2. Evan
Castel Scarlatto si ergeva sulla sponda sinistra dello Stretto di Caradoc. Meno di una lega di mare separava la città di Silchester dall'ex capitale di Uskaria. Un dromone con duecento rematori non avrebbe impiegato più di mezza giornata per passare da una costa all'altra. Ma c'era un motivo se quel braccio d'acqua aveva un nome tanto singolare.
"Caradoc l'aveva attraversato a nuoto." Evan faticava a credere a quella storia, ma gli piaceva pensare che fosse vera. Essendo cresciuto senza genitori, aveva idealizzato quell'individuo come uno dei suoi eroi personali, al pari delle altre leggende di Kirdford. Era giunto a considerarlo uno dei suoi modelli ispiratori; un uomo la cui determinazione aveva prevalso sul fisico, consentendogli di compiere un'impresa che chiunque avrebbe giudicato impossibile.
«Ti stai abbronzando?» Gwen Kingsley colse alle spalle il suo protetto. «C'è un bel sole oggi, saresti sciocco a non approfittarne. Ti toccherà aspettare parecchio prima della prossima estate.»
«Non è certo questo il mio primo pensiero» rispose Evan sedendosi tra i merli delle mura. «E poi a me il caldo non piace neanche. Stamattina ho quasi rischiato di ustionarmi la testa.»
«Finché ti radi a zero è ovvio che ti scotti. Perché non lasci crescere un po' di capelli su quella tua zucca vuota? Avresti qualcosa con cui coprirti e non sembreresti più uno scappato di casa.»
"Peccato che è ciò che sono." Gwen si era sempre comportata come una madre nei suoi confronti, ma Evan non riusciva ad accettarsi come un Kingsley. Si sentiva un cucciolo in un branco di lupi, costretto a vivere con la consapevolezza di poter essere cacciato da un momento all'altro. Sebbene non conoscesse nemmeno il viso di chi l'aveva concepito, era conscio di appartenere a un mondo diverso, magari più umile, nel quale nessuno l'avrebbe ritenuto un estraneo.
«Sto bene così. Ronan dice che i guerrieri non hanno tempo per preoccuparsi del proprio fisico. Se voglio diventare un cavaliere, dovrò imitarli pure in questo, no?»
La Giovane Chimera lo guardò confusa e si abbandonò a una sonora risata. Per un istante l'epiteto che l'aveva resa famosa parve un accostamento fuori luogo. Come aveva fatto una donna così spensierata a sconfiggere l'esercito di Daron? Erano passati quindici anni dalla sua caduta, ma i segni della guerra non potevano esserle spariti di dosso.
«Sono convinta che sarai un ottimo combattente» confessò facendosi seria. «A tal proposito, ser Brycen ha trovato qualcosa che potrebbe interessarti. Sono salita sui bastioni proprio per parlartene.»
Un lampo di curiosità s'illuminò dentro Evan. Se Gwen era salita fin sopra le mura soltanto per invitarlo a scendere, doveva aver scoperto qualcosa di davvero particolare.
«Di che si tratta?» domandò rimettendosi in piedi.
«Credo sia meglio che tu lo veda di persona. È difficile da spiegare a parole.»
I due si avviarono verso l'interno della Tana dell'Idra. I nuovi signori della roccaforte si erano sbarazzati di tutto ciò che ricordava la precedente casata: al posto dei vessilli con l'idra a tre teste, c'erano gli stendardi con la chimera dei Kingsley; le statue dei membri della dinastia imperiale erano state rimosse, così come i loro ritratti; perfino il trono dell'imperatore era stato spostato nelle segrete del castello. Se qualcuno non avesse saputo la storia, non avrebbe mai immaginato che Kirdford in passato apparteneva ai Bloodworth.
«Ci siamo» annunciò Gwen fermandosi in mezzo alla Piazza Centrale. «Chiudi gli occhi perché quello che stai per vedere ha dell'irripetibile.»
Quando Evan risollevò le palpebre, pensò di avere un'allucinazione. Davanti a lui c'era il cadavere di un animale che non aveva mai incontrato prima. Aveva un aspetto raggelante, il corpo da capra, la testa da leone, la coda da serpente. La cassa toracica, grande abbastanza da contenere una persona, era sfondata sul lato destro e tingeva di rosso il pelo della bestia. Avvolte nella criniera dorata, due gigantesche pupille fissavano esanimi l'orizzonte.
"Una chimera."
«Sto sognando o questo mostro esiste sul serio?»
«Nessun sogno, ragazzo mio. Hai di fronte l'esatta incarnazione del nostro stemma. Sbaglio o ti avevo detto che saresti rimasto stupito?»
Evan non sapeva come ribattere. L'ultima creatura mitologica di Uskaria era scomparsa da più di tre secoli, eppure la sua vista stava puntando una vera chimera. Da tanto sbalordito che era, per un attimo credette potesse trattarsi di uno scherzo di Gwen e di qualche altro soldato. Ma finì per bocciare subito l'ipotesi.
«Dove l'avete trovata?» balbettò incredulo.
«Vicino a Dribugh Covert.» Ser Brycen Sparks si avvicinò fiero alla sua signora. «Io e ser Owen eravamo impegnati in un'ispezione della zona, quando ci siamo imbattuti in questa carcassa. L'abbiamo trascinata fuori dal bosco e caricata sul primo carro diretto in città.»
«È possibile che provenisse da Northleach» aggiunse Gwen ricacciando all'indietro la chioma castana. «Forse è scesa verso sud alla ricerca di un clima più mite. Ho saputo che nelle terre del Nord ha già iniziato a nevicare.»
«La chimera non stava cercando un luogo più soleggiato.» Una ragazza vestita di nero comparve da dietro una colonna, le braccia scoperte, i capelli mori fin sotto l'addome. «Stava scappando.»
«Medea, che sorpresa» sbuffò il cavaliere. «Credevamo fossi troppo presa da intrugli e malefici per unirti a noi.»
Alla Maga del Levante bastò un solo sguardo per zittire Brycen. La linea di trucco nero che le delineava le orbite rendeva i suoi occhi ancora più scuri. Sembravano dei pozzi senza fondo su una superficie d'avorio; un contrasto che ben si sposava con il suo fisico alto e snello.
«Non dovresti occuparti di mio padre?» le chiese Gwen contrariata. «Ti ospitiamo soltanto perché ti prenda cura di lui e non mi pare ancora che si sia ripreso dai suoi malanni.»
«Su questo ti sbagli.» Ronan Kingsley arrivò dalla stessa direzione della guaritrice. «Oggi mi sentivo molto meglio del solito e ho pregato Medea di fare una passeggiata nella fortezza. È stata una fortuna che siamo passati di qui, considerato ciò che avete trovato.»
Il lord di Kirdford notò l'occhiata storta lanciata dalla figlia. La Maga del Levante era una degli ultimi membri dei Figli della Tempesta, un ordine religioso in voga durante l'impero. Era nata a Est, nei pressi di Farindon, ed era stata istruita nelle arti curative a Bloxham, la Città delle Ombre. Alcuni sostenevano che, per curare i suoi pazienti, facesse ricorso alla stregoneria, invocando demoni e scagliando sortilegi per estirpare i mali alla radice.
«Perché sarebbe stata una fortuna?» In Gwen si riaccese lo spirito della Giovane Chimera. «Tu e questa ragazzina siete più informati di noi su quanto è successo?»
«Certo.» La voce di Ronan era calma e profonda. «Medea può vedere il passato, il presente e il futuro, cosa che le ha permesso di assistere a una scena a dir poco sconvolgente.»
«Cosa avrebbe visto in questa mirabolante visione?» si interessò Brycen.
«Una battaglia.» Il tono della giovane era freddo e distaccato. «Due colossi si combattevano nella neve. Pegaso e chimera, ali contro zanne. Il ghiaccio ne ricopriva il manto, il sangue gli sgorgava dal corpo. Lottavano con una rabbia e un furore inaudito, ma solo uno usciva vincitore dallo scontro. Ferito, ma ancora in vita, con gli zoccoli che si libravano nel cielo.»
Il silenzio calò sui presenti. Tutta l'attenzione era rivolta alla Maga del Levante e ai suoi occhi magnetici. Le sue parole, taglienti come un coltello, erano più ammalianti e convincenti di quelle di un sacerdote. Soltanto Gwen sembrava essergli immune.
«Storiella simpatica, complimenti» commentò con un breve applauso. «Dimmi, te l'eri studiata prima o l'hai improvvisata adesso? No, perché in questo caso hai proprio una gran fantasia.»
«Credi che la mia profezia sia una frottola?» L'espressione posata di Medea mutò in un sorriso impudente. «Lord Ronan è di un'altra idea.»
«Non mi interessa ciò che pensa mio padre. Puoi indottrinarlo quanto vuoi, io continuerò a non credere alle favole di una piccola truffatrice come te. Abbiamo trovato un animale morto, fine della questione. Non c'entrano battaglie, né tantomeno cavalli alati, di questo possiamo essere sicuri.»
«Faresti bene a stare attenta a come parli!» intervenne il lord di Kirdford.
«E tu faresti meglio a sturarti le orecchie. Sei arrivato a prendere per veri i discorsi di una Figlia della Tempesta, te ne rendi conto? Persino i Bloodworth avevano smesso di ascoltarli. Se questi non fossero i tuoi ultimi anni di vita, avrei già allontanato questa ciarlatana da un pezzo.»
Gwen ordinò a Brycen di liberarsi del cadavere della bestia e si incamminò verso le porte della roccaforte. Evan fu sul punto di seguirla, ma la mano pallida di Medea gli afferrò il braccio.
«La chimera morirà. Sarà un pegaso a schiacciarla.»
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