Capitolo 4 - Preparativi
Arin continuava a chiedersi come avrebbe potuto portare Theia nella terra di ETH senza destare sospetti e senza dover usare la forza, perche proprio non gli andava.
Doveva anche trovare un bel regalo di natale per la ninfa, ma non uno a caso. Doveva essere speciale.
Decise di provvedere subito e di mantenere le distanze da lei perche ultimamente erano troppo uniti. Non voleva vedere il suo cuore spezzato per colpa della sua protetta, non lo avrebbe sopportato. Si sarebbe limitato ad un rapporto formale come avrebbe dovuto fare sin dall' inizio. Non riusciva a capire come diavolo avevsse ceduto ai sentimenti.
-Sei uno stupido-, si disse.
Era continuamente combattuto e logorato da una domanda: lasciarsi andare al suo cuore o far prevalere la parte più razionale del suo essere?
Aveva ceduto poco prima baciandola ma adesso avrebbe solo seguito il suo intelletto che non aveva mai sbagliato. La via più semplice era questa, quella del saggio. Come il diamante, infatti, il saggio non si fa mai scalfire e non cede alla debolezza delle emozioni.
Così fece.
Si smaterializzò nella sua adorata Terra di ETH, per l'esattezza davanti la piccola capanna del fabbro più bravo che Arin conoscesse, un suo vecchio amico di avventure, Fors.
Entrò, senza bussare, direttamente nel suo laboratorio e lo trovò intento a battere del ferro con un martello producendo un rumore assordante.
Il giovane fece una smorfia di disapprovazione, ma avanzò chiamandolo per nome.
Quello rispose e, fermandosi, gli chiese cosa desiderasse.
"Mi serve una collana per Driadi", disse Arin.
"Amico, le collane delle stirpi non sono così semplici da fare, devi trovarmi la linfa giusta altrimenti non ha valore, ma resta solo ferro. Per trovare quel liquido dovrai cercare un bel po'", rispose quello interdetto.
"Domattina te la porterò, inizia a preparare il gioiello, lo voglio pronto entro domani sera", ordinò autoritario.
"Costerà parecchio, ma sei abituato e so che escogiterai qualche diavoleria per trovare la linfa", sorrise l'uomo.
Ma Arin era già fuori dalla bottega, aveva già un piano per procurarsela, quella diavoleria. Era sangue di ninfa, chiamato linfa, perché amplifica i poteri delle ninfe. Solitamente era una collana con il simbolo dell'elemento appartenente alla stirpe. Aria, acqua, terra e fuoco. Essendo una collana ereditaria, non ne venivano plasmate da millenni. La difficoltà stava nel trovare una ninfa progenitrice della sua casata e farsi donare del sangue. Il loro era molto prezioso e ne scorreva poco nelle loro vene, per questo motivo, nel momento in cui lo donavano, erano costrette a legarsi ad una parte del loro elemento.
Il giovane sapeva di dover andare da Domino, il profeta del regno proibito.
Theia non aveva sentito Arin quel giorno, né quello precedente. Era nervosa, ma non amava mostrare se stessa agli altri, quindi era solamente silenziosa.
"THEIAAAA!", urlarono in coro le due malefiche.
-Che rottura-, sbuffò lei.
"DITEMI!", urlò di rimando.
"VIENI IN CUCINA E PREPARA IL PRANZO! MAMMA NON C'È", continuarono in simbiosi. Erano inquietanti quando facevano cosi.
La giovane si trascinò giù per le scale e di trovò dinnanzi le due sorelle gemelle Dana e Shana.
Capelli marroni a caschetto corto incorniciavano i loro volti, occhi scuri dallo sguardo malefico avevano reso possibile quel soprannone valido per entrambe. Lo aveva inventato Alan, durante una telefonat mentre rideva come un matto. Le due malefiche.
"Sbrigati, voglio pure i dolci di natale", disse Dana.
"I biscottiii", saltello Shana.
"Se non mi stressate li prepariamo insieme, va bene?", disse Theia.
Si mise all'opera, preparando della pasta e, dopo pranzo, iniziò l'impasto per i biscotti al cioccolato.
Le due sorelle accendendo lo stereo lo misero al massimo e iniziarono a cantare a squarciagola.
"Abbassate!", tuonò la ragazza.
"No-no-no-no-noooo", risposero quelle a ritmo di musica.
Sentendo puzza di bruciato una gemella chiese cosa stesse succedendo e, non appena la sorella si girò, vide del fuoco provenire da uno strofinaccio e propagarsi verso dei tovaglioli vicini.
"Oddio", mormorò lei.
Cercò dell'acqua e provò a spegnere l'incendio, ma non ci riusciva.
"Fuori tutte e due", urlò cercando di mantenere la calma.
Quelle se la diedero a gambe.
-Rifletti, rifletti-, si disse.
"C'è ben poco su cui riflettere, sai?", rispose una voce profonda che proveniva da qualcuno dietro di lei.
Si voltò istintivamente e vide un giovane sulla trentina, alto e dai lineamenti spigolosi. Indossava semplici abiti quotidiani.
"Chi sei? Come hai fatto ad entrare?", disse lei stringendo le mani a pugno pronta a difendersi se necessario.
"Rilassati", rise quello.
"Senti, rispondi alle mie domande", ribatté frustrata e con un pizzico d'ira.
"Prima io direi di spegnere quel fuoco, non trovi?".
Come se avesse ricevuto un pugno allo stomaco, lei iniziò a tossire e, voltandosi, vide tutto il ripiano della cucina avvolto dalle fiamme. Quando riuscì a respirare nuovamente, l'uomo parlò di nuovo.
"Concentrati, rifletti sull'evaporazione dell'acqua", le disse.
-Machecazz..-, si disse lei.
Facendo enormi respiri con la bocca, chiuse gli occhi e fece come lui aveva detto.
Sbirciò con un occhio ma non vide altro che fiamme. Ci riprovò.
Sentì una strana energia scorrerle nelle vene, riusciva a percepirla.
Sentì un battito di mani.
"Complimenti", le disse sorridendole lo sconosciuto.
"Adesso voglio delle spiegazioni", disse voltandosi.
"Sono Domino. Questa ti aiuterà, ma tienila lontana da tutti, chi la vedrà la vorrà. Spiegazioni non posso dartene perché non sta a me farlo. Capirai a tempo debito. Solo una cosa posso dirti.
Come delle reazioni a catena, si susseguiranno tempeste e lunghi soli.
Ricordati che io sono dentro di te, basta solo che ti concentri sulla nebbia e mi evocherai".
Le diede una bellissima pietra a forma di rombo. Era colorata ma sembrava che ogni colore splendesse, non era una pietra comune.
"Questa", disse indicando la pietra "amplificherà il tuo essere".
"Ho bisogno di capire, quale essere? È la seconda stranezza che mi succede per ora.. Sono un po in ansia", confessò lei.
"È solo lo sviluppo della tua natura, piccola. Ancora un po di pazienza e tutto si rivelerà, non temere, sei abbastanza gagliarda", disse dandole un buffetto sui capelli.
Lei confortata un poco da quelle parole, ma profondamente piena di tensione, lo abbracciò.
Lo sentì irrigidirsi, poi ricambiò delicatamente l'abbraccio.
"Mi aiuterai se avrò bisogno di te?", mormorò lei.
"Ma certo", le disse lui dissolvendosi in fitta nebbia.
Theia rimase ad abbracciare l'aria, prima di cadere sul sedere.
-Potevi almeno avvertirmi-, sbottò.
Una risata riecheggiò nell'aria.
Lei sorrise, massaggiandosi il fondoschiena, costatando che sua madre l'avrebbe uccisa per la cucina. Era grata al cielo che le sue sorelle non avessero assistito a quella scena.
Si voltò ma era tutto apposto, come se nulla fosse accaduto. Tremò leggermente. Aveva immaginato anche quello? Sfiorandosi la tasca dei pantaloni, sentì la pietra spigolosa sotto la stoffa. Era vero. Una strana sensazione la attraversava.
-Allora anche le macchie bluastre erano vere-, pensò prima di cadere nell'oblio.
"Perciò, come dobbiamo fare?", sbuffò esasperata Nancy. La sua pazienza si stava esaurendo e non aveva intenzione di andarsene da lì senza un piano decente.
"Non ci capisco niente io", disse Everlie abbandonandosi sulla sedia del locale.
Era notte fonda e si trovavano al pub del paese. Stavano prendendo delle birre e si accingevano a preparare un piano per portare Theia nella terra di ETH.
"Sentite, per portarla nella sua foresta, il consiglio ci ha detto di renderla parzialmente cosciente di ciò che è, non possiamo portarla lì con la forza. Attuare un rapimento della nostra più cara amica sarebbe una cazzata, non capite?", disse Alan sporgendosi verso le amiche con la vena del collo gonfia.
-Sarà nervoso-, rifletté Nancy scrillando le spalle.
"Potremmo chiedere a Domino", suggerì Everlie.
Un lampo balenò negli occhi di Alan.
"Non ci avevo pensato!", esclamò.
"Domattina alle 10?", disse Ev.
Era la settimana di natale, erano iniziate le vacanze da quel giorno. Sabato sarebbe stata la vigilia di natale.
"Aspettate, ma cosa volete chiedergli in particolare? Lo sapete che quello risponde con profezie e mai semplici risposte. Dobbiamo formulare una domanda molto mirata", sbuffò Nancy.
"Io direi: come portiamo Theia nella terra di ETH senza traumatizzarla e senza attirare l'occhio vigile delle ninfe della notte su di noi? Che ne dite?", disse Alan.
"Cazzo, le notturne", risposero le ragazze.
"Falliremo", disse bevendo Ev.
"Abbiamo lavorato da dieci anni per il consiglio, spediti qui dalle nostre terre di origine, e ora, dopo anni è stato raggiunto il momento che aspettavamo. Volete lasciar perdere prima ancora di provare? Se desiderate questo, io mi dissocio e vado avanti da solo".
"Calmati, è solo che adesso il momento è complicato, le notturne la seguono e non riusciremo a contrastarle se non ci aiuta qualcuno", disse l'altra.
"Everlie, ti riferisci a Dafne?", disse l'amica.
Dafne era la compagna di scuola di Theia che cercava sempre di contrastarla, la odiava. Non era semplicemente riferito all'ambito scolastico, lei era una ninfa della notte. Queste ninfe non vanno d'accordo con le altre appartenenti agli altri elementi.
"Si", intervenne Alan "ora andiamo a casa, domattina vi aspetto sotto casa mia alle 10".
"Un momento..", sbottò Nancy.
Gli altri sbuffarono.
"Finitela di fare i bambini, c'è un ultimo dettaglio. Abbiamo bisogno di un aiuto", disse.
"Chiediamo ad Arin?", disse l'amica.
Tutti e tre sapevano che il giovane proveniva dal loro universo, lo avevano percepito immediatamente, ma non avevano mai scoperto nulla sul tipo di origine che avesse.
"Andiamo dal profeta e poi decideremo. Ricordate che sabato dobbiamo portarla da suo padre, intesi? È la nostra scadenza", disse il giovane alzandosi.
"Io domattina non vengo, rimango con Ty per non destare sospetti", disse Everlie.
"Okay", dissero gli altri in coro.
La mattina, Nancy e Alan si smaterializzarono davanti la piccola casetta di Domino, nel regno proibito. Non era prudente per loro trovarsi lì, ma avrebbero saputo come difendersi. Indugiarono prima di entrare. Non era la prima volta per loro, eppure era sempre una strana esperienza. Era una landa desolata e buia nonostante fosse giorno. Era il regno proibito perché lì venivano spediti tutti coloro i quali non dovevano essere cercati poiché, a parere del consiglio, erano troppo sapienti sulle vicende umane e non.
Chissà cos' aveva detto di troppo lui.
Dalla casetta di legno quadrata, uscivano sbuffi di fumo provenienti dal camino. Sentirono entrambi un rumore secco riconducibile alla porta e si acquattarono a terra dietro un cespuglio.
Videro Arin uscire da li con una fiala in mano, era sangue di ninfa al cento percento. Era giallo e brillava al buio.
I due amici si scambiarono un'occhiata scioccata. E loro volevano chiedere aiuto a lui...
Usciva da quella casa sentendo la presenza di un suo simile, ridendo maliziosamente. Era diretto nuovamente da Fors. Ripensava all'incontro con il profeta.
Aveva bussato alla sua porta in modo cordiale. Non adorava Domino, sapeva che non lo avrebbe aiutato molto volentieri, ma era una necessità e aveva bisogno di lui.
"Entra", udì.
Quando gli fu dinnanzi, vide le sue vesti rosse e alzò un sopracciglio.
"Sembri un sacerdote umano", disse ridendo di lui.
"Durante il periodo natalizio di usa il viola, idiota. Queste soni vesti diverse", disse l'altro.
-Troppe persone osano chiamarmi cosi-, rifletté irato ripensando a quando Ty glielo aveva urlato, tempo prima.
"Mi serve linfa di Driade", disse senza mezzi termini.
"Scherzi? Che devi farci", disse quello alzandosi dal suo scrittoio.
"Collana delle stirpi", non poteva mentire, lui sapeva tutto.
"Theia vero? Le ho fatto visita ieri".
"Tu cosa? Che le hai fatto?!", il sangue del giovane ribollì.
"Ho dato una spinta alla tua protetta per farle capire che non è semplicemente umana. Ti ho aiutato in qualche modo. Lo sai anche tu che le macchie sulla sua pelle erano il primo stadio della trasformazione, quindi il momento sta per giungere.
La scadenza è sabato e tu lo sai bene"
Eccome se Arin lo sapeva, sabato l'avrebbe riportata a casa finalmente. Il suo vero padre l'attendeva e lei sarebbe stata la sua protetta, senza più finzioni.
"Non avrai osato dirle tutto vero? Potrebbe spaventarsi troppo. Se fuggisse non potrei portarla da suo padre", disse sconfitto.
"Non temere, ti dirò ciò che le ho rivelato:
Come delle reazioni a catena, si susseguiranno tempeste e lunghi soli."
"Non mi dirai il significato, vero?".
"Avevi dubbi?", rise l'altro.
"Mi serve la linfa per il suo amuleto, lo sai che la sua famiglia non lo possiede da tempo. Lo hanno distrutto le notturne aiutate dalle moire. Quelle viscide", disse disgustato il giovane.
"Un favore a te, uno a me", disse Domino.
"Parla", intimò frettolosamente il ragazzo.
"Voglio una ciocca dei tuoi capelli"
"N-o", balbettò il giovane.
Con dei capelli di elfo e formule oscure si potevano generare ibridi.
Erano creature terribili.
"Niente sangue allora".
"Non puoi chiedermi questo, sai cosa significa"
"Significa che posso produrre un ragazzo identico a te ma governato da me. Una marionetta", rise maliziosamente.
"Se dovessi usarla per i tuoi scopi non ci penserei due volte ad ucciderti", disse serio.
"Ti macchieresti di una colpa che non ti permetterebbe più di essere il protettore della ragazza. Ci penseresti bene prima di farlo".
"Sei un bastardo", disse tagliandosi una ciocca di capelli neri come la pece.
"Ho sentito di peggio", rispose l'altro impugnandoli felice.
"Ora il sangue".
"Lo vuoi già pronto per l'uso? Ti avevo detto che te lo avrei dato, ma devi prendertelo da te", disse sadico.
"Figlio di..."
"Smettila, è di sotto", indicò l'altro.
"Un'anziana? Devo prendere il suo sangue?", intuì accigliato.
"È giovane invece"
Ancor più stupito, Arin scese le scale senza che il profeta lo seguisse.
"Ciao", disse una voce piatta.
"Ciao", mormorò lui.
"So cosa vuoi, fallo e basta"
Scorse una giovane dai capelli corvini e gli occhi verdissimi. Era stupenda ma triste.
"Perché sei qui?", le disse.
"Sono stata ceduta a lui come un giocattolo", sospirò.
"Perdonami ma devo farlo", disse lui quasi senza forze.
Prese una siringa e, estraendoglielo, mise il contenuto in un'ampolla. Era giallo con striature azzurre.
"Prometto che ti verrò a prendere prima o poi", rivelò sincero.
Una lacrima le scivolò lungo la guancia e lo baciò sulla fronte.
"Grazie", disse.
Lui, ancora un po frastornato, salì in fretta e chiese al profeta il perché delle venature azzurrognole del sangue.
"Fidati di me, è questo il sangue giusto", proferì.
"Se scoprirò che menti, ti ucciderò", disse uscendo con un ghigno malefico stampato sul volto.
Percepì qualcuno nelle vicinanze ma non gli diede molta importanza, dal mo momento che non si manifestava nessuno. Corse da Fors a dargli il sangue per fargli finire la collana.
I due, ancora scioccati per la vista di Arin, non appena egli non fu più visibile, si accingerono a bussare alla porta.
Mentre Theia sistemava ciò che le bambine avevano messo in disordine, qualcuno bussò alla porta.
"Ciaoooo", l'abbracciò Everlie.
"Ehi Ev", salutò.
"Fammi entrare, voglio farti compagnia"
Le chiese degli altri. Quella mattina Alan non le aveva risposto.
"Sono in giro a fare compere per i regali", mentì quella.
"Caspita! L'ho scordato", disse l'altra portandosi una mano sugli occhi.
"Andiamo a comprare qualcosa?"
"Si si, prendiamo la mia macchina", si affrettò.
La yaris, sua adorata macchina nuova, correva veloce per le vie del paese.
Dopo mezz'ora di shopping fatto da Ev, Theia si annoiò. Non trovava nulla che le piacesse.
"Ty, perdonami ma devo andare, devo fare da balia al mio piccolo fratellino", disse scusandosi.
Era nato il piccolo e lei non le aveva nemmeno fatto gli auguri. Che amica orribile che era.
"Everlie non ti ho nemmeno fatto gli auguri..."
"Tranquilla, hai avuto una settimana infernale con le tue sorelle"
Le aveva raccontato dell'episodio del fuoco senza accennare a Domino.
"Beh allora auguri, pomeriggio vengo a trovare il piccolo", disse imbarazzata.
"Tranquilla, a più tardi", la salutò.
Theia si diresse verso un negozietto che aveva adocchiato, era indiano.
Entrata, un uomo anziano le sorrise e le mostrò la mercanzia.
Scelse per Alan una collana dal ciondolo rotondo simile ad una piccola pallina. Dentro era tempestato da piccoli lampi violacei che sembravano muoversi. Era molto particolare.
Decise di regalare a Nancy una piccola boccetta di profumo. Era estasiante l'odore e, il contenitore in vetro dalla forma simile ad una goccia, lasciava intravedere il liquido fuxia. Non aveva mai visto nulla di simile.
Per Everlie invece comprò un cucciolo di fenice rosso, si sorprese anche ne esistessero realmente. Era cosi dolce e coccoloso.
Il problema era Arin. Cosa comprargli?
Chiese all'anziano cosa possedesse di particolare e quello le disse di aspettarlo lì un minuto.
Al suo ritorno aveva un braccialetto e le narrò la leggenda di questo. Era composto da piccole foglioline verdi e il ciondolo era una clessidra piccolissima.
"Si narra che questo sia fatto da foglie commestibili che abbiano un potere rigenerativo su chi le ingerisce e la clessidra, composta da granelli di terreno sabbioso, abbiano il potere di produrre un flashback o un flashforward della durata di cinque minuti, solo per colui il quale riceve questo dono", sorrise.
Sarebbe stato stupendo riceverlo.
"Prendo questi quattro", disse lei indicando gli oggetti.
Lui le regalò della carta di papiro.
"Non scrivere qui, sarà la carta stessa a narrare per te", le disse il mercante strizzandole l'occhio.
Lei si stava abituando quei linguaggi criptati ormai, non le restava che aspettare che si rivelassero le cose stesse.
Autrice
Scusatemi se ho aggiornato cosi tardi ma ci è voluta un'eternità per scrivere questo capitolo..
Spero che vi piaccia!
Secondo voi quale regalo riceverà Theia?
Cosa vi piacerebbe che riceva?
Fatemi sapere ❤
Vi adoro ❤
Ps. Scusate per eventuali errori
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