Capitolo 16

POV Sara



Erano passati quanti, 4-5 giorni? Qualche settimana? Non ne avevo idea, avevo perso il conto dei giorni quasi subito.

Non toccavo cibo da un bel po' dato che mi rifiutavo di obbedire a qualsiasi sua richiesta; a volte era costretto a darmi da mangiare per tenermi in vita.

Quel giorno ero sdraiata su quel misero letto, scomodissimo per giunta, aspettando che la ferita sullo stomaco, gentilmente lasciata da Alan durante la sua ultima punizione, si rimarginasse.

Il lato positivo di essere rimasta ferita così gravemente era che almeno lui mi stava lontano per non rischiare di uccidermi.

Passai delicatamente la mano sulla ferita, sussultando: faceva ancora malissimo e dubitavo di riuscire a muovermi. Le mie gambe fremevano dalla voglia di sgranchirsi un po', ma alzandomi rischiavo di peggiorare la situazione.

Mentre ero lì, sdraiata e sola, la mia mente volò lontano da quella prigione, da quell'inferno, verso i ricordi più disparati.

Chiusi gli occhi...


-Che dici? Quale mi sta meglio?-.


La voce di mia sorella mi fece ritornare al presente.


-Allora? Stai ancora pensando al tipo che abbiamo incontrato al locale? Quello alto con i capelli rasta? Come si chiamava... Ryan?-.


Annuii. Non era male come ragazzo, anche se preferivo la tipa che stava in gruppo con lui, Meredith mi sembrava si chiamasse. Era bellissima, capelli biondi e corti, corpo perfetto e sembrava pure molto simpatica.


-No, in realtà stavo pensando che tra due giorni ho un esame importante da dare, forse il più importante di tutti-.


-Te la caverai alla grande, vedrai! Avresti tempo ora per aiutare tua sorella a scegliere un abito decente per stasera?- disse ridendo.


Sorrisi. -Stai per incontrare i suoi genitori, sopravvivrai-.


-Sì, ma hai presente chi sono? Hanno un certo rango, devo essere più che presentabile!- disse esasperata.


-Io dico che potresti metterti un semplice abito di media lunghezza, truccarti un po' e indossare delle belle scarpe che ti slancino più di quanto tu non lo sia già-.


Sorrise e mi abbracciò. -Come farei senza di te?-.



-A cosa pensi?- chiese Nyssa guardandomi.


Mi girai verso di lei, incrociando le mie gambe con le sue.


-Alla mia famiglia. Come staranno?-.


Sorrise, spostando una ciocca ribelle dietro il mio orecchio. -Se sono come mi hai raccontato sicuramente staranno bene-.


-Lo so, ma...-.


-Hai bisogno di vederlo con i tuoi occhi, dico bene?-.


Annuii. Sentivo la necessità di verificare che tutto andasse bene, che fossero ancora vivi, che non stessero male per colpa mia.


-Li rivedrò mai secondo te?- chiesi mentre sentivo le lacrime arrivare ai miei occhi.


-Non posso saperlo con certezza, probabilmente no, probabilmente sì. Ma loro saranno sempre con te- disse posando una mano sul mio cuore.


Annuii e sorrisi. -Come fai?-.


-A fare cosa?-.


-A farmi sempre sentire meglio- e la baciai.



-Questa casa è magnifica- dissi mentre io e Ava ci incamminavamo verso casa.


-Già, ti immagini vivere lì? Avere una famiglia, una nostra vita-.


Sorrisi al pensiero: avere una famiglia con Ava era un desiderio che provavo da moltissimo tempo.


-Io e te che torniamo dal lavoro, una cena semplice e poi sdraiate sul divano a raccontarci le nostre giornate... con un gatto sempre in mezzo ai piedi- dissi ridendo.


Anche Ava rise. -Un gatto ingordo e ciccione vorrai dire-.


-Drake non è ciccione, è solo diversamente magro... e pigro-.


Ridemmo entrambe, immaginandoci la scena di Drake che si univa alla nostra serata appollaiandosi sulle nostre gambe e poltrendo alla grande.


-Ti amo Ava, non dimenticarlo mai- dissi.


-Anche io- e mi baciò.


Finalmente mi sentii a casa.


...Aprii gli occhi.

Ero ancora lì, in quella cella. Dalla finestrella era iniziato ad entrare qualche raggio di luce, annunciando il nuovo giorno.

Sospirai tristemente: era un altro giorno senza Ava.

Dopo qualche minuto sentii cigolare la porta, la quale si aprì e comparve Alan.

-Da oggi avrai una compagna. Credo che già vi conosciate-.

Lanciò una ragazza all'interno della cella e uscì.


Mi sedetti con molta fatica, facendo attenzione alla ferita e la guardai.

Era alta, capelli lunghi e biondi. I vestiti erano sporchi e lacerati. Chissà cosa le era successo!

Quando, lentamente, venne verso la luce la riconobbi e lei riconobbe me.

-Sara?- disse debolmente.

Spalancai la bocca, incapace di parlare. Non era possibile.

-Laurel?-.



Note:


Fatemi sapere che ne pensate con un commentino se vi va😊


Bye



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