite per un pò e conto su di voi per farlo sentire a casa, ragazzi - mi presentò la preside - Professore, posso lasciarlo a voi? -
Il professore mi scrutò, male e ricambiai l'occhiataccia. Che problema aveva non lo sapevo.
- Certo certo - rispose lui nervoso.
La Preside mi lasciò in classe e se ne andò.
- Dove posso sedermi? - chiesi a quel punto visto che il professore continuava a scrutarmi senza dire nulla e gli studenti lo stesso.
- C'è posto accanto al signor Malfoy...tu hai qualcosa di strano - mi disse allargando il colletto della camicia.
Mi strinsi nelle spalle.
- Mi scusi...ma non è colpa mia se lei è lento a capirlo - dissi dirigendomi verso il posto libero.
Qualcuno che aveva, evidentemente, capito la battuta ridacchiò.
Il professore continuò a guardarmi confuso. Come avevo immaginato, non aveva capito un tubo. Il nome rifletteva perfettamente la persona a quel punto.
- Comunque - borbottò il mio compagno di banco - C'è un motivo se non c'è nessuno accanto a me -
Lo guardai: biondo, capelli tirati all'indietro con la gelatina, occhi grigi e freddi.
- La cosa ti crea problemi? - chiesi.
- Non a me - rispose scocciato - Li crea a te però -
Ma...sai che novità!
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