Capitolo 3

Vagai senza metà per un paio di minuti, ma dopo l'ennesima rampa di scale trovai finalmente la mia camera. Aveva una porta di legno con una maniglia color oro ed era la numero 313. Con qualche difficoltà riuscii a prendere la chiava e quando aprii la porta trovai due ragazze «Ciao, sei la nostra compagna di stanza?» A parlarmi fu la ragazza a destra. Aveva i capelli mossi e ramati, gli occhi azzurri ed era ricoperta di lentiggini «Penso di sì» risposi «Perfetto io sono Mary Lynch, mentre la mora di fianco a me si chiama Ann Linton» «Piacere io sono Ellis Doyle. Che facoltà frequentate?» «Entrambe biochimica. Tu?» Ok, a Mary piaceva decisamente parlare, mentre Ann era più riservata «Faccio letteratura inglese. Qual è il mio letto?» «Quello a destra» questa volta mi rispose Ann. Aveva i capelli ricci color nero e gli occhi azzurri. Non mi soffermai a guardarla troppo e andai verso il mio letto. La prima cosa che testai ovviamente fu il materasso. Era morbido, ma non troppo, il cuscino invece era duro come una pietra. Le lenzuola erano bianche e semplici, ma purtroppo sembravano molto leggere. Fortunatamente avevo messo in valigia una coperta in più se durante la notte avrei avuto freddo. Iniziai a disfare le valige e mi accorsi che c'era un armadio unico. Cercando di abbattere la mia timidezza affiancai le mie compagne di stanza e iniziai a riporre le mie cose. «Bello quel maglioncino, dove l'hai preso?» Capì subito a quale maglione si stava riferendo Ann, a quello a collo alto arancione, il mio preferito «Non lo so, è un regalo. Però se è della tua taglia qualche volta te lo posso prestare» «Davvero?» «Certo!» Ann era incredula, ma felice. Dopo aver disfatto le valige, messo tutto in ordine e parlato a più non posso decisi di guardare l'ora «Porca miseria, è già ora di pranzo!» E in quel momento mi ricordai dell'appuntamento con mio fratello. Non ero in ritardo, ma se non mi fossi data una mossa lo sarei stata «Ragazze devo andare» «E dove?» Mi chiese Mary «Oh, ho un appuntamento con mio fratello e i suoi amici. Ci vediamo dopo!» Feci tutto il tragitto di corsa e quando arrivai erano già tutti lì «Bene, vedo che avete già portato il pranzo. Grazie» dissi ansimando «Ellis tutto ok? Sembra che tu abbia corso la maratona» «Si William tranquillo, è che avevo paura di arrivare in ritardo» «Cosa che sei comunque riuscita a fare» disse James. Rimasi un attimo perplessa «Impossibile. Io odio essere in ritardo e lo sai bene» «Certo che lo so, ma è già l'una» fermi tutti cosa? Ero davvero in ritardo di un'ora. Ricontrollai il mio orologio che segnava le dodici e un quarto «Non ci credo, ho l'orologio indietro di un'ora!» «Seriamente? Questa mattina mi hai detto gli orari giusti» ribatté mio fratello «Perché ho guardato quello di casa, non il mio» dopo essermi scusata nuovamente e aver sistemato il mio orologio iniziammo a mangiare. Nel vassoio c'era una bistecca di pollo, una porzione di purè (ormai freddi), una bottiglietta di succo alla mela e un mandarino. «Hai già letto il libretto che ti hanno in segreteria?» Mi domando Thomas mentre addentava un pezzo di pollo «No, ora lo guardo» Lo cercai nella mia borsa e notai che dalla fretta lo avevo stropicciato. Ceraci di sistemarlo, senza riuscirci, e iniziai a leggere ad alta voce «Allora "Le lezioni durano 55 minuti l'una, iniziano alle otto e finiscono alle tre. Tra mezzogiorno e l'una ci sarà la pausa pranzo che si terrà in giardino (in caso di pioggia i ragazzi possono recarsi nella sala principale della struttura), mentre la cena è dalle sei alle sette nell'aula magna. Se lo studente/la studentessa otterrà dei buoni risultati avrà dei permessi per uscire dal college anche dopo la cena ricordandosi sempre di rientrare entro l'orario del coprifuoco (quindi alle undici). Durante il fine settimana i ragazzi posso passare anche l'intera giornata al di fuori della struttura senza un permesso firmato da un docente. Nelle pagine seguenti troverete le materie, i vari ponti e le attività organizzate dalla scuola"» Ok, il regolamento me lo aspettavo decisamente più lungo. Girai pagina e mi misi a leggere alcune delle materie nella mia mente. Quelle che mi colpirono di più furono scrittura irlandese e letteratura. «Il 17 marzo ci sarà una festa per San Patrizio!» Esclamai. San Patrizio era la mia festività preferita. Fino all'anno precedente io e i miei fratelli avevamo la tradizione di andare a Dublino a vedere la parata, ma dopo che James ha iniziato ad andare al College ha preferito stare con i suoi amici «Quest'anno abbiamo deciso che il 18 andiamo a vedere una parata, vuoi venire? Puoi anche chiedere a dei tuoi amici» mi propose David. Accettai e proposi d'invitare Mary e Ann «Ci potrebbe stare» rispose James «Perfetto, vado a chiederglielo. Ma giusto per chiedere viene anche Elijah?» Speravo con tutto il mio cuore che venisse anche lui. Per noi era sacro andare a vedere le parate «Sì, vengo anch'io. Ti pare che mi perda una parata?» Quando sentì la voce di mio fratello dire una risposta affermativa mi girai per abbracciarlo «Che bello! Non vedo l'ora arrivi marzo!» Una volta sciolta da qual abbraccio mi diressi in camera per dirle alle mie nuove amiche.

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