38
Zero
Saltellai da un piede all'altro tentando di calmare i miei nervi.
Aveva ricominciato a nevicare, seppur poco.
Era così tutto gli anni.
Gli inverni erano rigidi e lunghi e le estati l'esatto opposto.
Sicuramente tra le due stagioni, preferivo quella fredda.
Appesi i vestiti all'ultimo albero che segnava la fine del nostro villaggio e chiusi gli occhi lasciandomi andare.
Piano piano quel formicolio così famigliare mi fece accapponare la pelle e prima ancora che me ne rendessi conto avevo già perso la forma umana trasformandomi in un lupo.
D'istinto lanciai la testa all'indietro ululando a squarciagola.
Mi mancava quella sensazione.
Mi mancava sentire la libertà nelle zampe e la forza rinvigorirmi i muscoli.
Mossi i primi passi nella neve quando qualcosa attirò la mia attenzione dietro le mie spalle.
Un istante dopo ero affiancato da un grande lupo nero.
Il suo aspetto era maestoso e forte.
Era l'alpha e lo dimostrava ad ogni passo.
Si avvicinò a me strusciando il suo muso nel mio pelo con fare affettuoso.
Voleva ancora chiedermi scusa per il litigio di quella mattina.
Lo avevo già perdonato quando mi aveva portato la colazione a letto e quando a cena mi aveva cucinato il filetto di agnello, il mio pasto preferito.
Eravamo fatti così noi lupi.
Non avevamo vie di mezzo.
Quando ci arrabbiavamo, lo facevamo tanto.
Urlavamo, diventavamo aggressivi ci prendevamo a sberle talvolta ma in compenso amavamo con ogni fibra del nostro corpo.
Non c'era via di mezzo, solo puro istinto animale.
Iniziammo a correre insieme nel bosco.
Arrivammo al fiume poi ancora più in là, sempre più veloci e più liberi.
Andammo avanti per quasi un ora quando poi fu il momento di rientrare.
Mi bloccai in mezzo alla strada, dove l'incrocio portava da una parte verso il villaggio, dall'altra verso il paese.
Mio padre abbaiò leggermente tornando da me e fissandomi diritto negli occhi.
Abbassai la testa chinando il mio corpo nella neve.
Non volevo trasgredire nuovamente alle regole, ma ne sentivo tremendamente il bisogno.
Forse lo aveva capito anche l'alpha quanto fosse grande il mio desiderio, quanto ne sentissi la necessità.
Ululò verso il cielo mettendosi poi a sedere e continuando a fissarmi per alcuni istanti.
Mantenni la posa di sottomissione cercando di fargli capire che non volevo disubbidire nuovamente, ma augurandomi di non dover lottare contro di lui per poter andare incontro ai miei sentimenti.
Ancora non lo ammettevo con me stesso, ma sentivo la necessita di andare da lei.
Non aveva smesso di pensarci nemmeno un istante da quando se ne era andata dalla mia stanza.
Avevo pensato al suo sguardo triste, alla sua bocca sorridente e alle smorfie che faceva quando era arrabbiata.
Lei si era fidata di me, non mi aveva forzato ad essere qualcun'altro né a dirle più di quanto non fossi disposto.
Stranamente, per la prima volta nella mia esistenza sentivo di aver costruito un legame seppur fragile e pronto a morire.
Volevo coltivarlo.
Avevo bisogno di farlo.
Guaii piano alzando la testa giusto quel poco che bastava per vedere l'alpha.
Se ne stava andando verso il villaggio.
Abbaiai per attirare la sua attenzione ma non si voltò.
Mi stava dando la possibilità di scegliere.
Se ne andava per non impormi nulla.
Lo osservai alcuni istanti e poi iniziai a correre.
Stavo andando da lei, dove il mio cuore mi portava e sapevo che mi stava aspettando.
Non aveva paura di me nonostante non avesse idea che il lupo e Zero fossero la stessa persona.
In meno di cinque minuti, mi trovavo sul retro di casa sua.
Erano le undici passate.
La luce in sala era accesa così come in camera sua.
C'era la macchina di suo padre nel vialetto e per un istante temetti che non sarebbe uscita.
Mi sporsi leggermente dall'albero dietro il quale mi ero rifugiato per farmi vedere e pochi istanti dopo la vidi uscire dal retro della casa.
Si sporse per controllare che suo padre non fosse alla finestra e poi corse verso la staccionata.
Era completamente vestita di bianco e aveva un cappuccio con le orecchie di un orso attaccate che mi faceva sorridere.
Scavalcò il recinto e si accucciò in fondo alla discesa.
"Ciao lupo"
Sussurrò sorridendo.
Mi sdraiai nella neve e la osservai per alcuni istanti.
"Sai, sono successe delle brutte cose in questi giorni. Un'altra ragazza è stata uccisa. La conoscevo, abitava qui vicino. È stato lo stesso uomo che mi ha aggredita.."
Confidò con un filo di voce.
Era triste, lo sentivo nell'aria.
Mi lasciai scivolare nella neve avvicinandomi a lei piano piano.
Non sembrava avere paura nemmeno ora che eravamo faccia a faccia.
"Tu lo hao visto quell'uomo. Forse lo conosci. È stupido ciò che ti sto dicendo.. Ma se puoi, impediscigli di fare del male ancora. Non ce lo meritiamo.."
Appoggiai il muso a pochi centimetri da lei e lei allungò piano la mano davanti a sé.
Stava cercando di fare conoscienza e non voleva spaventarmi.
Avvicinai il muso odorandola.
Sapeva di pop corn.
Spinto dall'istinto le leccai le dita facendola ridere.
Che suono melodioso che produceva.
Mi avvicinai ulteriormente mettendosi al suo fianco e lei si girò per sedersi nella neve.
Si sistemò accanto a me e allungò la mano accarezzandomi il pelo.
"Sei morbido"
Rise facendomi scoppiare il cuore in petto per l'orgoglio.
Non mi mossi troppo, temevo di farle paura ma sembrava fosse completamente a suo agio.
"Alle volte ho paura. Ho paura per mio padre. Sembra non reggere il peso della situazione, capisci? Lo vedo così spaventato e debole.. Ho un amico. O meglio, si insomma.. Bè lasciamo perdere. Questa persona si chiama Zero e dice che può aiutarmi a trovare l'aggressore.."
Raddrizzai le orecchie quando pronunciò il mio nome e spostai lo sguardo su di lei.
"Voglio fidarmi di lui, nonostante non lo conosca bene. Ho preso i bracciali che mi ha chiesto e domani glieli consegnerò.."
Rimase pensierosa per alcuni istanti.
"Ho paura anche per lui sai? Temo sia immischiato in qualcosa più grande di lui e non voglio si faccia male in questa storia. Potresti vegliare su di noi? Se ti dovesse capitare di incontrarci nei boschi intendo.. Puoi buttare un occhio di riguardo alle persone a cui voglio bene?"
Mi avvicinai con tutto il corpo a leo cercando di trasmetterle il mio calore.
Ero assolutamente commosso dalle sue parole.
Era un essere così puro e buono.
Come poteva succedere qualcosa di brutto a qualcuno come lei?
Una porte che si chiudeva all'interno della casa ci fece sussultare entrambi.
"Devo andare. Mio padre è sveglio"
Balzò in piedi correndo verso la staccionata.
"A domani lupo"
Mi salutò con la mano prima di rientrare in casa.
Rimasi fermo ad osservare l'ambiente intorno a me per un bel po'.
Solo quando la luce in camera sua si spense mi voltai e tornao verso il villaggio.
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