31

Miley

Corsi in casa a velocità super sonica non curante del rumore che stavo facendo.
Chiusi la porta alle mie spalle e tolsi le scarpe correndo verso la sala.
"Chi è?"
Sentii Sid domandare con la voce impastata dal sonno.
"Ssstt. Sono io. Non accendere la luce."
Lanciai la giacca sull'appendi abiti e corsi sul divano tirando a me la coperta.
Sid allungò la mano prendendo la mia.
"Ma che diavolo.."
La porta di casa si aprì e mio padre entrò.
"Papà?"
Chiesi alzandomi in piedi e correndo ad accendere la luce.
Lanciai un occhiata di intesa al mio amico che mi osservava malfidente.
Aveva capito che ero uscita.
Non potevo nasconderglielo.
Abbracciai velocemente l'uomo guardandolo preoccupata.
"Miley, sei ghiacciata!"
Sentenziò quest'ultimo prendendomi per le braccia e guardandomi in volto.
"Siamo appena stati in macchina a prendere il mio borsellino. Lo avevo dimenticato lì e non si sa mai di questi tempi"
Mi salvò Sid mentendo spudoratamente.
Mio padre, che solitamente era molto scaltro e al quale era difficile mentire, lasciò perdere con un cenno della testa e andò verso la cucina con le spalle ricurve in avanti.
"È stanco.."
Sussurrai avvicinandomi a Sid per ringraziarlo.
Osservò i miei piedi corrucciando la fronte.
Le mie calzette erano fradice.
Mi abbassai per toglierle e le lanciai sul divano.
"Mi spiegherai domani.."
"Papà, stai bene?"
Domandai vedendolo riemergere con una birra in mano.
"È tardi ragazzi. Andate a dormire. Domani c'è la scuola.."
I suoi occhi erano fissi in un punto.
Erano rossi, scuri, quasi inespressivi.
Mi agitai vedendolo ridotto in quello stato.
"Sembra che ti stia lavorando troppo Carlo"
Disse Sid pensando probabilmente alle stesse cose che stavo pensando io.
Mi avvicinai a lui accarezzandogli la spalla.
"Vieni un po' sul divano papà?"
Sorrise timidamente, più per confortarmi che spontaneamente.
"Non è sempre facile il mio lavoro"
Ci rivelò andando verso il divano.
Tolse le scarpe lasciandole sul tappetto accanto a sé e solo allora mi accorsi che non le aveva ancora tolte.
Gesto inconsueto per un uomo fissato per la pulizia come lui.
"Uno inizia perché vorrebbe sistemare il mondo, vorrebbe che le cose brutte non accadano più.. Pensiamo di poterci proteggere l'uno con l'altro, o per lo meno proteggere le nostra comunità.."
"Hanno ucciso un'altra donna?"
Domandò allora Sid illuminandosi.
Andò a sedersi sulla poltrona di fronte al tenente mentre io rimasi in piedi troppo scossa per fare qualsiasi cosa.
"Invece non è così. Il male è insidiato in qualche cellula dentro di noi ed è impossibile riconoscerlo. Colpisce all'improvviso. Ferisce, distrugge, ammazza.. E noi non possiamo fare nulla. Solo raccogliere i cocci di dolore che si staccano da chi resta in vita e sperare che non succeda anche alle persone che amiamo. Ma come puoi andare avanti quando quel bastardo che ha osato toccare tua figlia è ancora a piede libero e ha ucciso un'altra persona?"
Continuò a parlare innervosendosi.
Il suo volto diventò completamente rosso e i suoi pugni si strinsero come se volesse strozzare qualcuno.
"Oh mio Dio"
Esclamò Sid guardandomi.
Si passò una mano nei capelli e scosse la testa sconvolto.
"La conosciamo papà?"
Alla mia domanda sembrò tornare in sè.
"Non dovrei parlare di lavoro. Non dovrei portare i problemi a casa.."
"Ti prego"
Lo supplicai sentendo il bisogno di sapere.
"Elsa."
Ci comunicò in fine dopo alcuni istanto di silenzio.
Non potei trattenere un sussulto e un rantolo sentendo il suo nome.
"Elsa?"
Chiese Sid coprendosi il volto con le mani.
Abitava a poche case dalla nostra.
Era giovane, aveva solo 17 anni ma era sveglia e simpatica.
Sid diceva spesso che le avrebbe fatto il filo se non fosse stata così piccola.
"Si tesoro. Sua madre ha annunciato la scomparsa già ieri, non abbiamo detto nulla per non allertarvi. Questa sera l'abbiamo trovata nel bosco, in direzione del fiume. Era vestita con un abito blu, evidentemente da sera e troppo leggero per il periodo. Le era stato messo del rossetto sulla faccia, trucco che lei non portava mai, e aveva uno squarcio sul fianco. Come per l'altra donna, non riusciamo a capire cosa possa essere stato. Avevamo ipotizzato ad un animale selvatico. Avevamo pensato che forse le donne erano state abbandonate nel bosco ed erano state cacciate da una pantera o da un orso.. Ma un animale le avrebbe mangiate. Invece queste presentano solo un grande squarcio sul fianco e segni evidenti di legature e botte.."
Si schiarì la voce e bevve un altro sorso di birra.
"Ma non voglio dirvi di più. Voi non c'entrate nulla in questa storia e non voglio turbarvi il sonno. Voglio solo che prestiate la massima attenzione. Siamo tutti nemici ora. State attenti"
Ci supplicò con un filo di voce.
"Nessuno ha visto nulla?"
Chiesi colta dal panico.
Qualcosa di brutto si era riversato su di noi e in qualche modo ne ero stata parte. Non potevo non sapere, non potevo non chiedere.
"Domani chiederemo informazioni agli abitanti del bosco. Insomma, vanno a caccia, vanno a zonzo tutto il giorno. Devono aver visto qualcosa."
Pensai a Zero e mi sentii agitare ancora di più.
Trattenni le lacrime stringendo forte i denti.
"È così ingiusto"
Disse Sid a gran voce.
"È la seconda vittima e il terzo attacco. Chiunque sia, non si fermerà. Troverà un'altra donna alla quale fare del male. Per questo dovete stare attenti e raccontarmi qualsiasi cosa, anche la più insignificante."
Pensai al lupo.
Era comparso durante il mio attacco e poi oggi. Era presente ogni volta che succedeva qualcosa di brutto.
Pensai ai suoi denti aguzzi e alle sue zampe grandi collegandoli agli squarci delle ragazze.
Lui avrebbe potuto..
Ma poi scossi la testa.
Non era lui. Mi aveva salvato la vita ed inoltre, un lupo non può legare una donna.
Mio padre si sfilò la giacca e corsi da lui a prenderla.
"Faccio io papà"
Dissi afferrandola e portandola all'ingresso.
Quando tornai, intravidi un sacchetto di plastica sul pavimento.
"Deve essere caduto dalla giacca. Mi sono completamente dimenticato di consegnarlo.."
Disse il tenente allungando la mano.
Lo raccolsi e impallidii.
Era un bracciale di cuoio nero con un pezzo di acciaio al centro a forma di cerchio.
Tremai portandolo verso l'uomo.
"Cos'è?"
"Non lo sappiamo. Ce ne era uno su entrambe le vittime"
Mi voltai di scatto per non lasciare intravedere le lacrime che minacciavano di uscirmi dagli occhi.
Zero aveva un bracciale uguale.
Lo avevo visto più volte.
Lo avevo visto quel giorno stesso.

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