Capitolo 2

«Allora, com'è andata?» le chiese ansiosa Sienna, quando ritornò al loro tavolo.

Ancora incredula e in fiamme per l'umiliazione ricevuta, Peyton strinse i pugni in grembo per evitare di dare spettacolo in un posto come quello.
Le ci era voluto tutto il coraggio che possedeva per attraversare la sala e dirigersi verso il tavolo di quell'essere mentre tutti la fissavano. E lui non le aveva dato nemmeno un briciolo di considerazione, se n'era andato via lasciandola come una cretina mentre le persone sedute accanto ridacchiavano divertite.

«Ehi, Peyton?» la richiamò l'amica, toccandole una spalla.

«Lasciami in pace, Sienna!» gridò, facendo sobbalzare la poverina e attirando l'attenzione di chi le stava intorno.

«A quanto pare è andata male» concluse Mason, seduto di fronte a lei con un espressione tra il divertito e l'ansioso.

«Io non ci penso a rivolgergli nuovamente la parola, sia chiaro!» esclamò furibonda, fulminando i primi responsabili di quell'umiliazione.

«E invece lo farai» asserì calmo Mason. «Come abbiamo deciso prima, tocca a te creare un contatto con lui e poi, con una scusa, avvicinarlo anche a noi in modo da poter "fare amicizia"» virgolettò con una smorfia disgustata.

Strinse di più i pugni, sentendo le unghie perfettamente curate ferire la pelle. «Ci ho già provato e hai visto anche tu come mi ha scaricata! Non mi ha nemmeno rivolto la parola!» Il solo pensarci la faceva infuriare e si morse il labbro mentre lacrime di umiliazione le inumidirono gli occhi.

«Non fare la melodrammatica, Peyton, non puoi mica pretendere che tutti cadano ai tuoi piedi!» La rimproverò il ragazzo. «Sapevamo fin dall'inizio che non sarebbe stato facile, forse abbiamo sopravvalutato un po' l'effetto che avresti avuto su di lui, ma è comprensibile che uno così preferisca starsene per conto suo, no?»

«Però non è entrato da solo, era in compagnia di quella strana ragazza e sembravano parlare senza problemi» disse innocentemente Sienna, guadagnandosi un calcio da Mason.

«Ahi! Ma cosa ti è preso?!» si lamentò ricambiando il gesto, che non ebbe nessun effetto sul ragazzo.

«Comunque, se credi di non esserne in grado, allora ci proverà Sienna. Anche se, probabilmente, capirà che qualcosa non va e saremo rovinati. Abbiamo solo due settimane prima che Liam dichiari di aver vinto» le ricordò grave.

«Lo so benissimo!»

«Allora, per il bene di tutti, non arrenderti al primo ostacolo e persevera. Come fanno le ragazze con me quando le rifiuto» le suggerì, ridendo soddisfatto di quel paragone assolutamente di pessimo gusto.

Ferita nell'orgoglio, si ripromise che avrebbe trovato il modo di far parlare quello zotico prima della fine di quella giornata scolastica. Fortunatamente, entrambi frequentavano le stesse classi quindi non sarebbe stato difficile trovare il modo di avvicinarsi di nuovo a lui.

L'opportunità si presentò nuovamente durante l'ora di economia, lo stronzo muto aveva il posto in ultima fila e, se la memoria non la ingannava, era seduto accanto a Nancy, una ragazzina bassa e silenziosa. Non ci volle molta fatica per convincere la ragazza a fare cambio posto con lei, lui nemmeno se ne accorse preso com'era da quello che sembrava un gioco d'azione.

Peyton si espose un po' di più dal suo banco per guardare meglio lo schermo della console e si stupì dell'espressione seriamente concentrata del ragazzo. Qualcosa le disse che se avesse osato rivolgergli la parola in quel momento, avrebbe fatto meglio a non guardarlo per tutta la vita. Se ne restò in silenzio, facendo finta di seguire la lezione per almeno venti minuti, la partita sembrava non finire mai e proprio quando stava per addormentarsi sul banco, lo sentì esultare piano. Come si era immaginata, aveva vinto.

Iniziava a inquadrare il tipo di ragazzo che era Aldous Walker, uno di quelli che passano tutto il giorno attaccato ai videogames mangiando pizza. Un quadro non proprio invitante...

«Gioco interessante?» gli chiese, vedendolo sussultare e sgranare gli occhi quando il suo sguardo si posò su di lei. I suoi occhi nocciola la sondarono per qualche istante, facendola sentire stranamente a disagio, prima di sentirlo imprecare e voltarsi nuovamente per prestare attenzione alla sua console portatile.

Eh no, non mi ignorerai di nuovo!

Punta nel vivo, gli strappo il videogioco dalle mani e lo strinse curiosa.

«Cavolo fai?!» gridò con la voce di qualche ottava sopra il normale.

Tutta la classe si voltò e lei nascose in fretta l'oggetto clandestino sotto le cosce.

La professoressa non gradì affatto quell'interruzione e si voltò irritata verso il poveretto. «Walker, qualcosa della mia lezione la infastidisce? Vuole insegnare qualcosa lei alla classe?»

Peyton sentì alcuni compagni trattenersi dal ridere mentre altri restavano annoiati ed impassibili.

«No, professoressa. Mi scusi.» Disse quasi forzato, con una smorfia irritata appena accennata.

La donna sospirò e riportò la sua attenzione sulla lavagna, continuando a scrivere gli argomenti più importanti da ripetere per il compito finale.

«Ridammi il gioco. Ora.» Lo sguardo irritato e furibondo di lui la fece tremare, sembrava pronto ad assalirla per riprendersi quello stupido videogioco.

Si morse il labbro per farsi forza. «Scusami, ero soltanto curiosa e volevo sapere di che gioco si trattava, ma tu non mi hai risposto e mi sembrava l'unico modo per avere la tua attenzione.» Gli porse l'oggetto e lui glielo strappò di mano senza nessuna grazia.

«Non è un gioco che può interessare ad una come te.» Il sorrisino di beffa che accompagnò quella frase la fece sentire un'idiota e la mandò su tutte le furie.

Ma come si permetteva quello sfigato?

«E tu che ne sai che tipo sono?» ribatté piccata e punta nel vivo.

Una bassa risata derisoria precedette la risposta di lui. «Credimi, ne so più di quanto vorrei. E ora, se non ti dispiace...» agitò il videogioco per farle capire che non voleva essere più disturbato e si voltò estraniandola nuovamente dal suo mondo.

«Be', scusami se ho provato a fare conversazione, spero tu possa perdere tutte le partite per il prossimo mese!» lo maledì.

Quella frase, stranamente, attirò la sua attenzione e lo irritò perché si voltò verso di lei più arrabbiato di prima.

«Senti, Miss Cheerleader del cavolo, non so cosa tu e i tuoi amichetti abbiate in mente, ma io non ho nessuna intenzione di essere il vostro pagliaccio. Quindi lasciami in pace o mi arrabbio sul serio, chiaro?» Senza attendere la sua risposta, ritornò a concentrarsi sulla partita mentre lei tremava dallo spavento.

Mandò un insulto silenzioso a Mason e Sienna e rimase seduta senza sapere cosa dire o fare. Era la prima volta che si ritrovava senza parole, era sempre stata brava a fare amicizia e intrattenere una conversazione, ma quel tipo sembrava non volerne sapere proprio niente di lei. E poi, quello sguardo... tremò nel ricordarlo.

Come avrebbe fatto a conquistare la sua fiducia? Era impossibile! Se Mason o Sienna avessero provato al posto suo, lui avrebbe di sicuro capito tutto e non osava immaginare la sua reazione. Ora capiva perché Liam aveva riso quella mattina mentre le augurava "buona fortuna", quello schifoso aveva scelto proprio l'unico essere in tutta la scuola non interessato a fare amicizia con lei.

Gli altri studenti non si sarebbero fatti pregare, ovviamente solo perché faceva parte delle persone più popolari, ed era per questo che ormai faceva amicizia di rado, ma si era illusa che quello avrebbe facilitato le cose. Quello e l'essere una ragazza carina. Ma a quanto sembrava, nessuna delle due cose aveva effetto su Walker.

Ormai nel panico, si accasciò sul banco. Erano rovinati.

«Ma davvero ti ha detto quelle cose?» Sienna era a bocca aperta, nonostante le avesse già raccontato due volte com'era andata con Aldous, ancora si ostinava a chiedere conferma.

«Sì! Quante volte dovrò ripetertelo? Quello non vuole fare amicizia con me anzi, mi ha fatto capire chiaramente che gli sto sui cosiddetti.»

«Questo è un problema, se non è interessato a conoscere te dubito che lo possa essere di me o Sienna.» Mason si passò, frustrato, una mano tra i capelli. Erano nel pallone, non sapevano cosa fare e le ore passavano inesorabili.

Andando avanti così, Liam avrebbe vinto e loro sarebbero stati umiliati proprio poco prima del diploma.

* * *

«Fammi capire bene. Peyton Cooper si è seduta accanto a te e ti ha rubato il videogioco perché curiosa di sapere a che gioco stavi giocando?» ripeté Sadie sconvolta mentre pedalavano verso casa.

«Esatto, le sono quasi saltato addosso per riprendermelo!» Al solo ricordo gli saliva la rabbia. Era molto geloso delle sue cose, soprattutto di manga, action figure e videogiochi, non avrebbe mai permesso ad una come Cooper di mettervi le mani sopra.

«La cosa è fin troppo strana...» mormorò l'amica.

«È quello che ho pensato anche io. Di sicuro lei e i suoi amichetti mi hanno scelto come nuova vittima per qualche scommessa.» E potevano benissimo andarsene a crepare nella tana della feroce valchiria svisceratrice, lui non era un burattino né un pagliaccio.

«Allora stai attento, quelli lì possono essere degli stronzi assurdi e lo sai» lo mise in guardia preoccupata.

«Tranquilla, mia signora, non ho nessuna intenzione di essere il loro giocattolo.» Le diede un leggero buffetto sulla testa, come faceva con Gracie, e la sentì sbuffare divertita mentre allontanava la sua mano.

«Non sono più una bambina, Dami, non ho bisogno che mi consoli in questo modo.» Il suo sorriso divertito, però, raccontava tutt'altro.

Damien alzò gli occhi al cielo. «Sembra di sentire mia sorella» borbottò.

«Anche la tua sorellina sta crescendo, anche se sospetto che a lei non dispiaccia affatto ricevere buffi affettuosi da sua fratello» rise.

«Quindi a te dispiace? Bene, non ti consolerò più allora, conserverò la mia bontà per qualcun altro.» Si finse offeso.

«Tipo chi? Siamo due stramboidi, ricordi? Non abbiamo altri amici all'infuori di noi» gli ricordò con una smorfia buffa.

«Forse dovrei davvero conoscere altre persone, avere solo te come amica è davvero deprimente.»

Offesa, Sadie tentò di dargli un calcio per fargli perdere l'equilibrio, ma non ci riuscì e rischiò quasi di investire con la bici un segnale di stop.

«Attenta, deficiente, che ti ammazzi!» la riprese, ancora con il cuore a mille per lo spavento.

«L'unico che ammazzerò sarai tu! Vergognati, dopo tutti gli anni in cui ti ho sopportato!»

«Sembri una vecchia moglie acida. Comunque io sono arrivato, ci sentiamo dopo, va bene?» la salutò e rimase a guardarla mentre si allontava prima di entrare in garage.

Poco prima di andarsene, Sadie le aveva raccomandato di stare attendo a Peyton a la sua comitiva, ovviamente non c'era bisogno che lei glielo ricordasse. Sapeva benissimo cosa doveva fare se avesse provato nuovamente ad avvicinarlo, ma da come l'aveva spaventata in classe non credeva ci avrebbe riprovato.

Per quanto trovasse gratificante far paura a gente come Cooper, odiava passare per lo psicopatico inquietante. Purtroppo il suo caratteraccio prendeva il sopravvento su di lui e il suo sguardo spaventoso non facilitava i rapporti con altre persone. Sapeva, però, che gente come quella non si mischiava a quelli come lui.

L'unica cosa che non capiva era il perché. Cosa avevano in mente? E perché proprio lui? Forse per potersi vantare di aver umiliato anche lui che sembrava un teppista, quando invece non lo era.

Durante i prossimi giorni non avrebbe abbassato la guardia, lei avrebbe potuto vendicarsi per come l'aveva trattata in classe e non se ne sarebbe stupito sebbene Peyton non avesse mai fatto del male o umiliato qualcuno.
C'era sempre un prima volta, però, e lui non voleva essere quella della ragazza e non per una cosa del genere.
Se voleva giocare, anche lui avrebbe fatto la sua mossa.

* * *

— ANGOLINO DI EVELYN —

Sera a te, gentile lettore!(?)

Partiamo già con i miei deliri...

Bene, come avrete già capito: ho aggiornato prima del 30! Sì, avevo già quattro capitoli pronti e visto che nei prossimi cinque giorni il numero non sarebbe aumentato, mi è sembrato logico aggiornare ora e iniziare quindi la pubblicazione vera e propria di questo libro.
Visto che ancora nessuno se la caga (e capisco il perché), credo che me la prenderò comoda almeno per il momento; poi andrò più veloce con la pubblicazione più avanti.

Spero che questi pochi capitoli vi abbiano spinto ad inserire la storia nella biblioteca e a seguirla, ne sarei davvero felice poiché è il primo YA che mi viene voglia di scrivere e portare a termine fino alla fine. Ogni tanto anche a me capitano ste cose!

Okay, credo di aver detto tutto. Ringrazio chi ha letto e andrà avanti, spero di non deludervi.

Un abbraccio,

Lyn!

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