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Miley
Guardai a destra e a sinistra per accertarmi che nessuno ci stesse osservando e cominciai a spingere a grande velocità la carrozzina.
Mi sentivo elettrizzata e pieba di adrenalina, come se stessi facendo qualcosa che non mi era concesso fare.
Arrivai all'ascensore e mi intrufolai all'interno schiacciando immediatamente il pulsante che ci conduceva al soffitto.
"Ti muovi bene qui dentro"
Constatò Zero con un sorriso.
Era bello quando sorrideva.
Sentivo il bisogno di fare qualcosa per lui.
In qualche modo, mi esprimeva una tenerezza mai provata prima.
Ero sicura che con suo padre ci fossero delle tensioni.
Ogni volta che erano insieme qualcosa non andava.
Un energia negativa si sprigionava dai loro corpi.
Inoltre, riuscivo ad intuire il suo bisogno di contatto con le persone.
Era come se si fosse sentito solo per molto tempo e ora aveva bisogno di legarsi a qualcuno.
"Mia madre era una grande frequentatrice di questo luogo."
Risposi con un sorriso timido.
Arrivammo in cima e spinsi la carrozzina lungo il corridoio aprendo poi la porta che dava sul soffitto.
Uscimmo all'aria aperta e Zero dovette coprirsi gli occhi con le mani.
Era più freddo del previsto e per un istante ebbi paura che lui fosse vestito troppo poco.
"Non è finita qui.."
Estrassi dalla borsa un pacchetto di sigarette e gliene porsi una.
"Sei una buona anima"
Si mise a ridere lui afferrandola volentieri.
"Mi dispiace per tua madre"
Spezzò all'improvviso il silenzio lui.
Dall'alto dell'ospedale potevamo vedere tutta Red Fall's e l'inizio del bosco.
"E a me per la tua."
"Lo sai?"
Chiese in tono duro.
Non amava parlarne. Era evidente.
"Solo che è morta. Come la mia"
"È dura perdere chi ami."
Disse serio cercando di muovere la sedia a rotelle più in là.
"Fermo. Dove vai? Con tutta questa neve ci manca che cadi dal tetto."
Scoppiò a ridere.
"La mia Miley coraggiosa."
Risi anche io rendendomi conto di essere super ansiosa.
"Tieni"
Misi la mano nella borsa ed estrassi la busta di plastica.
"È questione di tempo prima che si accorgano che sono spariti. Sto per finire in prigione lo sai?"
Zero guardò i bracciali con aria disgustata.
"Non posso crederci"
Li accarezzò dalla busta.
"Non potremmo più portarli indietro."
"Cosa?"
Domandai strozzandomi col fumo.
"Questo non lo avevi detto. Perché?"
Zero sbuffò tristemente.
"Non volevo immischiarti in tutto questo. Puoi tirartene fuori, se è ciò che vuoi. Altrimenti sappi che non ho molte parole per rispondere alle tue domande"
Rimasi sbalordita.
"È triste non ricevere giustificazioni. Soprattutto quando si è stati molto accondiscendenti."
Sorrisi tristemente. Alla fine, lui era così ed era stato chiaro fin dal principio.
Non potevo forzarlo, lo sapevo.
"Sei una persona dalla mente aperta?"
Mi chiese lasciandomi sbigottita.
"Intendi dire se ce l'ho con gli omosessuali e con gli immigrati?"
Scoppiò a ridere battendosi la mano sul ginocchio.
"Ti piacciono i libri di fantasia?"
"Direi di si"
Risposi aguzzando le orecchie.
Mi incuriosiva il percorso che stava prendendo la nostra chiaccherata.
"Se ti dicessi che alcune cose non posso spiegartele semplicemente perché sono inspiegabili? Se non avessero base scientifica o fisica?"
Ci pensai un istante.
"Non studio medicina. Non sono di quella filosofia. Non mi spaventano le cose che non hanno un senso.."
Mi voltai ad osservarlo.
Anche lui mi guardava dubbioso.
"Andiamo Zero, ho accarezzato in lupo!"
Sorrise gettando il mozzicone della sigaretta.
"Si, non sei apposto nemmeno tu."
Estrasse i due bracciali dal sacchetto in plastica e li depose sul grembo.
Accarezzò entrambi i cerchi con le mani e poi fece qualcosa di inspiegabile.
Inizialmente non riuscii a capire, ma quando notai il sangue bagnargli il labbro intuii che se lo fosse appena morso.
"Ok, inquietante"
Dissi facendomi più attenta.
Prese il primo bracciale baciandolo e poi fece lo stesso con il secondo.
Il cerchio diventò rosso per via del sangue.
Mi accucciai accanto a lui e studiai attentamente le due figuere.
"Non capisco"
Sussurrò lui sopreso.
"Oh mio Dio!"
Mi spaventai io.
Ero sbalorditivo.
Sui due cerchi erano comparsi due nomi.
"Vile e Wima"
Lessi a bassa voce.
"Come è possibile?"
"Cose inspiegabili che non hanno senso logico e che non ti spaventano"
Mi ricordò lui portandosi entrambi i bracciali davanti agli occhi.
"Le ragazze che sono state uccise non avevano questi nomi."
"No, perché i bracciali non erano i loro."
Sembrava confuso, quasi stupito.
"Non è quello che ti aspettavi?"
Scosse la testa.
"Eppure sapevi cosa fare. Sapevi che il sangue avrebbe seguito un percorso formando un nome."
"Non credevo di trovarci un nome."
Lo guardai ma ero troppo assorto per rendersene conto.
"Conosci queste donne?"
Rimase in silenzio sistemando poi velocemente i bracciali nella ooro busta.
"Puoi conservarli per me?"
Li presi dalle sue mani sistemandoli nella borsa.
Lo aiutai a voltarsi e spinsi la carrozzina all'interno dell'edificio.
Avevo talmente freddo che le mani mi facevano male.
"Stai bene?"
Mi chiese all'improvviso.
Non dovetti pensarci su.
"Certamente."
Mi sorrise guardandomi colmo di orgoglio.
"Sei straordinaria Miley."
Scoppiai a ridere.
"Che complimento."
"Lo dico davvero. Pensavo te la saresto data a gambe."
Sorrisi.
"Ci ho pensato per un istante. Odio il sangue"
Allungò la mano e strinse la mia.
"Grazie"
Guardai i suoi occhi notando una leggera commozione.
"Per cosa?"
"Per non farmi sentire un mostro."
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