40
Zero
Boccheggiai annaspando per trovare un filo d'aria.
Spalancai gli occhi cercando di capire dove fossi, cosa fosse successo.
Faceva male. Male da morire.
Un dolore così forte da non capire ds dove provenisse.
Prendeva semplicemente tutto il corpo.
Mugolai terrorizzato.
Cos'era successo?
Non ricordavo.
Cercai di capire qualcosa di più.
Ero steso nella neve.
Il mio sangue risaltava con il terreno bianco.
Era notte ed ero nudo.
Mi osservai le mani vedendo la forma umana e cominciai a rendermi conto di dove fossi.
Ero a casa di Miley pochi minuti prima.
Avevo aspettato che andasse a dormire e mi ero incamminato verso casa.
Non mi ero accorto di essere seguito.
Solo all'ultimo istante avevo sentito un rumore alle mie spalle ma non avevo potuto fare nulla.
Avevo sentito il rumore dello sparo e il dolore fortissimo che mi aveva fatto perdere i sensi.
Dogrignai i denti cercando la ferita.
Era sul mio fianco.
Bruciava da impazzire e il mio corpo non aveva ancora iniziato a guarire.
Questo significava una cosa sola.
Il proiettile era d'argento e chi aveva premuto il grilletto sapeva esattamente come si uccideva un lupo.
Avevo paura.
Il terrore si diffondeva nelle mie ossa.
Non volevo morire, questo era ovvio.
Ma il mio pensiero era un altro.
Chi si sarebbe preso cura di Miley se io non ci fossi più stato?
Urlai mente mi giravo sulla schiena.
Mi resi conto di sudare.
Il dolore era terrificante, mi faceva annebbiare la vista.
Qualcosa si mosse a pochi metri da me e trattenni il respiro.
Due scarpe nere e lucide entrarono nel mio campo visivo.
Ero troppo debole per alzare la testa e guardare a chi appartenessero.
"È così che muore un lupo"
Sghignazzo il mio assalitore.
Con uno sforzo estremo alzai gli occhi nello stesso momento in cui un calcio mi colpiva in pieno volto.
Persi i senso.
Il buio mi inghiottì tra le sue braccia.
Freddo.
Per la prima volta in vita mia, sentivo freddo.
I lupi guarivano ad una velocità supersonica rispetto agli esseri umani.
Questo non significava che erano immortali.
Avevano lo stesso ciclo di vita di un umano e poi abbandonavano questo mondo vecchi e stanchi.
Non esistevano malattie in grado di ucciderli, ma ferite mortali certamente si.
L'argento era puro veleno per noi.
Diffondendosi nel nostro sangue co rendeva deboli e rallentava la nostra guarigione mettendoci allo stesso piano di un umano.
Mi agitai graffiando la neve con le dita.
Un pezzo di argento ero dentro di me e io non ero pronto a morire.
"No!"
Ululai piagnucolando.
Non era certamente il comportamento che ci si spetta da un lupo o dal figlio dell'alpha, ma mi rendevo conto di quanto tenessi alla mia vita.
Volevo ancora studiare, amare, giocare..
Non ero pronto.
"Noo!"
Urlai ancora e qualcuno mi sentii.
Avvertii le vibrazioni nel terreno e poco dopo un lupo comparve di fronte a me.
Sospirai.
"Lua.."
Dissi sotto voce.
Ero salvo. Ero così fortunato.
"Apri gli occhi. Figlio mio, apri gli occhi!"
Tentai di reagire.
Mio padre aveva la voce tremante di chi stava piangendo.
Non volevo sentirlo piangere.
Sono qui, sono ancora vivo.
Tentai di dire senza alcun risultato.
Mi sentii avvolgere da delle coperte e voltare, con immenso dolore, nella neve fino ad essere sistemato su una di esse.
"Dobbiamo togliere la pallottola. Non abbiamo tempo!"
Disse la voce di Lua.
Mi sentii toccare la ferita.
Sentii il caldo delle sue mani e poi il dolore così atroce da farmi ricadere nel buio.
"Robin, tranquillo. Va tutto bene, stiamo aiutando suo figlio."
Una voce a me sconosciuta cercava do calmare mio padre.
"Dov'è il tenente? Dov'è Carlo?"
Chiese l'alpha con voce stridula.
"È il suo giorno di riposo. È a casa con la famiglia..Penseremo noi a voi. Ora carichiamo suo figlio in ambulanza e lo portiamo in ospedale. Andrà tutto bene, stia tranquillo"
Mi sentii sollevare dal terreno e finalmente quel freddo così intenso smise di tormentarmi.
Non sarei morto quella notte.
Mi rifiutavo di morire così.
Non riuscii ad aprire gli occhi perciò cercai di pensare a qualcosa di felice, qualcosa che calmasse i miei nervi.
Il sorriso di Miley balenò nella mia mente.
Lei che faceva un tiro della sigaretta, che sorrideva tranquilla, che mi accarezzava il pelo..
Sentii qualcuno afferrare la mia mano in maniera salda e sussurrarmi all'orecchio.
"Pagherà per questo figlio mio. Non gliela faremo passare liscia. Pagherà con la vita"
Mi lasciai andare al sonno ormai tranquillo di poter rivedere il tramonto anche il giorno seguente.
Mio padre era l'alpha e l'alpha non mi avrebbe lasciato morire.
A qualsiasi costo.
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