33
Miley
"Papà aspetta! Vengo anche io!"
Sbattei la porta di casa e corsi verso la macchina guardandolo storto.
Gli avevo annuciato quella mattina stessa di voler andare con lui al villaggio, già subito a colazione mentre Sid se ne tornava a casa sua.
Aveva però cercato di fuggire di nascosto mentre io finivo di fare la doccia.
Fortuna voleva che io avessi un ottimo udito e che ci impiegassi poco a prepararmi.
"Miley, è un indagine di polizia. Non potrei nemmeno portarti con me su questa macchina"
Chiusi la portiera mettendo il broncio e lui fece partire il veicolo girando gli occhi verso il cielo.
Sapeva quanto fossi testarda.
"Voglio che non vi allontaniate.
Resta con Zero dove posso trovarti subito. Mi fido di lui, ma c'è qualcuno nel bosco"
Rabbrividii alle sue parole.
Si fidava di Zero, così come mi ero fidata io.
Se ci fossimo sbagliati?
Andammo a prendere il suo collega che abitava in una delle ultime case del paese e poi tornammo indietro.
Restai in silenzio fino a che lasciammo la macchina in uno dei pochi posteggi esistenti mentre i due si lanciavano in conversazioni generiche. Nessuno fece parola dell'omicidio.
"Da qui si va a piedi"
Disse ridendo Yan come se avesse appena fatto una battuta divertente.
Sorrisi a stento e mi incamminai nella neve all'interno del bosco.
"Aspetta Miley, resta al nostro passo!'
Ordinò mio padre affiancandomi con fare protettivo.
Odiava dovermi portare con sé a lavoro, ma d'altronde si sentiva più sicuro ad avermi al suo fianco e ciò lo destabilizzava.
"Stai tranquillo papà, siamo insieme giusto?"
Chiesi con un sorriso.
"Si Carlo, non preoccuparti per la ragazza. Ho gli occhi ben aperti"
Aggiunse Yan con il suo solito sorriso sghembo.
Il tenente non sembrò convinto delle nostre parole ma proseguì il suo viaggio tra un imprecazione e l'altra.
"Carlo, amico mio. Non attendevo una tua visita!"
Il padre di Zero uscì sul portico prima ancora che suonassimo il campanello.
"Robin, lascia che ti prometta di bonificare questa maledetta area e di costruire una strada che si possa chiamare tale che ci colleghi!"
Rispose il tenente con il fiato corto.
Tutta quella neve ci aveva fatto fare molta fatica, nonostante il tragitto fosse breve.
"Lua, tesoro. Parleremo più tardi del tuo quesito. Ora devo accogliere i miei ospiti"
Concluse Robin congedando una sua vicina che ci sorrise passandoci accanto.
"Entrate e non badate al disordine"
Seguii gli uomini in casa e non potei fare a meno di notare che la libreria era completamente rovesciata.
"Legno vecchio. Ha ceduto. Posso offrirvi del thè?"
Scossi la testa schiarendomi la gola.
"Posso parlare con Zero?"
L'uomo mi gelò con lo sguardo ricomponendosi però immediatamente.
"Piano di sopra, seconda porta a destra. Dovrebbe essere sveglio"
Feci un sorriso a mio padre che con un cenno della testa mi diede il permesso di andare.
Salii velocemente le scale sentendo le voci farsi più basse al piano di sotto mentre chiudevano la porta del salotto.
Proseguii in punta di piedi fino alla porta che mi era stata indicata e bussai prima che il coraggio potesse venirmi meno.
"Non ci sono, vattene"
Sentii rispondere dal suo interno.
Mi schiarii la voce preparandomi a parlare ma la porta si spalancò di fronte a me.
"Tu? Qui?"
Chiese il ragazzo con la bocca distorta da una smorfia.
Sobbalzai appena lo vidi e scossi la testa.
Il suo labbro era spezzato in un angolo come se avesse ricevuto un pugno e dal bordo della maglietta a maniche corte, potevo intravedere un ematoma scuro.
"Entra!"
Ordinò prendendomi per un braccio e trascinandomi nella sua stanza prima ancora che potessi dire nulla.
Rimasi immobile, di fronte a lui senza riuscire a dire nulla.
Sembrava furibondo ma anche sollevato.
Aveva una leggera barba sul viso e i suoi occhi sembravano inquieti mentre mi scrutava da cima a fondo.
"Che ti è successo?"
Chiesi con un filo di voce.
Mi sorpassò andando a sedersi sul bordo della finestra.
Solo allora mi accorsi che era spalancata e realizzai quanto facesse freddo in quella stanza.
"Copriti, ti verrà un malanno"
Scoppiò a ridere di fronte alla mia preoccupazione facendomi imbestialire.
"Che problema hai?"
"Che ci fai qui? Non mentirmi."
Sobbalzai alla sua richiesta.
Aveva capito che volevo qualcosa.
D'altronde, non aveva senso presentarsi a casa sua in quel momento.
A scuola non eravamo mai stati amici quindi non ero certamente lì per fare i compiti insieme.
"Volevo parlarti."
"E dimmi, cosa che ancora non ci siamo detti merita tanta urgenza?"
Vacillai senza trovare il coraggio di parlare ma mi avvicinai a lui.
Allungai gli occhi e lo vidi.
Un bracciale di cuoio nero con un cerchio argento incorniciava il suo polso.
Strinsi le labbra finché non sentii il dolore.
Boccheggiai.
La testa iniziò a girare in tondo velocemente mentre sudavo.
"Miley?"
Alzai gli occhi incrociando i suoi improvvisamente preoccupati.
"Chi sei in realtà?"
Chiesi con un filo di voce.
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