15 Separazione
Alle sei e dieci del lunedì, Heather vide dal divano Alessia e suo padre fare colazione assieme. Quando la vide, la mora le sorrise e le disse un semplice:
"Giorno".
Mentre il padre - di nome Eric - fumava una sigaretta fuori dalla finestra, Alessia si preparava la colazione da sola. Heather si avvicinò al tavolo di pietra quando l'uomo le chiese:
"Non dormi più?".
"No signore. Sono abituata a svegliarmi presto".
Lui non parlò più e fece un tiro con la sigaretta.
"È vero che c'è una caserma militare qui?", chiese lei sedendosi vicino ad Alessia.
"Sì" rispose questa "la caserma più vicina è a Legnago, una cittadella poco lontana da qui".
"Ci si può andare a piedi?".
"Non ti conviene" intervenne Eric "se non conosci la strada per andarci ti ci perdi".
"E come ci si può arrivare?".
"Di solito in macchina" proseguì Alessia "ma io ci vado in corriera per via della scuola".
Heather guardò nel giubbotto il portafoglio, guardando quanti soldi aveva.
"Quanto costa un biglietto per Legnago?".
"Un biglietto per l'andata e uno per il ritorno vengono in totale cinque euro e sessanta", rispose Alessia
La rossa guardò i soldi nel portafoglio: aveva in moneta una quindicina di centesimi, e in banconota aveva un dollaro.
"Maledizione" disse tra sé "non ho euro".
"Guarda nel mio portafoglio" le disse Eric "dovrei avere un po' di moneta".
Heather ascoltò il consiglio, guardando la tasca interna del portafoglio di cuoio scuro: c'erano sei euro in moneta, poco più del previsto.
"Grazie tantissimo", ringraziò l'uomo.
"Di niente. Ale ti dirà semmai la strada".
Lei annui', quindi si vestì velocemente, mentre l'altra ragazza l'attendeva. Uscirono assieme di casa, ma Alessia fece per tutto il viaggio ascoltando la musica con le cuffie. Heather poté sentire comunque un po' i brani che ascoltava la sua nuova amica: all'inizio udiva gli Imagine Dragons, ma poi quando Believer terminò partì Ed Sheeran e addirittura Bocelli. Quella era la playlist di Alessia: un insieme di più generi che andavano dal lirica al rock leggero, non arrivando mai ai livelli del metal rock o al gotico. Dopo dieci minuti arrivarono in fermata: era posta accanto all'entrata occidentale del parco, un piccolo prato quadrato decorato con alberi e qualche giostra. Al centro si ergeva una grande piazza pavimentata, da cui nasceva un monumento di marmo, impossibile da identificare col buio mattutino.
"Come devo fare per il biglietto?", chiese Heather.
Alessia si tolse le cuffie e le rispose.
"È semplice. Chiedi all'autista un biglietto per andare a Legnago. Gli dai soldi, timbri il biglietto e ti siedi".
"Ho capito".
Alle sette meno cinque, quando alla fermata era arrivata altra gente - esclusivamente studenti - giunse il pulman, o meglio, la corriera. Era di un blu scuro la parte superiore, e nera quella inferiore. Era numerato con un 388 e sopra scorrevano le fermate che faceva: Albaredo, Bonavigo, Orti e Legnago. Quando si fermò lei e Alessia salirono per prime; l'interno della corriera era pieno di ragazzi in età da superiori, tutti addormentati sui sedili ad ascoltare la musica con le cuffie. Era tutto pieno, se non per due posti liberi. Heather si fermò per prendere il biglietto e raggiunse Alessia sui due posti liberi. Poi la corriera partì. Alle sette e venti si fermò in autostazione, e solo allora le ragazze scesero.
"Mi dispiace dirtelo ma non ti posso accompagnare alla caserma" disse Alessia "arriverei in ritardo a scuola".
"Tranquilla. Chiederò informazioni in giro".
"Sicura?".
"Sì. Ho un italiano scarso, ma è abbastanza per quest'occasione".
"Va bene. Io finisco a mezzogiorno e trentacinque, e credo sarò in autostazione per un quarto l'una. Vedi di farti trovare".
"Lo farò".
Alessia sorrise debolmente, e seguì la massa di suoi coetanei con la musica sulle orecchie.
Per Heather non fu facile: il suo italiano non poteva essere paragonato a quello di Alessia, ma alla fine riuscì a ricavare le indicazioni per raggiungere la famosa caserma militare. Ci arrivò alle dieci. Era un'area di grandi dimensioni e circondata da un muro alto tre metri, i cui ultimi trenta centimetri erano di filo spinato. Andò verso il portone principale: era un comune portone di metallo marrone, sorvegliato da due militari armati. Heather decise di partire con un approccio diretto.
"Buongiorno", salutò lei.
"Questa è una zona vietata ai non autorizzati", disse il militare di destra.
"Lo so lo so. Sono qui per raccogliere informazioni riguardanti-".
"Tutte le informazioni sono top secret" la interruppe l'altra guardia "ora vedi di sparire".
Lei sbuffo' e si allontanò dal portone, seguendo il corso del muro, raggiungendo così un angolo non trafficato di auto e passanti. Si guardò attorno e sfilò dallo zaino una corda che si era portata dalla casa di Alessia, fissando su un'estremità un gancetto. Lanciò metà corda oltre il muro, e il gancetto si incastro' sul filo spinato. Heather cominciò a tirare, piegando di abbastanza gradi il filo. Sganciò la corda e la rilanciò dall'altra parte, con una buona parte libera dal filo; si arrampico' - facendo attenzione allo spago metallico - e senza essere vista entrò. La caserma era un insieme di più edifici uguali tra loro, con una grande piazza al centro, proprio davanti all'entrata principale. Al centro ergeva l'asta con la bandiera dell'Italia innalzata, e da un lato vari mezzi di trasporto militari: c'erano vari camion, grosse auto, un carro armato e un caccia. Heather riconobbe quest'ultimo: Starscream. Guardandosi attorno vide due scolaresche in gita: la prima classe era composta da ragazzi in età da terza media, l'altra invece da quinta superiore. Decise quest'ultima opzione: nessuno la notò, visto che nessuno era attento alle parole della guida. Quando il gruppo giunse innanzi
all'F-22, Heather si separò dalla classe e senza farsi vedere si nascose dietro al veicolo. Ci rimase delle ore infinite, fino a quando calò la sera, e di militari non c'è n'era neanche l'ombra. Fu allora che Starscream entrò in modalità robot.
"Stai bene...", mormoro' Heather, sorridente.
"Sì sto bene. Che ci fai qui?".
"Ti salvo ovviamente".
"Non ho bisogno di essere salvato. Vattene da qui".
"Non ora che ti ho ritrovato".
"È per il tuo bene. Vedi di-".
Poi quel rumore. Lo avevano già udito, e ognuno dei due sperava di non doverlo più sentire. Si votarono verso l'entrata della caserma, da cui entrarono un'auto della polizia americana, una motocicletta verde, un vecchio camion stile hippie, un camion da rimorchio con la motrice allungata e una Jeep nera. Dal cielo proruppero due aerei: uno vecchio e bianco, l'altro un caccia di nuova generazione. Tutti quanti si trasformarono in tremendi Decepticon, armati fino ai denti.
"Te l'ho già detto Megatron" attaccò discorso Starscream "non ho intenzione di lavorare con la KSI".
"Noi?" intervenne Mohawk "Lavorare per la KSI?! Noi la distruggiamo!".
Megatron lo zittí e prese la parola.
"Noi non ci abbasseremo più alla KSI. Il nostro obiettivo è quella di distruggerla".
"Lo so".
"Allora torna con noi".
Starscream sospiró.
"Verrò".
"Tu non vai da nessuna parte!", lo sgridó Heather.
L'aereo la guardò.
"Non prendo ordini dagli umani" guardò i Decepticon "fa pure schifo ai miei proiettili. Andiamocene e facciamo quello che dobbiamo fare".
Heather ebbe le lacrime agli occhi.
Megatron ghigno' e come gli altri entrò in modalità veicolo, sgommando - o volando - fuori dalla caserma. Starscream si mise dietro al suo leader, col cuore che crollava nel baratro del senso di colpa, e gli occhi che pregavano all'anima sua di potersi sfogare.
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