9 Una madre
Marisa Bertinotti - vedova di Markus Crow - era terribilmente simile a sua figlia. I capelli erano un cespuglio rossiccio, composto da centinaia e centinaia di ricciolini color cremisi, lunghi fino alle scapole. Gli occhi erano come due smeraldi, conficcati in un viso pallido e carnoso, circondati da occhiaie nerissime. Heather era seduta attorno a un tavolo bianco, posto in una sala da pranzo molto elegante. Tutta la casa era così: bianca, elegante, e dall'aspetto moderno e rinomato. Marisa porse una tazza di tè alla figlia, ma questa la rifiutò, senza neanche guardarla.
"Sei raggelata. Bevi dai".
"Io non voglio niente da te".
"Dai su".
"Ti ho detto di no".
"Non fare la bambina viziata".
Heather la fulminò e per farla contenta bevve un sorso di tè; appena sfiorò le labbra con il liquido, si sentì risanata, e bevve più decisa, assaporando la bevanda calda.
"Allora? Come va?", chiese Marisa, sedendosi davanti a lei.
La ragazza mise giù la tazza prima di rispondere.
"Tu sai come va. Papà è morto da solo, e tu non sei venuta al suo funerale".
La donna sospirò.
"Era per una buona causa".
"Sei veramente egoista! Hai messo al primo posto il tuo lavoro che la tua famiglia!".
"Lo so, e mi dispiace tanto".
"Io non voglio le tue scuse. Sono solo parole buttate al vento".
"Devi capire che non avevo scelta. Tuo padre non poteva lavorare e la mia azienda era qui".
"E inviarci una parte del tuo guadagno no è?".
"Mi servivano per-".
"Basta, sono stanca di ascoltarti".
Marisa sospirò.
"Io vado a dormire. Ti cedo camera mia".
"Col cazzo che dormo dove respiro la tua aria. Dormo sul divano".
"Va bene. Buona notte".
Si alzò e salì al secondo piano, scomparendo oltre le scale. Heather si gettò sul divano e si coprì con una coperta pesante; all'inizio fece fatica a dormire, ma la stanchezza era troppa e questa le permise di addormentarsi.
Heather capì la mattina seguente da chi aveva preso l'abitudine il non sistemare la tavola quando faceva colazione: appena sveglia, vide sulla superficie metallica una tazzona di ceramica vuota, e un pacco di biscotti aperto. Il profumo di caffè aveva abbandonato la sala e si era dissolto. Heather si arrangiò; si fece anche lei un caffè e mangiò dei biscotti, assaporando il silenzio della casa vuota. Finito, sistemò il tutto ed uscì; il cielo non era dei migliori, e prometteva un acquazzone da lupi. Starscream era sul retro della casa, sottoforma di aereo.
"Buongiorno", salutò lui.
"Buongiorno? Io lo definerei un pessimo giorno".
"E perché?".
"Perché? Perché siamo finiti da mia madre, ecco il perché".
Starscream sospirò ed entrò in modalità robot, mettendosi seduto a gambe incrociate, poggiando le mani sulle ginocchia.
"È un buon rifugio", disse.
"Avrei preferito mille volte dormire sotto a un ponte".
"E perché? Che ti ha fatto di male quella donna?".
"Non sono affari tuoi".
"Non posso capire se non mi racconti la verità".
Heather sbuffo' e si sedette per terra.
"Quando avevo sette anni, mio padre ebbe un incidente stradale e ci rimise la gamba sinistra. A causa di ciò non riuscì a trovare un lavoro serio, così iniziò a fare il criminale, rubando oggetti dalle discariche per ripararli e venderli. Mia madre, invece di aiutarlo, se ne andò con il suo stupido lavoro, abbandonando me e mio padre".
Sospirò, come appena liberata da un peso enorme; Starscream notò nel suo tono di voce non tristezza o rammarico, ma rabbia e odio, incomprensibili per una ragazza nei confronti di una madre.
"Io non capisco" attaccò "apparte tutto questo, perché la odi?".
"E lo chiedi anche?! Quella lì mi ha abbandonato!".
"Quella lì ti ha partorito, cresciuta e amata, e sicuramente ti amerà sempre".
"Cosa ti rende così sicuro?".
"Lei è una madre, e le madri non dimenticano mai i propri figli".
Heather sospirò.
"Tu credi che ci tradirà?" domandò "Intendo, non è che ci venderà alla KSI?".
"No, non lo farebbe".
"Eppure...non so perché, ma ho...paura".
"La paura centra bersagli che i proiettili non riescono a colpire".
"Lo so bene, purtroppo".
Starscream sorrise e la prese delicatamente, potendo così guardarla dritta negli occhi e non dall'alto al basso.
"Da quand'è che hai paura? Io ricordo una ragazza temeraria e sicura di sé".
Heather sorrise, mentre il cielo prometteva apocalisse.
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