Capitolo 2

POV Sara

Pian piano la mia vita era tornata alla vecchia routine. Ormai io e Ava avevamo preso l'abitudine di vederci a pranzo e andarci a prendere qualcosa da bere e mangiare. Un semplice pranzo tra amiche, nulla di più.

-Oggi abbiamo dovuto sistemare un casino fatto dal tuo team- disse Ava mordendo il suo sandwich.

Per quel giorno avevamo deciso di andare a mangiare in un bar nel parco, volevamo un po' di pausa dal caos cittadino.

-Che hanno combinato?-.

Ogni volta Ava mi raccontava un sacco di aneddoti vissuti con il mio team, tutti che avevano come tema i loro errori.

-Giulio Cesare ad Aruba. Ti rendi conto che dopo averlo riportato nella sua epoca hanno accidentalmente permesso che lui prendesse il libro in cui parlano della gloria di Roma?-.

Scoppiai a ridere. Vi immaginate Giulio Cesare che legge un libro sullo splendore di Roma? Io non ci riuscivo senza scoppiare a ridere.

-Davvero?- dissi bevendo un sorso di bibita -Non riesco a non immaginarmi la scena-.

Rise pure lei: -E il bello è che tocca a noi sistemare tutto-.

Sorrisi. -Ray è ancora il Capitano?-.

-Già... È capace solo a fare piani suicidi quello lì-.

Risi di nuovo, a quanto pare ero l'unica capace di tenerli a bada su quella nave.

-Dovresti tornare come Capitano, almeno faranno meno cose insensate-.

-Non posso, non mi sento ancora pronta a ripartire, ho paura che mio padre ricaschi di nuovo nello stato in cui era quando sono sparita anni fa-.

-Capisco. Sento che c'è anche altro però-.

In effetti c'era... Una parte di me, seppure piccola e insignificante, sperava che Nyssa tornasse da me. Speravo che un giorno, tornando a casa, la trovassi in salotto, scusandosi per quello che aveva detto.

-Può essere- dissi stando sul vago -Devi tornare al lavoro oggi pomeriggio?-.

Scosse la testa: -Mi sono presa un pomeriggio di pausa-.

-Hai fatto bene. Pure io stasera non ho lezione, la palestra è chiusa per problemi alle tubature-.

-Capisco... Devo andare a comprare un collarino nuovo per il mio gatto e alcuni snacks, vieni con me?- chiese Ava.

Odiavo andare nei negozi per animali, tuttavia il mio istinto mi diceva di seguirla.

E infatti qualche ora dopo ero nel negozio per animali più grande della città.

-Come si chiama il tuo gatto?- chiesi osservando i collarini appesi alla parete.

-Drake. È un gatto nero e bianco a pelo lungo, coccolone e viziato-.

Ridacchiai. -Potresti prendergli questo- dissi indicando un collarino rosso con un campanellino appeso.

Lei lo squadrò, annuendo. -Direi che è perfetto-.

Percorremmo poi tutti gli scaffali di cibo per gatti esistenti e comprammo scatolette varie di cibo e snacks per gatti.

-Ma quanto mangia il tuo gatto?- dissi sollevando due borse piene di cibo per gatti sulle scale: Ava mi aveva invitato a casa sua per un caffè e per farmi conoscere Drake.

-Ho dimenticato di aggiungere "mangione" e "ingordo" alla lista di aggettivi che lo descrivono- disse aprendo la porta.

-Ho notato...-.

Entrai in casa e posai le borse sul tavolo della cucina. Il suo appartamento era più o meno grande come il mio, arredamento moderno e semplice.

-Si farà vedere appena sentirà il rumore del sacchetto del cibo, fidati- disse Ava porgendomi il caffè e prendendo una scatola dall'armadietto che intuii contenesse cibo per gatti.

-Oh immagino, nessun gatto resiste al richiamo del cibo-.

-Già, anche se non capisco come facciano a mangiare questa roba, puzza da maledetti!-.

Risi e finii il caffè. Appena rovesciò i croccantini nella ciotola sentii un movimento arrivare dalla porta della cucina.

All'ingresso della stanza comparve un gattone bianco e nero, peloso e morbido.

Puntò dritto alla ciotola, ignorandomi completamente.

-Vieni qui, se lo accarezzi mentre mangia assocerà il tuo odore a qualcosa di positivo come il cibo-.

Feci come diceva lei e mi avvicinai a Drake, accarezzandolo dietro le orecchie.

Iniziò subito a fare le fusa, strusciandosi contro la mia mano e miagolando.

-A quanto pare gli piaci- disse Ava accarezzandolo.

Le nostre mani si toccarono per qualche secondo; fu come se mi fossi scottata, il calore che percorse il mio corpo mi colse totalmente impreparata, dopotutto eravamo solo amiche.

-Devo andare, mio padre mi starà aspettando, avevamo programmato di andare a cena insieme stasera. Ci vediamo- dissi uscendo dalla sua casa.

Fantastico, ero scappata via come una codarda! Tutta colpa di quel contatto! Ma non dovevo preoccuparmi, eravamo solo amiche.

Eppure...

Note:

Spero che questo capitolo vi piaccia!

Fatemi sapere che ne pensate con un commentino se vi va 😊

Bye



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