Capitolo 14

Indurì lo sguardo e la fissò freddo mentre tentava di tenere a bada la collera. «Fai come ti pare».

Lei sembrò spaesata da quell'improvviso cambio di atteggiamento, ma si riprese subito. «Lo avrei fatto comunque».

Gli voltò le spalle e scese al piano inferiore, Mason avrebbe voluto mandarla al diavolo e tornare a casa, invece si ritrovò a seguirla a distanza e minacciare con lo sguardo chiunque idiota tentasse di approcciarla. La piccola acida si avvicinò al tavolo delle bevande e iniziò a bere qualche bicchiere di birra di troppo, uno dietro l'altro, senza quasi riprendere fiato. Iniziò ad allarmarsi e si guardò intorno alla ricerca di Damien, dov'era finito quel deficiente? L'amica sembrava voler scoprire l'emozione di una cirrosi epatica e lui avrebbe dovuto farle da balia? Imprecò sonoramente, facendo spaventare due ragazze che gli ballavano accanto, e si avvicinò alla bruna, strappandole di mano il nuovo bicchiere che stava per portarsi alle labbra. Lei non gradì affatto quell'interruzione e gli sferrò una gomitata all'addome che gli fece mancare il fiato, tentando di riprendersi il bicchiere rubato. Per essere piccola era piccola, ma la forza non le mancava, per fortuna riuscì a tenere la birra lontano dalla sua portata e gettò la bevanda alcolica lontano da loro, andando a sporcare la tenda del salotto e due ragazzi che avevano scelto di addormentarsi proprio in quel punto.

«Mason Turner, si può sapere cosa diamine stai facendo?» gridò lei, con il tono più acuto di qualche ottava.

«Cerco di evitarmi rotture di palle dal tuo amichetto».

Lei sbuffò ironica. «Quello se ne frega di me, è troppo impegnato a fare conoscenza con la magnifica Peyton. Alla fine si è dimostrato esattamente come tutti gli altri».

Fare conoscenza con Peyton? Ma se non poteva vedere nessuno di loro! Possibile che si fosse già ubriacata con solo quattro bicchieri di birra? La ragazza non attese un commento al suo delirio, ma tentò di afferrare di nuovo da bere, a quel punto Mason fece l'unica cosa che ritenne intelligente fare: se la caricò sulle spalle e la portò in giardino. Sadie gridò e gli prese a pugni la schiena e a calci lo stomaco, ma il quarterback tenne duro, aveva subito colpi ben peggiori sul campo. Quando la mise giù lei dovette aggrapparsi a lui a causa di un giramento di testa, ma appena si riprese tornò a tempestargli il petto di pugni.

Dio, che fastidio! Perché non se n'era restato a casa a riposarsi? Aveva una partita nel weekend...

Attese che lei si stancasse di colpirlo, anche se dovette reprimere con tutto se stesso la voglia di gettarla in piscina per farle ritrovare il senno, prima di rivolgerle di nuovo la parola.

«Hai finito?»

«Tu... Tu sei orribile! Questa doveva essere la mia serata, avrei dovuto divertirmi come una ragazza normale, lui si sarebbe reso conto... Lui avrebbe capito che... che...»

Sadie non terminò mai la frase, i suoi occhi si velarono di lacrime e Mason iniziò a sudare freddo, non voleva di certo farla piangere! Lui non aveva fatto assolutamente niente e non voleva prendersi colpe che non aveva, per fortuna la ragazza represse le lacrime e tornò a fissarlo con rabbia.

«Mi sono anche comprata questo stupido vestito per niente! Hai rovinato tutti i miei piani».

«Vuoi ubriacarti e divertirti come tutte le altre ragazze? Bene!» L'afferrò per la vita e se la strinse addosso prima di unire le labbra alle sue con violenza, Sadie tentò di opporre resistenza e di respingerlo, ma era una battaglia persa in partenza. Quando la lasciò andare lei aveva uno sguardo omicida negli occhi.

«Sei uno stronzo».

«Sì, e tu una sociopatica».

La costrinse a sedersi su uno dei divanetti a bordo piscina e si accomodò accanto a lei per evitare che sparisse e andasse a fare danni altrove. Walker gli doveva un grosso favore!

* * *

Siamo rimasti soli...

Peyton fissò il punto in cui erano spariti Sadie e Mason prima di puntare lo sguardo su Damien, lui sembrava assorto in chissà quali pensieri e aveva la solita espressione crucciata in viso. Il suo sguardo era sempre minaccioso e incuteva un certo timore, era anche per questo che mai nessuno lo aveva infastidito in quegli anni di scuola, eppure lei ci si stava abituando. Spostò gli occhi sulle loro mani ancora unite, era certa che lui si era dimenticato di quel contatto preso com'era dai suoi pensieri, ma lei no e nonostante sapesse che sarebbe stato meglio spezzare quel legame non riusciva a farlo. Si sentiva protetta da quel tocco, sin da quando l'aveva afferrata per farsi spazio tra la folla, Peyton si era lasciata trascinare senza dire una parola, sicura che chiunque avesse voluto farle del male se la sarebbe vista con un adolescente irritato che non aveva nessuna voglia di essere lì. Aveva sempre odiato partecipare a quelle feste, c'era sempre qualcuno che tentava di allungare le mani, o anche peggio, e fare finta di divertirsi era sempre stato difficile, ma tutto era meglio del dover stare a casa e sentire le sue madri litigare. Di riflesso, senza nemmeno accorgersene, aumentò la presa alla mano di Damien e lui si voltò subito verso di lei, solo allora il ragazzo realizzò che si stavano ancora tenendo per mano quindi tentò di svincolare la mano dalla sua, ma lei si oppose stringendola con forza.

«No... Non ancora, ti prego».

Quella supplica la fece sentire una stupida, ma non si sentiva ancora pronta a sciogliere quel legame, per la prima volta da mesi si sentiva al sicuro e voleva incidersi quella sensazione in modo da ricordarsela a lungo. Non importava che fosse proprio lui, Damien Walker, il ragazzo che forse la disprezzava di più a quel mondo a farla sentire così. Invidiava così tanto Sadie, il modo tenero in cui lui la guardava, tutte quelle piccole accortezze che aveva per lei e come la ascoltava attentamente ogni volta che parlava. Peyton invece non avrebbe mai avuto tutto quello, era riuscita ad avvicinare persone solo perché era la capo cheerleader e perché aveva attirato l'attenzione dell'ex capitano di football, poi era diventata la sua ragazza e di conseguenza popolare. All'inizio le era piaciuto avere tutta quell'attenzione su di sé, sembrava che tutti volessero essere suoi amici, che ogni cosa che dicesse fosse interessante e ogni compagno di scuola tentava di attirare la sua attenzione. Poi il suo ragazzo l'aveva lasciata dopo il diploma, il matrimonio delle sue madri si era distrutto sempre di più e non c'era stato nessuno ad aiutarla, era stato allora che aveva iniziato a rendersi conto che le persone che aveva accanto erano tutte false e approfittatrici. Poi era arrivato Damien, lui aveva accettato di aiutarli nonostante li odiasse, nonostante ciò che voleva dimostrare era buono e altruista.

«Anche a te questa festa fa venire il mal di testa?» le chiese lui all'improvviso.

Peyton alzò il capo e lo fissò, la sua espressione aveva perso quell'aura scura che aveva avuto poco prima e sembrava stranamente calmo.

«Sì, molte persone in questa stanza mi danno il voltastomaco in effetti».

Soprattutto Liam...

Lo sentì trattenere una piccola e breve risatina tutt'altro che divertita.

«Andiamo a cercare gli altri, facciamo qualcosa che fanno gli amiconi per far vedere a Liam che ci stiamo divertendo e poi ce ne andiamo in fretta di qua.»

Peyton annuì e Damien lasciò quell'angolino solitario che tanto gli piaceva per inoltrarsi nella folla, per tutto quel tempo né lui né lei avevano lasciato andare la mano dell'altro. Ci aveva provato quando si era reso conto di tenerla ancora stretta, ma lei si era opposta ed era sembrata sul punto di piangere, era andato nel panico e non aveva osato muovere un solo muscolo. Quella ragazza era strana, avrebbe dovuto essere arrabbiata nel non potersi divertire e ballare i suoi amici, come Sienna, invece sembrava che qualcos'altro la turbasse e non avrebbe dovuto interessargli, invece lo era, interessato, e questo lo faceva disgustare di se stesso. Doveva trovare Sadie e gli altri e andarsene in fretta.

Quando riuscì a trovare la sua amica, qualche minuto dopo, la ritrovò seduta su un divanetto in giardino accanto a Mason, lei aveva uno di quei bronci che minacciavano tempesta mentre lui aveva uno sguardo omicida che lo fece allarmare. Cos'era accaduto tra quei due? Effettivamente era rimasto di sasso quando Sadie aveva trascinato quel bestione a ballare, tanto che ci aveva rimuginato un bel po', era arrivato alla conclusione che lei era venuta lì principalmente per divertirsi, a quanto pare non c'era riuscita...

«Ragazzi... Tutto bene?» domandò Peyton, dando voce al suo stesso pensiero, quando si avvicinarono ai due.

Come risposta ricevettero solo dei grugniti di assenso.

«Non perché mi interessi, ma qualcuno ha visto quella testa senza cervello di Sienna?» chiese.

«Non ne sono sicuro, ma credo di averla vista laggiù con due tizi» il quarterback puntò con fare svogliato un punto dinanzi a lui, ma c'erano così tanti ragazzi che Damien perse subito la poca voglia di cercare la ragazza.

«Vogliamo restare qui un altro po' o preferite andarvene?»

Lui voleva tornare a casa a giocare al pc invece di restare lì, ma sapeva che Sadie preferiva, chissà perché, continuare quella stupida serata. Lanciò un'occhiata all'amica, non sembrava nemmeno lei con quel vestitino rosso e i capelli acconciati in morbide onde che le conferivano una certa eleganza al viso da bambina che aveva sempre avuto. Non erano più bambini, lo sapeva benissimo, eppure sapere che lei trovava piacevole partecipare a quelle feste lo faceva sentire quasi tradito, come se lei si stesse schierando con le forze oscure. Effettivamente sarebbe stato il classico cliché del migliore amico traditore, eppure rifiutava di vedere la realtà e preferì non continuare a pensarci su, non quella sera almeno.

«Io direi di restare un altro po'» propose Peyton attirando la sua attenzione.

La rossa iniziò, tentando di non farsi vedere da Sadie, a fargli dei cenni col capo puntando qualcosa o qualcuno dietro di lui. Damien si voltò e notò che a qualche metro da loro, seduti su delle poltroncine di plastica nera, vi erano Liam e la sua banda di babbuini. Il ragazzo stava fissando lui e la capo cheerleader con sguardo serio e quasi adirato, Damien puntò gli occhi contro quelli di lui, sfidandolo a una muta guerra che non intendeva perdere. E a quanto pare nemmeno Liam si sarebbe arreso così facilmente, puntò lo sguardo dentro al suo con una freddezza tale che lo fece solo disgustare di più. Quel ragazzo aveva dei seri problemi.

Aldous non seppe dire per quanto tempo rimasero a fissarsi, ma non si rese conto del silenzio tutt'attorno, la musica era stata spenta e non vi era il minimo suono a spezzare quell'apparente calma. Ormai si era creata una piccola folla accanto a lui e Liam, tutti li fissavano con curiosità sperando di vedere una rissa o qualche inutile lancio di insulti. E stranamente Damien aveva proprio voglia di picchiarlo, provava un'incontrollata smania di violenza che non sapeva spiegarsi perché non era mai stato un tipo violento. Lui preferiva farsi gli affari suoi o aiutare senza mai esporsi in prima persona.

La padrona di casa, forse temendo un'imminente bagno di sangue, s'infilò tra la folla e si piazzò tra i due.

«Perché si è fermata la musica, mi sembra di aver dato una festa e non un funerale!»

Liam spezzò la catena che univa i loro sguardi, distratto dall'entrata in scena di Paige, quando si rese conto di aver distolto per primo gli occhi, il suo viso si fece furente e sembrava sul punto di alzarsi per andargli in contro.

«Andiamocene, ora!»

La voce piena di panico di Peyton lo distrasse dal ragazzo e quando si voltò verso di lei capì che anche la rossa aveva notato la furia dell'idiota. La ragazza gli prese delicatamente il polso e ripeté quasi implorandolo quella richiesta, lui riuscì solo ad annuire lentamente prima di seguirla insieme a Sadie e Mason.

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