08 - Alberi, cannella e fucili
«Aaaapril!» urlò Crystal in un tentativo di avvertire l'amica di spalle. Un palloncino d'acqua colpì la ragazza su un fianco e si ruppe inzuppandole la maglietta e bagnandole il viso.
«Sei morto, Gart!» ripartì April alla carica lanciando un palloncino dopo l'altro, «ora ti faccio vedere io, brutto stro-»
«Hey bambina, modera il linguaggio» la rimproverò Fred, il capo cabina della squadra avversaria. Lei in risposta gli fece una linguaccia con tanto di dito medio, lasciando le sue amiche di stucco ma in adorazione.
La battaglia andava avanti da dieci minuti, Alana era bagnata fradicia e stava anche morendo di fame. Indossava un grosso casco nero da baseball e un corpetto imbottito. "La sicurezza prima di tutto", le aveva raccomandato zia Jess qualche ora prima. Che cosa mai sarebbe potuto accadere? Esisteva una casistica su ferite da palloncini pieni d'acqua? si chiedeva mentre cercava di non farsi colpire dai ragazzini della cabina Oaks.
«Bel completo» esordì una voce alle sue spalle. Madison si teneva a distanza di sicurezza e Jason e Henry erano poco dietro di lei. Sarebbero dovuti andare a pranzo insieme per poi partire alla volta di Antler's Cove.
«Ho quasi finito» rispose Alana con il respiro affannato, non era abituata a correre tanto.
«Fai pure, ci godiamo lo spettacolo» la prese in giro Madison con un sorriso tagliente.
La ragazza le scoccò uno sguardo truce ma non disse niente. Non era mai stata brava a rispondere a tono, le frasi giuste le venivano in mente solo ore dopo. Madison sfoggiava un completo da perfetta esploratrice: pantaloncini cargo color oliva e un top - troppo corto secondo Alana - nero. I capelli platino della ragazza spiccavano ancora di più con l'abbronzatura acquistata nelle ultime settimane, e il movimento aveva migliorato il suo fisico già tonico. Alana si era ripromessa di non fare più paragoni tra se stessa e gli altri ma, per quanto si sforzasse, non sempre ci riusciva e questo era uno di quei casi. In confronto a Madison lei appariva ordinaria con i suoi capelli e occhi scuri, fisico che aveva visto ben poco sport nella vita e quella sua incapacità di relazionarsi con gli altri.
Stanca e con la maglietta semi bagnata, si avviò insieme al trio in mensa.
«Allora, qual è il piano?» disse Jason con la bocca piena di patatine fritte.
«Se partiamo subito dopo pranzo arriveremo lì tra due ore» Alana aprì una cartina della zona sul tavolo, «dobbiamo imboccare il sentiero che c'è subito dietro al campo da tennis e proseguire dritto fino a queste grotte».
«E cosa ci aspettiamo di trovare?» chiesero simultaneamente i gemelli che si scambiarono un sorriso.
«È segnato come luogo di culto» gli occhi di Henry luccicarono di entusiasmo, «mi aspetto un edificio, un altare o delle pietre messe in cerchio» disse contando sulle dita.
«Questa era una zona popolata dai Cayose, una tribù ormai scomparsa» chiarì per Alana, «chiunque ha scelto questo luogo probabilmente sapeva che il jackalope era presente in molte delle loro leggende» continuò guardando la cartina da più vicino «e le grotte sono classicamente indicate come uno dei possibili nascondigli dell'animale»
«Che guardate con così tanto interesse?» arrivò Noah alle loro spalle facendoli sobbalzare.
«Dio, amico! Mi hai fatto prendere un colpo» lo salutò Jason con le mani al petto.
«Ho interrotto qualcosa?» disse quando nessuno dei presenti rispose alla sua domanda.
«No, ci stavamo... preparando per una passeggiata» restò sul vago Henry guadagnandosi un'occhiataccia da Madison.
«Perché non ti unisci a noi?» lo invitò Jason lasciandoli sconcertati.
Ma che vi prende a tutti? voleva urlare Madison furiosa, potremmo invitare tutto il campeggio già che ci siamo!
«Che fortuna avere libero il pomeriggio allora» accettò quello entusiasta.
Henry lanciò uno sguardo interrogativo al suo amico, come per dire "Ci possiamo fidare?" e l'altro, con un'impercettibile alzata di spalle sembrava rispondere "per me è ok". Alana dovette distogliere lo sguardo dai due, tanto le sembrò privata quella conversazione silenziosa.
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«Perché così silenziosi?» esordì Madison dopo venti minuti di marcia e con evidente affanno. In un primo momento era stato semplice seguire il sentiero, ma più procedevano più il paesaggio diventava selvaggio e ostile con radici sporgenti e rovi che si conficcavano nella loro pelle abbronzata.
«Per quanto non lo concepisca ormai siamo una squadra, inutile fare i timidi» continuò mentre si aggrappava al tronco di un albero per non scivolare sulle rocce lisce.
«Per esempio, Alana, perché ti interessa tanto la nostra ricerca?» le chiese, percependo lo sguardo severo del fratello su di sé.
«In realtà mi avete messo in mezzo voi quando mi avete chiesto di aiutarvi con il fischietto»
«Non è una risposta»
«Smettila di mordere, Maddie» si inserì Jason, e poi rivolto ad Alana
«cerca sempre di fare la dura ma in realtà è tenera come un gattino».
Henry rise sonoramente qualche metro più avanti, il capo indiscusso di quella spedizione.
«Et tu, Brute?» Madison lo apostrofò con finta indignazione, tentando di reprimere un sorriso.
«Aspettate un attimo» disse poi il ragazzo fermandosi di colpo, «non sentite questa musica?»
Il gruppo che era avanzato fino a quel momento in fila indiana si mise in ascolto. Il canto degli uccelli era assordante lì fra gli alberi, ma ora che ci faceva attenzione, anche Alana sentiva una leggera sinfonia venire da qualche parte alla loro destra. Si confondeva con il fruscio delle foglie, tanto era impercettibile. Ma più si concentrava più non aveva dubbi.
«Ci sono abitazioni qui intorno?» chiese Henry rivolto ad Alana.
«So che nella valle a sud del fiume ci sono delle fattorie» prese in mano la cartina, «ma qui siamo proprio dalla parte opposta».
«Se non controlliamo non sapremo mai da dove proviene» disse Noah.
«Concordo, e poi non siamo distanti da Antler's Cove, chiunque abiti da queste parti potrebbe sapere qualcosa» disse Madison per la prima volta senza traccia di ostilità nella voce.
Camminarono per quanche minuto, costeggiando un piccolo fiume che scorreva rapido tra le foglie secche, fino ad arrivare a un sentiero delimitato da alberi d'acero le cui chiome man mano che avanzavano sembravano volersi chiudere su di loro.
Alana procedeva facendo scorrere distrattamente le dita sui tronchi. Quegli alberi esistevano da parecchi secoli a giudicare dalla loro dimensione. Erano i silenziosi spettatori di quel luogo.
«Guardate! È una casa quella laggiù?» esclamò Madison all'improvviso.
La musica si era interrotta ma nessuno dei ragazzi ci aveva fatto troppo caso quando era accaduto.
Forse si è trattata di una allucinazione collettiva, riflettè Henry, ci siamo suggestionati a vicenda.
La casa si ergeva al termine del viale alberato e aveva un che di sinistro. Forse era dovuto all'edera che copriva gran parte della costruzione, o alle enormi finestre divise in così tante piccole parti da assomigliare agli occhi di una mosca, o semplicemente alla sua posizione isolata. I ragazzi si avvicinarono quasi ammaliati. Sembrava essere parte integrante di quella foresta, quasi essa stessa fosse fatta di legno, terra, foglie e pietre.
«Sikyatavus» lesse Alana sfiorando la targhetta sulla maestosa porta d'ingresso. Era rossa e con motivi floreali intagliati nel legno. A quel leggero tocco, si mosse.
«Non è chiusa» disse ora a voce più bassa.
Jason salì i tre gradini che lo separavano dalla ragazza.
«Entriamo?»
«È violazione di proprietà privata» lo rimproverò lei.
«Diciamo che ci siamo persi, abbiamo bussato ma non ci ha risposto nessuno» propose Noah.
«Ci sto» fece Madison avvicinandosi.
Alana guardò Henry sperando si opponesse.
«La maggioranza vince» disse invece lui con un'alzata di spalle.
L'interno dell'abitazione era piuttosto buio nonostante il sole ancora alto, e un lieve odore di cannella aleggiava in tutto il piano terra. Dopo aver percorso uno stretto corridoio, le cui pareti erano costellate da decine di foto in bianco e nero, il gruppo giunse in una cucina verde menta. Sul fornello qualcosa bolliva in un'enorme pentola di rame. Al centro della stanza si trovava un enorme tavolo di legno grezzo pieno di oggetti: coltelli neri di diversa misura, candele di cera verde, ciotole stracolme di erbe e un paio di forbici.
Un sonaglio a vento era scosso dalla leggera brezza che proveniva da una porta finestra che si apriva sul giardino sul retro e in un angolo una televisione trasmetteva un vecchio film a un volume quasi impercettibile.
«Non vorrei interrompere la vostra visita» disse una voce alle loro spalle. Una ragazzina, in piedi su scale che portavano presumibilmente al piano di sopra, puntava un fucile contro di loro.
«Non siamo ladri» disse in fretta Henry portando le braccia in alto, «ci siamo persi, cercavamo qualcuno che potesse aiutarci a tornare al campeggio».
Alana era paralizzata dalla paura. Non aveva mai visto un'arma da fuoco dal vivo e quella ragazzina scalza e con l'aria arrabbiata non prometteva niente di buono.
«Non ci sono i tuoi genitori?» le chiese Madison gentile.
«Sono io a fare le domande e vo-»
«Moonie! Posa subito il fucile» sbraitò una donna sull'uscio della portafinestra.
«Mamma, ma sono degli intrusi» piangnucolò lei.
«Non è così che ti ho educata. Posa il fucile, non farmelo ripetere».
La ragazzina sbuffò e appoggiò l'arma al muro.
«Posso sapere chi siete e cosa ci fate in casa mia?» disse la donna severa ora rivolta ai cinque.
«Ci siamo persi, volevamo solo chiedere informazioni per tornare al campeggio» spiegò Henry sperando di essere convincente.
La donna lo squadrò per qualche istante.
«Moonie, accompagna i ragazzi alla Quercia. Da lì sapranno come tornare indietro».
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«Quale quercia di preciso?» chiese Madison una volta allontanati dalla casa.
«Alla Quercia con la Q maiuscola. Non notate proprio nulla, voi» disse quasi con disprezzo, «ha tre rami che puntano in direzioni diverse, voi dovete seguire quello che punta a Est» rispose Moonie. Leccava un ghiacciolo che per il troppo caldo le sgocciolava fino ai gomiti.
Alana restò in silenzio per tutto il tragitto. Quella situazione le sembrava a dir poco surreale. Chi vive così isolato nel bosco? Quale bambina maneggia un fucile in quel modo? Chi è che usa più gli alberi come punto di riferimento?
Una volta che la ragazzina era tornata indietro, il gruppo aveva deciso che era meglio rientrare: il sole stava tramontando e non potevano raggiungere Antler's Cove con il buio.
«Che espressione concentrata» disse Noah quando furono in prossimità del campeggio.
Alana sussultò, ridestandosi dai suoi pensieri.
«Non ti è sembrato...», la ragazza arrossì leggermente, «strano?»
«A cosa ti riferisci in particolare?»
«Non lo so, è più un'impressione, ma forse sono solo stanca» sbadigliò lei, «stasera non ho molta fame, e poi rischierei di addormentarmi sul piatto» disse infine. Salutò gli altri e si chiuse la porta della cabina alle spalle.
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