13
Zero
"Forza, torniamo indietro!"
Mio padre urlò facendo un gesto con la mano.
Si erano raccolte moltissime persone, gente del paese per lo più, per uscire a cercare Miley ma molti erano già tornati indietro.
Erano le otto di mattina ed eravami stati fuori tutta la notte al gelo.
Il mio gruppo si girò prendendo la via di casa a spalle basse, sconfitto per non aver concluso nulla.
"Papà, non possiamo. Ora che se ne vanno.."
"Mi si sono congelate le punte delle dita dei piedi. È impressionate questo freddo! Per fortuna si rientra."
Il signor Clacks ci passò accanto strusciandosi le mani per il freddo.
Trattenni a stento un ringhio pensando che mi sarebbe piaciuto saltargli al collo e spezzarglielo con un morso.
"Abbassa la voce figlio mio. Anche gli alberi hanno le orecchie."
Feci un cenno con la testa.
"Ci siamo spinti molto in là. Non possiamo tornare indietro, significherebbe perdere tutto quanto. Miley è da qualche parte qui fuori.."
Mi mise le mani sulle spalle per calmarmi.
"Lo so. Ma ci vorrà un'ora se non di più per rientrare. Gli uomini sono stremati.
Dobbiamo per lo meno arrivare alle capanne di salvataggio e mangiare un boccone. Chiudere un istante gli occhi.."
"Mentre lei muore?"
Chiesi infuriato rendendomi conto però di quanto avesse ragione.
Erano solo uomini. Non potevano proseguire oltre.
"Ascolta. Senti gli elicotteri. Non la stiamo lasciando sola, stiamo solo recuperando le forze."
Rispose l'alpha puntando un dito verso il cielo.
"Noi non ne abbiamo bisogno. Dammi alcuni uomini e andrò a cercarla da solo."
Mi indicò con il mento qualcosa dietro le mie spalle.
Mi voltai giusto in tempo per scoprire Clacks intento a spiarci.
"Ci tiene d'occhio. Sospetta di te. Non dobbiamo dargli modo di dubitare. Se ti trasformi.."
"Se non lo faccio.."
Mi mise una mano sulla bocca zittendomi.
"Usa la testa. Non la salverai innescando una guerra."
"Tornate voi, io proseguirò da solo allora. Se ti chiederà dove sono, gli indicherai un'altra capanna"
Suggerrii sperando che accogliesse le mie parole.
Ce ne erano diverse di capanne salva vita nei dintorni. Molti pescatori e cacciatori si erano fatti sorprendere dal freddo senza alcun riparo ed erano morti negli anni passati.
Il guardia caccia in allarme aveva fatto costruire diversi luoghi che li accogliessero in caso di necessità.
"Robin, bisogna tornare."
Carlo piombò su noi togliendosi il cappello.
Era completamente rosso in volto e la brina aveva intaccato i suoi baffi.
A differenza nostra, gli umani soffrivano per davvero il freddo.
"Carlo, ascolta. Raduna i tuoi uomini migliori e lascia andare a casa gli altri. Porta coloro di cui ti fidi nelle capanne qui intorno. C'è dello scatolame per ognuna di essa e dei letti a castello. Falli riposare e riparti appena puoi."
L'uomo seguì ogni mia parola con sguardo vitreo. Sembrava non essere più connesso alla terra.
"Mi hai capito? Devi concentrarti. Non mollare ora!"
Lo presi per le spalle scuotendolo colmo di rabbia.
Mi sembrava una marionetta tra le mie mani.
Non opponeva resistenza, si lasciava scuotere e basta.
"Zero, calma"
Mio padre mi allontanò consapevole che stavo per dare di matto.
"Siamo fuori da tutta la notte. Carlo sarà stremato. Non prendertela con lui."
Restammo in silenzio per alcuni secondi quando il tenente tirò su con il naso e distolse gli occhi ormai colmi di lacrime.
"Non l'abbiamo trovata. Non sappiamo dove possa essere e nemmeno se è viva..."
Mi voltai di scatto tirando un pugno contro il tronco di un albero.
Nel momento in cui si perdevano le speranze, significava che era troppo tardi.
Avevamo perso, l'avevamo persa.
"Ora basta, tutti e due! Non facciamoci sopraffare dalle emozioni. Siamo stanchi, stremati, sconvolti.. Ma abbiamo ancora del tempo. Carlo, seleziona i tuoi uomini. Andiamo a raccogliere le forze e poi ripartiamo."
Il tenente assentì sottovoce guardandosi intorno come un topolino in gabbia.
"Gli elicotteri continueranno a cercare?"
Chiesi stringendomi il pugno dolorante.
"Certo. Non smetteremo mai di cercare. Farò scendere gli elicotteri solo quando riavrò mia figlia tra le braccia."
Rispose l'uomo riacquistando un briciolo di coraggio.
"Io non smetterò mai.. Mai.."
Strinse forte i pugni sbuffando e trattenendo poi il respiro.
"Non perdiamo tempo allora. Andiamo!"
Concluse mio padre mettendo un braccio intorno alle spalle del tenente e spingendolo in avanti.
Prendemmo anche noi lo stesso sentiero dell'andata e ci incamminammo verso le baracche.
"Proseguite voi. Controllo che non sia rimasto indietro nessuno.."
Suggerì fermandomi.
Rimasi immobile finché non li vidi sparire dietro agli alberi e poi mi voltai iniziando a correre.
L'avrei cercata. Non avrei perso nemmeno un istante, un briciolo di forza o di speranza.
Corsi contro vento con i piedi che facevano male e gli occhi che lacrimavano. Non potevo trasformarmi in lupo e da umano ero lento, la neve mi rallentava e il cuore mi batteva troppo forte.
Salii sopra una collina e mi voltai per scrutarmi intorno.
Volevo accertarmi che gli altri avessero preso la via che gli avevo indicato.
Fu allora che lo vidi.
Il signor Clacks se ne stava appoggiato ad un tronco.
Sfregava le mani per il freddo.
Era rimasto nello stesso punto di prima, anzi, forse mi aveva seguito per alcuni metri.
Lo vedevo dalla cima della collina nonostante la lontananza e il dislivello me lo facevano sembrare una sagoma senza forma.
Sapevo che era lui.
Riconoscevo il cappotto nero e lungo fino ai piedi.
Perché non aveva seguito gli altri?
Perché mi osservava in quel modo?
Non c'era tempo da perdere, dovevo seminarlo.
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