13 - Greenerywood

«Non ho chiuso occhio.»

La giornata non era iniziata nel migliore dei modi per Madison West. Sentiva un macigno sullo stomaco, un groppo in gola e la testa che le pulsava. Quando qualche mese prima aveva deciso di iscriversi al Raquette Lake Camp si aspettava un'estate rilassante in compagnia delle persone a cui teneva di più e senza le preoccupazioni che spesso accompagnavano le giornate trascorse a casa.

«Se ti può consolare neanche io ho passato una notte fantastica», rispose Noah con la bocca piena di CrunchySnipes, i cereali a forma di serpentelli che servivano al campeggio.

Erano gli unici due già pronti e in mensa.

Jason e Henry erano ancora in cabina a prepararsi mentre Alana si trovava al parcheggio degli autobus a salutare le bambine della cabina Wildflowers.

La sala della mensa era piuttosto silenziosa e decisamente vuota senza i suoi soliti occupanti; solo pochi posti erano occupati da membri dello staff ancora semi addormentati ma impazienti di trascorrere due giorni in assoluto relax senza dover correre dietro a ragazzini urlanti.

«Prepariamo dei panini per il pranzo e prendiamo qualche snack, ci sarà sicuro un supermarket o una tavola calda in quel buco di paese.» Neanche nel momento stesso in cui quelle parole uscirono dalla bocca di Noah esse sembrarono veritiere.

Non era un tipo facilmente impressionabile, lui. Credeva davvero che avrebbero trovato un paese civilizzato, simile a tanti altri nella valle. Certo, non avrebbe indubbiamente avuto tutte le comodità a cui era abituato a Los Angeles, ma per due giorni si poteva adattare; dopotutto si trovava in un campeggio in cui la comodità non era di sicuro la parola chiave.

Ma supermarket e tavola calda suonavano strani in una frase in cui si faceva riferimento a quel luogo.

È perché non ne conosciamo il nome che sembra tanto misterioso, pensò il ragazzo mentre insieme a Madison inseriva dellebottigliette d'acqua nello zainetto.

Noah sperava che Madison confermasse ciò che aveva detto, un qualcosa asserito da due persone dava più l'idea di essere effettivamente vero.

Ma la ragazza era per lo più taciturna e se anche diceva qualcosa si trattava sempre e solo di monosillabi.

---

Si erano messi in cammino tardi. La lancetta delle ore era quasi sul dieci e il sole picchiava forte trovando la strada anche tra le chiome fitte degli alberi fino ai capi – muniti di berretti – dei ragazzi.

Henry aveva voluto ricontrollare tutto due volte prima di partire.

Sacco a pelo? Preso.

Bussola? È in tasca.

Abbiamo portato abbastanza soldi?

E ancora e ancora e ancora.

Erano questi i momenti che il ragazzo odiava di più: quando non si riusciva a controllare davanti agli altri.

Erano questi i momenti che Jason odiava di più: quando si accorgeva di quanto Henry fosse cambiato.

Erano questi i momenti che Madison odiava di più: quando si rendeva conto che, per quanto ci provasse, niente avrebbe aiutato il suo amico.

Lo spray alla citronella sembrava non avere nessun effetto sulle zanzare che prendevano di mira le caviglie dei ragazzi, e il terreno stava dando non pochi problemi col suo essere sdrucciolevole e scivoloso.

Quando arrivarono alla radura da cui si vedeva il villaggio avevano già terminato buona parte delle loro scorte d'acqua.

«Ci siamo», esordì Henry con la fronte imperlata di sudore, «cerchiamo di non dare nell'occhio una volta arrivati lì. Siamo dei semplici ragazzi che durante una scampagnata come tante ha visto un pittoresco paesino e ha avuto la curiosità di visitarlo.»

Dopo aver sceso trecentotrentatré gradini però non ci fu nessun motivo di comportarti in modo cauto: il posto sembrava deserto. Ma non del tipo abbandonato da anni, piuttosto come nel caso di una imminente catastrofe che aveva spinto l'intera la popolazione a darsela a gambe lasciando tutto com'era: televisione accesa, irrigatore attivo ad annaffiare una aiuola di fiori, qualcosa che cuoceva a fuoco lento su dei fornelli.
Piccole azioni quotidiane abbandonate a loro stesse.

«Ma dove diavolo siamo finiti?», disse Noah dopo lo stupore iniziale.

Quel luogo gli ricordava il Pumpkin Town. Due anni prima aveva lavorato nei fine settimana di Settembre in una fattoria poco fuori Los Angeles. In attesa di Halloween avevano allestito il luogo con bancarelle e giostre per bambini. C'era la casa di Dorothy del Mago di Oz in cui vendevano le mele caramellate. La casetta di marzapane dove la strega cattiva, che non era poi così cattiva, ti leggeva la mano con una ovvia previsione carica di fortuna per tutti gli avventori. E tante altre casette ancora, tutte fatte con assi di legno pitturate di bianco, comignolo di mattoncini rossi e porte arcuate di legno intarsiato.

Le abitazioni di quel luogo assomigliavano in modo quasi inquietante a quelle della fattoria.

Un piccolo villaggio felice nella natura. Un'oasi di tranquillità.

«Greenerywood», lesse Alana ad alta voce, «il cartello dice: "Benvenuti a Greenerywood – dove i sogni diventano realtà".»

Il cartello di legno conficcato nel terreno era in uno stato ineccepibile. L'erba che cresceva alla base era perfettamente tagliata, nessun disegno osceno era presente su di esso, e anche la scritta in un brillante color oro brillava sotto il caldo sole estivo.

«Ci tengono proprio a questo posto, eh?»

Madison estrasse il cellulare e scattò una foto. Stando con Henry ormai si era abituata a documentare tutti i luoghi che visitavano durante la ricerca del jackalope. Anche il più piccolo dettaglio poteva avere un certo peso in quella caccia al tesoro.

«Non c'è campo», provò ad alzare il braccio con il telefono, ma la situazione non cambiò.

«Probabilmente è la parete di roccia che scherma il segnale», constatò Henry, «se ci allontaniamo da questa zona potrebbe arrivare meglio.»

Il ragazzo si avvicinò alla strada pavimentata con sanpietrini e che si estingueva nei pressi della parete rocciosa. Alcune macchine erano parcheggiate ai lati della stessa e si intravedeva in lontananza un distributore di benzina.

«Dopotutto non è isolato come sembra», disse scrutando l'orizzonte, «i veicoli non possono di certo salire le scale.»

Il riverbero del sole impediva al gruppo di avere una buona visuale del luogo. Le case si concentravano per lo più ai lati delle strade che tagliavano i campi coltivati a intervalli regolari.

In lontananza si vedeva qualche fattoria colorata di rosso affiancata da silos di metallo che riflettevano la luce del sole come piccole torce accese.

«Dev'essere festa qui, a giudicare dalle bandierine colorate», notò Noah, indicando i triangolini di carta gialla e verde che adornavano la strada.

«Direi di farci un giro, se rimango solo un altro minuto fermo sotto questo sole mi potrete raccogliere con un cucchiaino», fece Jason cercando di farsi vento con le mani.

«Più che un cucchiaino ci vorrebbe un mestolo per raccoglierti tutto.»

Madison lo cinse da dietro, appoggiando la testa tra le scapole del fratello.

«Bleeeah! Sei tutto sudato!»

«Ti avevo avvertito», fece quello mentre con una mano la stringeva per non farla allontanare.

In quel silenzio innaturale le parole e le risa dei ragazzi sembravano avere un volume troppo alto.
Erano troppo udibili, troppo visibili.

Henry non voleva far capire subito a chiunque vivesse lì che c'erano dei nuovi arrivati.

Apparentemente non si vedeva nessuno, ma a lui sembrava di scorgere degli occhi scrutatori dietro ogni tenda a fiorellini tirata.

Il gruppo si mise in marcia con l'intento di esplorare il più possibile di quel luogo.

Tutte le case che passavano erano impeccabili con il loro prato falciato e le cassette delle lettere impilate nel terreno nello stesso identico punto per ogni abitazione. Tanti piccoli soldatini rossi messi in fila.

«La benzina se non altro ha un prezzo accettabile.»

Henry osservava i numerini gialli sul display nero.

La ventola del condizionatore fuori dalla minuscola stazione di servizio ronzava ininterrottamente e il lieve odore di gasolio si mescolava a quello di erba bagnata.

«Vi siete persi?»

Un omone con una salopette blu scolorito apparve alle loro spalle facendoli sobbalzare. La targhetta sul petto diceva "Joe".

«Buongiorno!»

Henry si voltò sfoggiando il suo sorriso da copertina.

«Abbiamo scoperto per caso questa oasi, oserei dire, e non abbiamo potuto esimerci dal dare un'occhiata», disse aggiustandosi gli occhiali sul naso, «ma sembra non esserci nessuno; volevamo solo chiederle qualche informazione. Ci dispiace se abbiamo interrotto le sue mansioni.»

Sicuro, pensò Alana, sarà stato proprio impegnatissimo.

Non si vedeva nessuno nel raggio di chilometri.

«Non preoccupatevi», fece quello ora con aria più cordiale e con un sorriso a cui mancavano diversi denti, «non avete incontrato nessuno perché sono tutti all'assemblea cittadina.»

Allungò il braccio e indicò alla sua destra, scoprendo un alone di sudore blu scuro.

«Lo vedete quel campanile? Proprio lì c'è un palco. Ci arrivate facilmente seguendo questa strada qui», e con la testa fece segno verso una piccola via acciottolata che si inseriva fra due delle molte case simili.

«La ringrazio per l'aiuto, signor?»

«Donn, Joe Donn», fece quello raddrizzando la schiena.

«Signor Donn, spero di rivederla al ritorno. Buon proseguimento di giornata», fini Henry risoluto e con la voglia di lasciare subito quel posto per immergersi in Greenerywood.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top