Elijah 1..
Mystic Falls.
Cosa ci si può aspettare da una città della Virginia con un nome così strano?
Certo è una cittadina come le altre; con i suoi vecchi misteri e segreti che le fanno ombra dalla sua fondazione se non ancor prima.
Si potrebbe quasi pensare che Mystic Fall e il sovrannaturale vadano a nozze.
Ma sono solo leggende metropolitane e vecchie storielle tramandate di generazione in generazione fatte per spaventare i bambini.
Però, per alcuni, queste vecchie storie di vampiri, streghe e licantropi sono una realtà quotidiana.
Ma oggi, non è una giornata come le altre. Questa mattina Giulia si è svegliata con una strana sensazione.
Qualcosa sta per accadere.
Come tutti i sabati mattina, Giulia esce da casa molto presto per andare a correre. Una leggera nebbiolina ricopre la città e il freddo cerca di infilarsi tra la sua pelle e la pesante felpa imbottita. Lei detesta il freddo. Vorrebbe che fosse estate o primavera tutto l'anno.
Svolta l'angolo mentre la musica dei radioheart risuona nelle sue orecchie attraverso le cuffiette.
Improvvisamente va a sbattere contro qualcuno. Imbarazzata alza lo sguardo sul ragazzo che le ha impedito una dolorosa caduta a terra, afferrandola per i fianchi. È giovane, avrà all'incirca venticinque anni, forse meno. Anche lui indossa una tuta pesante. <<scusa, mi dispiace, non ti o visto ero sovrappensiero>>. Lui le sorride e alza le spalle <<tranquilla, anche io avevo la testa altrove>> risponde sorpassandola. <<mi chiamo Kol>> dice allungando la mano destra. <<Giulia>> si presenta lei ricambiando la stretta. <<scusa la sfacciataggine, ma ci siamo già incontrati per caso?>> chiede lui inarcando le sopracciglia in un'espressione curiosa. Giulia socchiuse le labbra stringendomi poi nelle spalle. <<no, probabilmente no>> continua lui tornando a sorridere leggermente sfacciato. <<sono sicuro che mi ricorderei di una bella ragazza come te>> afferma ricominciando a correre. Giulia rimane immobile sul posto, leggermente confusa da ciò che è appena accaduto.
-che tipo particolare- pensa rimettendo la cuffietta sinistra, precedentemente sfilata, e ricominciando a correre verso casa.
Per diversi giorni a seguire Giulia aveva incontrato Kol in diversi posti a Mystic Falls, ma non erano mai incontri costanti, spesso passavano due o tre giorni ed erano del tutto casuali e della durata di uno sguardo o un veloce ciao.
Ovviamente aveva raccontato il tutto alla sua migliore amica Caroline.
<<e poi che è successo?>> chiede Caroline appoggiandosi al bancone, osservando Giulia intenta a registrare gli ultimi libri restituiti alla biblioteca. <<non è successo nulla. Sono tornataba casa, mi sono fatta la doccia e vestita e sono venuta al lavoro>> risponde Giulia appoggiando i libri sul carrello di metallo. <<se andata a sbattere contro un manzo e non gli hai neancbe chiesto il numero?>> chiede Caroline alzando la voce. Le fai segno di non urlare e inizi a sistemare i libri nei vari scaffali <<non siamo tutte come te Caroline>> le risponde l'amica girando per i vari scaffali della piccola biblioteca. <<almeno sai il suo nome?>> le chiede la bionda aiutandola con i libri. Giulia annuisce. <<ha detto di chiamarsi Kol>> risponde. La testa bionda della vampira appare dall'altra parte dello scaffale con un'espressione sconvolta in volto. <<come hai detto che si chiama?>> le domanda sgranando gli occhi. <<Kol>> risponde Giulia sorpresa dall'improvviso cambio di umore dell'amica. <<e ti ha detto qualcosa di strano? O ha avuto uno strano atteggiamento?>> chiede Caroline. <<una punta di sfacciataggine forse, ma niente di strano>> risponde Giulia coprendo il volto dell'amica con un libro sulla cultura greca. Poco distante un altro paio di libri vengono levati permettendo alle due amiche di continuare il discorso <<non hai percepito nulla di strano con i tuoi poteri da strega?>> chiede ancora la vampira. <<sensitiva, non strega>> la corregge Giulia alzando un sopracciglio. <<nulla? Neanche quando gli hai stretto la mano?>> insiste la bionda. <<cosa avrei dovuto sentire?>> chiede Giulia quasi esasperata dalle continue domande. Priva che Caroline possa darla una risposta la nasconde con altri tre libri dalla copertina ingiallite dal tempo. Voltandosi trova Caroline davanti a lei. <<qualcosa tipo una visione; o le campane dell'inferno o delle urla di morte>> spiega levandole dalle mani una raccolta di poesie. <<Caroline. Le uniche sensazioni strane che sento sono le tue domande da interrogatorio. Si può sapere che ti prende?>> domanda Giulia confusa dall'atteggiamento della vampira. Erano migliori amiche fin da bambine e si sono sempre dette tutto, prendendosi cura l'una dell'altra quasi come se fossero sorelle. Ma questo era strano.
<<non c'è da fidarsi di lui>> afferma Caroline incrociando le braccia, dopo attimi di silenzio che sembravano infiniti. <<perché?>> chiede Giulia lasciando da parte i libri e incrociando le braccia al petto. Caroline lascia cadere le braccia lungo i fiaschi e passa il peso da una gamba all'altra, evitando. Giulia le fa segno di darsi una mossa. <<ok>> sussurra la bionda, prendendo ancora tempo. <<Kol è un vampiro. Uno degli originali>> spiega finalmente Caroline lasciando l'amica stupita.
Il silenzio cala sulla biblioteca per diverso tempo durante il quale Giulia cerca di assimilare il fatto di aver avuto incontri sporadici con uno degli originali senza neanche saperlo, chiedendosi se fossero davvero casuali; mentre Caroline rimugina sulla cosa, chiedendosi se l'amica possa essere in un qualche piano dei fratelli Mikaelson, il cellulare della vampira inizia a suonare.
Giulia ne approfitta per finire di sistemare gli ultimi scaffali sotto lo sguardo distratto dell'amica che, pochi minuti dopo, riattacca. <<Era mia madre. Lavorerà fino a tardi per sistemare alcune scartoffie>> la informa appoggiando una spalla alla libreria appena riempita. Giulia digita il codice sulla cassa e sistema l'incasso della giornata, poi alza gli occhi sul viso stanco dell'amica. <<Ma tu non dovevi andare a scuola a sistemare per la festa dei fondatori?>> Le ricordi facendola scattare. Caroline indossa in fretta la giacca e gli passi la borsa da dietro il bancone. Vi salutate velocemente e torni al tuo lavoro.
Qualche ora dopo la porta della libreria si apre facendo tintinnare il campanello. Giulia alza lo sguardo. Un uomo cammina per gli scaffali passando le dita sui vari libri. <<Posso aiutare?>> Chiede la ragazza chiudendo il libro che stava leggendo. L'uomo esce dal labirinto di scaffali e sorride alla ragazza dietro il bancone. Si avvicina lentamente tenendo una mano nella tasca dei pantaloni scuri. Manoli?>> Chiede serio guardando la ragazza davanti a sé con intensità.
Il suo modo di fare, il modo di parlare, la sua compostezza lo fanno sembrare uscito da uno dei racconti di sua nonna. Più Giulia lo guarda, più ha la sensazione di conoscerlo.
<<Mi spiace, ma credo che lei mi stia confondendo con mia nonna>> risponde la ragazza portando una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
L'uomo davanti a lei sembra tornare con la testa sulle spalle e alza l'angolo della bocca un un sorriso appena accennato, passando la mano tra i capelli, scompigliandoli leggermente.
<<Le chiedo perdono signorina per questo scambio. Ma le somiglia molto>> afferma l'uomo incuriosendo la ragazza. <<Lei conosce mia nonna?>> Le chiede Giulia facendolo annuire leggermente. <<La donna migliore che abbia mai incontrato>> risponde allungando poi la mano verso di lei. <<È un piacere conoscerla>> esita mentre lei ricambia la stretta <<Giulia>> dice sorridendo. <<Lieto di conoscerla Giulia, spero di poterla incontrare nuovamente>> afferma lasciando un bacio leggero sulla mano di lei prima di uscire dalla libreria.
<<Devo assolutamente parlare con la nonna>> pensa ad alta voce Giulia scavalcando il bancone e camminando verso la porta, chiudendola.
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